martedì 22 settembre 2015

MIX Newsletter / Settembre 2015 / Editoriale


“Settembre, andiamo”

Non siamo in molti, temo, a ricordare i versi bucolici del Vate, studiati a memoria, che narrando la transumanza delle greggi verso la pianura, descrivono il passaggio delle stagioni. Anche in Italia stiamo attraversando passaggi istituzionali, economici, culturali: per andare dove? E dove va l'Europa, il mondo? I fatti. 
Questi, purtroppo, sono quelli fissati per sempre sulle pagine di storia, dai media: una foto, una polemica giornalistica, spesso niente a che vedere con analisi storico-politiche. E infatti dura da tutta l’estate il dibattito sulle riforme costituzionali e su l‘imprevedibile dramma dei rifugiati. Per un momento è apparsa la "questione meridionale". È una questiona nazionale dalla nascita della Repubblica. Ci voleva Saviano per portarla all'ordine del giorno? Miliardi sono stati devoluti al Sud, senza che abbiamo fruttato i risultati attesi. Il Sud si salva solo con l'impegno diretto, appassionato dei cittadini meridionali. Questi devono sentire lo Stato vicino: che dia sicurezza, che semplifichi le procedure e attui continuativamente controlli stringenti; che completi le infrastrutture ancora incompiute prima che se ne promettano e progettino altre (credo sia il pensiero anche del Ministro Del Rio). Cosa è stata la favola del ponte sullo stretto!? Quanti fondi dispersi, senza alcun beneficio per il Sud. Si indignino i cittadini che hanno bisogno di scuole sicure, di recupero della dispersione scolastica, di un turismo valorizzato, ecc. A suo tempo chiesi a De Mita di mandare al Ministero per il mezzogiorno un nordico che amava il Sud; nominò un senatore di Benevento. 
In Italia o in Europa se la politica è afona, non scalda i cuori. Ma i fatti si incaricano di richiamare ai doveri.  
Aylan ha commosso il mondo, e l'Europa si è svegliata dal suo torpore tecnocratico. Certamente le emozioni contano in politica, ma è la razionalità a dare senso alle scelte. Quella Merkel che, impassibile, aveva spiegato a una bambina palestinese che non poteva rimanere in Germania perché c'erano norme da rispettare, è diventata una icona sventolata da migliaia di profughi, che stanno attraversando l'Europa, con sofferenze ed umiliazioni indegne della civiltà, che ha fondato il diritto umanitario. La Merkel ha capito - tardi?-  che c'è una immigrazione che giova allo sviluppo dei popoli, purché organizzata. E questo non avviene ancora, perché non c'è "un numero per chiamare l'Europa", come diceva Kissinger. Volesse il cielo che un’emergenza, tanto imponente da esigere risposte continentali, possa essere la causa per accelerare il processo di unificazione. Meritevole l’incontro a Roma dei rappresentanti dei parlamenti di Italia, Francia, Germania e Lussemburgo che hanno sottoscritto la dichiarazione “Più integrazione europea: la strada da percorrere”. Sono i parlamenti dei Paesi fondatori, che si assumono un impegno solenne, per accelerare l’Unione. È un grande sogno, purché non si costruiscano muri, confini artificiali inaccettabili! Si paventava la Grexit per qualche miliardo di euro e non si prevede una Ungherexit per chi viola, tradisce, ignora i principi del Trattato stesso che fonda l'Unione? (Nel 1956, al Brennero abbiamo ricevuto 250 mila profughi ungheresi!).  
Ad immagini forti, che consolano per lo spirito di umanità che mostrano, se ne contrappongono di tremendamente crudeli: poliziotti che lanciano il pane come ad animali in gabbia o una telereporter che sgambetta un uomo col figlio in braccio. E’ certamente utile una norma comune, omogenea, per il diritto d’asilo e questa renderebbe plausibile e utile anche quell’apparire, ai vari confini degli Stati, parziali chiusure delle frontiere per ottenere il riconoscimento dei rifugiati. Potrebbe essere il passaggio verso integrazioni vere e l’espulsione dei non aventi diritto. 
Anche queste, però, con una comune e condivisa modalità fra tutti gli Stati. Le giovani generazioni, che stanno subendo una disumana fatica per conquistare la libertà, non potranno crescere riconoscenti e grati verso quelle nazioni che, in Europa, fanno ricordare le violenze perpetrate dai nazisti. 
Il disprezzo predicato verso i migranti può aver spinto alcuni spregevoli italiani a diventare trafficanti di uomini? È necessario rubricare il traffico di esseri umani come un crimine contro l'umanità e affidare i colpevoli al Tribunale Penale Internazionale. 
Solo la cultura rende migliori le persone. Falcone ebbe ad affermare che "La mafia si batte con un esercito di maestri più che di carabinieri". È un messaggio che vale per ogni azione purificatrice delle società. Urge conoscere la storia dell'Europa per correre verso il progetto finale degli Stati Uniti d'Europa. 
E dove andiamo noi Italiani? Ci sono indicatori che sembrano aprire un varco dopo il lungo tunnel della crisi. Sono importanti ma non bastano ad aprire alla speranza. Per tutti i detrattori e i populisti - è difficile ammetterlo - ma la speranza ha bisogno della politica (per i credenti è anche una virtù teologale). Senza politica e, peggio ancora con la cattiva politica, la società, è spaesata, in balia della confusione dei linguaggi - politici, economici, intimidatori, volgari - che non illustrano una visione, cui contrapporne altre, e consegnano i cittadini alla paura del futuro. 
Purtroppo è ancora molto diffuso il sentimento di rancore nei confronti della politica e i cittadini giudicano ogni comportamento personale o di partito secondo criteri puramente e rozzamente economici. Anche la partecipazione del Presidente Renzi al Grande Slam (che ho apprezzato, perché il Paese è vicino a chi anche con lo sport valorizza l’Italia) è stata giudicata solo in chiave del costo della trasferta americana. Questo è diventato il virus più grave che erode i valori. Tutto è legato ai soldi, alla avidità di chi ruba e di chi non paga le tasse; non sono considerati i costi della democrazia.
Questa esige anche strutture organizzative per raccogliere il consenso. È il solo strumento che fa emergere il giudizio sulle scelte politiche, anziché sul gossip generato da polemiche raramente definite da contenuti specifici: proposte di legge, programmi, iniziative che hanno bisogno di essere spiegate, approfondite, confrontate con gli elettori. 
Non sono strumenti idonei e sufficienti i talk show o la rete: possono dilatare, ampliare, far conoscere i visi, ma non comunicare sentimenti, passione, condivisione. I partiti avrebbero questo compito, ma anch’essi non godono né di buona fama né di buona salute e invece c’è bisogno che venga loro ridato il ruolo previsto dalla Costituzione, come soggetti che concorrono “con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Condivido l’iniziativa di Lorenzo Guerini che ha presentato - finalmente dopo 70 anni dalla Costituzione - la proposta di legge per regolamentare la vita dei partiti secondo l’art.49. Dovranno essere trasparenti e controllabili da parte di tutte le magistrature, sia contabili che civili. Allo stesso modo sarebbe indispensabile ridare credibilità ai sindacati attraverso la legge della rappresentanza. 
I corpi intermedi sono linfa vitale per il confronto dialettico con le forze politiche circa i programmi elettorali e di governo. Alla festa dell’Unità di Milano, molto opportunamente, è stato dedicato un gruppo di studio alla formazione e alla selezione delle classi dirigenti.  È emerso, soprattutto dai giovani che hanno avuto il coraggio di una profonda autocritica, quanto è avvertita la mancanza di esperienza e di cultura, non solo politica ma generale, delle nuove generazioni portate qualche volta frettolosamente, attraverso le primarie, ad assumere ruoli di rilievo istituzionale. 
La mia generazione raggiungeva i diversi livelli di responsabilità con accurato studio e grande applicazione. Nel mio partito non esistevano le scuole, ma un cursus honorum che partiva dai livelli amministrativi locali. La preparazione era funzionale non solo a fare carriera politica, ma semplicemente a preparare ad un consapevole civismo. La prima legislatura, per esempio, non si diventava nemmeno sottosegretario. La selezione è il vero, delicato, importantissimo compito dei partiti e solo esercitandolo possono riconquistare la stima e la fiducia degli elettori. Non è così con il sistema delle primarie che, affidando genericamente ad una porzione esigua di elettorato la scelta dei candidati, deresponsabilizza il partito che, invece, deve farsi votare per il suo programma e la sua visione di società. 
L’Italia ha già cambiato un po’ verso e i cittadini sembrano accorgersene. Imperdonabile sarebbe far perdere la ritrovata fiducia per lotte interne ai partiti. E guai usare le istituzioni per finalità di parte! Alcune riforme hanno preso il via (fino a qualche tempo fa, impensabile la riforma della PA). 
Expo sta dimostrando la capacità creativa e reattiva (anche per il rotto della cuffia) degli Italiani. Tocca perciò a ciascuno e a tutti, sentendoci orgogliosi del nostro Paese, avere più autostima e patriottismo, per far correre l’Italia. (m.g.)

MIX Newsletter / Settembre 2015


Pensieri in viaggio / Settembre 2015


Capitale 
Togliere da Roma, che è nota in tutto il mondo come capitale d’Italia, l’inutile attributo che ora accompagna anche la parola mafia.  

Governatori 
No! Le Regioni hanno presidenti eletti e non governatori. I media imparino ad usare le parole con appropriatezza.  

Creato 
1 settembre, prima  Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato. Per ciascuno e per tutti ogni giorno deve essere dedicato a proteggere l’ambiente, anche con la fatica di fare la raccolta differenziata, non buttare niente per terra, non calpestare le aiuole, rispettare i boschi, ecc. 

Femministe 
Svegliatevi! Pagare l’affitto per l’utero è considerare le donne un contenitore, una incubatrice? Si possono comperare le cose:  sono cose le donne e i bambini?  I diritti degli adulti vengono sempre dopo quelli dei bambini. E comunque non è mai un diritto essere considerato cosa!  

Ganasce 
Perché non bloccare le auto con targa straniera – come fanno altri Paesi europei – se l’autista non paga immediatamente la multa? Pare che siano moltissime le multe non esigibili.   

Giornata mondiale delle demenze  
Il 21 settembre si ricordano quei malati “che si dimenticano”, che perdono progressivamente la memoria e via via le altre facoltà vitali. E’ importante che chi è ammalato sia accettato e ascoltato e che le loro famiglie percepiscano un ambiente amichevole nel quale possono trovare comprensione e sollievo. Il  loro dolore si accumula perché le loro “giornate sono di 36 ore”, come recita un libro americano.

Scomparsa di Giacomo Leopardi, storico Presidente dell'ordine Nazionale dei Farmacisti


Giacomo Leopardi, lo storico Presidente dell’Ordine Nazionale dei Farmacisti è scomparso il 13 settembre scorso. Ha assecondato la preparazione e l’attuazione del Sistema Sanitario Nazionale e tutte le innovazioni normative dell’assistenza farmaceutica. Il suo equilibrio e capacità di interpretare i bisogni assistenziali hanno reso possibili alcune riforme radicali. Personalmente gli devo molta gratitudine perché mi ha accompagnato nelle scelte di politica sanitaria e nella radicale riforma del Prontuario che ho  attuato  nel 1993.