EUROPA
DIVISA.
QUANTO DOLORE!
Una
settimana di passione interna e internazionale. Precise, pesanti,
coinvolgenti le parole del Presidente Mattarella: "gli ultimi
gravissimi attentati di Bruxelles confermano tragicamente che
l'obiettivo del terrorismo fondamentalista è la cultura di libertà
e democrazia (...). Va ribadita la ferma convinzione che la risposta
alla minaccia terroristica deve trovare saldamente uniti i Paesi
dell'Unione Europea. Occorre affrontare questa sfida decisiva con una
comune strategia, che consideri la questione in tutti i suoi aspetti:
di sicurezza, militare, culturale, di cooperazione allo sviluppo. In
gioco ci sono la libertà e il futuro della convivenza umana".
Di
questo si tratta. Di assenza di comuni standard di intelligence, di
sicurezza, di difesa. L'Europa che rinuncia al suo destino di essere
culla culturale di libertà e di democrazia, si sbriciola sotto
attacchi esterni - di guerra - e interni, di populismo
irresponsabile. L'Europa unita non consentirebbe nessun isolamento
dei singoli Paesi. Guai a invocare come rimedio il respingimento dei
profughi: la mancata politica strategica per governare il fenomeno ha
avviato il pericoloso sfaldamento dell'Europa. Il pareggio di
bilancio, il riordino delle banche, i tentativi di exit Paesi che
ottengono finanziamenti enormi ma che costruiscono muri non sono
utili per realizzare gli Stati Uniti d'Europa. I governi spieghino
alle loro opinioni pubbliche cosa comporterebbe "meno Europa"
nel loro futuro.
Una
striscia di sangue da Madrid, a Londra, Parigi, Bruxelles segna la
nostra storia. Mai tanto orrore dopo la seconda guerra mondiale. Che
efficacia nelle parole di Papa Francesco. I terroristi di Mollenbeck
sono il prodotto del fallimento delle politiche culturali, di
integrazione economica e sociale. E' invincibile un giovane fanatico
che non ha altro ideale. L'occidente ha molti esami di coscienza da
fare. Non è il buonismo da invocare ma serietà di proposta civica e
di regole che valorizzino la dignità personale.
Ci
commuovono particolarmente le vittime Italiane. Ma le nostre giovani
connazionali del programma Erasmus si sentivano cittadine europee,
come Silvia, vittima al Bataclan. Per quei giovani e per il futuro
della loro generazione serve un supplemento di politica di
collaborazione, di solidarietà, di chiarezza delle regole.
Come
accade troppo spesso, a ridosso delle tragedie, si accentuano le
misure di sicurezza, salvo allentarle in seguito.
Vale
per tutte le misure di protezione: dopo l'incidente in Spagna si
denunciano i mancati controlli sulla efficienza degli autobus, il
livello di abilità degli autisti, ecc. Ogni volta che le regole
vengono aggirate, i danni non tardano a manifestarsi.
Qualche
volta minori, più spesso di lutto e pianto.
Vicini
a tutte le famiglie colpite da immenso dolore, possiamo solo "darci
da fare" perché ciascuno, per la sua parte, sostenga ogni
iniziativa che contrasti la cultura della violenza e l'imbarbarimento
della civiltà. (m.g.)