sabato 17 dicembre 2016

MIX Newsletter / Dicembre 2016 / Auguri


MIX Newsletter / Dicembre 2016 / Editoriale

COME A BETLEMME

L'icona natalizia della nostra infanzia è la rappresentazione della natività in una notte fredda e nevosa. 
Da adulti abbiamo appreso che il Medioriente non ha stagioni invernali come le nostre e tuttavia l'escursione termica notturna in zone semidesertiche è veramente pungente. A questo disagio stiamo constatando che sono sottoposte decine di migliaia di nostri concittadini delle zone terremotate del centro Italia. 
Il Natale è occasione propizia per paragonare gioia e giornate serene per chi ha famiglia, casa, lavoro... e la condizione degli "ultimi" a vario titolo: per malattia, miseria economica, degrado morale, persecuzioni religiose e tragedie belliche. Si tratta della condizione umana in questa "aiuola che ci fa tanto feroci" cui dedichiamo poca riflessione personale, perché altrimenti ci sentiremmo più impegnati a lasciare il nostro mondo migliore di come l'abbiamo trovato! 
Alla politica, che ha il compito di risolvere i problemi, di offrire una visione e di far coltivare la speranza, è venuta meno la sua nobiltà. La campagna referendaria si è incaricata di certificare quanto nel linguaggio, nei metodi e nel portamento stesso di molti politici, ai cittadini non è stato offerto un bel esempio di rispetto per le istituzioni, le quali rappresentano tutti i cittadini e non le forze politiche. Purtroppo questo atteggiamento è stato confermato rifiutando il colloquio istituzionale per preferire la chiamata in piazza degli elettori. 
I partiti - e non solo la Costituzione che hanno voluto difendere non accettando la riforma - sono lo strumento principe per organizzare il consenso dei propri sostenitori attorno a programmi noti, chiaramente perseguiti e onestamente interpretati. Le conseguenze di comportamenti - più caratteriali che politici - post referendum hanno causato una crisi di governo la cui rapida soluzione è merito della generosa competenza e lealtà istituzionale del Presidente Mattarella. Non è detto che in Parlamento le forze politiche, come si è detto, ne mostrino altrettanta ed anzi non si servano della più alta forma di rappresentanza democratica per mediocri interessi contingenti. Le vittorie elettorali effimere lasciano rovine istituzionali per cui sembra davvero incredibile che chi agita vento oggi non tema di raccoglierà tempesta domani. 
La democrazia, per definizione, consente alternanze di governi; chi distrugge oggi le architravi delle istituzioni se le troverà terremotate domani, quando dovrà assumersene la responsabilità. Il governo Gentiloni merita il rispetto che la Costituzione prevede e il sostegno nelle scelte che non sono legate a priorità di parte; segnatamente il ruolo in Europa dell'Italia, Paese fondatore; la reputazione internazionale al G7; il riequilibrio di una parte d'Italia, perché il Sud non è "a perdere". 
Ci sono problemi che rimangono gli stessi per tutti i governi che si alternano e che se non si risolvono con una responsabilità nazionale unitaria si cronicizzano e divengono costosamente irrisolvibili per tutti. 
Il civismo nel rispettare le città è una bella prova per tutti: non sono problemi di Raggi, Sala o De Magistris. La tratta delle donne immigrate nelle strade è un crimine di sfruttamento, di organizzazione criminale che non può essere impunito, perché lo Stato ne diviene complice. Non è credibile uno Stato che non risolva il problema dell'accattonaggio molesto, del commercio abusivo di merce contraffatta, ecc. I cittadini vedrebbero e riconoscerebbero che lo Stato è utile perché c'è, e interviene. 
Durante la campagna referendaria si ripeteva che i cittadini avevano ben altri problemi che votare la riforma! Ebbene le regole che servono a decidere più velocemente e a far distinguere meglio le responsabilità a tutti i livelli, sarebbero state utili a risolvere alcune difficoltà dei cittadini. Di questo non si è parlato. 
Molto si discute di immigrazione. Tema vero e sempre caldo. Mi trovo spesso a ragionare con interlocutori cui chiedo di immedesimarsi nei panni di chi vive sotto le bombe, dei genitori che vorrebbe un futuro per bambini destinati a morire di fame e di malattie e capisco anche, però, le obiezioni di chi ricorda le difficoltà degli Italiani. 
Urge non solo in Europa ma innanzitutto in Italia un vero programma di integrazione per gli aventi diritto e di rimpatrio per gli altri. 
La solidarietà è un valore indispensabile per far vivere la democrazia, non è buonismo, ma deve essere organizzata. 
Naturalmente rimane inaccettabile il comportamento di quei Comuni che addirittura si oppongono alla accoglienza "coi forconi", le moderne forche caudine che violano la dignità di chi le mette in pratica. 
Ce n'è Uno che, per essere il migliore di tutti, è stato rifiutato da ogni albergatore ed è nato in una grotta; l'avrebbero ammazzato in culla, se non avesse preso la strada della fuga in Egitto... Da quella Storia è nata la nostra civiltà . (m.g.)

giovedì 24 novembre 2016

MIX Newsletter / Novembre 2016 bis / Editoriale

Правда

Правда, La Verità, è la testata di informazione storica della Russia. Per decenni l’abbiamo considerata piuttosto di… disinformazione. In realtà leggiamo i giornali alla ricerca di notizie vere e di commenti significativi. Prima Brexit, poi le elezioni americane hanno inficiato e non poco la credibilità sia della stampa che dei sondaggi. Anche per il 4 dicembre si sta registrando una certa attenzione ai sondaggi e, francamente, mi aspetto che anche in Italia non abbiano successo.
Perché? Perché penso che dobbiamo dedicarci a smentirli con il racconto veritiero di quanto accadrà con il referendum costituzionale. E’ una consultazione popolare nel senso stretto del termine, in quanto le regole che organizzano il funzionamento degli organi di democrazia, appartengono alla volontà popolare. Ai cittadini italiani deve stare a cuore il futuro del Paese piuttosto che le sorti, più o meno luminose delle attuali forze politiche la cui fortuna è obbligatoriamente contingente.
I Presidenti del Consiglio passano ma la reputazione del Paese e la credibilità circa la volontà di riformare verranno giudicate il 5 dicembre in Europa e nel mondo.
La globalizzazione – abbiamo visto – è vera anche nella contaminazione delle scelte politiche, più o meno populiste. Vincesse il fronte del NO, appare già evidente dai sintomi che si rilevano, che gli attuali alleati si “scioglierebbero” in tanti rivali alla ricerca di una leadership che ciascuno non è disposto a concedere ad altri.
Con quale alleanze gli attuali alleati per il no potrebbero, all’improvviso, essere in grado di fare le riforme non concesse in un trentennio?
Il SI consentirebbe di vedere applicato immediatamente, alla prossima tornata elettorale, la riduzione dei parlamentari e la riforma del bicameralismo, rendendo vera la rappresentanza degli enti locali.
Mancanza di democrazia? La parte della Costituzione relativa a governo e presidenza della repubblica non è modificata: quali poteri concentrati in organi non modificati? Ed anzi per l'elezione del Presidente della Repubblica è richiesta una maggioranza molto più elevata, che esige quindi una grande intesa anche con le opposizioni. Inoltre i consiglieri regionali – che diventano senatori – sono eletti con il sistema delle preferenze dai loro elettori e i sindaci con l’elezione diretta! Si obietta che non si sa come saranno eletti.
La Costituzione prevede la composizione degli organi non i sistemi elettorali. È così anche nel testo della Costituzione vigente. Il numero dei parlamentari diminuisce immediatamente invece di aspettare le proposte di legge delle opposizioni, che chissà quando saranno approvate, visto che non c’è accordo tra i vari partiti.
Berlusconi conta addirittura di aprire un dialogo con Renzi subito dopo aver vinto il referendum...
C’è anche una questione di coerenza: sono paladini del no quei parlamentari che hanno votato in tre fasi successive le riforme che sono sottoposte al referendum. Come fidarsi che saranno pronti a riforme future, visto che non approvano nemmeno quelle che hanno già votato? (m.g.)

MIX Newsletter / Novembre 2016 / Elezioni 4 dicembre

4 DICEMBRE
UN VOTO 
PER CAMBIARE

Pensieri in viaggio / Novembre 2016

Gentilezza
La scorsa settimana è stata celebrata la Giornata mondiale della gentilezza. Il dibattito politico è proprio un esempio di rara gentilezza. Quanto ne avrebbe bisogno la società!

Bambini
Il 20 novembre si celebra ogni anno la Giornata Mondiale dei bambini. Controllare il livello di tutela dei minori a Mosul, Aleppo, sui barconi ... ma anche dei nostri bambini! Che umanità vogliamo prepararci?

martedì 15 novembre 2016

Ricordo del presidente Carlo Azeglio Ciampi

Ciampi: la squadra

Una sera, al Quirinale, cenando al Torrino, tutti insieme, i suoi ministri, chiesi un po' impertinente, come avesse composto la squadra di governo. Il Presidente rispose col garbo consueto e un po' d'ironia, che non si era fatto dare i nomi dai Partiti e che aveva scelto i primi della classe.

È noto  che,  mediaticamente, erano individuati dei 'Ciampi boys' tra giovani economisti di chiara fama e che aveva amici di grande prestigio e notorietà come Andreatta, Cassese, Merloni, Maccanico e gli altri; ma io ero fuori da qualsiasi gruppo che fosse noto e legato al già Governatore della Banca d'Italia. Semplicemente aveva chiesto chi sarebbe stato in grado di ‘ riformare’  la  riforma della Sanità. E, infatti, ricordo che  quando ebbi finito di firmare il decreto dopo il giuramento,  con quelle brevi parole che si sussurrano per un saluto di rito, mi disse " sistemerà la sanità ?" Incredibile: una personalità che mi incuteva soggezione solo avvicinandomi, mi accreditò della sua stima e volle che ci scambiassimo il Tu, dopo il mio doveroso, ossequioso Lei. Divenimmo quella che chiamai la nostra classe, riconoscendo nei 'compagni di classe' un gruppo di colleghi di formidabile competenza e, insieme, umiltà.
Il Maestro dava l'esempio, per primo.

Fu un breve e lungo anno. Fini' troppo in fretta per l' interesse degli Italiani, ma fu ricchissimo di scelte che in altri tempi avrebbero esigito una intera legislatura per portarli a termine.
Storia e cronologia ne danno testimonianza. Per quanto riguarda il solo comparto sanità ancora oggi, a ventidue anni di distanza, si lavora ancora sui moltissimi provvedimenti approvati fra il 1993 e 1994.
Ci sono episodi che hanno lasciato un ricordo indelebile, dai risvolti più umani che politici, significativamente legati a scelte che il Presidente accompagno'.
Dopo la pubblicazione del Libretto rosa sulla salute della donna ebbi un doloroso contrasto con i vertici Cei per il capitolo sulla regolazione delle nascite e Ciampi mi chiamò per dimostrarmi quanto avesse capito la mia sofferenza e quanto mi supportasse.
Curioso e'stato l'incontro formale, bilaterale, che aveva programmato coi ministri per preparare la Finanziaria 1994. Mi presentai sola, senza Capo di Gabinetto e tecnici della struttura. E gli altri? Risposi che sarebbe toccato a me scegliere e che avrei dovuto sapere  quanto si chiedeva alla Sanità: 7500 miliardi! Ce la farai? Si, perché il Prontuario Terapeutico deve essere ripensato in funzione della efficacia e indispensabilità dei farmaci (tema posto spesso da Andreatta): e, infatti, solo in quel comparto risparmiai 4000 miliardi, assicurando più farmaci gratuiti a tutti, per la fascia A. Fu una operazione di interesse sociale e culturale, perché si garantiva la stessa qualità del farmaco ai bisognosi e ai ricchi, i quali certamente non utilizzavano la ricetta rosa per comperare i farmaci. In un Consiglio dei Ministri mi mostrò un articolo del Financial Time che elogiava la mia riforma del farmaco. Usalo, mi disse e io: a chi vuoi che interessi il FT?!


La grandezza dell’uomo nella semplicità. nel giorno in cui ci ha lasciato ho raccontato a Romano Prodi un episodio che mi commuove al ricordo. Ero alla Croce Rossa e il Presidente è venuto a trovarmi e mi ha confidato - a me, minima!-  la sua ansia per accettare l’ incarico di ministro del Tesoro. Tutti immaginano quale possa essere stata la mia risposta!Ebbi il presidente sempre solidale,e dopo l'esperienza ministeriale, rimase salda una relazione di devozione e amicizia, che mi onora ancora. (m.g.)

giovedì 3 novembre 2016

MIX Newsletter / Novembre 2016 / Editoriale

4 DICEMBRE 
UN VOTO 
PER IL FUTURO

Dopo Brexit non ci sono referendum, nei diversi Paesi, che non abbiano ricadute politiche (del resto le cosiddette ingerenze oramai nel mondo – che si è ristretto – non sono nemmeno più tali: se Obama vota Renzi, Salvini vota Le Pen, per esempio). Perciò tutti i politici italiani – di maggioranza o di opposizione – tengano presente per amore di Patria quanto affermano circa la data del 4 dicembre. 
E’ una questione del Paese, della sua credibilità circa la possibilità di accettare riforme. Non è più la riforma RenziBoschi; nel dibattito parlamentare, nella logica del confronto, sono state approvate 122 modifiche! E, del resto, ci sono partiti (come FI) che avevano votato, come anche la minoranza DEM, per tre volte, i testi. 
Purtroppo tra coloro che sostengono il No vengono ripetute affermazioni che sono state smentite dalla storia e dalla cronaca: in trent’anni non sono approdati alla votazione finale nessuna delle proposte di riforma che ora dovrebbero essere approvate in brevissimo tempo. Ricorderò, a causa della mia precedente esperienza, che il sistema bicamerale ha esigito quattro legislature per ottenere alla fine la Legge quadro sulla assistenza e tre legislature per quella contro la violenza sessuale. Potrei continuare a citare almeno le proposte di legge che ho potuto seguire direttamente come prima firmataria o relatrice (si vedano gli atti relativi alle leggi sulla adozione). Del resto che si dovesse approdare ad un sistema parlamentare con una sola Camera era negli auspici degli stessi costituenti. Menziono due Padri tra i più noti. Mortati (DC) disse del Senato che sarebbe stata l’Aula “ritardataria” e Togliatti (PCI) che era l’Aula “della paura”. La lettura degli atti preparatori della nostra Costituzione darebbe conto di molte inutili ed errate interpretazioni del dibattito in atto. Non condivido la propaganda circa “il risparmio” che si otterrebbe con un Senato dimagrito. Stucchevole, improprio e pericoloso populismo ridurre la democrazia ai suoi costi! Se vi pare che la democrazia costi troppo, provate a farne a meno! 
La riduzione, tout court, dei parlamentari non ha senso senza la diversificazione delle funzioni e questo è quanto è previsto dalla riforma sottoposta al referendum: oggi 630 deputati più 315 senatori (più 5 a vita) fanno un totale di 950; col Senato delle autonomie, 95 senatori. La somma è di 725 rappresentanti eletti direttamente dal popolo: i consiglieri regionali con i voti di preferenza e i sindaci, come è noto, direttamente. 
La prima parte della Costituzione non viene affatto toccata. Per difendere questa parte mi batterei accanitamente; la seconda deve invece, garantire processi democratici adatti ai tempi: settant’anni fa l’Assemblea Costituente aveva ancora nel cuore e nella mente la dittatura fascista appena sconfitta. Oggi una democrazia non decidente aumenterebbe ulteriormente la sfiducia nella politica come strumento di soluzione dei problemi dei cittadini. Si teme una deriva maggioritaria? Si insinua che la maggioranza potrebbe votare da sola il Presidente della Repubblica: servono 439 voti per cui pesa anche la minoranza. Infatti sono ben 99 voti in più dei 340 della maggioranza, il che significa che le opposizioni potrebbero far valere un continuo veto. Senza contare che il voto segreto potrebbe riservare delle sorprese: basta ricordare i 101 che affossarono la candidatura Prodi, causando la ricandidatura del Presidente Napolitano. 
Mi permetto di sottolineare una parte della riforma che viene meno citata e cioè la revisione del Titolo V della Costituzione, che fu improvvidamente votata dal solo Centrosinistra. 
In tema di sanità si era deciso che Stato e Regioni avrebbero esercitato una competenza “concorrente”, col risultato di una tale differenziazione tra le Regioni nelle loro leggi sanitarie da poter semplificare con l’espressione “20 sistemi sanitari”. Non sembri un’esagerazione perché, per molte prestazioni e per i ticket, effettivamente sarebbe stato una fortuna (o viceversa una sfortuna) risiedere in una Regione piuttosto che in un’altra. Se vincerà il SI’, il 4 dicembre, non verrà meno il regionalismo ma in sanità sarà ristabilita l’uguaglianza dei cittadini (art. 3) nei confronti del diritto alla tutela della salute (art. 32). 
E’ evidente che appartengo alla tradizione di chi invita a votare sempre: è una questione di dignità personale; e che ritiene degno di rispetto ogni espressione di voto. 
Tuttavia per il 4 dicembre, oltre ad invitare a votare e far votare, suggerisco di votare SI’. Penso che se non cambiamo questa volta, non cambieremo mai. Ho fiducia che gli Italiani possano desiderare un Paese capace di guardare al futuro, anziché alle convenienze partitiche dell’oggi. (m.g.)

Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927 – 1 novembre 2016)

Grazie TINA
 
Con Tina Anselmi scompare una testimone limpida di valori cristiani e democratici, una protagonista della politica italiana, fin dalla Resistenza. Bellissima l'espressione usata da Marco Damilano "una radice della democrazia”.
In una intervista, trasmessa dalla Rai il giorno stesso della Sua scomparsa, Tina Anselmi ha fatto un lunghissimo racconto della sua vicenda politica intrecciata con quella personale. Benché fossero evidenti i segni della malattia, ha rievocato fatti, emozioni, cronache con una precisione di date e di contesto, senza un appunto, come solo sa fare chi parla del personale vissuto. Straordinaria donna e politica. Per me è stato commovente averLa solidale quando sono stata nominata ministro della sanità, un dicastero che Lei servì preparando e approvando la Riforma Sanitaria. 
Ha ricoperto incarichi in Commissioni delicatissime - Inchiesta sui militari in Somalia, ma soprattutto quella sulla P2 - non sempre avendo il sostegno dei suoi stessi colleghi di partito. Testimone autentica di cattolica che riconosce la laicità della politica. Esempio luminoso e appassionato di buona politica, impegnata sul piano nazionale e internazionale (guidò la delegazione italiana alla prima conferenza internazionale di Pechino); convinta che la difesa della dignità delle donne fosse garanzia per tutti. 
Rispettata e apprezzata anche dagli avversari, per me e per tante donne e uomini della mia generazione è stata esempio e amica. 
Sobria nella vita pubblica come in quella provata. Forse è mancata da parte delle più alte istituzioni un significativo riconoscimento, dopo che lasciò il parlamento da eletta. Nome spendibile per la Presidenza della Repubblica; oggi il rammarico è perlomeno inopportuno. 
Nei lunghi anni lontani dalla vita pubblica, sorelle e nipoti Le sono state amorevolmente accanto, ed hanno interpretato il desiderio di molte amiche di poterLa andare a trovare. A Roma abitavamo vicine, a un numero civico di distanza, Tina presso la casa della mia segretaria (che mi aveva presentato Lei, dalle stesse qualità umane). Sono molti i motivi per cui Le devo un particolarissimo grazie. Maestra di stile e di vita: le sue allieve le “ragazze” del Movimento Femminile della DC. 
Ci ha lasciato nella festa dei Santi; un bel messaggio da parte di chi ha vissuto l'impegno politico come ricerca del Bene di tutta la società.(m.g.)

Pensieri in viaggio / Novembre 2016

HIllary
Anche in USA pare ci siano scandali ad orologeria ... Comunque auguri a Hillary. 
Serve competenza per governare la più importante democrazia del mondo. È bene che sia una donna preparata invece di un tycoon…è quasi superfluo ricordarlo. 
Auguri di buon lavoro a Hillary Clinton.

venerdì 14 ottobre 2016

MIX Newsletter / Editoriale / Ottobre 2016

CAMPAGNE ELETTORALI

È tutta una campagna:  Gran Bretagna, Stati Uniti , Austria, Russia, Ungheria, Colombia, Italia: che sia per un referendum o per le elezioni politiche non c'è convocazione di elezioni che non crei una eco, che rimbomba in ogni punto cardinale. Effetto collaterale della globalizzazione? I referendum, che siano obbligatori per legge o 'rischiati' dai governi, stanno interpretando il peggio del populismo. Non sono ignoranti i cittadini elettori, o disinformati: semplicemente votano contro. E senza pensare al futuro, come per la Brexit o la Svizzera o l' Ungheria. La globalizzazione ha portato, con grandi vantaggi, molte paure e i politici miopi le cavalcano. Il populismo si batte con le politiche ardue, utopiche ma facilmente interpretabili dai cittadini, altrimenti vale sempre "non nel mio giardino". Tocca sempre agli altri: al governo, alla scuola, alla sanità, al vicino: mai a me.
Perfino nella più solida e antica democrazia, il cosiddetto establishment è rifiutato al punto di avere una candidato iperpopulista come Trump contro una donna di qualità, competente e preparata, perché interna all'establishment, Hillary Clinton.
Le campagne elettorali, anche le più impegnative per la posta in gioco, si combattono giorno per giorno non con gli slogan, talk show, social, ma dimostrando interesse per i bisogni dei singoli e della comunità. Sta emergendo da tante  evidenze che  la politica esige competenza. Sia che si tratti di politica interna che estera; anzi, i risultati più importanti per ogni scelta interna non prescindono da una intensa e prestigiosa politica estera. Non disponiamo più nè di Kohl, nè di Churchill, o di De Gasperi, e neppure di Andreotti o Moro, ma a questi possono ispirarsi Merkel, Hollande, Renzi, ecc. L'Europa è troppo vicina all'implosione: non si può assecondare l'idea che "Bruxelles non ci dà ordini!" A Bruxelles si deve vincere il nazionalismo di poco respiro. Se serve difesa comune, si vuole un ministro delle finanze comune, se c'è un alto rappresentante comune per la politica estera e c'è una moneta unica urge lavorare sulla unificazione politica. Deve essere una marcia forzata per poter evitare quanto sta accadendo: che alcuni partner succhino miliardi di fondi strutturali e calpestano i principi fondanti dell'Unione. Finalmente i cittadini sarebbero parte di una patria e non 'sudditi' di Bruxelles. Gli Stati Uniti d'Europa devono diventare un sogno condiviso, un’ansia di successo dei nostri popoli, perché si diverrebbe lo Stato più forte economicamente, in pace, e dalla solida cultura democratica.
In Austria bisogna ripetere le elezioni per calcoli sbagliati; in Spagna forse si dovrà rivotare perché non si forma una sufficiente maggioranza a sostegno del governo; in Italia, alla ricerca di una legge elettorale che garantisca la governabilità, siamo sul punto di doverla modificare prima ancora che sia messa alla prova... Invece negli Stati Uniti d'America da oltre un secolo si vota sempre il secondo martedì di novembre, il Presidente si insedia sempre allo stesso giorno, ecc.
In Italia si invoca continuamente "un Paese normale" ma è ancora lontana la democrazia "normale". Praticamente, ad ogni tornata elettorale, si vota con una legge diversa. Il fatto è che fra le promesse delle campagne elettorali e la loro realizzazione si insinua - e spesso a ragione - il populismo di chi opportunisticamente valorizza le inadempienze. È campagna elettorale quotidiana  far funzionare i trasporti, mantenere pulita la città,  rispondere ai bisogni sanitari con qualità, equità, tempestività. Il SI’ al referendum semplifica ed accelera le procedure e la attività legislativa? Benissimo! È tutto credibile se i fatti sono più forti delle procedure. 
Ci sono materie e scelte che sembrano "non azzeccarci" con la campagna elettorale quotidiana, eppure sono quelle che modificano la mentalità, che diffondono una cultura, che rafforzano la cittadinanza glocal. Se il riferimento è la ‘pancia’ (che espressione volgare!) del Paese è evidente che non c’è la politica ma solo il populismo - in USA come in Europa – chi risolverà i problemi dei cittadini? Da "déracinée" (sradicata) vivo in tre città: lavoro a Roma, risiedo a Milano, abito vicino a Verona. Faccio il tifo per i loro amministratori (conosco la fatica) ma vedo e subisco anche le difficoltà degli amministrati.
Ci sono difficoltà persistenti nelle giornate dei “cittadini qualunque” i quali hanno bisogno di soluzioni nemmeno troppo difficili. Per esempio l’uscita di Verona sud verso l’Ospedale Borgo Roma è pericolosissima: c’è un semaforo che blocca il traffico in uscita. Basterebbe togliere il semaforo e fare una grande rotonda; certamente siamo in presenza di due diverse autorità competenti e perciò a chi tocca? Forse un sindaco che viaggia come i cittadini se ne farebbe carico. A Roma ci sono semafori che consentono contemporaneamente le svolte con freccia e il percorso lineare: a chi tocca verificare una soluzione meno pericolosa? Le violenze in strada, di ogni tipo, suscitano domanda di sicurezza alle amministrazioni. Se un cittadino, che rispetta i divieti, subisce gravi lesioni da parte di chi viola la legge, la reattività dei cittadini potrebbe non essere placata con le sole promesse. Più telecamere (è inutile invocare la privacy dopo tanto esibizionismo sui social), più punti luce, più distribuzione delle forze dell’ordine: nuclei di vigili urbani, carabinieri e militari sono spesso ammassati nello stesso luogo.
A chi tocca coordinare la loro più utile e diffusa presenza? Ai cittadini non possiamo rispondere che ci sono diverse istituzioni di riferimento: a loro interessa la soluzione dei problemi. Dobbiamo continuare? Ogni italiano che torni da un viaggio all’estero racconta, stupito, quanto siano pulite le strade delle città visitate. Le città non si sporcano da sole e quindi anche i cittadini sono responsabili della loro “casa comune”. Le amministrazioni possono avvalersi di moral suasion o di sanzioni; la vigilanza urbana punisca chi getta i mozziconi per terra; chi sporca coi cani i giardini dedicati ai giochi dei bambini; chi sosta in seconda fila con le quattro frecce accese.... Invitino gli esercizi pubblici - uffici, bar, ristoranti - ad avere fuori dei loro  ingressi dei contenitori per le sigarette: si può alleggerire la tassa sui rifiuti o comminare multe salate... I ministri, i sindaci, i direttori generali provino a mettersi nei panni dei cittadini utenti: provino ad espletare una pratica all'Inps; vedano un insegnante vincitore di concorso che si presenta nella scuola assegnata e il dirigente scolastico lo rifiuta "perché non c'è il posto!" (non è uno scherzo!); oppure accompagnino  l'avvio di una start up: calvario per le pratiche e per ottenere il credito; prenotino un esame diagnostico; visitino un girone infernale dei Pronto  Soccorso. Se  le soluzioni trovate saranno di soddisfazione, avranno conquistato la fiducia degli elettori verso le istituzioni .
La morale è che se l’esempio non viene dall’alto e se ciascuno non rispetta il proprio ruolo, vince “chi me lo fa fare?”, “fanno tutti così!” Di questo passo vince la ‘pancia’ e non la convivenza democratica fondata su civismo e passione civile. (m.g.)

MIX Newsletter / Ottobre 2016


MIX Newsletter / Ottobre 2016 / Pensieri in viaggio

Cardinali
Papa Francesco ci ha stupito ancora con un forte messaggio nella scelta dei Cardinali. Un semplice sacerdote, ormai anziano, di Scutari don Ernest Simoni: ha subito persecuzioni inimmaginabili durante la dittatura Oxa, in Albania. E’ un richiamo a tutti i martiri cristiani del nostro tempo. Il Vescovo emerito di Novara, Mons. Renato Corti, per la sua speciale testimonianza presbiteriale. Altra scelta emblematica, Mons. Mario Zenari, Nunzio in Siria. Che messaggio per quella terra martoriata su cui le potenze ingaggiano le sfide tra di loro, a costo di migliaia di vittime civili inermi (in spregio di tutte le Convenzioni internazionali)!

Sudnord
La pedemontana veneta piuttosto che la Brebemi o l'alta velocità Milano-Trieste, inducono pensieri negativi sull'uso delle risorse pubbliche, le tasse dei cittadini contribuenti. Non tanto per la durata dei lavori (lavorare giorno e notte con rispetto dei tempi e dei finanziamenti!?) quanto per la irrazionalità degli interventi. Il raccordo fra Brescia e la 35 è ad una corsia!
L' Alta velocità si fermerà a  Brescia perché il tratto veronese, per esempio, è in alto mare: non c'è accordo sul tracciato, non sono ancora stati fatti gli espropri... E a proposito di mare: le strade in Calabria e Sicilia, che devono completare il Ponte? Da Palermo a Ragusa ho impiegato 5 ore di auto.
Sembrava ragionevole il proposito del ministro Del Rio di completare le infrastrutture incomplete prima di attivare le nuove ...

Moda
Se qualche griffe lanciasse il posacenere tascabile chissà mai che signore in borsetta e signori in tasca avrebbero un bel oggetto (o anche una scatoletta di latta delle caramelle).

Puliamo noi
Tufara (Campobasso) 1000 abitanti: "Questo è il paese nostro e ce lo puliamo noi" MUVT (Movimento Unito per Valorizzare Tufara): ma in molisano significa anche "muoviti".

MIX Newsletter / Ottobre 2016 / Atleti

GRAZIE!

Agli atleti dei Giochi paralimpici. 
Complimenti per la messe di medaglie ma soprattutto per i messaggi lanciati. Non ci sono limiti che non si possono superare con la volontà. Hanno dimostrato che ciò che si vuole, si può. Hanno abbattuto barriere biologiche, psicologiche e architettoniche… Chissà se ne hanno abbattute ancora tante culturali! Roma avrebbe meritato che i suoi amministratori avessero pari coraggio nel dire si alle olimpiadi. E’ possibile amministrare con serietà, onestà e trasparenza. Per esempio una grande periferia, ricca di strutture a favore dei giovani, come Tor Vergata, avrebbe potuto essere recuperata e fruire di fondi e di una occasione che sembravano… imperdibili. (m.g.)

domenica 9 ottobre 2016

IL MIO IMPEGNO PER L'IDI / Intervista di Gianfranco D'Anna / PinkItalia 8 ottobre 2016

Il Vaticano punta sulle donne! 
Mariapia Garavaglia 
alla Presidenza dell'IDI di Roma

Intervista a cura di Gianfranco D’Anna
PinkItalia 8/10/2016 

Garavaglia d’esperienza e di garanzia. 
Le trascorse esperienze di Ministro della Sanità nel Governo Ciampi e al vertice della Croce Rossa saranno indispensabili alla neo Presidente dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) Mariapia Garavaglia.
La nomina, arrivata direttamente dal Vaticano, è stata annunciata con una nota ufficiale della Sala Stampa vaticana che sottolinea testualmente come Mariapia Garavaglia sia stata scelta “in un momento di grande difficoltà ed emergenza che ha reso particolarmente necessaria la vigilanza della Santa Sede”.
Il riferimento è agli arresti e alle incriminazioni della clamorosa inchiesta giudiziaria tuttora in corso in merito alle spoliazioni che hanno gravato per circa un miliardo di euro sul bilancio del prestigioso Istituto dermopatico. Tra le più importanti realtà dermatologiche ospedaliere europee, l’Idi include cliniche specialistiche di Chirurgia vascolare, Chirurgia plastica e Oncologia, oltre alla diagnostica Radiologica e di laboratorio.
—————
  • Presidente Garavaglia una continuità con la gestione di ospedali e assistenza medica, dal Ministero della Sanità alla Croce Rossa, che ora si può avvalere dell’eccellenza scientifica dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata
Penso di potermi dedicare con passione all’IDI, per onorare la sua gloriosa storia, che l’ha reso una eccellenza in Italia e non solo, con la competenza che ho maturata in molti anni di studio e di applicazione, anche da gestore, dei servizi che il Sistema Sanitario Nazionale offre alla generalità dei cittadini.
  • Come affronterà la situazione di “grande difficoltà ed emergenza dell’Istituto, che ha reso particolarmente necessaria la vigilanza della Santa Sede”, come ha sottolineato una nota della stessa sala stampa vaticana?
Sarebbe poco serio da parte mia negare che dovrò affrontare una situazione di “grande difficoltà”. Tuttavia essendosi conclusa la parentesi del commissariamento da parte del MEF, il periodo di gestione  sotto la guida del Cardinale Patrono, Sua Eminenza Card. Giuseppe Versaldi, ha preparato le condizioni per un mio avvio meno preoccupante.
  • Le difficoltà e gli episodi di corruzione riguardano l’intero settore sanitario. Quale lo stato di “salute” anche sotto il profilo dell’efficienza e dei costi per la collettività della sanità nazionale?
E’ noto che il nostro SSN è in sofferenza da diversi punti di vista. Gli episodi di corruzione che talvolta emergono dipendono spesso da incompetenza e da mancati controlli. Tuttavia è talmente prezioso il nostro sistema per la collettività che merita ogni attenzione da parte del Governo non solo dal punto di vista finanziario, bensì della riorganizzazione dell’intero comparto perché sia più efficiente in coerenza con l’evoluzione e la diversificazione sempre più impellenti dei bisogni sanitari: innovazione tecnologica, farmaci biologici, invecchiamento della popolazione, prevenzione anche dei danni ambientali, ecc. Inoltre la cronaca recente segnala che anche in presenza di una corretta spending review ci sono delle priorità assolute.
  • Clamorosa e vergognosa, in proposito, la lunga agonia di un malato terminale in un Pronto Soccorso di Roma
Mi riferivo proprio a questo! i Pronto Soccorso  devono essere la struttura più qualificata, anche per esperienza e  quantità di personale . Non possono non esserci letti, servizi DEA e operatori sanitari sufficienti secondo gli standard. Non sono i posti letti ospedalieri, di degenza, che devono essere aumentati ma quelli dell’emergenza e dell’assistenza intensiva.
  • Il malessere della sanità nasce dalla politica o è un sintomo del “disagio” della politica?
La sanità non può essere materia di clientela! Quando è così, accontenta forse un certo numero di operatori elettori, non certo i cittadini. Si spreca senza avere la competenza per rispondere secondo una programmazione corretta, derivata dai dati epidemiologici e dalle valutazioni di qualità e consuntivi economico-finanziari della gestione. Il Sistema Sanitario ha bisogno di controlli!
  • Come segue il dibattito referendario? Il referendum segnerà uno spartiacque?
Sì in termini generali, perché sblocca un iter di riforme bloccato da trent’anni. In particolare per la sanità il nuovo art.117 chiarisce e distingue i compiti dello Stato e delle Regioni. In tale modo si supera quella zona grigia di “competenze concorrenti” che hanno creato contenzioso fra Stato e Regioni e, di fatto, causato una tale diversificazione territoriale di servizi da poter far dire che ci troviamo di fronte  a 20 sistemi sanitari, con gravi divari nell’accesso alle prestazioni, tanto  da violare l’art.3 della Costituzione, in merito al fondamentale diritto di uguaglianza di tutti i cittadini.
  • C’è una da domanda che si aspettava e che non le abbiamo rivolto?
Si ed è questa: Come va il nostro Paese? E’ una domanda che mi pongo continuamente perché non mi capacito di come sia stato possibile raggiungere livelli di rancore nella comunità civile che dà forza a un populismo che nega il valore del confronto democratico.
Il populismo, non me lo nascondo, trova anche giustificazione nell’assenza di buona politica ma, come si suol dire,  chi ha cervello lo usi. Perciò mi aspetto che le classi dirigenti tornino in sé: nel valore e nell’onore del proprio ruolo e siano autorevoli per l’esempio che danno (esempio positivo nel linguaggio, nel rigore personale e nella competenza professionale).


Inoltre più Europa! Spieghi  la politica quanto la UE ha garantito e non solo quali siano i ” compiti a casa”. Più Europa significa maggior sviluppo per tutti.

martedì 20 settembre 2016

ADDIO PRESIDENTE

Diffusasi la notizia della morte del Presidente Ciampi, ho ricevuto moltissime telefonate, quasi come a una familiare. Il suo governo mostrò all'opinione pubblica una tal coesione, che tutti noi suoi ministri siamo stati beneficiari della ammirazione di cui godeva ed eravamo un po' tutti (anche le donne) "Ciampi boys". Le condoglianze esprimevano un rimpianto: che avessimo perso un amico, una guida, un esempio di cui si ha molto bisogno. 
La Repubblica ha perso un servitore, un suo 'cantore', che definiva la Costituzione la nostra Bibbia laica. Ho conosciuto da vicino l'umiltà, la coerenza e la generosa competenza nell'esercizio delle diverse funzioni esercitate. È stato un privilegio, oltre che un onore. essere stata ministro nel suo governo. 
La sua discreta Fede me l'ha fatto sentire partecipe in un momento di difficile relazione col Vicariato, in occasione della pubblicazione da parte del ministero della Sanità di un libretto rosa sulla salute delle donne.  
Ha sostenuto la mia draconiana riforma del Prontuario terapeutico perché, nonostante la necessità di risparmi anche in sanità, sempre attento ai bisogni dei più deboli, ha constatato che erano messi a disposizione più farmaci gratuiti per i bisogni veri ed esentate le malattie croniche e la pediatria. 
Ha amato, riamato, i giovani. Peccato che gli attuali aspiranti a carriere politiche non l'hanno conosciuto e non possano nemmeno ispirarsi al suo stile di gentiluomo, galantuomo. 
Il Governo Ciampi fu una fortuna  per il Paese in un tempo in cui la politica era afasica dopo il referendum Segni. Dopo mani pulite, dopo sanitopoli, farmacopoli un integerrimo tecnico fu chiamato a servire la Patria. Accettò l'incarico da Scalfaro esattamente per questo servizio. Lo aveva fatto da giovane quando, giovane ufficiale, l'8 settembre 1943 si trovò senza ordini su una spiaggia albanese (durante la crisi del Kossovo me la indicò) e seppe quale parte scegliere. E quando si associò a Giustizia e Libertà.  
Il suo fu il primo governo 'tecnico' della Repubblica presieduto da un Primo Ministro non parlamentare. Ma fu un governo politico, di alta qualità, di 'buona politica'. La spesa pubblica da risanare e ridare fiducia al Parlamento e al Paese erano le missioni... impossibili. 
Ma se si avesse la pazienza, l'umiltà e l'interesse a leggere gli atti deliberativi di quel breve governo (28 aprile 1992- 10 maggio 1994) si rimarrebbe sbalorditi. Non sono mancate giornate tremende come l'attacco allo Stato da parte della mafia la notte del 27 luglio 1993. Il Presidente confessò di aver temuto un colpo di Stato. Amore per l'Italia tutta intera, tant'è che fissò il G8 a Napoli, sorprendendoci tutti in consiglio dei Ministri quando lo comunicò: con un sincero atto di fiducia e di affetto per il Sud attraverso Napoli.   
Presidente di tutti! Gli Italiani lo hanno capito e amato. 
Il recupero del rispetto per il tricolore e la ripresa della parata del 2 giugno furono un atto d'amore per una Patria che 'rinacque' con i sacrifici di tanti. Fermo e disponibile, mite e determinato, colto e capace di parlare agli ultimi. Ho ricordi personali che devono rimanere sepolti nel cuore ma che mi fanno rimpiangere di non poter raccontare un uomo esemplare in tutto, anche in un rapporto paterno coi suoi ministri. 
Qualche volta ci vedevamo a cena - i compagni di banco - e risultava evidente quale era il collante che ci rendeva compatti e amici. Nessun protagonismo - lui per primo - per cui alla fine del Consiglio dei Ministri veniva emesso il comunicato ufficiale e non tante meschine dichiarazioni di auto visibilità. Un ministro aveva l'abitudine dichiaratoria e con un delicato rimprovero gli ha tolto il gusto di continuare a distinguersi. 
Ero la più piccola - d'età - per cui quando era assente il Sottosegretario Maccanico assumevo il compito di fungere da segretario del Consiglio. 
All'inizio di ogni seduta ci illustrava quale fosse il grado di fiducia che, per quanto immateriale, era il volano dei mercati e della politica. I tecnici che aveva scelto come suoi ministri – alcuni amici da decenni - erano il corollario di una azione di governo decisa e precisa nelle finalità, metodo e risultati. In una delle cene  della Sua classe, al Torrino, ci spiegò come scelse i ministri: senza segnalazioni o raccomandazioni, ma in base agli obiettivi del suo mandato. 
Quale promozione per la classe! 
Da Azionista e patriota non poteva non essere un appassionato  cultore e 'cantore' di una patria più grande, l'Europa! Ormai, divenuto Cincinnato, ha risposto ancora a una chiamata di servizio al Paese, accettando l'incarico di Ministro del Tesoro nel governo Prodi, per consolidare con la moneta unica il cammino verso una politica europea unica!  
Nessuno che abbia visto e in qualche momento vissuto vicino al Presidente Ciampi può dimenticare quello straordinario sostegno che, mano nella mano, l'ha accompagnato anche nelle difficoltà create dalla politica: grazie Franca! 
Mi sembra che ogni parola che scrivo diminuisca i sentimenti che vorrei esprimere, ma mi è parso molto eloquente il tributo di gratitudine e di ammirazione che il Paese Gli ha tributato in questi giorni. 
Grazie Presidente. 

Mariapia


sabato 10 settembre 2016

MIX Newsletter / Editoriale / Settembre 2016

TRE BOMBE A OROLOGERIA:
RIFIUTI, IMMIGRATI, ANZIANI
E una già scoppiata: il terremoto

Baumann ci avverte che i leader vincono le elezioni aumentando le paure, cosicché rassicurano i cittadini promettendo protezione e sicurezza. Spostando l’attenzione sulle guerre, non si dedicano a risolvere le difficoltà quotidiane di chi, per esempio, giunto alla cassa di un market, lascia sul banco una bottiglia di latte perché non gli bastano i soldi…
Le difficoltà delle persone meno capienti non sono imputabili agli sbarchi degli immigrati o alla paura dei terroristi, quanto piuttosto a visioni miopi di chi guarda la punta del dito invece della luna: sono politiche di lungo respiro che rassicurano i cittadini. Manca la politica che ha una meta, conosce la strada e sa come percorrerla.
Cosa ci hanno proposto i TG in agosto? Le strade di Roma imbruttite di spazzatura (in altre estati era Napoli). Siamo il Paese che esporta spazzatura che arricchisce altri, perché per anni non è stato fatto niente. No a tutto: non a termovalorizzatori, no a rigassificatori… Not in my yard: non nel mio giardino! Ogni presidente di Regione, di Provincia, ogni Sindaco si oppone ad ogni infrastruttura di interesse generale per il contingente passeggero interesse elettorale.
Marcora, il mio maestro politico, orgoglioso sindaco di un piccolo comune, sosteneva che centrali, autostrade, e infrastrutture di interesse nazionale non dovessero essere sottoposte ai veti incrociati dei piccoli poteri locali! Del resto sarebbe stato facile copiare Brescia che, da oltre quarant’anni, ha un sistema di termovalorizzazione che garantisce energia alla città; oppure visitare Vienna o altre importanti città del nord per …imparare!
Nonostante la ottima legge contro lo spreco alimentare, è certezza condivisa che se non si corre ai ripari (corre!) saremo sommersi dai nostri rifiuti. Alla cultura e buona educazione dei cittadini per rispettare pienamente la differenziazione deve corrispondere una precisa scelta da parte delle Amministrazioni per gli interventi strutturali.
Nel 2043 in Italia gli ultrasessantacinquenni saranno il 33% della popolazione, cioè oltre 20.000.000; solo fra 25 anni! Secondo l’ISTAT la popolazione italiana resterà stabile e arriverà a 61 milioni nel 2065 con un picco di 63 milioni intorno al 2040.
L’anno scorso i morti sono stati 653.000, 54.000 più dell’anno precedente. Inoltre il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna in età fertile, con una età media di 36,1 anni.
Non basterebbe nemmeno il saldo migratorio per compensare sia gli stranieri che se ne vanno, oltre ai 100.000 italiani espatriati, quasi tutti giovani e molti laureati. A spese nostre vanno ad aumentare il PIL di altri. Perciò vanno ripensati due enormi problemi: immigrazione e invecchiamento, “la trappola demografica italiana”.
Trascurando per ora la complessa questione pensionistica, osserviamo che in 25 anni i cittadini anziani passeranno da 13.400.000 a oltre 21.000.000; oltre la metà avrà più di 75 anni. E’ noto che la longevità può portare appresso malattie che si cronicizzano e richiedono lunghe cure, ma è vero anche che grazie alla diagnostica preventiva e alla prevenzione sanitaria e fisiologica la curva degli effetti patologici rimane contenuta e la maggior parte degli anziani vive prevalentemente sana. Tuttavia stiamo constatando che la spending review sta causando, con tagli alla spessa sanitaria, una preoccupante riduzione della prevenzione e delle cure collegate. A partire dalla crisi del 2008 la fascia di popolazione più povera ha rinunciato a cure e a terapie. Il rischio conseguente sarà l’aumento delle malattie invalidanti, lungo degenze, non autosufficienza. Se la popolazione in età non lavorativa aumenta si riducono le opportunità di crescita del PIL, bloccando le risorse per investimenti e per pagare le pensioni.
L’economia italiana deve fronteggiare una caduta del PIL per l’effetto della riduzione delle classi giovanili e dell’aumento dell’età media e dei pensionati.
Si ridurrà il gettito fiscale e le coorti che vanno in pensione non saranno sostitute da lavoratori con analoga professionalità, livello retributivo e capacità retributiva.
Il V Rapporto (2015) sull’assistenza agli anziani non autosufficienti rappresenta con molta efficacia la qualità e la quantità di servizi da programmare ed erogare: non può non costituire la base per riflessioni strategiche (a meno che ci si aspetti l’eutanasia senza nemmeno la indecente proposta di una legge).
Il Paese non può fare a meno di un urgente piano che non si limiti alle misure contingenti di breve periodo. Non è questo il modello d’azione per veri leader politici, veri statisti. E’ evidente che non potremo fare a meno degli immigrati (non solo noi, ma tutti i paesi di pari evoluzione demografica) ma non è pensabile non porre rimedio alla situazione attuale. Se non arriva lo Stato, si attiveranno i cittadini, esasperati dalle condizioni che creano gli immigrati, sia regolari che irregolari, perché percepiti come dannosi da ogni punto di vista e non accettati nel loro “far niente e avere assistenza”.
Ci vuole una Autorità’ nazionale per l’immigrazione che assuma tutte le deleghe, disperse fra le diverse istituzioni, per organizzare sull’intero territorio italiano la distribuzione quantitativa e la destinazione qualitativa delle persone. Penso ad una sorta di Servizio Civile - la copertura è assicurata dai fondi già erogati i per gli immigrati - per cui insieme agli Italiani, anche gli immigrati vengano inseriti in programmi di studio, di volontariato, di servizi alla comunità; imparano un mestiere, acquisiscono modelli di comportamento. Come sarebbe utile inserirli anche nelle forze di polizia! ecc.
Un quinto di immigrati, un terzo di anziani, secondo uno studio di Amedeo Levorato (Osservatore Coinvolto, 31 luglio 2016): non si può non correre ai ripari.
La sfida riguarda tutti, non solo le istituzioni. Occorre, intanto, parlare del fenomeno migratorio coi numeri alla mano e con le proiezioni sul futuro. Chi ne parla a sproposito si troverà sbugiardato dalla realtà ("la realtà è più forte dell’ idea” papa Francesco). Vale per lo Stato centrale, i poteri locali, le nostre comunità, superare le ricette confuse per fronteggiare radicalmente le questioni della immigrazione, dell’invecchiamento della popolazione, dei servizi alla persona col corollario dei problemi della disoccupazione e del debito.
La globalizzazione, anche senza cercarla, è già avvenuta ed ogni questione della convivenza civile va inquadrata in un contesto di vedute ampie e lontane.


Terremoti: bombe che sappiamo in quali luoghi del nostro bel Paese colpiranno. Come per la salute, la prevenzione viene sempre trascurata e il costo successivo è infinitamente più pesante, in vite umane. Gli Italiani si mobilitano con una generosità sorprendente e commovente a danni avvenuti. Serve la medesima determinazione nel pretendere e attuare tutte le misure necessarie, sia individuali che collettive. Un pensiero riconoscente va a Giuseppe Zamberletti, l'inventore della nostra strepitosa Protezione Civile. Diventa sempre più attenta anche l'informazione circa il modo di offrire l'aiuto "intelligente": non sovraffollare i luoghi del soccorso da parte di chi non ha specifiche competenze; donare quanto basta per le prime emergenze e poi invece offrire denaro, perché deve riprendere la vita anche dei commercianti, ecc. Abbiamo alle spalle esperienze di dopo terremoto di cui dobbiamo vergognarci e non ripetere più, ma anche, al contrario, l'esempio del Friuli: tutto dove era e come era, a cominciare dalle fabbriche, di disse. Ora, si è detto, a cominciare dalle scuole. Il Paese e il mondo - che ci guarda e aiuta - meritano di vedere in campo la migliore inventiva, creatività, capacità si sacrificio e di unità, che sono nel DNA degli Italiani. (m.g.) 

MIX Newsletter / Settembre 2016


Santa Madre Teresa

La piccola Matita di Dio
"Avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: spontaneamente continueremo a dirle Madre Teresa", così il Papa Francesco alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. L'ho incontrata per la prima volta a una manifestazione del Movimento per la Vita a Bergamo il 19 ottobre 1980. Altre volte con Mons. Camara o con i suoi derelitti. A Bergamo c'era l'on. Vittoria Quarenghi: mi sembra bello ricordarla. "I poveri hanno bisogno d'amore più che di elemosina" disse. Per lei il simbolo della fragilità e povertà estrema era il bambino non nato. Si sentiva una matita nelle mani di Dio o una goccia nell'oceano che sarebbe stato più povero senza anche quella piccola goccia. Ho una sua corona del rosario, fatta di semi dalla forma di goccia, lacrima o cuore: "sitio, ho sete" di giustizia, di amore. E' la sete che ha riconosciuto in tutti gli ultimi del mondo. (m.g.)  

Ettore Bernabei

GRAZIE
La scomparsa di Ettore Bernabei ha suscitato un consenso generale per come ha esercitato le sue funzioni pubbliche. La sua esemplarità dovrebbe ispirare gli attuali dirigenti delle nostre organizzazioni sia pubbliche che private. Competenza e onestà valorizzano le capacità di tutti e producono sviluppo per l'intero Paese. Bernabei non dovette mai rinunciare ad affermarsi con le sue idee politiche e la sua testimonianza cristiana e, in forza di queste virtù civili, ha potuto garantire rispetto della pluralità culturale e politica. Le infrastrutture - da quelle culturali a quelle economiche- che lo hanno visto responsabile, hanno ricostruito l'Italia e, con la Rai, anche un po' gli Italiani. Costruì autostrade, uffici postali, ospedali, acquedotti: modernizzò l'Italia. Le regole non lo hanno fermato "burocraticamente" perché le ha finalizzate al bene comune. Non lo intimorirono coloro che cercavano in tutti i modi di fermare la sua azione.

Occorrerebbe che le giovani generazioni, che si dedicano all'impegno pubblico, studiassero, almeno un pò, e cercassero di imitare, molto, tali predecessori. Più etica e meno estetica, soleva dire. E la sua fede lo rendeva fiducioso anche per l'avvenire del nostro Paese. Grazie a "un italiano per bene" che Domenico Arcuri, parafrasando Lincoln, ricorda così: "modellò uomini orgogliosi del posto in cui vivono in modo tale che il proprio paese sia orgoglioso di loro". (m.g.)

IL MIO 5x1000

Alzheimer: 
una sfida possibile, a fianco dei malati e dei familiari per sfidare l’epidemia del secolo 
Dona il tuo 5 per mille a: 
Alzheimer Ricerche Brescia onlus C.F.: 98058810171

martedì 23 agosto 2016

Editoriale / 12 agosto 2016 / #rifiuti #anziani #immigrati

TRE BOMBE A OROLOGERIA:
RIFIUTI,  ANZIANI, IMMIGRATI, 

Baumann ci avverte che i leader vincono le elezioni aumentando le paure, cosicché rassicurano i cittadini promettendo protezione e sicurezza. Spostando l’attenzione sulle guerre non si dedicano a risolvere le difficoltà quotidiani di chi, per esempio, giunto alla cassa di un market, lascia sul banco una bottiglia di latte perché non gli bastano i soldi…
Le difficoltà delle persone meno capienti non sono imputabili agli sbarchi degli immigrati o alla paura dei terroristi, quanto piuttosto a visioni miopi di chi guarda la punta del dito invece della luna: sono politiche di lungo respiro quelle che rassicurano i cittadini che la politica ha una meta, conosce la strada e sa come percorrerla.
Cosa ci hanno proposto i TG in agosto? Le strade di Roma imbruttite di spazzatura (altre estati era Napoli). Siamo il Paese che esporta spazzatura che arricchisce altri, perché per anni non è stato fatto niente. No a tutto: non a termovalorizzatori; no a rigassificatori… "Not in my yard": non nel mio giardino! Ogni presidente di Regione, di Provincia, ogni Sindaco si oppone ad ogni infrastruttura di interesse generale per il contingente passeggero interesse elettorale.
Marcora, il mio maestro politico, orgoglioso sindaco di un piccolo comune, sosteneva che centrali, autostrade, e le infrastrutture di interesse nazionale non dovessero essere sottoposte ai veti incrociati dei piccoli poteri locali! Del resto sarebbe stato facile copiare Brescia che da oltre quarant’anni ha un sistema di termovalorizzazione che garantisce energia alla città; oppure visitare Vienna o altre importanti città del nord per … imparare!
Nonostante la ottima legge contro lo spreco alimentare, è certezza condivisa che se non si corre ai ripari (corre!) saremo sommersi dai nostri rifiuti. Alla cultura e buona educazione dei cittadini, per rispettare pienamente la differenziazione, deve corrispondere una precisa scelta da parte delle Amministrazioni per gli interventi strutturali.

Nel 2043 in Italia gli ultrasessantacinquenni saranno il 33% della popolazione, cioè oltre 20.000000! solo fra 25 anni. Secondo  l’ISTAT,  la popolazione italiana resterà stabile e arriverà a 61 milioni nel 2065 con un picco di 63 milioni intorno al 2040.
L’anno scorso i morti sono stati 653.000, 54.000 più dell’anno precedente; inoltre il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna in età fertile, con una età media di 36,1 anni.
Non basterebbe nemmeno il saldo migratorio per compensare sia gli stranieri che se ne vanno che gli oltre 100.000 italiani espatriati, quasi tutti giovani e molti laureati. A spese nostre vanno ad aumentare il PIL di altri. Perciò vanno ripensati due enormi problemi: immigrazione e invecchiamento, “la trappola demografica italiana”.
Trascurando, per ora,  la complessa questione pensionistica, osserviamo che in 25 anno i  cittadini anziani passeranno da 13.400.000 a oltre 21.000.000; più della metà avrà più di 75 anni. È noto che la longevità può portare appresso malattie che si cronicizzano e richiedono lunghe cure, ma è vero anche che grazie alla diagnostica preventiva e alla prevenzione sanitaria e fisiologica la curva degli effetti patologici rimane contenuta e la maggior parte degli anziani vive prevalentemente sana. Tuttavia stiamo constatando che la spending review sta causando, con tagli alla spessa sanitaria,una preoccupante riduzione della prevenzione e delle cure collegate. A partire dalla crisi del 2008 la fascia di popolazione più povera ha rinunciato a cure e a terapie. Il rischio conseguente sarà l’aumento delle malattie invalidanti, lungo degenze, non autosufficienza. Se la popolazione in età non lavorativa aumenta si riducono le opportunità di crescita del PIL , bloccando le risorse per investimenti e per pagare le pensioni.
L’economia italiana deve fronteggiare una caduta del PIL per l’effetto della riduzione delle classi giovanili e dell’aumento dell’età media e dei pensionati.
Si ridurrà il gettito fiscale e le coorti che vanno in pensione non saranno sostitute da lavoratori con analoga professionalità, livello retributivo e capacità retributiva.
Il V Rapporto ( 2015) sull’assistenza agli anziani non autosufficienti  rappresenta con molta efficacia la qualità e la quantità di servizi da programmare ed erogare;  non può non essere la base di riflessioni strategiche (a meno che ci si aspetti l’eutanasia senza nemmeno la indecente proposta di una legge).
Il Paese non può fare a meno di un urgente piano che non si limiti alle misure contingenti di breve periodo. Non è questo il modello d’azione per veri leader politici, veri statisti.

È evidente che non potremo fare a meno degli immigrati (non solo noi, ma tutti i paesi di pari evoluzione demografica) ma non è pensabile non rimediare alla situazione attuale. Se non arriva a soluzioni lo Stato, vi arriveranno i cittadini e non pacificamente, esasperati dalle condizioni che creano gli immigrati sia regolari che irregolari,  perché percepiti come dannosi da ogni punto di vista e inaccettati nel loro “far niente e avere assistenza”.
Ci vuole una AUTORITA’ nazionale per l’immigrazione che assuma tutte le deleghe, disperse fra le diverse istituzioni, per organizzare sull’intero territorio italiano la distribuzione quantitativa e la destinazione qualitativa delle persone. Penso ad una sorta di Servizio Civile - già sono erogati fondi per gli immigrati- per cui insieme agli Italiani, anche gli immigrati vengano inseriti in programmi di studio, di volontariato, di servizi alla comunità; imparano un mestiere, acquisiscono modelli di comportamento. Come sarebbe utile inserirli anche nelle forze di polizia! ecc.
Un quinto di immigrati, un terzo di anziani, secondo uno studio di Amedeo Levorato (Osservatore Coinvolto, 31 luglio 2016 ): non si può non correre ai ripari.
La sfida  riguarda tutti, non solo le istituzioni. Occorre, intanto, parlare del fenomeno migratorio coi numeri alla mano e con le proiezioni sul futuro. Chi ne parla a sproposito si troverà sbugiardato dalla realtà ("la realtà è più forte dell’idea”, papa Francesco). Vale per lo Stato centrale, i poteri locali, le nostre comunità, superare le ricette confuse per fronteggiare radicalmente le questioni della immigrazione, dell’invecchiamento della popolazione, dei servizi alla persona col corollario dei problemi della disoccupazione e del debito.

La globalizzazione, anche senza cercarla, è già avvenuta ed ogni questione della convivenza civile va inquadrata in un contesto di vedute ampie e lungimiranti. (m.g.)