venerdì 12 dicembre 2014

Pensieri in viaggio / Dicembre 2014

Presepi
È sbagliato evitare il presepio per non offendere gli islamici. Anzi: il rispetto reciproco esige di non far rinunciare a nessuno le proprie peculiarità culturali. Il dialogo è tra diversi, altrimenti è monologo. Rinunciare alle proprie tradizioni significa piuttosto limitare la propria libertà. L’integrazione avviene con la valorizzazione delle libertà.  

Auguri!


MIX Newsletter / Dicembre 2014

Coccodrilli


Non basta indignarsi. 
È tempo di reagire non solo con parole –anch’esse opportune- di condanna, ma di far seguire alle analisi proposte chiare e tempestivamente attuate. 
Se le leggi sono chiare e semplici, che non esigono ulteriori norme attuative, rinvii, deroghe, proroghe, non potranno mai essere conosciute e capite senza l’intervento di interpreti e di tecnici (con quello che ne deriva, in termini di costi e di tempi). Il cittadino deve poter leggere una norma dall’inizio alla fine, senza rimandi e in buon italiano. 
Le recenti astensioni dalle urne, sia per le Regioni che per le primarie, devono essere interpretate non sociologicamente, ma politicamente: se manca la politica in che cosa i cittadini devono riconoscersi? 
Il Mose, Expo e infine la Capitale, passando attraverso i rinvii a giudizio e i consiglieri regionali indagati, i rappresentanti ai diversi livelli elettivi -e di diverse parti politiche- hanno eliminato quasi del tutto la fiducia nelle istituzioni. Questo é gravissimo, perché sono l’unico baluardo per i diritti di tutti i cittadini; ne hanno bisogno soprattutto i più deboli e fragili economicamente, culturalmente e socialmente. 
Per le istituzioni bisogna essere pronti a dare la vita, invece che utilizzarle per propri interessi di carriera e di arricchimento illecito. Per me è stato un colpo terribile la vicenda di Roma e immagino il dolore di sindaci come Rutelli (l’enorme evento del Giubileo non ha creato nessun problema) e Veltroni. Chiamata dalla loro intesa ad essere vicesindaco per sostituire Enrico Gasbarra, divenuto presidente della Provincia, trovai molta opposizione ad essere rinominata vicesindaco nel secondo mandato di Veltroni. Lo chiamai per rassicurarlo che non avrei voluto fare il vicesindaco “a tutti i costi”. Risposta: “è proprio per questo che devi farlo!” 
Colpisce che siano alte e forti le proteste, mentre manca l’autocritica sia dei politici che dei cittadini. Infatti è possibile essere incorruttibili e non è vero che è solo questione di prezzo. È, invece, questione morale. 
La politica deve riconquistarsi credibilità e i cittadini devono scegliere persone dalla chiara reputazione umana per competenza e impegno (l’onestà è un prerequisito). Anch’essi devono coltivare le virtù civiche. 
Quanto successo deve far riflettere proprio in questi giorni in cui si affronta al Senato la riforma elettorale. Occorre utilizzare un semplice e facile criterio per simulare i risultati delle scelte che si compiono: valutare le conseguenze delle conseguenze. Le preferenze possono aiutare a scegliere la migliore classe dirigente? Non posso pensare alle primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Repubblica. Il PD con un’assemblea unanime (?) aveva candidato Prodi e abbiamo visto come è andata. Le primarie possono continuare a discriminare in modo “correntizio” i concorrenti, invece che per le qualità esigite?  È evidente che per un congresso si presentino candidati caratterizzati da diverse tesi, ma per i vertici istituzionali non possono diversi candidati avere programmi che si differenziano rispetto alle linee di partito. 
Sono argomenti e materie che ora vanno indagati alla luce di quegli scandali che vorremmo non si ripetessero più. Piangere dopo, ci fa assomigliare anche troppo a quei poveri coccodrilli, che hanno una cattiva fama.  
Tocca ai partiti preparare classi dirigenti rispettabili attraverso un grande lavoro di studio sul territorio, nelle istituzioni. Se i partiti rinunciano a selezionare la classe dirigente, evaporano in nominalismi e slogan. La rete  è utile a divulgare e a lanciare sondaggi, ma niente supera la conoscenza diretta delle persone, guardarle negli occhi, averne confidenze sulle quotidianità liete e tristi. 
Purtroppo abbiamo la memoria corta: il Parlamento ha applaudito ripetutamente e fragorosamente molti dei passaggi più critici nei confronti delle inadempienze della politica che il presidente Napolitano ha espresso in occasione della sua rielezione. Quasi nessuna delle riforme invocate è stata ancora completata. E, tra l’altro, mi sembra irriguardoso che, dopo aver costretto il Presidente della Repubblica a chiarire con due comunicati il se e il come lascerà il Quirinale, si continui a parlarne come se si volesse fargli fretta… 
Qualcuno afferma ironicamente che con le riforme non si mangia; senza, però, lo Stato rimane bloccato in molte sue funzioni che si ripercuotono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini. 
Vogliamo provare a seguire come nasce una start up: quanta burocrazia, per non parlare degli investimenti previsti e quindi delle difficoltà di ottenere credito in banca? E se dopo il venerdì, ci sono sabato 6, domenica 7 e lunedì 8 dicembre, un cittadino, che abbia bisogno di un servizio pubblico, deve aspettare 4 giorni per ottenerlo?  
Il lavoro in quarant’anni è cambiato e negli ultimi mesi si è discusso solo di regole vecchie. 
L’evasione è l’ingiustizia peggiore, ma non si vedono attuate facili misure di contrasto: lo Stato non è forse in possesso di tutte le anagrafi e di tutti i dati che possono essere incrociati? Ma forse non ha ancora reso compatibili i linguaggi di tutte le sue funzioni amministrative… 
I fatti delle piazze violente e degli sgomberi devono suonare come un campanello d’allarme. Il Paese è disperato, sgomento, sfiduciato, ma in attesa di qualcosa di nuovo. Urge agire per evitare che si dia spazio ai fomentatori, perché il Paese ha già sperimentato che chi semina vento raccoglie tempesta. 
È bene che, chi ha proposte, risolva i problemi invece di crearli, perché tra la gente c’è molta paura e bisogna evitare che questa diventi rabbia. 
Non è accettabile che non esista una strategia per l’immigrazione e che si consenta una vera guerra tra poveri: gli immigrati -cui vogliamo riservare quanto la dignità umana esige- non possono sottrarre alloggi agli italiani aventi diritto. E gli immigrati non possono essere lasciati con le mani in mano nei luoghi di raccolta (spesso inadatti, se non per coloro che lucrano milioni), quando sarebbe possibile, con le loro diarie, garantire qualità di accoglienza, integrata con attività formative e di lavori socialmente utili tanto ai territori ospitanti che a loro stessi. 
Il governo Renzi ha rotto con un passato che rendeva lunga e paludosa la transizione e per questo tutte le forze politiche devono sentirsi impegnate -certo con le proprie visioni culturali- a rendere possibile un traguardo che gioverà a tutti. Chiunque, in futuro, avrà l’onere e l’onore di governare potrà giovarsi di un Paese normale. 
Serve che anche in Europa ci si comporti nello stesso modo: difendere il futuro di un grande sogno -gli Stati Uniti d’Europa- lavorando non per distruggere i risultati fin qui ottenuti, ma correggendo le distorsioni e applicandoci a tutto quello che può coltivare la speranza, anche nei cittadini. 
Intanto, davvero rifiutando che ci sia un primo della classe che dà ordini a tutti i colleghi. Piuttosto tutti i leader si sentano pari nell’individuare, a medio e lungo tempo, alcune priorità che renderanno i cittadini europei un popolo caratterizzato dalle loro diverse regionalità. Non sono le deficitarie politiche estere e di difesa, quanto piuttosto l’omogeneità fiscale che rende uguali i cittadini. Non stupisce che una grande azienda italiana -la nuova Fiat- abbia portato la sede fiscale ad Amsterdam? E perché avviene molta delocalizzazione impropria?  
Mentre le divisioni sociali creano rivolte contro le istituzioni, la solidarietà sociale rende migliore il Paese (e il mondo). 
Infatti è stato detto “bonum est diffusivum sui”: se si diffonde e si trasmette il bene, tutto migliora. (m.g.)

martedì 18 novembre 2014

MIX Novembre 2014


CAMBIO DI PASSO

Ho incontrato persone che hanno confessato di essersi commosse per lo sceneggiato “La strada diritta” che la RAI ha programmato per ricordare la costruzione dell’autostrada del sole. 
L’Italia e gli Italiani si sono ricostruiti insieme dopo le distruzioni della guerra con entusiasmo, passione civile e grande capacità di lavoro unita a sacrificio ed austerità. 
Per unire Milano a Napoli sono bastati 8 anni (maggio 1956, ottobre 1964): ha davvero cucito il Paese con un  grande sforzo di coesione. Oggi manca questa e, insieme, tutte le altre virtù; si pensi da quanti anni si attende la conclusione della Salerno-Reggio Calabria! Per non parlare con dolore e indignazione di tutte le opere iniziate e non completate in occasione dei vari grandi eventi (mondiali di calcio, mondiali di nuoto). Expo fa temere molto… 
Come mai in Italia -diversamente che altrove- per le grandi infrastrutture i contratti non prevedono lavoro giorno e notte, tutti i giorni della settimana?  
E non sono previste pesanti penalità per i ritardi invece delle perizie supplettive con aggravi finanziari per cui non bastano i fondi stabiliti (con qualche aggravio anche di corruzione)? Forse bisognerebbe anche porre attenzione ai General Contractor che, dopo aver vinto gli appalti, non facciano lavorare i materiali all’estero dove il costo del lavoro è inferiore, ma prendono i soldi degli Italiani! Queste riflessioni si inseriscono in un  momento nel quale il Paese sta soffrendo una coda drammatica della crisi, mentre le forze politiche non dimostrano la stessa tensione degli anni della ricostruzione ed, anzi, si frantumano in correnti e sottocorrenti. Ovviamente la responsabilità maggiore è affidata al PD, cui gli elettori hanno attribuito -fino ad ora- una fiducia precedentemente mai registrata. 
A me sembra che il PD di Renzi sia quello immaginato al Lingotto.  Purtroppo a Veltroni non fu consentito di completare il disegno e non vorrei che siano ancora vive le stesse spinte centrifughe di allora. Ricorderanno tutti che Veltroni, nelle cento città visitate per i comizi della campagna elettorale del 2003, insisteva nel non dividere lavoratori e imprenditori: gli uni e gli altri ugualmente produttivi per lo sviluppo del Paese. Ora, almeno una parte del PD, attribuisce più al sindacato che al parlamento la rappresentanza degli interessi del Paese.Quando era Blair a rinnovare la sinistra, era da imitare, invece a Renzi si rimprovera di assomigliare alla Thatcher. 
La buona politica prevede che ad ogni istanza sociale ed istituzionale sia riservato il compito proprio senza sovrapposizioni o scavalchi. Molte esperienze di questi ultimi mesi dimostrano quanto sia negativo per la salute delle istituzioni avere la prevaricazione della magistratura inquirente su quella giudicante; dei giudici sulla sanità; dei sindaci sulle leggi, ecc. Non è questo il modo di rispettare ed educare alla legalità. Non è ininfluente nemmeno per la crescita e lo sviluppo avere il rispetto delle leggi, la loro tempestiva, trasparente e corretta  applicazione. Perciò è stata importante l’approvazione in parlamento della riforma della  giustizia civile; il Jobs Act andrebbe ben capito e spiegato e infine non si può dire che la legge elettorale è meno importante per il  cittadino. Infatti se sarà chiaro attribuire l’onere di governare a chi vince inequivocabilmente le elezioni, sarà facile per il cittadino controllare e giudicare gli eletti, attivando davvero l’alternanza a fine mandato con un giudizio altrettanto chiaro e  severo. 
E’ necessario far tornare i partiti ai loro compiti: devono indicare i candidati ai diversi livelli di responsabilità abbandonando ormai le primarie. Sono state uno strumento utile a far concludere la infinita transizione italiana. l’esempio è stato Chiamparino per il Piemonte. Basta candidature plurime perché occorre essere in tanti a raccogliere consensi e, soprattutto, non passare da un seggio appena conquistato a un altro livello elettivo, perché gli elettori hanno il diritto  di essere rassicurati nelle loro scelte e gli eletti devono fare politica per servizio nelle istituzioni prescelte e non utilizzarle per  fare carriera. “Abbiamo una bocca e due orecchie: per ascoltare di più e parlare di meno” (anonimo cinese). E' un perfetto e sapiente  suggerimento che vale soprattutto in questo tempo in cui si rischia di affidare troppo alla rete quei rapporti che devono essere anche umani fra gli eletti e gli elettori. 
E’ la strada per  recuperare credibilità alla politica perché è deleterio per tutti il populismo che allontana. La cerimonia per l’inaugurazione dell’ultima galleria della Variante di Valico ha consentito al Presidente del Consiglio di sottolineare le capacità e l’ingegno degli Italiani, vero ingrediente per costruire fiducia e credere nel futuro. Purtroppo un muro recentemente costruito a Carrara è franato con gravi danni. I progettisti e le maestranze non erano consapevoli della inadeguata qualità del manufatto? La fiducia viene costruita dal singolo cittadino che onora il proprio impegno di lavoro e non solo dalla politica che, ovviamente, deve per prima dare l’esempio. Fa bene Matteo Renzi a visitare le fabbriche e le scuole ed anche dimostrare grande attivismo ed energia. Il Paese ha bisogno di constatare che si è voltato pagina. E’ servito purtroppo un taglio netto con i riti del passato. 
La chiarezza, la trasparenza, il contatto diretto danno frutti; i “due forni” sarebbe anticaglia. Renzi ha tagliato di netto il “nodo gordiano” altrimenti sarebbe stato impaniato in nodi da troppo tempo irrisolti. Gli Italiani lo hanno capito e lo sostengono. Il metodo suggerisce di applicarlo anche riguardo a quei discorsi, talvolta vani, con cui si polemizza sulla burocrazia come causa di ritardi e inefficienze. E’ vero che chi rappresenta un servizio pubblico ha una speciale responsabilità nell’ottemperare ai propri compiti nel favorire la buona e tempestiva riuscita delle procedure; alla legislazione il compito di semplificare, controllare, incentivare. Perciò meno concerti, proroghe, deroghe e, soprattutto, tutela dei dipendenti pubblici affinché non debbano attivarsi in modo “difensivo”.  
“Torneranno i prati” è il messaggio del titolo di un film di Olmi che ricorda la drammatica e lunga prima guerra mondiale. Dopo quella distruzione materiale e morale, gli Italiani cambiarono, anch’essi, passo e ricostruirono gagliardamente il Paese. Oggi sono assai meno faticosi i nostri passi e quindi il “cambio di passo” ci riguarda personalmente, se vogliamo il Paese rinato e rinnovato. (m.g.)

MIX Novembre 2014 / Il Paese merita un futuro di coesione sociale per lo sviluppo

Il Futuro è l'inizio



Il lavoro decide il futuro











Pensieri in viaggio / Novembre 2014


Donne. Belle e brutte notizie. Una scienziata italiana, Fabiola Gianotti, guida il CERN di Ginevra. Una donna Iraniana, Reyhaneh Jabbari, esempio di tante altre, incarcerata e lapidata, essendo vittima e non colpevole! L’impegno occidentale per i diritti umani? 

Cristiani. Continua nel mondo il massacro di innocenti, a causa della loro fede religiosa. I due coniugi pakistani, Shama e Shehzad, sono stati bruciati vivi e sono molte le  minoranze che vengono eliminate. L’impegno occidentale per i diritti umani? 

Muri. Il 9 novembre di 25 anni fa è caduto il Muro di Berlino. Quando  fu costruito ci si abituò alla divisione della Germania, oggi reagiremmo con più forza contro altri muri? I venti-trentenni di oggi cosa sanno? C’è la responsabilità di far conoscere la storia. 
Purtroppo, oggi, non si stanno demolendo ben altri muri, sia mentali che materiali.

Bookcity. Milano, nonostante l’allerta meteo, gode di  900 eventi culturali per tutte  le età e gusti.  

Bus city. A Roma migliaia di bus turistici dissestano le strade, rallentano le corse del  trasporto locale, fanno impazzire il traffico e aumentano l’inquinamento.

19 ottobre 2014

Paolo VI Beato


Il Papa che ha visto il futuro: ha chiamato lo sviluppo nuovo nome della pace; ha definito la politica una forma elevata di carità; è stato tra la gente, ne ha capito i drammi e li ha  fatti propri. Il Papa della difesa del genere umano e che, come profeta biblico, ha dato del Tu a Dio per rimproverarlo di non aver ascoltato il grido di dolore per l’assassinio di Aldo Moro. 

mercoledì 15 ottobre 2014

Pensieri in viaggio - Ottobre 2014


Malala. 
Felice con lei e per lei, che ha dimostrato che vale la pena di combattere per rendere migliore il mondo. Una adolescente, vittima dei Talebani, ha sconfitto l'oscurantismo e il disimpegno del mondo, per dimostrare che si apprezza la libertà solo con la cultura. La liberazione delle donne, in ogni regione del globo, avviene solo attraverso l'istruzione. Questa è la sfida globale che coinvolge tutti gli Stati e tutte le persone istruite. 

Sovversivi. I sindaci disobbediscono al Ministero che dichiara non essere valide le nozze gay perché' non c'è la legge. Se una istituzione contesta le Istituzioni, cosa faranno i cittadini?  Se non c'è una legge per il matrimonio mancano anche le norme per gli eventuali divorzi. Quindi non di diritti si tratta, ma di ideologia. 

Sovversivi. C'e' un giudice a Berlino! La Corte d'Assise di Palermo ha corretto L’obbrobrio istituzionale di quei magistrati che hanno messo sullo stesso piano il testimone Napolitano con imputati colpevoli pluriomicidi mafiosi (introdotti al Quirinale, ancorché per via telematica), che concezione hanno dell'onore delle Istituzioni? 
Ideologia contro diritto e democrazia (e buon senso). 

Sovversivi. Sindaco ed ex Magistrato irride la sentenza e contesta i magistrati. De Magistris non voleva essere un campione di legalità? Sempre ideologia nelle scelte opportunistiche.

Antica. Alcune signore, ormai grandi, adulte, mi hanno chiesto il profilo Facebook e alla mia ammissione di non averlo, mi hanno apostrofato: come è antica! Hanno, forse, ragione. Molti politici devono la loro notorietà ai social network, io preferisco le piazze fisiche a quelle virtuali. Non aspiro a rimanere per sempre in giro per il mondo... l'ho fatto in lungo e in largo a suo tempo per conoscere, a tu per tu, luoghi e persone vulnerabili.   

Ticket. In sanità' - specialmente per i farmaci- sono una scelta di disequità, perché colpiscono il malato. Più lunga e grave la cura più ticket. E, se si basano sul reddito, sono doppiamente iniqui, perché a causa della evasione, cosi diffusa, sono premiati i furbi. Costa anche la loro gestione amministrativa!  

Telefono amico. Buon compleanno! In questi giorni compie 50 anni. In  questo campo è stata forse la realizzazione più significativa del secolo scorso. A Milano, prima in Via Numa Pompilio e poi all’Angelicum, per iniziativa di Padre Eligio, è nato il Telefono Amico. E’ stato il fratello maggiore di tanti altri Telefoni (Rosa, Azzurro, ecc.). Dall’ascolto delle disperazioni dei giovani, Padre Eligio ha elaborato il programma delle comunità di vita, per la ricostruzione fisica e interiore dei “disperati” del nostro tempo; per costruire un Mondo X, un mondo per l’uomo nuovo. 
Il simbolo è un gallo giravento con il motto: “tempora tempera tempore”. 
026366: Telefono Amico è la via più celere per accedere alle 30 comunità di Mondo X che sono disponibili, gratuite per tutti e per sempre.

MIX Ottobre 2014


"Cambio d'epoca" 
(e non cambiamenti epocali) ha detto Papa Francesco nel presentare il Sinodo, che affronterà le sfide della pastorale familiare. Si dovranno ascoltare i “battiti” dell'uomo d'oggi e sentire il suo "odore". Alla politica, invece, manca ancora questa consapevolezza: che non sono in gioco riforme epocali, ma il cambio di paradigmi, perché il mondo è cambiato e per essere contemporanei occorre analizzare i segni dei tempi, con occhi e criteri nuovi. Viceversa è come mettere una toppa in un tessuto vecchio, che si strapperà... I sondaggisti descrivono le intenzioni di voto dell'opinione pubblica. La politica -buona- guida i fenomeni, non si fa trascinare e non dovrebbe solo inseguire i sondaggi, ma almeno “annusare” l'aria che tira. Da tempo doveva essere chiaro il danno che avrebbe recato un certo populismo sfociato nell'antipolitica, ma ci si è illusi che bastassero un po’ di decisioni "maquillage" per riconquistare credibilità, ignorando che sarebbe stato sempre peggio.
I Partiti hanno perso lentamente ruolo e significato, perché non hanno avuto il coraggio di rinnovarsi nella forma, nelle finalità, nel reclutamento. Mi sembra il pianto del coccodrillo il nostro: di noi PD! Mancano le tessere perché non siamo affidabili, se per primi sosteniamo... faticosamente il Governo. Gli iscritti e gli elettori vorrebbero vedere unità di intenti (non unanimismo), che renda forte il Paese insieme col Governo.  Anche le persone meno avvertite, che non conoscono i sofismi della politica, intuiscono le manovre di chi ha avuto tempo e potere per modernizzare il Paese e, invece, ha tergiversato perdendo i treni che passavano anche in Europa. Era bello lo slogan "Prima l'Italia": era un messaggio e un programma. Sono poi arrivati i decreti “Salva Italia”, “Sblocca Italia”. Se non si...sblocca, tutti gli sforzi e i sacrifici chiesti agli italiani sarebbero vanificati e i cittadini ancor più lontani (da tutti). 
Se due elettori su tre del PD bocciano i sindacati perché li “accusano” di fare politica (e non è il loro mestiere) e di rappresentare solo i pensionati e chi è già occupato, non sarà facile fare spallucce; serve, invece, un cambiamento adatto al tempo nuovo. Anche per la discussione sull’articolo18 sarebbe stato auspicabile, come richiederebbe una trattativa che si voglia portare a buon fine, di “accantonarlo", sospendendone i giudizi ultimativi, fino a quando si fossero risolti tutti gli altri punti, meno impegnativi e divisivi. Chi vuole mantenere la pregiudiziale intende fare una battaglia ideologica piuttosto che confrontare i contenuti del dibattito.  Tocca alla politica, nella sua più elevata forma, costruire consenso attraverso il confronto. Ma se la politica latita lascia dei vuoti: chi li colmerà? Secondo il Censis, in Italia ci sono quattro vuoti: il lavoro, il ruolo dei cinquantenni in crisi (sono i baby boomers che avrebbero dovuto cambiare il mondo), la scuola (e l'università col calo delle immatricolazioni), le diseguaglianze territoriali. Occorre impedire che i vuoti si allarghino.  Aggiungerei un altro vuoto: la politica. Non è perditempo. Costruisce speranze e senso di appartenenza, ma deve essere vera, non quella che l'opinione pubblica oggi denigra. Lo spettacolo delle sedute del Parlamento, le risse interne ai singoli partiti, l'ignoranza di certa classe dirigente non sono veicoli per conquistare simpatia e consenso. Le ripetute votazioni per eleggere i membri di Corte Costituzionale e CSM sono esempio di ciò che non deve accadere. Infatti il Parlamento rischia di  diventare irrilevante se non decide; perché non avere i candidati eletti al primo scrutinio? La democrazia rappresentativa deve essere decidente; in caso contrario diventa debole e, alla fine, delegittimata. E se il Parlamento lascia un vuoto, il Governo lo occupa. La democrazia parlamentare è forte quando rappresenta la storia, la cultura, le aspettative del suo popolo. Bisogna essere preparati a tanto ruolo.  
Quando esco da Fiumicino mi chiedo quanti dei nostri politici conoscono la strage di Kindu, ricordata dal monumento marmoreo che si trova nei pressi della corsia d'ingresso dell'aeroporto; e il bliz di Entebbe? Le stragi brigatiste o la storia delle lotte sindacali? Ci vuole un retroterra culturale e anche un po' di esperienza lavorativa, prima di dedicarsi alla politica, cioè al nostro prossimo, con dignità e competenza. Il politico "efficace" non sarebbe criticato per la sua indennità o come membro di una casta arrogante. Genova insegna. Ci sono i finanziamenti e invece mancano le opere. Lo stesso discorso vale per le centinaia di adempimenti attuativi di leggi e decreti che non sono ancora stati completati. Il politico non è un ingegnere né un funzionario, ma controllore e facilitatore sì! Se sta dalla parte dei cittadini deve sollecitare, seguire e supportare i responsabili delle procedure. Non costruirà i ponti, ma farà da ponte fra amministrazione burocratica, servizi e strutture (a suo tempo ho provato e so che si può fare). Non si arriva a responsabilità importanti con le primarie! Ci deve essere una selezione che viene dal lavoro sul territorio, in associazioni, all'università, in aziende, nel volontariato. I partiti non scelgano espressioni di corporazioni (il cattolico, il medico, il precario, il sindacalista, ecc.). Quando si è eletti non si appartiene più alla propria squadra; si rappresentano tutti i cittadini “senza vincoli di mandato”. E infatti le ultime primarie non hanno avuto un gran successo e molte delle  precedenti hanno sortito risultati diversi da quelli attesi. Quelle "chiuse" del 30 dicembre 2012 hanno creato correnti e hanno reso "liquidi" i gruppi parlamentari (si ricordino i voti a scrutinio segreto). E’ come se la politica fosse fuori tempo; il mondo corre e la politica rallenta: invece che sincronica coi bisogni dei cittadini è diacronica. Confusione e incertezza invece che armonia e speranza. 94.000 cittadini Italiani quest'anno se ne sono andati all'estero: "esportiamo" i migliori che abbiamo preparato coi sacrifici delle famiglie e con l'impegno delle nostre istituzioni. Coltiviamo un po' di ottimismo, costa meno del pessimismo.  (m.g.)

P.S. Mi hanno telefonato alcune persone per chiedermi come iscriversi al mio partito. Ho dato le indicazioni; spero siano anche ben accettate. 

venerdì 26 settembre 2014

MIX Settembre 2014 / Apertura


CORAGGIO: scegliere con il cuore
CORAGGIO è responsabilità, è vincere l’indifferenza e metterci in gioco, sporcarci le mani, assumerci dei rischi per fare ciò in cui crediamo. 
CORAGGIO è scegliere ciò che è giusto: difendere la vita, difendere chi è più debole, agire con coerenza senza lasciarci intimorire dalla paura di fallire, dalla consapevolezza dei nostri limiti, ma provando a superarli per essere migliori, abbattere i pregiudizi.
CORAGGIO è cogliere la sfida di ciò che e nuovo e diverso, è aprirci al dialogo, al confronto, alla condivisione,è accogliere l'altro con serenità e positività, disposti a rinunciare a qualcosa, a metterci in discussione con umiltà perdonare.
CORAGGIO è perseverare, avere costanza negli impegni presi, senza arrendersi di fronte alle difficoltà, alla fatica, al sacrificio, alla sofferenza, senza cedere alla  tentazione di tornare indietro, di rinunciare.
CORAGGIO è saper riconoscere i propri sbagli e ritornare sui propri passi, rialzarsi e ripartire.
CORAGGIO è fermarsi e riflettere, è partire ma anche restare.
CORAGGIO è cambiare rimanendo autentici. 
La vita vissuta con CORAGGIO è autentica: CORAGGIO è sogno, è vivere, non lasciarci vivere!  

(carta del coraggio, Route San Rossore 2014) 

MIX Settembre 2014


CONCORDIA DISCORS

L'estate non è stata priva di argomenti. Anche per i media poco gossip e molti approfondimenti. L'Europa è stata protagonista per le nomine, il tormentone del conflitto rigore/flessibilità e, purtroppo, anche per le scelte (non fatte) in merito ai conflitti armati veri su cui l'occidente balbetta senza una strategia. Si sono cominciate le guerre e non si sono programmate le exit strategies. Si è pianto la morte di un'orsa, mentre non c’è aria di indignazione e dolore per le decine e decine di migranti naufraghi, di cristiani massacrati ovunque, tutti i giorni. Muore anche la nostra civiltà quando non mette in campo un vasto dibattito sui suoi valori fondanti, per reagire alla perversione di una violenza che tocca tutti i gangli della società sotto diverse forme: femminicidi, omicidi di minori in culla, annegamento di profughi, e si può continuare. 

Forse la politica ha moderato i toni, anche se all’antipolitica si stanno comunque offrendo molti argomenti. La vicenda delle nomine alla Corte Costituzionale e al CSM ha mostrato quanto la politica non sia ancora uscita dal suo vecchio guscio. 
Perfino io che non sono in Parlamento vengo rimproverata, perché ormai si fa di ogni erba un fascio. 

L'opinione pubblica -soprattutto quella sprovveduta di sofisticate analisi, ma che vota!- si accorge che i tempi della politica sono incompatibili con quelli della società, che è globale, anche per chi non se ne accorge. Il premier fa di tutto per ...correre. Cerca di stare dove la rappresentazione dell'Italia reale consente di lanciare segnali di fiducia. Ha aspettato a Genova l'arrivo della carcassa della Concordia: ha voluto sottolineare il risultato di un lavoro di squadra di professionisti e di tecnologia che il nostro Paese è in grado di mettere in campo. Non è andato a casa di Confindustria per l'Assemblea annuale, ma ha partecipato a quelle periferiche. Visita le fabbriche innovative, le scuole, anche quelle di difficile collocazione, ma simboliche. Ne spara tante -si direbbe- ma con l'intento di suscitare ottimismo nel Paese. Eppure anche gli 80 euro promessi ed effettivamente erogati non hanno attenuato una serpeggiante e diffusa sfiducia. C'è qualcosa di indefinibile che blocca il Paese e che richiede a ciascuno un esame di coscienza circa l'impegno a  favore della comunità. Non può essere che ci vogliano premi incentivanti per fare il proprio lavoro; non può essere che senza incentivi le aziende non investano. Manca il senso del dovere, del rispetto degli altri, della buona educazione. Si osservino i comportamenti in strada di automobilisti, pedoni, vigili... Cominci la politica! 

Coraggio! È la parola d’ordine della Carta che gli scouts hanno approvato, in agosto, a San Rossore. Questa Route ha dedicato approfondimenti e assunto impegni anche per il cimento dei giovani in politica. Era ora: altrimenti dove trovare nuove generazioni di politici cattolici? La Route del 1986 aveva escluso espressamente la partecipazione di politici e mi ero molto "offesa", perché venivo dall’Agesci (ero allora deputata). A San Rossore invece qualche politico c'è stato: è notoriamente scout Matteo Renzi.
A proposito, che provincialismo contestare la localizzazione della Route! Evidentemente i critici ambientalisti non conoscono la cultura e le consuetudini degli scouts, i quali lasciano gli spazi dedicati alle attività, in uno stato molto migliore di come mediamente li trovano. Coraggio anche in politica estera, che è fondamento e prosecuzione di quella interna. L'estate ci ha proposto, attraverso le immagini rilanciate dai media, ecatombi di migranti e di cristiani o, comunque, di minoranze in diverse parti del pianeta, e in particolare in regioni assai vicine all'Italia. Da De Gasperi a Moro ad Andreotti l'Italia ha saputo in passato essere un play maker di diplomazia nel mediterraneo e nel vicino oriente, da alleato leale ma autonomo, "consulente" ascoltato dai Potenti. 

Da qualche anno non è più così, ma urge riprendere il filo di una matassa intricatissima. La guerra di  George W. Bush ha favorito la ripresa di forze che affidano all'integralismo religioso la ridefinizione di una loro identità politica. La situazione è certamente difficilissima e complessa ma occorre spiegare alla opinione pubblica i passi necessari che  l'Italia farà insieme con gli alleati. Una politica attiva in questo campo serve anche ad individuare una strategia per le ondate di migranti rifugiati, che non divengano "merce" di propaganda politica contro ogni nostra appartenenza a consessi internazionali. Con Mogherini l'Italia ha ottenuto una posizione in Europa che può essere un blocco di partenza. Tuttavia non ci sarà una politica estera europea senza una difesa europea, senza fisco europeo e senza finanza europea. I Padri fondatori vollero l'Europa perché non si ripetessero le guerre del secolo scorso; oggi i nostri governanti guardino il paesaggio offerto dalla "terza guerra mondiale a pezzetti" e suscitino nelle nuove generazioni il desiderio degli Stati Uniti d’Europa per difendere una identità culturale di democrazia e tolleranza  e per rendere  più equilibrate le sfide mondiali, nei settori tattici e strategici. Il semestre europeo a guida italiana è avanzato ma lo spirito europeista non alita nel Paese. E' vero che le riforme interne hanno più presa, ma sarebbero anche facilitate da un qualche elemento coesivo. 

Mi duole veder il PD così esitante (eufemismo) non nell'assumere acriticamente i proclami del premier, ma almeno nell’esprimere un pò di entusiasmo. Si rimprovera al premier, per esempio, di aver presentato il piano delle infrastrutture con finanziamenti già da tempo deliberati. Allora perché non si sono spesi e le opere non realizzate? In altri settori si evocano decisioni precedenti a questo governo: perché non abbiamo spinto per vederne i risultati? Da quanti anni si agitano le riforme? Forse il centrosinistra ha preferito essere “schizzinoso” nel cercare le alleanze utili e possibili (contrariamente a quanto facevano DC, PCI, PRI…)? Renzi si è intestato il 40,8 e il PD non vuole mantenerlo? Il mondo corre, cambia velocemente: bisogna scrutare il futuro per accompagnare i fenomeni e non essere trascinati, senza aver scelto dove. È un passaggio stretto per tornare alla politica, sconfiggendo disfattismo e antipolitica. Renzi con le sue scelte -nel decidere dove andare e dove non andare, di ricevere o non ricevere delegazioni o sindacati- sta riportando al centro il primato  della politica. 
(m.g.)

giovedì 25 settembre 2014

Pensieri in viaggio / settembre 2014


Roma 1 
Roma Capitale! I francesi o i tedeschi avrebbero scritto Parigi Capitale o Berlino Capitale? Che spreco cambiare tutte le livree dei mezzi, i loghi, la segnaletica. Altro che bilancio difficile se si spreca... Alle Giunte Rutelli o Veltroni non sarebbe proprio saltato in mente che Roma non fosse nota in tutto il mondo come capitale d'Italia!  

Roma 2
Ore 12.12 di giovedì 18 settembre (ma vale per ogni altro giorno) nel quadrilatero delle Bermude: Corso, piazza S. Eustachio, piazza della Minerva, piazza della Rotonda, piazza Capranica, via Colonna Antonina, piazza Montecitorio, piazza di Campo Marzio, piazza del Parlamento, largo Chigi, ci sono camion che scaricano ( a Mezzogiorno !? ), decine e decine di Van,  NCC, mezzi  dell' AMA, bus a due piani. In quale capitale non ci sono orari di carico e scarico?  I pedoni non possono passare e i residenti sono assediati. 

Donne 1
Quote (rosa ovviamente) al governo. Quote in Europa. No quote alla Corte Costituzionale? 

Donne 2
Anche le donne protagoniste e vittime dei fondamentalisti: vietato studiare, obbligo infibulazione, indottrinamento. Solo la cultura le salverà. L'alfabetizzazione è lo strumento per renderle consapevoli. 

Orrore
Gole tagliate come in un sacrificio liturgico! Ci sono uomini e donne occidentali che si affidano all'Islam fanatico, trovando un senso alle loro vite. Le nostre culture e civiltà perché non suscitano passioni ed entusiasmo? Riflettiamo per non trovarci a un punto di non ritorno.  

Cultura e culture
Per non offendere gli altri, i cattolici (?) rinunciano al crocifisso, al presepe... Un musulmano non rinuncia a pregare in qualsiasi luogo, quando è il tempo della preghiera. Rispetta il Ramadam, indossa abiti rituali, rispetta il giorno di riposo. Proprio come noi! 

Come i politici
Prima che cominci il Sinodo sulla Famiglia esce un libro che contesta tesi che i padri sinodali non hanno ancora deliberato. I cinque prelati autori avrebbero potuto aspettare le conclusioni, dopo aver partecipato. E a Francesco credo non possa interessare di meno! Per i media, invece, la comunione sì la comunione no ai divorziati è un tormentone. Proprio di chi non conosce quanto altro arricchirà il dibattito nelle sale vaticane.  

Alzheimer
Il 21 settembre è stata la Giornata Mondiale dell'Alzheimer. La drammatica esperienza delle famiglie che hanno un malato induce a chiedere alle istituzioni di favorire la ricerca, ai volontari di supportare con adeguata formazione le persone che ne sono toccate, al nostro Sistema Sanitario di offrire le prestazioni ad oggi possibili, non essendo ancora a disposizione la cura. La Non Autosufficienza deve essere una priorità. 

lunedì 15 settembre 2014

AVVENIRE / 13 settembre 2014


SANITA': Padre Patriciello
Caro Direttore,
la lettera di Padre Patriciello, drammatica e nobilissima, pubblicata ieri su Avvenire, mi ha addolorato come cristiana, preoccupato come cittadina, scandalizzata come ex ministro della sanità.
Mi permetto di sottolineare alcuni aspetti nella prospettiva politica, perché in questo ambito sento una precisa responsabilità personale. 
Il primo riguarda il fatto che dopo tanti anni di impegno per una crescita seria e omogenea del nostro servizio sanitario nazionale dobbiamo purtroppo riconoscere che la regionalizzazione ha portato in alcune parti del paese ad un arretramento della qualità complessiva. E' un aspetto che sembra un tabù indiscutibile;  dobbiamo invece avere il coraggio di ridiscutere il significato civile di un'autonomia che non ha prodotto i risultati che ci attendevamo. Le liste d'attesa riportate da Patriciello sono assolutamente inaccettabili sul piano clinico per quella riferita gravità delle condizioni di salute. Non capisco perché non siano altrettanto  inaccettabili anche per chi governa la sanità a livello regionale. 
Un secondo aspetto riguarda una visione delle cure mediche come valore fondamentale per la crescita complessiva della comunità e non come atto tecnico separato. La medicina non è proprietà degli operatori sanitari e neppure dei programmatori, ma dell'intera comunità. Per troppo tempo su questo piano abbiamo rinunciato ad una guida forte della politica (quella vera e non quella dei faccendieri). in questa prospettiva mi auguro che la forza umana e politica di Renzi possa indurre a qualche drastico ripensamento.
Un terzo commento è di carattere organizzativo: perché a Napoli non vi sono sistemi strutturati per fissare gli appuntamenti? perché si dimettono dagli ospedali persone in gravi condizioni di salute, senza preoccuparsi che nel territorio possano trovare un'adeguata continuità assistenziale? non si possono addurre scuse di carattere economico, perché i finanziamenti sono assolutamente adeguati. A meno che non vi siano sprechi, ruberie, prevaricazioni... L'offrire l'intramoenia al posto di una prestazione pubblica è un reato...
Grazie per l'ospitalità, caro Direttore. Mi auguro che Padre Patriciello senta attorno a lui il calore di una solidarietà che non è solo verbale
Mariapia Garavaglia

sabato 23 agosto 2014

Quotidiano Europa / 22 agosto 2014


150 anni 
di Croce Rossa: 
anche le guerre 
hanno limiti?

A Ginevra, esattamente 150 anni fa, il 22 agosto 1864, nasceva la Croce Rossa, con la firma della Convenzione che è origine e fondamento del Diritto Internazionale Umanitario. Dalla intuizione dello svizzero Henry Dunant, che aveva assistito alla cruentissima  battaglia di Solferino e San Martino,  è nata l'idea che il ferito in guerra non è più un nemico ma solo un uomo: "tutti fratelli!" ripeteva Dunant. Cosicché il principio di Umanità, Neutralità (con Volontariato, Unità, Imparzialità, indipendenza e Universalità, principi fondamentali di Croce Rossa) sconvolsero le regole del codice marziale fino ad allora vigente. Le altre quattro Convenzioni di Ginevra chiedono agli Stati sottoscrittori di non violare mai i feriti in guerra, i civili non combattenti, non torturare e trattare alla pari dei propri soldati i prigionieri, e di non sparare sulle navi e su tutti i mezzi sui quali campeggia il simbolo della Croce Rossa, una croce rossa in campo bianco (il rovescio della bandiera della Svizzera, il Paese che ospita da  allora il Comitato Internazionale di Croce Rossa.

Il Diritto Internazionale Umanitario si è arricchito nel secolo trascorso, ma la storia - e soprattutto la cronaca - recente segnala la insufficienza delle norme, la impotenza delle Corti internazionali a sanzionare le violazioni e la fragilità degli organismi sovranazionali cui gli Stati hanno ceduto sovranità per gli interventi di peace keeping e peace empowerment.

La guerre della fine del secolo scorso e quelle che sono in corso in questi giorni hanno dimostrato come quei limiti posti ai conflitti non sono più rispettati. Certo non li rispettano i movimenti integralisti che non solo non possono aver ratificato le convenzioni ma contestano la stessa struttura della convivenza tra i popoli, che non corrispondono al loro credo religioso, che non rispettano l'unico vero dio e i suoi precetti. Condivido Galli della Loggia: serve un principio di realtà per guardare in faccia i tragici eventi che ci circondano e che ancora non suscitano reazioni condivise. Siamo in una "guerra mondiale a pezzi" se anche nei nostri Paesi ci sono giovani che scelgono di immolarsi con i guerriglieri ISIS, contro non solo l'ateo Occidente,  ma tutti "gli infedeli"?  Ed è un conflitto che deve essere riconosciuto: "se uno mi ammazza perché io sono sciita, cristiano, o ebreo, o "infedele" e io cerco di difendermi colpendo a mia volta, cos'è questo se non un conflitto religioso?" si chiede Galli della Loggia. Il Papa ha mandato il suo delegato non solo ai cristiani; anche agli yazidi, a tutte le minoranze. Francesco vuole ricordare la comune fratellanza degli uomini.
Sono cambiati parametri culturali, politici e perfino militari. Deboli anche i Servizi più famosi al mondo di fronte a nemici che si mimetizzano tra di noi e non temono la morte, quando addirittura non la cercano "eroicamente".

Il presidente del Comitato Internazionale di Croce Rossa  insieme al Presidente della Confederazione Elvetica, che lo ospita a Ginevra, in occasione del centocinquantenario lanciano un invito, un appello. Nell'autunno 2015 si svolgerà a Ginevra la Conferenza Internazionale cui partecipano gli Stati ed è la sede appropriata per un Forum Internazionale per i Diritti Umani. Affermano che si tratta di riflettere sulle inedite esperienze per cercare "misure necessarie a rafforzare il rispetto dei diritti umani (...). Perché le nuove forme di guerra (per esempio in materia di tecnologie) siano rette dal Diritto Internazionale Umanitario e non viceversa (..) per indagare su quale strumento fosse adeguato per poter reagire in caso di gravi violazioni del Diritto Internazionale Umanitario, e quale fosse un meccanismo per indagare sulle cause di tali violazioni".

È un'occasione da non perdere. L'Italia, tra i fondatori della Croce Rossa, sia in prima fila. 

Mariapia Garavaglia

#Europa #Erbil

venerdì 22 agosto 2014

De Gasperi / 1954-2014


Le ricorrenze servono per mantenere viva la memoria e ispirare le scelte. È un anno in cui si riscoprono tutti gli anniversari, ma non tutte le celebrazioni possono avere il medesimo messaggio per oggi e il domani. Non si fa torto a nessuno se per il sessantesimo della morte di Alcide De Gasperi, lo si ricordi come il vero Padre della Patria e Fondatore dell'Europa. Uomo di confine fu parlamentare a Vienna e parlamentare italiano del Regno e della Repubblica che volle con un referendum, non molto condiviso da altri leader. 
Costituente, si puo' dire, senza smentite, che costruì il sistema democratico, mettendolo al riparo con l'adesione alla Nato e partecipando con altri giganti, cattolici e democratici - Adenauer, Shumann e Monet - a costruire l'Europa della pace: loro che venivano dall'esperienza di due guerre nate sulle divisioni.
Esemplare nella vita pubblica e privata. Mi piace ricordare un fatto che ben si colloca nel dibattito in corso sul pubblico impiego e sulla spending review. Alla figlia Maria Romana che gli faceva da segretaria non riconosceva nessuno stipendio, perché - diceva - non dovessero gravare due stipendi dello Stato in famiglia! Ecco i ricordi che danno alito al presente.
Anche il ventesimo della morte di Enrico Berlinguer richiama una lezione di austerità e rigore. Solo il Cielo sa quanto c'è bisogno che gli esempi siano imitati. (m.g.)
#DeGasperi #Europa

mercoledì 23 luglio 2014

Mariapia Garavaglia

MIX Agosto 2014


E' ORA 


Non solo per il tempo atmosferico, ma nell’opinione pubblica, con cui si dialoga a vario titolo, si coglie una certa sospensione rispetto al momento di crisi economica, di cui non si percepisce l’uscita, ancorché lenta, e alla confusione delle situazioni politiche, dei singoli partiti e nelle stesse istituzioni.
Il pervicace attacco da varie parti, ma assai più gravemente da parte di qualche magistrato, al Capo dello Stato è la sintesi finale di quanta incultura istituzionale si sia impossessata della società.
Giorgio Napolitano è da rispettare non solo come persona, ma soprattutto, ed anzi in primis, perché è la più alta espressione della rappresentanza istituzionale: è l’unità del Paese. Riflettano i presidenzialisti: cosa sarebbe se il Presidente della Repubblica fosse una espressione delle parti in causa nella lotta partitica?
Anche il dibattito sul Senato ha reso espliciti dei messaggi contrari alla “nobiltà” del suo valore istituzionale. Benissimo, e credo universalmente condiviso, l’intento di superare, dopo decenni, il bicameralismo perfetto, tuttavia la riforma non deve essere impostata sul solo risparmio delle indennità. C’è modo e modo di spendere i soldi degli Italiani: un conto sono i costi della democrazia, che vanno difesi e spiegati; un altro lo spreco dei partiti e della propaganda. E in questo senso riflettano anche coloro che stanno dimostrando una grande avversione alla
immunità. Ci sarà un motivo se tutte le democrazie la prevedono; anche per l’immunità c’è modo e modo di realizzarla. Nella foga del dibattito ci si dimentica di quali possano essere le conseguenze ultime e gli eventuali pentimenti succedanei…
Queste sommarie riflessioni inducono a ripensare anche alla funzione dei partiti, al loro stato di salute attuale e, in particolare, anche al partito di Renzi, cui gli Italiani hanno guardato con attenzione, attribuendogli un consenso inaspettato, alle ultime elezioni europee. Matteo Renzi è emerso attraverso le primarie, utile strumento per ottenere quella svolta, anche generazionale, che ha suscitato speranze. Il seguito, tuttavvia, a partire dalle “parlamentarie” (una “rottamazione” criptica) ha reso evidente come in Parlamento siano state convogliate molte persone non selezionate da competenze ed esperienze maturate, attraverso la selezione dei partiti. Sono consapevole che ci possono essere due visioni ugualmente interessanti fra chi desidera un partito d’opinione, che segue il leader, e un partito con il leader che rafforza una organizzazione, anche periferica, che promuove e divulga idee, conoscenza dei programmi, approfondimenti delle iniziative legislative, ecc. So bene quanto sia utile e produttiva anche la rete dei socialnetwork, ma non possono sostituire la relazione umana, la conoscenza delle persone e la loro condotta.
Dietro e dentro la rete quale democrazia si può sostanziare? Del resto i socialnetwork sono nati per sfruttamento commerciale e di consumo dei dati personali, per cui non possono essere compatibili con la buona politica. Personalmente ritengo non irrilevante che anche la Costituzione si esprima chiaramente, affermando che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. La realtà dei fatti sta inducendo una specie di tregua nella richiesta di primarie, perché, per esempio, nel caso delle elezioni regionali in Piemonte, ci si è ben guardati dal far competere Chiamparino, in una primaria.
Competenza, consenso e leadership non avevano bisogno di confrontarsi, se non con il libero voto dei cittadini. Nelle primarie si esprimono, invece, per motivi non confessabili, anche voti estranei; dividono il partito e creano pseudocorrenti, personalistiche che non si riassorbono più. Oltre a non essere il risultato di scelte legate a competenza ed esperienza. Per il
Sindaco della Capitale, per esempio, sarebbe stato molto meglio l’impegno diretto del partito, invece delle primarie, per scegliere un candidato che fosse individuato espressamente per tale ruolo, e avesse la “tutela” compatta del partito. Qualunque sia la legge elettorale (sono comunque poche le persone che esprimono le preferenze) penso a qualità, moralità, valorizzazione dell’operato per il bene della collettività, per cui serve un immediato cambiamento di rotta di stampa e informazione per far emergere le persone migliori e il loro impegno per il Paese. Bisogna riportare i cittadini a votare, perché è pericoloso il calo di partecipazione.
Con queste premesse anche la strategia di politica estera, europea ed internazionale, secondo me, andrebbe inquadrata in una organicità indispensabile, perché all’opinione pubblica arrivino messaggi rassicuranti. Avevo molto condiviso l’impostazione di Matteo Renzi, che non voleva impegnarsi nei nomi delle persone prima di aver ottenuto e sottoscritto un patto sui contenuti programmatici della nuova Commissione e del
rinnovato Parlamento europei. Purtroppo dobbiamo registrare un rinvio, che coincide anche con la presidenza italiana del semestre e sembra quindi una diminuzione del nostro impegno di Paese.
Tuttavia continuo a pensare che si può far a meno di candidati specifici, purché ci sia una tensione complessiva su due teatri ugualmente importanti e preoccupanti: quello esterno, con venti di guerra, e quello interno, con la povertà assoluta che, come certifica l’ISTAT, galoppa a ritmi inimmaginabili. Sono due sfide sulle quali “coraggio e orgoglio” dell’Italia e del suo leader devono esprimersi, mettendo in campo, il massimo delle forze. E’ crudele, immorale e incomprensibile lo stallo dell’occidente rispetto alla tragedia che si aggrava di giorno in giorno in Medio Oriente.
Altrettanto incomprensibile come la UE non si faccia carico di una strategia rispetto ai profughi che arrivano stremati sulle coste italiane, e non si scandalizzi dei troppi morti sepolti nel mar Mediterraneo o accolti nel cimitero di Lampedusa. Come dice il sindaco, Pina Nicolini, Lampedusa non ha bisogno di ampliare il proprio cimitero né di ricevere telegrammi di condoglianze e di solidarietà.
Una politica complessiva di accoglienza, di assistenza e di integrazione renderebbe queste persone, che hanno il diritto di sottrarsi alla morte per fame o per violenza bellica, di partecipare allo sviluppo di tutti i nostri Paesi. Sono molto contenta che Matteo Renzi abbia incominciato una serie di visite in Africa. Nel tempo vi sono state poste solide basi di conoscenza per proficue collaborazioni (Romano Prodi); speriamo che Renzi le faccia crescere.
Il Corno d’Africa in particolare (Gibuti, Somalia, Etiopia ed Eritrea) vanterebbe un obbligo di credito. La cooperazione allo sviluppo è il nuovo modo di fare politica estera e di intrecciare relazioni che possano sostenere la pace.
E a proposito ancora di Africa, serve questa nuova politica estera, perché è intollerabile che l’Europa, culla del pluralismo religioso, frutto di radici giudaicocristiane, non intervenga, in nessuna sede, per far valere il diritto alla libertà religiosa, che, anche in Asia, registra inaccettabili persecuzioni. Sono troppi i cristiani martiri!
E’ tempo che si batta un colpo. E’ tempo di agire, perché non arrivi un tempo in cui piangere. (m.g.)