PROVIAMOCI!
“Nei
Paesi normali alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi
manca ancora un anno” (Napolitano) e nei Paesi normali, possiamo
aggiungere, non si cambia legge elettorale ad ogni legislatura.
Ammettiamo pure che abbiano ragione quelli che affermano che sono ben
altri i problemi degli Italiani, ma è altrettanto vero che è
interesse degli Italiani poter contare su un governo che stia in
carica con pienezza di potere per risolvere i problemi dei cittadini
...
Tuttavia
dopo il 4 dicembre - avranno capito tutti quanto sarebbero state
utili le riforme? - la cronaca è occupata prevalentemente dalle
questioni, e non sempre nobili, dei partiti e dei movimenti. Prima
ancora di avere una legge elettorale, si sproloquia sulle possibili
alleanze per le prossime maggioranze, puntando su deduzioni dai
sondaggi e su equilibri interni ed esterni, che non garantiscono
l'obiettivo necessario, sempre invocato e utilissimo, di ottenere con
le elezioni un vincitore certo, con una maggioranza definita e con un
programma che abbia favorito il consenso dell’elettorato.
Ascoltare
i discorsi che intercorrono fra le persone che affollano luoghi non
luoghi come mezzi di trasporto, supermercati, incontri occasionali,
consente di identificare un sentire generalizzato di tale
insoddisfazione per la politica, che fa capire come il populismo e il
qualunquismo prendano piede facilmente, e siano causa o del voto di
protesta o dell’assenteismo.
I
media non possono che registrare - ed enfatizzare – le situazioni
di degrado delle competenze, del merito, del peso della burocrazia;
le vittime sono la passione civile –col conseguente rifiuto della
politica- e lo scetticismo verso l'unica meta che darebbe futuro di
sviluppo, l'Europa. Nell'attesa della normalità per cui avremo -
chissà prima o poi - una legge come in Francia, Gran Bretagna e Usa
che duri per decenni, ora bisogna saper bilanciare i messaggi al
Paese, e a una opinione pubblica confusa, indicando delle priorità.
Il
Ministro Calenda, sostenendo, come Napolitano, che non è tempo di
elezioni, ha in mente la debolissima e incipiente ripresa da
difendere. Attorno a noi si muovono le opinioni pubbliche europee,
quelle dei Paesi in attesa di elezioni - Francia, Germania - e quelle
dell'Est che protestano.
Intanto
è insediato in USA un Presidente legittimamente eletto, che può non
piacere a molti ambienti ma che è legittimato dalla democrazia.
Anche da quel fronte giungono provocazioni che riguardano il nostro
futuro, come Paese europeo, come Unione.
E
questa celebrerà in marzo a Roma il Sessantesimo di quei Patti che
fino ad ora ci hanno reso una potenza economica più grande di quella
nordamericana.
È
tempo che gli attuali Capi dei Paesi europei si mettano "in
competizione" coi loro predecessori e Padri Fondatori per
completare il processo di unificazione.
Anche
i 50 Stati USA non hanno la stessa velocità...
Di
volta in volta si invoca un unico ministro dell'economia, una unico
ministro della difesa; Maastricht è stato definito da un politico
sinceramente europeista un trattato ‘cretino'. Forse il contesto
transoceanico può spingere verso un grande obiettivo finora mancato:
gli Stati Uniti di Europa. Ma sono molti i partiti euroscettici e
avversari dell'Euro! Le prossime campagne elettorali (e i minacciati
referendum) avranno questi argomenti, raccontati con le
approssimazioni e le "bufale" propagandistiche
continuamente urlate. Non dobbiamo nasconderci che non mancano motivi
per tale propaganda: l'immigrazione non governata e la paura del
terrorismo. E la crisi economica non ha ancora finito di "
mordere" la gran parte delle famiglie che hanno in casa giovani
disoccupati, anziani fragili o persone bisognose di servizi. Fin
troppo facile mettere sui piatti della bilancia queste situazioni.
Mi
chiedo perché il 45% dei nemici dell'UE (secondo i sondaggi) si
mobilita con tanto successo e il 55% dei convinti di quanto ci serva
l'Europa Unita non dispieghino altrettanta capacità persuasiva e
decisiva.
Ciascun
Paese - fosse anche la Germania - sarebbe un vaso di coccio fra i
giganti: Xi Jinping, Trump, Putin. L'Europa, forte economia, non
avrebbe nessun peso politico. Lo sguardo "fuori", cioè la
politica estera, non può essere estranea alla politica interna e la
finestra europea sul Mediterraneo e Nordafrica finalmente - forse-
dimostra quanto sia determinante per la tenuta dei Governi.
L'incontro di Malta e la operatività del Ministro Minniti stanno
dando una svolta all'enorme problema della migrazione (secondo gli
Osservatori internazionali sono 70 milioni i migranti che si spostano
nel mondo!), ma la molestia avvertita dai cittadini non è ancora
sconfitta da una modalità organizzativa che tenga insieme diritti
umani e diritti dei cittadini.
Per
acuire quella specie di rancore sociale che si insinua nella
propaganda politica non sono mancate nemmeno le proteste dei
cittadini vittime del terremoto. Previdenza e competenza per
programmare la difesa vera del territorio sono legate a scelte
politiche preveggenti (per esempio non abolire le Province prima che
siano abrogate dal testo costituzionale).
Populismi,
nazionalismi, protezionismi: questi ismi continuano a nuocere,
mancando una strategia di lunga visione. Questa è frutto di studio:
della storia, della geopolitica, della politica passata e dei suoi
risultati, della economia, della sociologia...
Per
governare non bastano movimenti nuovi ma senza radicamento: questi
usano slogan senza contenuti elaborati di lunga lena. La Rete, come
le primarie o le parlamentarie improvvisate, non creano empatia con
l’elettorato più vasto e fuori dai propri cerchi magici o meno.
È
responsabilità primaria e fonte di identità dei partiti la
selezione della classe dirigente, coerente con il profilo che si
assume nei propri organi decisionali.
La
politica, squisita attività di relazione umane, deve incarnarsi sui
territori e nel confronto con le persone. Nessuna legge elettorale,
in quanto semplice architettura, può appassionare i cittadini che
meritano di conoscere da vicino i propri rappresentanti per poterli
controllare e giudicare, in attesa del successivo turno elettorale.
Non si impara a governare sulla pelle dei cittadini: bisogna essere
già “imparati” per esercitare le funzioni rappresentative. I
Romani ci hanno insegnato tutto ed anche come accedere alle cariche:
si seguiva il "cursus honorum". Vale in tutto e per tutti,
ovviamente. Proviamoci!
27
GENNAIO
GIORNATA
DELLA MEMORIA
GUAI
DIMENTICARE!