sabato 27 giugno 2015

MIX Newsletter / Editoriale / Giugno 2015



VIVA LA REPUBBLICA

Dalla festa di popolo con la sfilata del 2 giugno e il sorriso di Astrosamantha siamo piombati in una atmosfera buia con le polemiche sui migranti profughi - non immigrati clandestini - gli scandali della politica affiancata da "mafia capitale" e l'abbandono dell'impegno civico con un astensionismo elettorale preoccupante. Metà dei cittadini elettori ritengono ininfluente il loro voto per scegliere i loro rappresentanti nelle istituzioni. 
Alle polemiche sulla politica interna si sono sommate, con qualche ragione - purtroppo - quelle sull'Europa. 
I Padri fondatori avevano concepito un'unione di Stati per risolvere i problemi che, ciascuno da sé - dopo le guerre e per impedire altre guerre - non avrebbe potuto affrontare. Ora, invece di essere parte delle soluzioni si propone ai popoli come matrigna. La crisi greca all'origine sarebbe stata aggredibile con un deficit simile a quelli di alcune Regioni e invece si è abbattuta sul popolo greco una vera tempesta economico finanziaria causata da impegni richiesti quasi da 'usura' nel senso di usuranti per lo stesso sistema greco, al limite dell'abbandono della Comunità. Stesso comportamento poco lungimirante (come sono sempre le grettezze) per quanto riguarda la sua frontiera sud. Il Mediterraneo non è solo la frontiera sud dell'Italia ma di tutta l'Europa. 
Anche in Europa - come da anni in Italia - è mancata una visione di politica estera che fosse sostegno e garanzia di quella interna. Con la complicità dell'isolazionista alleato USA. Va cambiato registro da parte di tutti: politici, opinion leader, cittadini. 
È incomprensibile nella globalizzazione ormai così spinta e inarrestabile pensare di alzare le barriere delle frontiere. Semmai urge come dare visione con una strategia di lungo sguardo alle eventuali emergenze di ogni tipo, che si affacceranno. 
Anche la crisi è stata una emergenza che ci ha trovati impreparati e perciò è stata più lunga e pungente per i ceti più deboli. L'antipolitica e la mancanza di fiducia derivano dalla sensazione che non ci si stia preoccupando di loro.  
Non c’è dubbio che la drammatica vicenda dei profughi abbia molto impressionato l’opinione pubblica ed è stato facile su questo argomento suscitare trepidazione e paura tra la gente. Il problema è reale e va affrontato con gli strumenti utili e non fantasiosi perché sia nei mari che nei paesi nord africani ci sono situazioni giuridiche o di guerra che non rendono semplice la richiesta di rimpatrio o di respingimento. Siamo certamente in ritardo, perché dall’origine era chiaro che le situazioni di crisi sparse a sud del Mediterraneo avrebbero causato il fenomeno che viene descritto anche più ampio di quanto non sia. Le immagini ripetute - sempre quelle - rappresentano una “invasione” che non c’è. Tuttavia non si può non agire perché sia i cittadini che i migranti sono persone che hanno diritti da rispettare, ciascuno per la sua parte. Quello che non dobbiamo dimenticare, però, è che coloro che fuggono da morte certa, sono uomini e non cose o schiavi. Fortunatamente molti cittadini Italiani stanno esprimendo quella solidarietà che qualche politico non solo non vuole manifestare ma addirittura disprezza. 
Il principio di umanità è alla base di ogni legislazione e chi aizza contro questo principio prepara una base popolare che è difficile poi indirizzare verso valori di civismo. Non giova a chi è all’opposizione oggi preparare un terreno difficile da governare quando potrebbe trovarsi nella condizione di avere responsabilità di gestione. Il senso di responsabilità è mancato anche in molti partiti in questi ultimi tempi. Le continue divisioni interne e l’eccesso di personalizzazione hanno contribuito in maniera determinante a tenere lontano i cittadini dalle urne. 
Particolarmente grave è stato l’astensionismo a sinistra. A chi giova interrompere l’esperienza del governo Renzi? Non è forse meglio vincere uniti che perdere divisi? (sosterebbe Battaglia) 
Se il Paese non è vicino alle istituzioni è di tutta evidenza che il governo italiano è anche più debole in Europa. 
Drammatica e paradossale la reazione che sta venendo dai nostri partner europei. Mi sembra scandalosa l’idea dell’Ungheria di alzare un muro: non ricordano quella “cortina di ferro” che li ha tenuti lontani dai sistemi democratici e sviluppati fino a pochi anni fa? Evidentemente manca all’Europa un comune sentire: non si sente una comunità che costruisca gli Stati Uniti d’Europa, altrimenti avrebbe predisposto una strategia di breve, medio e lungo termine per affrontare le ondate migratorie che - inutile illudersi – continueranno. Secondo l’ONU si muovono sul nostro pianeta ben 60 milioni di migranti. Il nostro continente ha un deficit di natalità e sta invecchiando con la conseguenza della progressiva mancanza di forze lavorative. Una politica prudente e accurata avrebbe il compito di predisporre forme di integrazione perché intelligenze e risorse umane positivamente organizzate partecipino allo sviluppo del Vecchio Continente, che deve misurarsi con Paesi emergenti dal PIL che galoppa. 
Sono giornate certamente confuse sul piano nazionale e internazionale e si spiega anche l’incertezza, se non il timore per il futuro, degli Italiani. Perfino la scelta degli amministratori locali, che di solito suscita attenzione perché si tratta di un livello vicino ai propri interessi, non ha suscitato passione civile. I partiti devono fare una riflessione più approfondita rispetto a quanto si è potuto capire finora. 
E’ conseguenza del loro essersi ritratti dalle finalità proprie della loro funzione politica. Il PD si è affidato (e gli altri riflettano) alle primarie. Inutile ricordare le ultime tornate di cui forse ci si potrebbe anche vergognare ma secondo me conta per l’indicazione dei sindaci che ci sia un impegno diretto del partito nella scelta della persona che deve interpretare il programma, alla quale poi garantire il massimo sostegno. Roma docet. Per la Capitale la politica non può attardarsi perché gli Italiani hanno già dimostrato di apprezzare le scelte tempestive anche quando non sono popolari. 
Renzi deve riprendere lo stile col quale ha dimostrato che anche la politica sa decidere. Le primarie per i livelli istituzionali non posso prevedere candidati in contrapposizione dovendo presentare il programma del partito. Una pluralità di candidati configura una contesa quasi correntizia, da pseudo confronto congressuale. 
I partiti devono “mettere la faccia” con un candidato credibile perché di specchiata onestà - ma questa è una precondizione - di chiara competenza, umile nel servire e, se possibile, colto. Non è possibile non avere una pregressa esperienza e una accettabile conoscenza della propria storia. 
Anche in parlamento ci si accorge che manca una robusta conoscenza storica in molti eletti. 
Alla maturità di quest’anno pochi studenti hanno scelto il tema sulla Resistenza eppure si sta celebrando il settantesimo e se ne è parlato molto. 70 anni compie quest’anno anche la nostra Repubblica. Il suo avvio ha visto un popolo stremato dalla guerra ma attivo e appassionato che ha amato la Patria considerandola la forza su cui costruire il proprio futuro. Serve ripercorrere quella strada educando ai valori e dandone testimonianza a partire da chi ha più grandi responsabilità. 

Pensieri in viaggio / Giugno 2015


Galateo 
Lina Sotis dovrebbe aggiornare il manuale delle buone maniere in epoca di smartphone e di tablet. Non si deve obbligare i circostanti a “intercettare” tutti i fatti di lor signori… Non si dovrebbe messaggiare né  leggere tablet mentre si sta parlando con qualcuno; quando si è in chiesa o … al tavolo del governo o di una presidenza. Ancora meno scattare foto o selfie.  

Fashion 
Per le cerimonie in chiesa bisognerebbe vestirsi almeno come andare al Quirinale o da Obama! Bella la fotografia di Obama in giacca e cravatta davanti a un giovane primo ministro in maniche di camicia e con le mani in tasca. 

Conformismo 
Tutti con la camicia aperta e senza cravatta.  

MIX Newsletter / Giugno 2015