lunedì 13 luglio 2015

MIX Newsletter / Luglio 2015 / Editoriale


DOVE (COME) ERAVAMO 

Pianto greco. Nello stesso giorno due immagini riportate dai giornali mi hanno commosso: il pensionato greco, in pianto, seduto per terra davanti ad una banca e un bambino filippino seduto ad un tavolino di fortuna, sotto un lampione, che fa i compiti. Disperazione e speranza dovuti al contesto sociopolitico in cui vive la maggior parte dei cittadini di questo nostro pianeta, che è poco più che “un’isola che ci fa tanto feroci”. Toccherebbe alla politica e alle sue relazioni interne e internazionali modificare i comportamenti che stanno distruggendo la vita dei più deboli.
Quando i Padri fondatori pensarono un sogno - l’Europa unita - lo videro come strumento di pacificazione e di solidarietà. Si presero le loro responsabilità, anche con il rischio dell’impopolarità, perché tocca ai leader guidare i fenomeni epocali e non fare proclami populisti. In questi giorni quanto è accaduto in Grecia è occasione di molteplici riflessioni, anche contraddittorie e, in qualche caso, ambigue. Per i Paesi che hanno fatto i loro “compiti a casa” (che brutta espressione!) non poteva essere facilmente assecondato il referendum chiesto da Tsipras, perché ai propri popoli erano stati chiesti sacrifici (Italia, Irlanda, Portogallo, Spagna). Inoltre una vera classe dirigente non avrebbe dovuto “ribaltare” sul popolo una scelta che toccava a chi era stato eletto per guidare i greci fuori dalla crisi, senza far pagare agli europei le promesse elettorali. Tuttavia l’Europa avrebbe dovuto trattare all’origine la questione greca con ben altra visione. Dei veri leader avrebbero dovuto considerare cosa sarebbe accaduto se un paese – il paese culla della nostra civiltà – rischiava di divenire il capofila dell’antieuropeismo.  Ho trovato commoventi alcuni importanti interventi di intellettuali  - filosofi, grecisti, storici e  scrittori - a difesa e in onore dell’Ellade  “patria comune”. Chissà se tecnocrati e politici ricordano il significato di “pianto greco” e si sono emozionati… 
Pericle, Temistocle, Socrate consolidarono la democrazia con il rispetto delle leggi: regola perfino più importante della vita, perché derogare significa introdurre disordine nella società. Vorrei sperare che lo shock greco sia un forte stimolo a ritessere un sogno. Ne avessimo avuto bisogno, abbiamo avuto la controprova che non può essere l’economia a determinare la politica: deve essere il contrario, e imparino anche le discepole di Kohl! Pensiamo che il grande statista avrebbe proposto un referendum ai tedeschi, per chiedere se erano favorevoli alla unificazione con la DDR?
Purtroppo anche le nostre opposizioni hanno mostrato una visione miope. La storia ha insegnato che le sfide e i conseguenti successi si ottengono con una grande coesione e senso di unità nazionale. Abbiamo superato stagioni tragiche con il PCI che, benché all’opposizione, quando è stato necessario, non ha fatto venire meno il sostegno al governo. Andreotti - con un monocolore! - ha superato una drammatica crisi finanziaria con il Parlamento che ha acconsentito (se avesse fatto un referendum?).
Ora tocca all’opinione pubblica - ben informata da media che propongono approfondimenti e analisi chiare - invocare una traiettoria che porti alla federazione degli Stati Uniti d’Europa. La moneta unica ha certamente messo al riparo gli stati più deboli da incertezze e fluttuazioni finanziarie, ma non ha unificato i popoli, tradendo, in un certo senso, quel disegno di pacificazione che da Ventotene ha attraversato le stagioni di tutte le nostre democrazie. 
L’Italia, che ha avuto un ruolo decisivo all’origine del movimento unificante, deve riprendere l’iniziativa. Renzi, fin dall’inizio del suo mandato, ha annunciato di voler far cambiare verso anche all’Europa. Noi siamo spesso vittima di quei partner nordici che contrastano abitudini, prodotti e i metodi mediterranei. Il rancore verso questa Europa è diffuso al Sud almeno quanto la sfiducia del Nord. Servono veri statisti utopici per costruire l’integrazione; e come li coltiviamo? Non lo sono certo quelli che definiscono “terroristi” i creditori che hanno impegnato i risparmi di cittadini europei per aiutare Atene. Ciampi, vero statista europeista, affermò che non si può fondare l’integrazione solo su una gamba, anche se fondamentale, quella della moneta, e ha suggerito un fondo unico taglia-debiti. L’integrazione sarà possibile quando saranno messe davvero in comune le prassi politiche di una democrazia partecipata e rappresentativa.
L'Europa, ma anche gli equilibri mondiali, devono impegnare con più intensità e incisività Parlamento e Governo. 
L'ISIS si sta espandendo viralmente senza che ci sia corrispondente allarme. Che ci siano giovani attratti da una disciplina di vita orrenda, votata alla cieca crudeltà, ma vitalizzata da un intenso indottrinamento, non impensierisce? 
Serve lungimiranza, profonda padronanza della storia e di geopolitica, per essere all'altezza delle sfide nazionali e internazionali. Ai giovani dobbiamo incutere il desiderio e l'orgoglio di partecipare all'arena della sana politica. È la via per rendere più vivibile il mondo! 
Ovviamente il nostro governo potrà farsi valere nelle sedi comunitarie in base alle competenze che sa esprimere, alla fermezza nella capacità decisionale, alla sincera passione europeista che deve portare con sé, avendo alle spalle il consenso del popolo italiano. I nostri giovani, ormai cosmopoliti per studi o per lavoro, comprendono quanto i confini formali siano antistorici. A loro dobbiamo una organizzazione dello Stato più moderna e più armonica, rispetto alle necessità di decisioni rapide, trasparenti e comparabili con quelle che incontrano fuori dai nostri confini. In Parlamento si stanno affrontando riforme che riguardano anche questi obiettivi. Il governo trovi il modo di ottenere un dialogo franco e tempestivo con il Parlamento per completare le riforme avviate. Non si tratta di tornare  al “primo Renzi” ma, forse, di continuare con un “Renzi 2.0” che dimostri di recuperare storia, tradizione e competenze, perché la sua leadership si fondi su un riconoscibile disegno di europeismo, di democrazia partecipata, di solidarietà internazionale. (m.g)

MIX Newsletter / Luglio 2015 / Pensieri in viaggio


RICORDI
Mario D’Urso
Un gentiluomo che nella vita professionale, nell’esperienza politica e nelle relazioni personali e affettive ha reso un servizio al Paese. Un grato ricordo.
Micol Fontana
Un mito che ho potuto conoscere quando fui vicesindaco di Roma e mi dedicai anche  al settore moda. Ho potuto chiamarla “zia Micol” e seguirla in molte iniziative cui la sua età (ancorchè tarda: ci ha lasciato a 102 anni) non  creava alcun impedimento. Elegante, affascinante come può essere una donna che non rinuncia mai alla femminilità nonostante il piglio di comandante! Non la dimenticherò. 

MEMORIE
Srebrenica
11 luglio 1995,  eccidio di ottomila musulmani  da parte dei  Serbobosniaci. In quei giorni  ero presente, in quella martoriata terra, per un programma della CRI.  E’ doveroso proporre continuamente  la memoria perché tali crimini contro l’umanità non si ripetano più.
Alex Langer
Il 3 luglio 1995 si interrompeva la vita terrena di un idealista visionario. Fortunatamente le sue idee sono andate avanti e mi auguro che molti giovani possano leggerlo e imparare ad alimentare i sogni, che rendono maturi e consapevoli i cittadini delle loro responsabilità verso se stessi e la comunità. Conservo il ricordo di una amicizia profonda. 

ONORE
Giorgio Napolitano
Ha ricevuto il Premio Kissinger. L'unico non tedesco e non americano ad essere stato insignito del prestigioso premio Henry Kissinger dalla Accademia statunitense a Berlino. Un bel contrappasso ricevere il riconoscimento dallo stesso Kissinger che definisce Napolitano "il mio comunista preferito", ma che a suo  tempo non avrebbe avuto il visto per gli USA. 

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