VOTARE
Votare,
votare, votare. Solo col voto si è cittadini completi. E’ diffusa
la sensazione che aumenterà l’astensionismo per cui penso che non
dovrà essere minore l’impegno, per invitare a votare, di quanto ne
dedicheremo ai diversi candidati. Mi rendo conto che la compilazione
delle liste e il rilievo mediatico dedicato hanno suscitato critiche
quando non disgusto. Non nascondo che io stessa mi sono trovata in
difficoltà sia per gli esclusi che per gli inclusi, in tutte le
liste, e non solo nel mio partito. Passata a miglior riflessione non
ho potuto dimenticare che è sempre stato così, perfino quando
c’erano le preferenze, che attutivano le esclusioni dalle liste, in
quanto ciascuno era impegnato a trovare voti per sé e per la lista.
Accadeva che dalla Corte d’Appello uscissero perfino liste con nomi
modificati nella notte.
Niente
di nuovo sotto il sole!
Tuttavia
credevo che il mondo cambiato potesse aver cambiato anche le
relazioni politiche; non è stato così e la legge elettorale –
provvisoria per forza di cose – non ha migliorato la relazione fra
partiti ed elettorato. In effetti senza preferenze è difficile far
credere ai cittadini che possono scegliere! E anche rispetto ai
trasferimenti da territorio a territorio non siamo all’anno zero.
Per
favore non usiamo il pessimo e volgare termine “paracadutare”.
Ricordo che, se venivano invitati intellettuali come i professori
Lipari o Scoppola, la DC individuava collegi sicuri per garantirne la
elezione, anche se i nuovi candidati perdevano comunque qualche
migliaio di voti (così accadde, per esempio, con il sicurissimo
collegio veneto di Cittadella). Tutto sommato questo meccanismo rende
anche plastica la norma costituzionale secondo cui ogni parlamentare
non ha vincolo di mandato perché rappresenta interamente la
sovranità popolare. Trovo invece inutili i collegi esteri che sono
la negazione evidente della possibilità di rappresentare gli
elettori: se è difficile interpretare un territorio circoscritto,
sarà agevole rappresentare l’intero Sud America?
Da
nord a sud sono stata interpellata dove fossi candidata ma ho potuto
rispondere con la spiritosa espressione di Prodi: “rottamato, ma il
prezzo del rottame è salito”…
Come
è noto sono contraria alle primarie e alle parlamentarie, ma con
l’attuale legge elettorale, salvaguardate le personalità da
invitare a candidarsi, forse sarebbe stato meglio far scegliere
ancora tutti gli altri candidati con le parlamentarie. E’ piuttosto
stucchevole comunque andare a cercare le persone che hanno subito
disgrazie oppure che hanno notorietà da spettacolo, visto che la
politica dovrebbe esimersi dalla spettacolarizzazione e soprattutto
dare esempio di grande rispetto della dignità delle persone.
Ho
molto apprezzato Pietro Bartolo, medico di Lampedusa e il dottor
Roberto Burioni, divulgatore delle vaccinazioni, che hanno evitato di
essere “gli immediati”, rimanendo al loro posto, esercitando le
loro professioni, più utili di un seicentotrentesimo in Parlamento.
Lo dico amando io molto la funzione parlamentare.
Piuttosto
i partiti propongano programmi non velleitari che rischiano di
indurre ulteriori e peggiori disillusioni, ma si preoccupino di
togliere paure e placare rancore. Chiunque governerà dovrà guidare
un Paese che non può crescere, né economicamente né socialmente,
su macerie culturali.
E’
compito precipuo della politica saper leggere il futuro e far
immaginare alla popolazione quali sogni coltivare. Innanzitutto
presentare l’Europa unita come una patria comune: è la radice e
sintesi di tutti i valori di democrazia, libertà, diritti umani,
dignità personale. Sono questi i fondamenti per un futuro
rasserenato. La propaganda antieuropea riduce l’Italia a un piccolo
Paese che non può gareggiare da solo, nemmeno con la Germania,
figurarsi con gli altri colossi mondiali. I cinque anni di governo
col centrosinistra guidato dal PD, sia pure con diversi presidenti
del Consiglio, hanno mantenuto l’Italia nel consesso internazionale
ed hanno consentito al Paese con molte nuove leggi di riprendere la
corsa insieme con i partner. È certo che al Paese non giova demolire
il passato con una discontinuità istituzionale che rallenta i
processi e non aiuta a migliorare. Il Presidente Mattarella ha
ricordato che “l’orizzonte del futuro costituisce il vero oggetto
dell’imminente confronto elettorale. Il dovere di proposte adeguate
– proposte realistiche e concrete – è fortemente richiesto dalla
dimensione dei problemi del nostro Paese”.
Non
possiamo dimenticare che il futuro sarà costruito soprattutto dai
millennials, che voteranno per la prima volta alle politiche. Si
parla spesso di loro, ma occorre parlare con loro e, soprattutto,
ascoltarli. La partecipazione, che per una precedente generazione, la
mia - che aveva fatto della partecipazione quasi un mito, “la
fantasia al potere” - si suscita con l’entusiasmo, la pazienza e
l’umiltà del dialogo. Ancora il Presidente della Repubblica ha
affermato: “Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel
1999, che voteranno per la prima volta. Nell’anno che si apre
ricorderemo il centenario della vittoria nella grande guerra e la
fine delle immani sofferenze provocate da quel conflitto: in questi
mesi di un secolo fa i diciottenni di allora – i ragazzi del ’99
– vennero mandati in guerra nelle trincee. Molti vi morirono. Oggi
i nostri diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita
democratica”. Questa riflessione è importante perché corriamo il
rischio di dimenticare che, grazie alle generazioni che ci hanno
preceduto, viviamo nel più lungo periodo di pace del nostro Paese e
dell’Europa. In molte altre parti del mondo non è così, e per
votare si rischia la vita.
Non
manchino queste riflessioni ai leader politici che aspirano a guidare
il futuro del nostro Paese. Mi rendo conto che l’invito a votare si
scontra anche con un sistema elettorale che merita chiarimento. Si
vota con un sistema misto: in parte uninominale o maggioritario e in
parte plurinominale o proporzionale e l’elettore dovrà esprimere
il suo voto nelle due modalità, senza ricorrere al voto disgiunto,
pena l’annullamento della scheda.
Nel
sistema uninominale tutta la coalizione vota per il candidato scelto,
nel sistema plurinominale il voto è affidato ai sostenitori di quel
candidato del suo partito.
Chi
mi segue conosce la mia preferenza a favore del PD, ma saprò
suggerire anche altre scelte a favore di candidati di cui mi fido, e
che stimo, a quegli elettori che non votano PD. Rimango convinta che
per recuperare i cittadini alla politica si debba ripartire da
contatti veri - non virtuali - con la gente vera. I politici devono
saper ascoltare.
I
cittadini devono veder rispecchiata la propria vita in quella degli
eletti.
Se
sono degli “estranei” perché andare a votarli?