sabato 23 agosto 2014

Quotidiano Europa / 22 agosto 2014


150 anni 
di Croce Rossa: 
anche le guerre 
hanno limiti?

A Ginevra, esattamente 150 anni fa, il 22 agosto 1864, nasceva la Croce Rossa, con la firma della Convenzione che è origine e fondamento del Diritto Internazionale Umanitario. Dalla intuizione dello svizzero Henry Dunant, che aveva assistito alla cruentissima  battaglia di Solferino e San Martino,  è nata l'idea che il ferito in guerra non è più un nemico ma solo un uomo: "tutti fratelli!" ripeteva Dunant. Cosicché il principio di Umanità, Neutralità (con Volontariato, Unità, Imparzialità, indipendenza e Universalità, principi fondamentali di Croce Rossa) sconvolsero le regole del codice marziale fino ad allora vigente. Le altre quattro Convenzioni di Ginevra chiedono agli Stati sottoscrittori di non violare mai i feriti in guerra, i civili non combattenti, non torturare e trattare alla pari dei propri soldati i prigionieri, e di non sparare sulle navi e su tutti i mezzi sui quali campeggia il simbolo della Croce Rossa, una croce rossa in campo bianco (il rovescio della bandiera della Svizzera, il Paese che ospita da  allora il Comitato Internazionale di Croce Rossa.

Il Diritto Internazionale Umanitario si è arricchito nel secolo trascorso, ma la storia - e soprattutto la cronaca - recente segnala la insufficienza delle norme, la impotenza delle Corti internazionali a sanzionare le violazioni e la fragilità degli organismi sovranazionali cui gli Stati hanno ceduto sovranità per gli interventi di peace keeping e peace empowerment.

La guerre della fine del secolo scorso e quelle che sono in corso in questi giorni hanno dimostrato come quei limiti posti ai conflitti non sono più rispettati. Certo non li rispettano i movimenti integralisti che non solo non possono aver ratificato le convenzioni ma contestano la stessa struttura della convivenza tra i popoli, che non corrispondono al loro credo religioso, che non rispettano l'unico vero dio e i suoi precetti. Condivido Galli della Loggia: serve un principio di realtà per guardare in faccia i tragici eventi che ci circondano e che ancora non suscitano reazioni condivise. Siamo in una "guerra mondiale a pezzi" se anche nei nostri Paesi ci sono giovani che scelgono di immolarsi con i guerriglieri ISIS, contro non solo l'ateo Occidente,  ma tutti "gli infedeli"?  Ed è un conflitto che deve essere riconosciuto: "se uno mi ammazza perché io sono sciita, cristiano, o ebreo, o "infedele" e io cerco di difendermi colpendo a mia volta, cos'è questo se non un conflitto religioso?" si chiede Galli della Loggia. Il Papa ha mandato il suo delegato non solo ai cristiani; anche agli yazidi, a tutte le minoranze. Francesco vuole ricordare la comune fratellanza degli uomini.
Sono cambiati parametri culturali, politici e perfino militari. Deboli anche i Servizi più famosi al mondo di fronte a nemici che si mimetizzano tra di noi e non temono la morte, quando addirittura non la cercano "eroicamente".

Il presidente del Comitato Internazionale di Croce Rossa  insieme al Presidente della Confederazione Elvetica, che lo ospita a Ginevra, in occasione del centocinquantenario lanciano un invito, un appello. Nell'autunno 2015 si svolgerà a Ginevra la Conferenza Internazionale cui partecipano gli Stati ed è la sede appropriata per un Forum Internazionale per i Diritti Umani. Affermano che si tratta di riflettere sulle inedite esperienze per cercare "misure necessarie a rafforzare il rispetto dei diritti umani (...). Perché le nuove forme di guerra (per esempio in materia di tecnologie) siano rette dal Diritto Internazionale Umanitario e non viceversa (..) per indagare su quale strumento fosse adeguato per poter reagire in caso di gravi violazioni del Diritto Internazionale Umanitario, e quale fosse un meccanismo per indagare sulle cause di tali violazioni".

È un'occasione da non perdere. L'Italia, tra i fondatori della Croce Rossa, sia in prima fila. 

Mariapia Garavaglia

#Europa #Erbil

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