giovedì 15 ottobre 2015

MIX ROMANO


DARE UNA MANO A ROMA

Non se ne può più... 
Non c'è canale televisivo che non ripeta la storia del "marziano" Marino. E' diventato sindaco perché ha vinto le primarie! Bene: se si vuole, si può ripetere il copione. 
Prima ancora del "coccodrillo" politico è scattato il toto nomine per il commissario, per i candidati, ecc. ecc. C'è qualcuno che pensa che si aumenti l'audience? Al massimo si appassionano i soliti invitati ai talk show e i giornalisti addetti ai lavori. 
La politica e i politici se non riprendono il loro ruolo, con decoro e competenza, non interessano più, e da tempo: basta ricontrollare le astensioni! Non dice niente - a contrariis - che anche lo sport più corrotto (Blatter, Platini) e dopato (Lance Armstrong) invece non perde consenso? Perché rimane la passione e la speranza che si può contare su nuovi campioni e nuove stagioni (US Open). 
Alla politica manca la passione e l'appartenenza. E politici competenti. 
Bisogna ripartire da qui e non dalle primarie che (come le parlamentarie) mettono a confronto candidati a prescindere. Forse si potrebbero fare tra persone che possono esibire stessa competenza, stesso curriculum, ecc. Comunque tocca ai partiti ricostruire la fiducia, assumendosi la responsabilità della selezione della dirigenza politica, del programma da proporre all'opinione pubblica per farsi votare, per sostenere l'attuazione del programma. 
Le primarie dimostrano l'incapacità dei partiti di individuare i candidati idonei; e in tal modo si sprigiona la fiera delle vanità e dei dilettanti allo sbaraglio. Si invocano manager, imprenditori e persone che, comunque,  non hanno mestiere politico. 
Sì, mestiere, non professione. 
Questa bisogna averla, altrimenti si fa politica perché non si ha una occupazione. Dovrebbero, anzi, dedicarsi al Paese, ai vari livelli istituzionali, coloro che sono già professionalmente affermati, altrimenti per alcuni si finisce per pensare solo alla carriera, ai vitalizi... Anche questo, però, è un argomento da trattare più seriamente che con demagogia populista. 
La nuova classe dirigente, tuttavia, non si improvvisa; serve l'affiancamento, l'esempio, la testimonianza, il consiglio, una specie di tirocinio in varie fasi e situazioni. 
Ci sono consulenze naturali e gratuite, per esempio gli ex parlamentari (c'è una Associazione). 
È che si è istillato nell'opinione pubblica un sentimento anti ex, come se fosse una colpa essere stati eletti dal popolo italiano. Io ne sono molto fiera. 
En passant, varrà la pena di ricordare che tra le personalità più ragguardevoli, veri esperti dei vari settori, sul piano nazionale e internazionale, si annoverano ex parlamentari.. Ci sono tante brave persone, ci mancherebbe! 
Ma non basta, perché l'onestà è prerequisito e non il solo requisito per assumere responsabilità pubbliche. È il rispetto dei cittadini, della dignità delle istituzioni e di se stessi che esige competenza, lealtà, rigore, austerità.  
La città di Roma, la capitale del Paese, merita rispetto, considerazione, responsabilità da parte dei partiti che esprimono i suoi amministratori. Ho conosciuto quanto bisogna amarla, conoscerla nel profondo, servirla senza sosta. È un grande onore. 
Il Campidoglio è meta di ogni personalità che giunga in visita, formale o privata, a Roma, ma è anche la casa dei Romani che scalano il Colosseo per protestare o si incatenano al Marco Aurelio per chiedere una casa, o delle  associazioni  che vogliono far sentire la loro voce. 
Non serve la captatio benevolentiae andando in bici o a piedi per la città. Piuttosto occorre usare i mezzi  che fanno lavorare meglio, che fanno risparmiare tempo nei trasferimenti, non creino impacci ai collaboratori, alle scorte, consentano di conoscere meglio la città. 
I cittadini apprezzano la soluzione dei loro problemi più che demagogiche performance.  
A Roma bisogna stare negli eventi mondani e visitare le borgate, stare vicino nei dolori familiari o condividere le gioie: celebrare matrimoni e assistere a funerali, di eroi o di poveracci. 
Non basta essere magistrati o rappresentanti della cosiddetta società civile (come non mi piace questa espressione!). 
Abbiamo esempi in abbondanza per evitare errori. 
Per ora il problema riguarda il commissariamento. 
L'imminente Giubileo non deve essere strumentalizzato per giochi che la politica non sa condurre  e che possono solo irritare ancor di più Oltretevere. I commissari devono essere nominati secondo le norme vigenti e il futuro deve essere organizzato con fair play tra le forze politiche, perché Roma, per tutte loro, non è un boccone facilmente digeribile. 
A qualsiasi candidato gioverà ripartire dopo la cura del commissariamento, per cui sarebbe utile non inquinare il Giubileo con la campagna elettorale e attendere il 2017 per le elezioni. 
Si ricordi la vicenda di Bologna dove un commissario della qualità di Anna Maria Cancellieri ha preparato il terreno per l’ordinata successiva amministrazione. 
So bene che sarebbe una lunghissima campagna elettorale da ora ad allora; ma possiamo immaginare i comizi e le attività di campagna elettorale, nel bel mezzo del Giubileo?! 
Credo serva un' intesa per una norma che lo consenta. 
Infine la politica si riprenda dignità:  le gogne che negli ultimi mesi e giorni hanno infangato persone e istituzioni sono intollerabili e indegne del minimo senso civico. 
Marino esce di scena e non sia inseguito da giudizi di piazza. Se c'è qualcosa di rilevante per i magistrati, c'è tempo e luogo per intervenire. Che ci siano tifosi e avversari appartiene alla dialettica. 
L'insulto e le umiliazioni sono, invece, ingredienti perfetti per diseducare alla passione civile e imbarbarire la società. 
Gassman ha suggerito come dare una mano a Roma. Non credo sia solo un'esortazione simbolica. 
Se ciascuno di noi pulisce davanti a casa, non sporca per terra, non sosta in seconda fila, rispetta le regole, avremmo una città diversa, che ci innamora e che ameremmo e che renderebbe i suoi amministratori orgogliosi e responsabili di tanto valore. (m.g.)

martedì 6 ottobre 2015

MIX Ottobre 2015 / Editoriale


EUROPA, EUROPA

Il fenomeno migratorio - non preventivato in tale dimensione dai politici - è la prova a fortiori di quanto non ci sia una Unione Europea e quanto sarebbe stato utile, invece, uno Stato federale europeo. Per 500 milioni di cittadini europei "l'invasione" di un paio di milioni di disperati, che cercano sicurezza di vita, non avrebbe creato nessuna delle situazioni che siamo costretti a registrare. 
Grave, innanzitutto, che dopo aver direttamente o indirettamente causato le guerre in atto in Medioriente, gli Stati occidentali non abbiano previsto, programmato e organizzato il da farsi. Tutto perché per decenni si è lasciato assopire lo spirito costituente dei Padri fondatori e, forse, perché c'è stato un allargamento eccessivamente accelerato, verso popoli che non erano stati formati democraticamente con i valori condivisi, ma solo ansiosi di entrare in uno spazio economico e monetario. 
Senza fisco comune, leggi comuni, politica di difesa e estera, unica e unitaria, la UE sta languendo, al punto da consentire agli scettici e agli avversari, di suscitare il dubbio che l'Europa sia inutile e dannosa. I comportamenti di chi pretende di dare "compiti a casa", o di prevedere la Grexit, o di accettare la schizofrenia inglese sono i virus immessi nella marcia verso gli Stati Uniti d'Europa. Se si vorrà essere protagonisti sulla scena planetaria non potranno essere tollerati nazionalismi, gelosi della "sovranità nazionale". Questa non è rispettata dalle grandi e gravi crisi internazionali, sovranazionali. Non bastano più nemmeno gli Organismi attuali, nati nel secolo scorso, quando il pianeta aveva ben altra configurazione economica e di potenze militari. Papa Francesco si è presentato agli Americani, nel saluto alla Casa Bianca, come figlio di una famiglia di immigranti, quelli che hanno partecipato a rendere sviluppato e ricco il nuovo continente. Usa e Germania hanno costruito la loro potenza sulla immigrazione.
I cambiamenti in atto sono continui e alcuni più accelerati di quanto ci si aspettasse: Cuba, Iran. Non tutto, come si suol dire, è oro che luccica. Anche per quello che accade in casa nostra. 
Non c'è dubbio che il Governo Renzi ha impresso all'agire politico il segno della novità, della velocità, con il rispetto delle scadenze che promette. C'è, tuttavia, una modalità per raccontare la politica attuale che non sembra fatta per informare nel merito. Non si tratta solo di contestare la spettacolarizzazione di alcuni talk show, per cui poco si spiega e molto si cerca di apparire. È il venir meno della funzione divulgativa e promozionale dei centri periferici dei partiti, perché ci si affida molto ai social media e alla visibilità dei leader. 
Il risultato è la facile polemica secondo cui "ai cittadini non interessa l'articolo 2" - ed è vero - ma nei fatti non si raccontano bene nemmeno le riforme che interessano i cittadini. Un esempio la "buona scuola": mai come ora la autonomia scolastica è stata davvero riconosciuta e fornita di mezzi. Se non si conosce, si impianta una preventiva difficile applicazione. 
È il destino di molte riforme, nate male, perché i protagonisti sono divenuti spesso avversari interni. Urge un "magistero orale" da parte degli eletti, in tutte le occasioni in cui si possono incontrare i cittadini, anche se il rapporto può essere difficile; questi imparano a conoscere gli eventuali futuri candidati nella quotidianità dell'impegno e non per la breve parata delle campagne elettorali e - peggio ancora - delle primarie o parlamentarie. Si vince l'antipolitica col contatto, il controllo sociale. 
In questa legislatura più di 220 parlamentari - di tutti i partiti - hanno cambiato casacca! Evidentemente non erano arrivati da convinti militanti, legati a un ideale, consapevoli che ciò comportasse disciplina, stare in panchina, appagarsi del grande ruolo di rappresentanza democratica ottenuta dai cittadini... curiose certe censure sul "mercato" dei parlamentari. Chi di mercato ferisce - certificato in aule giudiziarie - di mercato perisce... ma è una indecenza. 
Altro danno che viene dalla evanescenza dei partiti. Come siamo lontani da quanto scriveva sul Popolo del 12 dicembre 1943, Alcide De Gasperi: "Lavoriamo in profondità, senza ambizioni particolaristiche, con alto senso del dovere, non curanti delle accuse di essere troppo a destra o troppo a sinistra, secondo il linguaggio convenzionale della superata topografia parlamentare. In realtà ogni partito realizzatore sta al centro, fra l'ideale e il raggiungibile, fra l'autonomia personale e l'autorità dello Stato, fra i diritti delle libertà e le esigenze della giustizia sociale". Non osino mettere in un Pantheon su misura De Gasperi quei partiti che non capiscono nemmeno questo pensiero dello statista trentino! Non lo imitano certo quei politici che arruolano i propri familiari come diretti collaboratori con rispettabili emolumenti. 
Maria Romana, segretaria del Presidente, non riceveva alcun compenso, perché secondo De Gasperi sarebbero stati troppi due stipendi, nella stessa famiglia, a carico dei cittadini. Divenuto leader, già anziano, ha pensato e agito da giovane, sognando in grande e guardando lontano, ai diritti delle generazioni future. 
Il primo dei quali è vivere in pace. Per questo più che una comunità monetaria, voleva una Comunità Europea di Difesa - la CED - ma morì col dispiacere di aver constatato che nonostante i guai della guerra i nazionalismi faticavano a ridimensionarsi; proprio come oggi! "Quello che ci volle - rifletteva De Gasperi - per fare un'Italia, dove ogni città nei lunghi secoli di servaggio aveva appreso a detestare la città vicina bisognerà fare per l'Europa. Si parli, si scriva, si insista, non ci si dia tregua: che l' Europa resti all'ordine del giorno". Lo Statista ancora affermava che "per unire l'Europa è forse più necessario smobilitare che costruire: disfare un mondo di pregiudizi, di pusillanimità e di alterigie, disfare un mondo di rancori". Smobilitare e costruire è il tempo che attraversiamo. Mi si è delicatamente rimproverato di non contestare certe “riforme” che stanno procedendo (spero!) nel nostro Paese. Il fatto è che siamo rimasti incartati per troppo tempo e quindi sentire entusiasmo, voglia di scrostare meccanismi, che bloccano la democrazia invece di vitalizzarla, mi fa sperare in una ripresa di civismo. 
Se la politica funziona, poi sarà in grado di correggere gli errori, con lo stesso coraggio e tempestività. È sempre possibile galleggiare e attendere ancora anni, dopo che abbiamo alle spalle una serie di fallite Commissioni Bicamerali e di sinedri di saggi e costituzionalisti nominati dal Capo dello Stato. Un tentativo nemmeno tanto mascherato è di porre le assemblee parlamentati di fronte a milioni di emendamenti. Un sistema democratico non decidente non serve i cittadini che hanno il diritto di veder riconosciuti i loro bisogni con la stessa celerità con cui si presentano. Sul piano internazionale - soprattutto europeo - serve dimostrare che l'Italia si riforma. Bisogna tornare alla politica; lo ripeteva spesso Einaudi che "bisogna conoscere per deliberare". I dati sono eloquenti: si può barare nell'interpretarli ma rimangono lì e giudicano le improvvisazioni, le superficialità, le ignoranze. 
Qualche volta i politici, quasi per avvalorare il rispetto dei dati, scelgono tecnici per governare. Che si sia constatato che non funziona, ormai è certo. Anche la DC era ricorsa agli "esterni" ma si è capito che la politica "non si rifà la faccia" con le scorciatoie. Solo la motivazione sostiene l'impegno. 
I laburisti affidano a un leader di 66 anni il rinnovamento del partito. In Catalogna c'è una grande partecipazione al voto di coloro che hanno un sogno da realizzare. Purtroppo gli altri rimangono a casa... così vince il populismo, che è irrazionale ma alimentato da progetti ancorché illusori. Che sarebbe la Catalogna senza Spagna, fuori dall'Europa? 
C'è una contaminazione, che può diventare contagio infettivo, se non si sostengono i cittadini con la testimonianza della buona politica. La politica è un'attività tremendamente seria, perché deve offrire soluzioni ai problemi del cittadini, con una visione ampia, una visione del mondo. 
Sia con l'enciclica Laudato sì che coi discorsi nel suo pellegrinaggio americano, Papa Francesco non ha mai fatto proclami politici, piuttosto ha richiamato ciascuno a specifiche responsabilità - i governanti alle loro - perché il mondo è interconnesso e non c'è modo di evitare che i comportamenti di ciascuno non lascino traccia e non creino conseguenze sulla vita di tutti gli altri. "Vivir para servir, sin servir no es vivir": incredibile forza di una frase. Un programma. Viene da dire che chi si disinteressa completamente della politica è giudicato non una persona pacifica, ma inutile. (m.g)

Pensieri in viaggio / Ottobre 2015


Sconosciuti 
A Roma, morta da due anni e nessuno si è preoccupato. A Milano, in tre mesi cinque casi di persone morte e lasciate per giorni e mesi senza un gesto per richiamare attenzione. La solitudine è un danno collaterale in una società che non è comunità. E pensare che il vicinato è un elemento di sicurezza, se lo si coltiva, anche in una grande città. “ Se brucia la casa del tuo vicino la cosa ti riguarda e molto”. (Orazio) 

Giornate
Ci sono 127 Giornate - International Day - proclamati dall'ONU più 29 “speciali” proclamate in Italia. Ce ne sono alcune che condivido: servono a ricordare per noi smemorati che ci sono “fatti” che ci riguardano. Il 4 ottobre è la "giornata del dono". Bisognerebbe parlarne. Il dono ha un grande valore umano e anche economico. Gli economisti lo sanno. Vale lo stesso per il 2 ottobre “festa dei nonni”: che prezioso dono i nonni! 

Bandiere
Sporche! Avevo firmato una legge per preservare il decoro della bandiera. Chi ha l'obbligo di esporla dovrebbe averne diverse copie per poterle lavare spesso!

MIX Ottobre 2015