sabato 17 dicembre 2016
MIX Newsletter / Dicembre 2016 / Editoriale
COME
A BETLEMME
L'icona
natalizia della nostra infanzia è la rappresentazione della natività
in una notte fredda e nevosa.
Da adulti abbiamo appreso che il
Medioriente non ha stagioni invernali come le nostre e tuttavia
l'escursione termica notturna in zone semidesertiche è veramente
pungente. A questo disagio stiamo constatando che sono sottoposte
decine di migliaia di nostri concittadini delle zone terremotate del
centro Italia.
Il Natale è occasione propizia per paragonare gioia e
giornate serene per chi ha famiglia, casa, lavoro... e la condizione
degli "ultimi" a vario titolo: per malattia, miseria
economica, degrado morale, persecuzioni religiose e tragedie
belliche. Si tratta della condizione umana in questa "aiuola che
ci fa tanto feroci" cui dedichiamo poca riflessione personale,
perché altrimenti ci sentiremmo più impegnati a lasciare il nostro
mondo migliore di come l'abbiamo trovato!
Alla politica, che ha il
compito di risolvere i problemi, di offrire una visione e di far
coltivare la speranza, è venuta meno la sua nobiltà. La campagna
referendaria si è incaricata di certificare quanto nel linguaggio,
nei metodi e nel portamento stesso di molti politici, ai cittadini
non è stato offerto un bel esempio di rispetto per le istituzioni,
le quali rappresentano tutti i cittadini e non le forze politiche.
Purtroppo questo atteggiamento è stato confermato rifiutando il
colloquio istituzionale per preferire la chiamata in piazza degli
elettori.
I partiti - e non solo la Costituzione che hanno voluto
difendere non accettando la riforma - sono lo strumento principe per
organizzare il consenso dei propri sostenitori attorno a programmi
noti, chiaramente perseguiti e onestamente interpretati. Le
conseguenze di comportamenti - più caratteriali che politici - post
referendum hanno causato una crisi di governo la cui rapida soluzione
è merito della generosa competenza e lealtà istituzionale del
Presidente Mattarella. Non è detto che in Parlamento le forze
politiche, come si è detto, ne mostrino altrettanta ed anzi non si
servano della più alta forma di rappresentanza democratica per
mediocri interessi contingenti. Le vittorie elettorali effimere
lasciano rovine istituzionali per cui sembra davvero incredibile che
chi agita vento oggi non tema di raccoglierà tempesta domani.
La
democrazia, per definizione, consente alternanze di governi; chi
distrugge oggi le architravi delle istituzioni se le troverà
terremotate domani, quando dovrà assumersene la responsabilità. Il
governo Gentiloni merita il rispetto che la Costituzione prevede e il
sostegno nelle scelte che non sono legate a priorità di parte;
segnatamente il ruolo in Europa dell'Italia, Paese fondatore; la
reputazione internazionale al G7; il riequilibrio di una parte
d'Italia, perché il Sud non è "a perdere".
Ci sono
problemi che rimangono gli stessi per tutti i governi che si
alternano e che se non si risolvono con una responsabilità nazionale
unitaria si cronicizzano e divengono costosamente irrisolvibili per
tutti.
Il civismo nel rispettare le città è una bella prova per
tutti: non sono problemi di Raggi, Sala o De Magistris. La tratta
delle donne immigrate nelle strade è un crimine di sfruttamento, di
organizzazione criminale che non può essere impunito, perché lo
Stato ne diviene complice. Non è credibile uno Stato che non risolva
il problema dell'accattonaggio molesto, del commercio abusivo di
merce contraffatta, ecc. I cittadini vedrebbero e riconoscerebbero
che lo Stato è utile perché c'è, e interviene.
Durante la campagna
referendaria si ripeteva che i cittadini avevano ben altri problemi
che votare la riforma! Ebbene le regole che servono a decidere più
velocemente e a far distinguere meglio le responsabilità a tutti i
livelli, sarebbero state utili a risolvere alcune difficoltà dei
cittadini. Di questo non si è parlato.
Molto si discute di
immigrazione. Tema vero e sempre caldo. Mi trovo spesso a ragionare
con interlocutori cui chiedo di immedesimarsi nei panni di chi vive
sotto le bombe, dei genitori che vorrebbe un futuro per bambini
destinati a morire di fame e di malattie e capisco anche, però, le
obiezioni di chi ricorda le difficoltà degli Italiani.
Urge non solo
in Europa ma innanzitutto in Italia un vero programma di integrazione
per gli aventi diritto e di rimpatrio per gli altri.
La solidarietà
è un valore indispensabile per far vivere la democrazia, non è
buonismo, ma deve essere organizzata.
Naturalmente rimane
inaccettabile il comportamento di quei Comuni che addirittura si
oppongono alla accoglienza "coi forconi", le moderne forche
caudine che violano la dignità di chi le mette in pratica.
Ce n'è
Uno che, per essere il migliore di tutti, è stato rifiutato da ogni
albergatore ed è nato in una grotta; l'avrebbero ammazzato in culla,
se non avesse preso la strada della fuga in Egitto... Da quella
Storia è nata la nostra civiltà . (m.g.)
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