sabato 17 dicembre 2016
MIX Newsletter / Dicembre 2016 / Editoriale
COME
A BETLEMME
L'icona
natalizia della nostra infanzia è la rappresentazione della natività
in una notte fredda e nevosa.
Da adulti abbiamo appreso che il
Medioriente non ha stagioni invernali come le nostre e tuttavia
l'escursione termica notturna in zone semidesertiche è veramente
pungente. A questo disagio stiamo constatando che sono sottoposte
decine di migliaia di nostri concittadini delle zone terremotate del
centro Italia.
Il Natale è occasione propizia per paragonare gioia e
giornate serene per chi ha famiglia, casa, lavoro... e la condizione
degli "ultimi" a vario titolo: per malattia, miseria
economica, degrado morale, persecuzioni religiose e tragedie
belliche. Si tratta della condizione umana in questa "aiuola che
ci fa tanto feroci" cui dedichiamo poca riflessione personale,
perché altrimenti ci sentiremmo più impegnati a lasciare il nostro
mondo migliore di come l'abbiamo trovato!
Alla politica, che ha il
compito di risolvere i problemi, di offrire una visione e di far
coltivare la speranza, è venuta meno la sua nobiltà. La campagna
referendaria si è incaricata di certificare quanto nel linguaggio,
nei metodi e nel portamento stesso di molti politici, ai cittadini
non è stato offerto un bel esempio di rispetto per le istituzioni,
le quali rappresentano tutti i cittadini e non le forze politiche.
Purtroppo questo atteggiamento è stato confermato rifiutando il
colloquio istituzionale per preferire la chiamata in piazza degli
elettori.
I partiti - e non solo la Costituzione che hanno voluto
difendere non accettando la riforma - sono lo strumento principe per
organizzare il consenso dei propri sostenitori attorno a programmi
noti, chiaramente perseguiti e onestamente interpretati. Le
conseguenze di comportamenti - più caratteriali che politici - post
referendum hanno causato una crisi di governo la cui rapida soluzione
è merito della generosa competenza e lealtà istituzionale del
Presidente Mattarella. Non è detto che in Parlamento le forze
politiche, come si è detto, ne mostrino altrettanta ed anzi non si
servano della più alta forma di rappresentanza democratica per
mediocri interessi contingenti. Le vittorie elettorali effimere
lasciano rovine istituzionali per cui sembra davvero incredibile che
chi agita vento oggi non tema di raccoglierà tempesta domani.
La
democrazia, per definizione, consente alternanze di governi; chi
distrugge oggi le architravi delle istituzioni se le troverà
terremotate domani, quando dovrà assumersene la responsabilità. Il
governo Gentiloni merita il rispetto che la Costituzione prevede e il
sostegno nelle scelte che non sono legate a priorità di parte;
segnatamente il ruolo in Europa dell'Italia, Paese fondatore; la
reputazione internazionale al G7; il riequilibrio di una parte
d'Italia, perché il Sud non è "a perdere".
Ci sono
problemi che rimangono gli stessi per tutti i governi che si
alternano e che se non si risolvono con una responsabilità nazionale
unitaria si cronicizzano e divengono costosamente irrisolvibili per
tutti.
Il civismo nel rispettare le città è una bella prova per
tutti: non sono problemi di Raggi, Sala o De Magistris. La tratta
delle donne immigrate nelle strade è un crimine di sfruttamento, di
organizzazione criminale che non può essere impunito, perché lo
Stato ne diviene complice. Non è credibile uno Stato che non risolva
il problema dell'accattonaggio molesto, del commercio abusivo di
merce contraffatta, ecc. I cittadini vedrebbero e riconoscerebbero
che lo Stato è utile perché c'è, e interviene.
Durante la campagna
referendaria si ripeteva che i cittadini avevano ben altri problemi
che votare la riforma! Ebbene le regole che servono a decidere più
velocemente e a far distinguere meglio le responsabilità a tutti i
livelli, sarebbero state utili a risolvere alcune difficoltà dei
cittadini. Di questo non si è parlato.
Molto si discute di
immigrazione. Tema vero e sempre caldo. Mi trovo spesso a ragionare
con interlocutori cui chiedo di immedesimarsi nei panni di chi vive
sotto le bombe, dei genitori che vorrebbe un futuro per bambini
destinati a morire di fame e di malattie e capisco anche, però, le
obiezioni di chi ricorda le difficoltà degli Italiani.
Urge non solo
in Europa ma innanzitutto in Italia un vero programma di integrazione
per gli aventi diritto e di rimpatrio per gli altri.
La solidarietà
è un valore indispensabile per far vivere la democrazia, non è
buonismo, ma deve essere organizzata.
Naturalmente rimane
inaccettabile il comportamento di quei Comuni che addirittura si
oppongono alla accoglienza "coi forconi", le moderne forche
caudine che violano la dignità di chi le mette in pratica.
Ce n'è
Uno che, per essere il migliore di tutti, è stato rifiutato da ogni
albergatore ed è nato in una grotta; l'avrebbero ammazzato in culla,
se non avesse preso la strada della fuga in Egitto... Da quella
Storia è nata la nostra civiltà . (m.g.)
giovedì 24 novembre 2016
MIX Newsletter / Novembre 2016 bis / Editoriale
Правда
Правда,
La Verità, è la testata di informazione storica della Russia. Per
decenni l’abbiamo considerata piuttosto di… disinformazione. In
realtà leggiamo i giornali alla ricerca di notizie vere e di
commenti significativi. Prima Brexit, poi le elezioni americane hanno
inficiato e non poco la credibilità sia della stampa che dei
sondaggi. Anche per il 4 dicembre si sta registrando una certa
attenzione ai sondaggi e, francamente, mi aspetto che anche in Italia
non abbiano successo.
Perché?
Perché penso che dobbiamo dedicarci a smentirli con il racconto
veritiero di quanto accadrà con il referendum costituzionale. E’
una consultazione popolare nel senso stretto del termine, in quanto
le regole che organizzano il funzionamento degli organi di
democrazia, appartengono alla volontà popolare. Ai cittadini
italiani deve stare a cuore il futuro del Paese piuttosto che le
sorti, più o meno luminose delle attuali forze politiche la cui
fortuna è obbligatoriamente contingente.
I
Presidenti del Consiglio passano ma la reputazione del Paese e la
credibilità circa la volontà di riformare verranno giudicate il 5
dicembre in Europa e nel mondo.
La
globalizzazione – abbiamo visto – è vera anche nella
contaminazione delle scelte politiche, più o meno populiste.
Vincesse il fronte del NO, appare già evidente dai sintomi che si
rilevano, che gli attuali alleati si “scioglierebbero” in tanti
rivali alla ricerca di una leadership che ciascuno non è disposto a
concedere ad altri.
Con
quale alleanze gli attuali alleati per il no potrebbero,
all’improvviso, essere in grado di fare le riforme non concesse in
un trentennio?
Il
SI consentirebbe di vedere applicato immediatamente, alla prossima
tornata elettorale, la riduzione dei parlamentari e la riforma del
bicameralismo, rendendo vera la rappresentanza degli enti locali.
Mancanza
di democrazia? La parte della Costituzione relativa a governo e
presidenza della repubblica non è modificata: quali poteri
concentrati in organi non modificati? Ed anzi per l'elezione del
Presidente della Repubblica è richiesta una maggioranza molto più
elevata, che esige quindi una grande intesa anche con le opposizioni.
Inoltre i consiglieri regionali – che diventano senatori – sono
eletti con il sistema delle preferenze dai loro elettori e i sindaci
con l’elezione diretta! Si obietta che non si sa come saranno
eletti.
La
Costituzione prevede la composizione degli organi non i sistemi
elettorali. È così anche nel testo della Costituzione vigente. Il
numero dei parlamentari diminuisce immediatamente invece di aspettare
le proposte di legge delle opposizioni, che chissà quando saranno
approvate, visto che non c’è accordo tra i vari partiti.
Berlusconi
conta addirittura di aprire un dialogo con Renzi subito dopo aver
vinto il referendum...
C’è
anche una questione di coerenza: sono paladini del no quei
parlamentari che hanno votato in tre fasi successive le riforme che
sono sottoposte al referendum. Come fidarsi che saranno pronti a
riforme future, visto che non approvano nemmeno quelle che hanno già
votato? (m.g.)
Pensieri in viaggio / Novembre 2016
Gentilezza
La scorsa settimana è stata celebrata la Giornata mondiale della
gentilezza. Il dibattito politico è proprio un esempio di rara
gentilezza. Quanto ne avrebbe bisogno la società!
Bambini
Il 20 novembre si celebra ogni anno la Giornata Mondiale dei bambini.
Controllare il livello di tutela dei minori a Mosul, Aleppo, sui
barconi ... ma anche dei nostri bambini! Che umanità vogliamo
prepararci?
martedì 15 novembre 2016
Ricordo del presidente Carlo Azeglio Ciampi
Ciampi: la squadra
Una sera, al Quirinale, cenando al Torrino, tutti insieme, i suoi ministri, chiesi un po' impertinente, come avesse composto la squadra di governo. Il Presidente rispose col garbo consueto e un po' d'ironia, che non si era fatto dare i nomi dai Partiti e che aveva scelto i primi della classe.
È noto che, mediaticamente, erano individuati dei 'Ciampi boys' tra giovani economisti di chiara fama e che aveva amici di grande prestigio e notorietà come Andreatta, Cassese, Merloni, Maccanico e gli altri; ma io ero fuori da qualsiasi gruppo che fosse noto e legato al già Governatore della Banca d'Italia. Semplicemente aveva chiesto chi sarebbe stato in grado di ‘ riformare’ la riforma della Sanità. E, infatti, ricordo che quando ebbi finito di firmare il decreto dopo il giuramento, con quelle brevi parole che si sussurrano per un saluto di rito, mi disse " sistemerà la sanità ?" Incredibile: una personalità che mi incuteva soggezione solo avvicinandomi, mi accreditò della sua stima e volle che ci scambiassimo il Tu, dopo il mio doveroso, ossequioso Lei. Divenimmo quella che chiamai la nostra classe, riconoscendo nei 'compagni di classe' un gruppo di colleghi di formidabile competenza e, insieme, umiltà.
Il Maestro dava l'esempio, per primo.
Fu un breve e lungo anno. Fini' troppo in fretta per l' interesse degli Italiani, ma fu ricchissimo di scelte che in altri tempi avrebbero esigito una intera legislatura per portarli a termine.
Storia e cronologia ne danno testimonianza. Per quanto riguarda il solo comparto sanità ancora oggi, a ventidue anni di distanza, si lavora ancora sui moltissimi provvedimenti approvati fra il 1993 e 1994.
Ci sono episodi che hanno lasciato un ricordo indelebile, dai risvolti più umani che politici, significativamente legati a scelte che il Presidente accompagno'.
Dopo la pubblicazione del Libretto rosa sulla salute della donna ebbi un doloroso contrasto con i vertici Cei per il capitolo sulla regolazione delle nascite e Ciampi mi chiamò per dimostrarmi quanto avesse capito la mia sofferenza e quanto mi supportasse.
Curioso e'stato l'incontro formale, bilaterale, che aveva programmato coi ministri per preparare la Finanziaria 1994. Mi presentai sola, senza Capo di Gabinetto e tecnici della struttura. E gli altri? Risposi che sarebbe toccato a me scegliere e che avrei dovuto sapere quanto si chiedeva alla Sanità: 7500 miliardi! Ce la farai? Si, perché il Prontuario Terapeutico deve essere ripensato in funzione della efficacia e indispensabilità dei farmaci (tema posto spesso da Andreatta): e, infatti, solo in quel comparto risparmiai 4000 miliardi, assicurando più farmaci gratuiti a tutti, per la fascia A. Fu una operazione di interesse sociale e culturale, perché si garantiva la stessa qualità del farmaco ai bisognosi e ai ricchi, i quali certamente non utilizzavano la ricetta rosa per comperare i farmaci. In un Consiglio dei Ministri mi mostrò un articolo del Financial Time che elogiava la mia riforma del farmaco. Usalo, mi disse e io: a chi vuoi che interessi il FT?!
La grandezza dell’uomo nella semplicità. nel giorno in cui ci ha lasciato ho raccontato a Romano Prodi un episodio che mi commuove al ricordo. Ero alla Croce Rossa e il Presidente è venuto a trovarmi e mi ha confidato - a me, minima!- la sua ansia per accettare l’ incarico di ministro del Tesoro. Tutti immaginano quale possa essere stata la mia risposta!Ebbi il presidente sempre solidale,e dopo l'esperienza ministeriale, rimase salda una relazione di devozione e amicizia, che mi onora ancora. (m.g.)
giovedì 3 novembre 2016
MIX Newsletter / Novembre 2016 / Editoriale
4 DICEMBRE
UN VOTO
PER IL FUTURO
Dopo Brexit non ci sono referendum, nei diversi Paesi, che non abbiano ricadute politiche (del resto le cosiddette ingerenze oramai nel mondo – che si è ristretto – non sono nemmeno più tali: se Obama vota Renzi, Salvini vota Le Pen, per esempio). Perciò tutti i politici italiani – di maggioranza o di opposizione – tengano presente per amore di Patria quanto affermano circa la data del 4 dicembre.
E’ una
questione del Paese, della sua credibilità circa la possibilità di
accettare riforme. Non è più la riforma RenziBoschi; nel dibattito
parlamentare, nella logica del confronto, sono state approvate 122
modifiche! E, del resto, ci sono partiti (come FI) che avevano
votato, come anche la minoranza DEM, per tre volte, i testi.
Purtroppo tra coloro che sostengono il No vengono ripetute
affermazioni che sono state smentite dalla storia e dalla cronaca: in
trent’anni non sono approdati alla votazione finale nessuna delle
proposte di riforma che ora dovrebbero essere approvate in brevissimo
tempo. Ricorderò, a causa della mia precedente esperienza, che il
sistema bicamerale ha esigito quattro legislature per ottenere alla
fine la Legge quadro sulla assistenza e tre legislature per quella
contro la violenza sessuale. Potrei continuare a citare almeno le
proposte di legge che ho potuto seguire direttamente come prima
firmataria o relatrice (si vedano gli atti relativi alle leggi sulla
adozione). Del resto che si dovesse approdare ad un sistema
parlamentare con una sola Camera era negli auspici degli stessi
costituenti. Menziono due Padri tra i più noti. Mortati (DC) disse
del Senato che sarebbe stata l’Aula “ritardataria” e Togliatti
(PCI) che era l’Aula “della paura”. La lettura degli atti
preparatori della nostra Costituzione darebbe conto di molte inutili
ed errate interpretazioni del dibattito in atto. Non condivido la
propaganda circa “il risparmio” che si otterrebbe con un Senato
dimagrito. Stucchevole, improprio e pericoloso populismo ridurre la
democrazia ai suoi costi! Se vi pare che la democrazia costi troppo,
provate a farne a meno!
La riduzione, tout court, dei parlamentari
non ha senso senza la diversificazione delle funzioni e questo è
quanto è previsto dalla riforma sottoposta al referendum: oggi 630
deputati più 315 senatori (più 5 a vita) fanno un totale di 950;
col Senato delle autonomie, 95 senatori. La somma è di 725
rappresentanti eletti direttamente dal popolo: i consiglieri
regionali con i voti di preferenza e i sindaci, come è noto,
direttamente.
La prima parte della Costituzione non viene affatto
toccata. Per difendere questa parte mi batterei accanitamente; la
seconda deve invece, garantire processi democratici adatti ai tempi:
settant’anni fa l’Assemblea Costituente aveva ancora nel cuore e
nella mente la dittatura fascista appena sconfitta. Oggi una
democrazia non decidente aumenterebbe ulteriormente la sfiducia nella
politica come strumento di soluzione dei problemi dei cittadini. Si
teme una deriva maggioritaria? Si insinua che la maggioranza potrebbe
votare da sola il Presidente della Repubblica: servono 439 voti per
cui pesa anche la minoranza. Infatti sono ben 99 voti in più dei 340
della maggioranza, il che significa che le opposizioni potrebbero far
valere un continuo veto. Senza contare che il voto segreto potrebbe
riservare delle sorprese: basta ricordare i 101 che affossarono la
candidatura Prodi, causando la ricandidatura del Presidente
Napolitano.
Mi permetto di sottolineare una parte della riforma che
viene meno citata e cioè la revisione del Titolo V della
Costituzione, che fu improvvidamente votata dal solo Centrosinistra.
In tema di sanità si era deciso che Stato e Regioni avrebbero
esercitato una competenza “concorrente”, col risultato di una
tale differenziazione tra le Regioni nelle loro leggi sanitarie da
poter semplificare con l’espressione “20 sistemi sanitari”. Non
sembri un’esagerazione perché, per molte prestazioni e per i
ticket, effettivamente sarebbe stato una fortuna (o viceversa una
sfortuna) risiedere in una Regione piuttosto che in un’altra. Se
vincerà il SI’, il 4 dicembre, non verrà meno il regionalismo ma
in sanità sarà ristabilita l’uguaglianza dei cittadini (art. 3)
nei confronti del diritto alla tutela della salute (art. 32).
E’
evidente che appartengo alla tradizione di chi invita a votare
sempre: è una questione di dignità personale; e che ritiene degno
di rispetto ogni espressione di voto.
Tuttavia per il 4 dicembre,
oltre ad invitare a votare e far votare, suggerisco di votare SI’.
Penso che se non cambiamo questa volta, non cambieremo mai. Ho
fiducia che gli Italiani possano desiderare un Paese capace di
guardare al futuro, anziché alle convenienze partitiche dell’oggi.
(m.g.)
Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927 – 1 novembre 2016)
Grazie TINA
Con Tina
Anselmi scompare una testimone limpida di valori cristiani e
democratici, una protagonista della politica italiana, fin dalla
Resistenza. Bellissima l'espressione usata da Marco Damilano "una
radice della democrazia”.
In una intervista, trasmessa dalla Rai
il giorno stesso della Sua scomparsa, Tina Anselmi ha fatto un
lunghissimo racconto della sua vicenda politica intrecciata con quella
personale. Benché fossero evidenti i segni della malattia, ha
rievocato fatti, emozioni, cronache con una precisione di date e di
contesto, senza un appunto, come solo sa fare chi parla del personale
vissuto. Straordinaria donna e politica. Per me è stato commovente
averLa solidale quando sono stata nominata ministro della sanità, un
dicastero che Lei servì preparando e approvando la Riforma
Sanitaria.
Ha ricoperto incarichi in Commissioni delicatissime -
Inchiesta sui militari in Somalia, ma soprattutto quella sulla P2 -
non sempre avendo il sostegno dei suoi stessi colleghi di partito.
Testimone autentica di cattolica che riconosce la laicità della
politica. Esempio luminoso e appassionato di buona politica,
impegnata sul piano nazionale e internazionale (guidò la delegazione
italiana alla prima conferenza internazionale di Pechino); convinta
che la difesa della dignità delle donne fosse garanzia per tutti.
Rispettata e apprezzata anche dagli avversari, per me e per tante
donne e uomini della mia generazione è stata esempio e amica.
Sobria
nella vita pubblica come in quella provata. Forse è mancata da parte
delle più alte istituzioni un significativo riconoscimento, dopo che
lasciò il parlamento da eletta. Nome spendibile per la Presidenza
della Repubblica; oggi il rammarico è perlomeno inopportuno.
Nei
lunghi anni lontani dalla vita pubblica, sorelle e nipoti Le sono
state amorevolmente accanto, ed hanno interpretato il desiderio di
molte amiche di poterLa andare a trovare. A Roma abitavamo vicine, a
un numero civico di distanza, Tina presso la casa della mia
segretaria (che mi aveva presentato Lei, dalle stesse qualità
umane). Sono molti i motivi per cui Le devo un particolarissimo
grazie. Maestra di stile e di vita: le sue allieve le “ragazze”
del Movimento Femminile della DC.
Ci ha lasciato nella festa dei
Santi; un bel messaggio da parte di chi ha vissuto l'impegno politico
come ricerca del Bene di tutta la società.(m.g.)
Pensieri in viaggio / Novembre 2016
HIllary
Anche in USA pare ci siano scandali ad orologeria ... Comunque auguri a Hillary.
Serve competenza per governare la più importante democrazia del mondo. È bene che sia una donna preparata invece di un tycoon…è quasi superfluo ricordarlo.
Auguri di buon lavoro a Hillary Clinton.
Anche in USA pare ci siano scandali ad orologeria ... Comunque auguri a Hillary.
Serve competenza per governare la più importante democrazia del mondo. È bene che sia una donna preparata invece di un tycoon…è quasi superfluo ricordarlo.
Auguri di buon lavoro a Hillary Clinton.
venerdì 14 ottobre 2016
MIX Newsletter / Editoriale / Ottobre 2016
CAMPAGNE ELETTORALI
È tutta
una campagna: Gran Bretagna, Stati Uniti , Austria, Russia,
Ungheria, Colombia, Italia: che sia per un referendum o per le
elezioni politiche non c'è convocazione di elezioni che non crei una
eco, che rimbomba in ogni punto cardinale. Effetto collaterale della
globalizzazione? I referendum, che siano obbligatori per legge o
'rischiati' dai governi, stanno interpretando il peggio del
populismo. Non sono ignoranti i cittadini elettori, o disinformati:
semplicemente votano contro. E senza pensare al futuro, come per la
Brexit o la Svizzera o l' Ungheria. La globalizzazione ha portato,
con grandi vantaggi, molte paure e i politici miopi le cavalcano. Il
populismo si batte con le politiche ardue, utopiche ma facilmente
interpretabili dai cittadini, altrimenti vale sempre "non nel
mio giardino". Tocca sempre agli altri: al governo, alla scuola,
alla sanità, al vicino: mai a me.
Perfino
nella più solida e antica democrazia, il cosiddetto establishment è
rifiutato al punto di avere una candidato iperpopulista come Trump
contro una donna di qualità, competente e preparata, perché interna
all'establishment, Hillary Clinton.
Le
campagne elettorali, anche le più impegnative per la posta in gioco,
si combattono giorno per giorno non con gli slogan, talk show,
social, ma dimostrando interesse per i bisogni dei singoli e della
comunità. Sta emergendo da tante evidenze che la
politica esige competenza. Sia che si tratti di politica interna che
estera; anzi, i risultati più importanti per ogni scelta interna non
prescindono da una intensa e prestigiosa politica estera. Non
disponiamo più nè di Kohl, nè di Churchill, o di De Gasperi,
e neppure di Andreotti o Moro, ma a questi possono ispirarsi Merkel,
Hollande, Renzi, ecc. L'Europa è troppo vicina all'implosione: non
si può assecondare l'idea che "Bruxelles non ci dà ordini!"
A Bruxelles si deve vincere il nazionalismo di poco respiro. Se serve
difesa comune, si vuole un ministro delle finanze comune, se c'è un
alto rappresentante comune per la politica estera e c'è una moneta
unica urge
lavorare
sulla unificazione
politica.
Deve essere una marcia forzata per poter evitare quanto sta
accadendo: che alcuni partner succhino miliardi di fondi strutturali
e calpestano i principi fondanti dell'Unione. Finalmente i cittadini
sarebbero parte di una patria e non 'sudditi' di Bruxelles. Gli Stati
Uniti d'Europa devono diventare un sogno condiviso, un’ansia di
successo dei nostri popoli, perché si diverrebbe lo Stato più forte
economicamente, in pace, e dalla solida cultura democratica.
In
Austria bisogna ripetere le elezioni per calcoli sbagliati; in Spagna
forse si dovrà rivotare perché non si forma una sufficiente
maggioranza a sostegno del governo; in Italia, alla ricerca di una
legge elettorale che garantisca la governabilità, siamo sul punto di
doverla modificare prima ancora che sia messa alla prova... Invece
negli Stati Uniti d'America da oltre un secolo si vota sempre il
secondo martedì di novembre, il Presidente si insedia sempre allo
stesso giorno, ecc.
In
Italia si invoca continuamente "un Paese normale" ma è
ancora lontana la democrazia "normale". Praticamente, ad
ogni tornata elettorale, si vota con una legge diversa. Il fatto è
che fra le promesse delle campagne elettorali e la loro realizzazione
si insinua - e spesso a ragione - il populismo di chi
opportunisticamente valorizza le inadempienze. È campagna elettorale
quotidiana far funzionare i trasporti, mantenere pulita la
città, rispondere ai bisogni sanitari con qualità, equità,
tempestività. Il SI’ al referendum semplifica ed accelera le
procedure e la attività legislativa? Benissimo! È tutto credibile
se i fatti sono più forti delle procedure.
Ci sono
materie e scelte che sembrano "non azzeccarci" con la
campagna elettorale quotidiana, eppure sono quelle che modificano la
mentalità, che diffondono una cultura, che rafforzano la
cittadinanza glocal. Se il riferimento è la ‘pancia’ (che
espressione volgare!) del Paese è evidente che non c’è la
politica ma solo il populismo - in USA come in Europa – chi
risolverà i problemi dei cittadini? Da "déracinée"
(sradicata) vivo in tre città: lavoro a Roma, risiedo a Milano,
abito vicino a Verona. Faccio il tifo per i loro amministratori
(conosco la fatica) ma vedo e subisco anche le difficoltà degli
amministrati.
Ci sono
difficoltà persistenti nelle giornate dei “cittadini qualunque”
i quali hanno bisogno di soluzioni nemmeno troppo difficili. Per
esempio l’uscita di Verona sud verso l’Ospedale Borgo Roma è
pericolosissima: c’è un semaforo che blocca il traffico in uscita.
Basterebbe togliere il semaforo e fare una grande rotonda; certamente
siamo in presenza di due diverse autorità competenti e perciò a chi
tocca? Forse un sindaco che viaggia come i cittadini se ne farebbe
carico. A Roma ci sono semafori che consentono contemporaneamente le
svolte con freccia e il percorso lineare: a chi tocca verificare una
soluzione meno pericolosa? Le violenze in strada, di ogni tipo,
suscitano domanda di sicurezza alle amministrazioni. Se un cittadino,
che rispetta i divieti, subisce gravi lesioni da parte di chi viola
la legge, la reattività dei cittadini potrebbe non essere placata
con le sole promesse. Più telecamere (è inutile invocare la privacy
dopo tanto esibizionismo sui social), più punti luce, più
distribuzione delle forze dell’ordine: nuclei di vigili urbani,
carabinieri e militari sono spesso ammassati nello stesso luogo.
A chi
tocca coordinare la loro più utile e diffusa presenza? Ai cittadini
non possiamo rispondere che ci sono diverse istituzioni di
riferimento: a loro interessa la soluzione dei problemi. Dobbiamo
continuare? Ogni italiano che torni da un viaggio all’estero
racconta, stupito, quanto siano pulite le strade delle città
visitate. Le città non si sporcano da sole e quindi anche i
cittadini sono responsabili della loro “casa comune”. Le
amministrazioni possono avvalersi di moral suasion o di sanzioni; la
vigilanza urbana punisca chi getta i mozziconi per terra; chi sporca
coi cani i giardini dedicati ai giochi dei bambini; chi sosta in
seconda fila con le quattro frecce accese.... Invitino gli esercizi
pubblici - uffici, bar, ristoranti - ad avere fuori dei
loro ingressi dei contenitori per le sigarette: si può
alleggerire la tassa sui rifiuti o comminare multe salate... I
ministri, i sindaci, i direttori generali provino a mettersi nei
panni dei cittadini utenti: provino ad espletare una pratica
all'Inps; vedano un insegnante vincitore di concorso che si presenta
nella scuola assegnata e il dirigente scolastico lo rifiuta "perché
non c'è il posto!" (non è uno scherzo!); oppure
accompagnino l'avvio di una start up: calvario per le
pratiche e per ottenere il credito; prenotino un esame diagnostico;
visitino un girone infernale dei Pronto Soccorso. Se le
soluzioni trovate saranno di soddisfazione, avranno conquistato la
fiducia degli elettori verso le istituzioni .
La
morale è che se l’esempio non viene dall’alto e se ciascuno non
rispetta il proprio ruolo, vince “chi me lo fa fare?”, “fanno
tutti così!” Di questo passo vince la ‘pancia’ e non la
convivenza democratica fondata su civismo e passione civile. (m.g.)
MIX Newsletter / Ottobre 2016 / Pensieri in viaggio
Cardinali
Papa Francesco ci ha stupito ancora con un forte messaggio nella scelta dei Cardinali. Un semplice sacerdote, ormai anziano, di Scutari don Ernest Simoni: ha subito persecuzioni inimmaginabili durante la dittatura Oxa, in Albania. E’ un richiamo a tutti i martiri cristiani del nostro tempo. Il Vescovo emerito di Novara, Mons. Renato Corti, per la sua speciale testimonianza presbiteriale. Altra scelta emblematica, Mons. Mario Zenari, Nunzio in Siria. Che messaggio per quella terra martoriata su cui le potenze ingaggiano le sfide tra di loro, a costo di migliaia di vittime civili inermi (in spregio di tutte le Convenzioni internazionali)!
Papa Francesco ci ha stupito ancora con un forte messaggio nella scelta dei Cardinali. Un semplice sacerdote, ormai anziano, di Scutari don Ernest Simoni: ha subito persecuzioni inimmaginabili durante la dittatura Oxa, in Albania. E’ un richiamo a tutti i martiri cristiani del nostro tempo. Il Vescovo emerito di Novara, Mons. Renato Corti, per la sua speciale testimonianza presbiteriale. Altra scelta emblematica, Mons. Mario Zenari, Nunzio in Siria. Che messaggio per quella terra martoriata su cui le potenze ingaggiano le sfide tra di loro, a costo di migliaia di vittime civili inermi (in spregio di tutte le Convenzioni internazionali)!
Sudnord
La
pedemontana veneta piuttosto che la Brebemi o l'alta velocità
Milano-Trieste, inducono pensieri negativi sull'uso delle risorse
pubbliche, le tasse dei cittadini contribuenti. Non tanto per la
durata dei lavori (lavorare giorno e notte con rispetto dei tempi e
dei finanziamenti!?) quanto per la irrazionalità degli interventi.
Il raccordo fra Brescia e la 35 è ad una corsia!
L' Alta velocità si fermerà
a Brescia perché il tratto veronese, per esempio, è in alto
mare: non c'è accordo sul tracciato, non sono ancora stati fatti
gli espropri... E a proposito di mare: le strade in Calabria e
Sicilia, che devono completare il Ponte? Da Palermo a Ragusa ho
impiegato 5 ore di auto.
Sembrava ragionevole il
proposito del ministro Del Rio di completare le infrastrutture
incomplete prima di attivare le nuove ...
Moda
Se
qualche griffe lanciasse il posacenere tascabile chissà mai che
signore in borsetta e signori in tasca avrebbero un bel oggetto (o
anche una scatoletta di latta delle caramelle).
Puliamo noi
Tufara
(Campobasso)
1000 abitanti: "Questo è il paese nostro e ce lo puliamo noi"
MUVT (Movimento Unito per Valorizzare Tufara): ma in molisano
significa anche "muoviti".
MIX Newsletter / Ottobre 2016 / Atleti
GRAZIE!
Agli atleti dei Giochi
paralimpici.
Complimenti per la messe di medaglie ma soprattutto per i messaggi lanciati. Non ci sono limiti che non si possono superare con la volontà. Hanno dimostrato che ciò che si vuole, si può. Hanno abbattuto barriere biologiche, psicologiche e architettoniche… Chissà se ne hanno abbattute ancora tante culturali! Roma avrebbe meritato che i suoi amministratori avessero pari coraggio nel dire si alle olimpiadi. E’ possibile amministrare con serietà, onestà e trasparenza. Per esempio una grande periferia, ricca di strutture a favore dei giovani, come Tor Vergata, avrebbe potuto essere recuperata e fruire di fondi e di una occasione che sembravano… imperdibili. (m.g.)
Complimenti per la messe di medaglie ma soprattutto per i messaggi lanciati. Non ci sono limiti che non si possono superare con la volontà. Hanno dimostrato che ciò che si vuole, si può. Hanno abbattuto barriere biologiche, psicologiche e architettoniche… Chissà se ne hanno abbattute ancora tante culturali! Roma avrebbe meritato che i suoi amministratori avessero pari coraggio nel dire si alle olimpiadi. E’ possibile amministrare con serietà, onestà e trasparenza. Per esempio una grande periferia, ricca di strutture a favore dei giovani, come Tor Vergata, avrebbe potuto essere recuperata e fruire di fondi e di una occasione che sembravano… imperdibili. (m.g.)
domenica 9 ottobre 2016
IL MIO IMPEGNO PER L'IDI / Intervista di Gianfranco D'Anna / PinkItalia 8 ottobre 2016
Il Vaticano punta sulle donne!
Mariapia Garavaglia
alla Presidenza dell'IDI di Roma
Intervista a cura di Gianfranco D’Anna
PinkItalia 8/10/2016
Garavaglia d’esperienza e di garanzia.
Le trascorse esperienze di Ministro della Sanità nel Governo Ciampi e al vertice della Croce Rossa saranno indispensabili alla neo Presidente dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) Mariapia Garavaglia.
La nomina, arrivata direttamente dal Vaticano, è stata annunciata con una nota ufficiale della Sala Stampa vaticana che sottolinea testualmente come Mariapia Garavaglia sia stata scelta “in un momento di grande difficoltà ed emergenza che ha reso particolarmente necessaria la vigilanza della Santa Sede”.
Il riferimento è agli arresti e alle incriminazioni della clamorosa inchiesta giudiziaria tuttora in corso in merito alle spoliazioni che hanno gravato per circa un miliardo di euro sul bilancio del prestigioso Istituto dermopatico. Tra le più importanti realtà dermatologiche ospedaliere europee, l’Idi include cliniche specialistiche di Chirurgia vascolare, Chirurgia plastica e Oncologia, oltre alla diagnostica Radiologica e di laboratorio.
—————
- Presidente Garavaglia una continuità con la gestione di ospedali e assistenza medica, dal Ministero della Sanità alla Croce Rossa, che ora si può avvalere dell’eccellenza scientifica dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata
Penso di potermi dedicare con passione all’IDI, per onorare la sua gloriosa storia, che l’ha reso una eccellenza in Italia e non solo, con la competenza che ho maturata in molti anni di studio e di applicazione, anche da gestore, dei servizi che il Sistema Sanitario Nazionale offre alla generalità dei cittadini.
- Come affronterà la situazione di “grande difficoltà ed emergenza dell’Istituto, che ha reso particolarmente necessaria la vigilanza della Santa Sede”, come ha sottolineato una nota della stessa sala stampa vaticana?
Sarebbe poco serio da parte mia negare che dovrò affrontare una situazione di “grande difficoltà”. Tuttavia essendosi conclusa la parentesi del commissariamento da parte del MEF, il periodo di gestione sotto la guida del Cardinale Patrono, Sua Eminenza Card. Giuseppe Versaldi, ha preparato le condizioni per un mio avvio meno preoccupante.
- Le difficoltà e gli episodi di corruzione riguardano l’intero settore sanitario. Quale lo stato di “salute” anche sotto il profilo dell’efficienza e dei costi per la collettività della sanità nazionale?
E’ noto che il nostro SSN è in sofferenza da diversi punti di vista. Gli episodi di corruzione che talvolta emergono dipendono spesso da incompetenza e da mancati controlli. Tuttavia è talmente prezioso il nostro sistema per la collettività che merita ogni attenzione da parte del Governo non solo dal punto di vista finanziario, bensì della riorganizzazione dell’intero comparto perché sia più efficiente in coerenza con l’evoluzione e la diversificazione sempre più impellenti dei bisogni sanitari: innovazione tecnologica, farmaci biologici, invecchiamento della popolazione, prevenzione anche dei danni ambientali, ecc. Inoltre la cronaca recente segnala che anche in presenza di una corretta spending review ci sono delle priorità assolute.
- Clamorosa e vergognosa, in proposito, la lunga agonia di un malato terminale in un Pronto Soccorso di Roma
Mi riferivo proprio a questo! i Pronto Soccorso devono essere la struttura più qualificata, anche per esperienza e quantità di personale . Non possono non esserci letti, servizi DEA e operatori sanitari sufficienti secondo gli standard. Non sono i posti letti ospedalieri, di degenza, che devono essere aumentati ma quelli dell’emergenza e dell’assistenza intensiva.
- Il malessere della sanità nasce dalla politica o è un sintomo del “disagio” della politica?
La sanità non può essere materia di clientela! Quando è così, accontenta forse un certo numero di operatori elettori, non certo i cittadini. Si spreca senza avere la competenza per rispondere secondo una programmazione corretta, derivata dai dati epidemiologici e dalle valutazioni di qualità e consuntivi economico-finanziari della gestione. Il Sistema Sanitario ha bisogno di controlli!
- Come segue il dibattito referendario? Il referendum segnerà uno spartiacque?
Sì in termini generali, perché sblocca un iter di riforme bloccato da trent’anni. In particolare per la sanità il nuovo art.117 chiarisce e distingue i compiti dello Stato e delle Regioni. In tale modo si supera quella zona grigia di “competenze concorrenti” che hanno creato contenzioso fra Stato e Regioni e, di fatto, causato una tale diversificazione territoriale di servizi da poter far dire che ci troviamo di fronte a 20 sistemi sanitari, con gravi divari nell’accesso alle prestazioni, tanto da violare l’art.3 della Costituzione, in merito al fondamentale diritto di uguaglianza di tutti i cittadini.
- C’è una da domanda che si aspettava e che non le abbiamo rivolto?
Si ed è questa: Come va il nostro Paese? E’ una domanda che mi pongo continuamente perché non mi capacito di come sia stato possibile raggiungere livelli di rancore nella comunità civile che dà forza a un populismo che nega il valore del confronto democratico.
Il populismo, non me lo nascondo, trova anche giustificazione nell’assenza di buona politica ma, come si suol dire, chi ha cervello lo usi. Perciò mi aspetto che le classi dirigenti tornino in sé: nel valore e nell’onore del proprio ruolo e siano autorevoli per l’esempio che danno (esempio positivo nel linguaggio, nel rigore personale e nella competenza professionale).
Inoltre più Europa! Spieghi la politica quanto la UE ha garantito e non solo quali siano i ” compiti a casa”. Più Europa significa maggior sviluppo per tutti.
martedì 20 settembre 2016
ADDIO PRESIDENTE
Diffusasi la notizia della morte del Presidente Ciampi, ho ricevuto moltissime telefonate, quasi come a una familiare. Il suo governo mostrò all'opinione pubblica una tal coesione, che tutti noi suoi ministri siamo stati beneficiari della ammirazione di cui godeva ed eravamo un po' tutti (anche le donne) "Ciampi boys". Le condoglianze esprimevano un rimpianto: che avessimo perso un amico, una guida, un esempio di cui si ha molto bisogno.
La Repubblica ha perso un servitore, un suo 'cantore', che definiva la Costituzione la nostra Bibbia laica. Ho conosciuto da vicino l'umiltà, la coerenza e la generosa competenza nell'esercizio delle diverse funzioni esercitate. È stato un privilegio, oltre che un onore. essere stata ministro nel suo governo.
La sua discreta Fede me l'ha fatto sentire partecipe in un momento di difficile relazione col Vicariato, in occasione della pubblicazione da parte del ministero della Sanità di un libretto rosa sulla salute delle donne.
Ha sostenuto la mia draconiana riforma del Prontuario terapeutico perché, nonostante la necessità di risparmi anche in sanità, sempre attento ai bisogni dei più deboli, ha constatato che erano messi a disposizione più farmaci gratuiti per i bisogni veri ed esentate le malattie croniche e la pediatria.
Ha amato, riamato, i giovani. Peccato che gli attuali aspiranti a carriere politiche non l'hanno conosciuto e non possano nemmeno ispirarsi al suo stile di gentiluomo, galantuomo.
Il Governo Ciampi fu una fortuna per il Paese in un tempo in cui la politica era afasica dopo il referendum Segni. Dopo mani pulite, dopo sanitopoli, farmacopoli un integerrimo tecnico fu chiamato a servire la Patria. Accettò l'incarico da Scalfaro esattamente per questo servizio. Lo aveva fatto da giovane quando, giovane ufficiale, l'8 settembre 1943 si trovò senza ordini su una spiaggia albanese (durante la crisi del Kossovo me la indicò) e seppe quale parte scegliere. E quando si associò a Giustizia e Libertà.
Il suo fu il primo governo 'tecnico' della Repubblica presieduto da un Primo Ministro non parlamentare. Ma fu un governo politico, di alta qualità, di 'buona politica'. La spesa pubblica da risanare e ridare fiducia al Parlamento e al Paese erano le missioni... impossibili.
Ma se si avesse la pazienza, l'umiltà e l'interesse a leggere gli atti deliberativi di quel breve governo (28 aprile 1992- 10 maggio 1994) si rimarrebbe sbalorditi. Non sono mancate giornate tremende come l'attacco allo Stato da parte della mafia la notte del 27 luglio 1993. Il Presidente confessò di aver temuto un colpo di Stato. Amore per l'Italia tutta intera, tant'è che fissò il G8 a Napoli, sorprendendoci tutti in consiglio dei Ministri quando lo comunicò: con un sincero atto di fiducia e di affetto per il Sud attraverso Napoli.
Presidente di tutti! Gli Italiani lo hanno capito e amato.
Il recupero del rispetto per il tricolore e la ripresa della parata del 2 giugno furono un atto d'amore per una Patria che 'rinacque' con i sacrifici di tanti. Fermo e disponibile, mite e determinato, colto e capace di parlare agli ultimi. Ho ricordi personali che devono rimanere sepolti nel cuore ma che mi fanno rimpiangere di non poter raccontare un uomo esemplare in tutto, anche in un rapporto paterno coi suoi ministri.
Qualche volta ci vedevamo a cena - i compagni di banco - e risultava evidente quale era il collante che ci rendeva compatti e amici. Nessun protagonismo - lui per primo - per cui alla fine del Consiglio dei Ministri veniva emesso il comunicato ufficiale e non tante meschine dichiarazioni di auto visibilità. Un ministro aveva l'abitudine dichiaratoria e con un delicato rimprovero gli ha tolto il gusto di continuare a distinguersi.
Ero la più piccola - d'età - per cui quando era assente il Sottosegretario Maccanico assumevo il compito di fungere da segretario del Consiglio.
All'inizio di ogni seduta ci illustrava quale fosse il grado di fiducia che, per quanto immateriale, era il volano dei mercati e della politica. I tecnici che aveva scelto come suoi ministri – alcuni amici da decenni - erano il corollario di una azione di governo decisa e precisa nelle finalità, metodo e risultati. In una delle cene della Sua classe, al Torrino, ci spiegò come scelse i ministri: senza segnalazioni o raccomandazioni, ma in base agli obiettivi del suo mandato.
Quale promozione per la classe!
Da Azionista e patriota non poteva non essere un appassionato cultore e 'cantore' di una patria più grande, l'Europa! Ormai, divenuto Cincinnato, ha risposto ancora a una chiamata di servizio al Paese, accettando l'incarico di Ministro del Tesoro nel governo Prodi, per consolidare con la moneta unica il cammino verso una politica europea unica!
Nessuno che abbia visto e in qualche momento vissuto vicino al Presidente Ciampi può dimenticare quello straordinario sostegno che, mano nella mano, l'ha accompagnato anche nelle difficoltà create dalla politica: grazie Franca!
Mi sembra che ogni parola che scrivo diminuisca i sentimenti che vorrei esprimere, ma mi è parso molto eloquente il tributo di gratitudine e di ammirazione che il Paese Gli ha tributato in questi giorni.
Grazie Presidente.
Mariapia
sabato 10 settembre 2016
MIX Newsletter / Editoriale / Settembre 2016
TRE
BOMBE A OROLOGERIA:
RIFIUTI,
IMMIGRATI, ANZIANI
E
una già scoppiata: il terremoto
Baumann
ci avverte che i leader vincono le elezioni aumentando le paure,
cosicché rassicurano i cittadini promettendo protezione e sicurezza.
Spostando l’attenzione sulle guerre, non si dedicano a risolvere le
difficoltà quotidiane di chi, per esempio, giunto alla cassa di un
market, lascia sul banco una bottiglia di latte perché non gli
bastano i soldi…
Le
difficoltà delle persone meno capienti non sono imputabili agli
sbarchi degli immigrati o alla paura dei terroristi, quanto piuttosto
a visioni miopi di chi guarda la punta del dito invece della luna:
sono politiche di lungo respiro che rassicurano i cittadini. Manca la
politica che ha una meta, conosce la strada e sa come percorrerla.
Cosa
ci hanno proposto i TG in agosto? Le strade di Roma imbruttite di
spazzatura (in altre estati era Napoli). Siamo il Paese che esporta
spazzatura che arricchisce altri, perché per anni non è stato fatto
niente. No a tutto: non a termovalorizzatori, no a rigassificatori…
Not in my yard: non nel mio giardino! Ogni presidente di Regione, di
Provincia, ogni Sindaco si oppone ad ogni infrastruttura di interesse
generale per il contingente passeggero interesse elettorale.
Marcora,
il mio maestro politico, orgoglioso sindaco di un piccolo comune,
sosteneva che centrali, autostrade, e infrastrutture di interesse
nazionale non dovessero essere sottoposte ai veti incrociati dei
piccoli poteri locali! Del resto sarebbe stato facile copiare Brescia
che, da oltre quarant’anni, ha un sistema di termovalorizzazione
che garantisce energia alla città; oppure visitare Vienna o altre
importanti città del nord per …imparare!
Nonostante
la ottima legge contro lo spreco alimentare, è certezza condivisa
che se non si corre ai ripari (corre!) saremo sommersi dai nostri
rifiuti. Alla cultura e buona educazione dei cittadini per rispettare
pienamente la differenziazione deve corrispondere una precisa scelta
da parte delle Amministrazioni per gli interventi strutturali.
Nel
2043 in Italia gli ultrasessantacinquenni saranno il 33% della
popolazione, cioè oltre 20.000.000; solo fra 25 anni! Secondo
l’ISTAT la popolazione italiana resterà stabile e arriverà a 61
milioni nel 2065 con un picco di 63 milioni intorno al 2040.
L’anno
scorso i morti sono stati 653.000, 54.000 più dell’anno
precedente. Inoltre il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di
riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna in età
fertile, con una età media di 36,1 anni.
Non
basterebbe nemmeno il saldo migratorio per compensare sia gli
stranieri che se ne vanno, oltre ai 100.000 italiani espatriati,
quasi tutti giovani e molti laureati. A spese nostre vanno ad
aumentare il PIL di altri. Perciò vanno ripensati due enormi
problemi: immigrazione e invecchiamento, “la trappola demografica
italiana”.
Trascurando
per ora la complessa questione pensionistica, osserviamo che in 25
anni i cittadini anziani passeranno da 13.400.000 a oltre 21.000.000;
oltre la metà avrà più di 75 anni. E’ noto che la longevità può
portare appresso malattie che si cronicizzano e richiedono lunghe
cure, ma è vero anche che grazie alla diagnostica preventiva e alla
prevenzione sanitaria e fisiologica la curva degli effetti patologici
rimane contenuta e la maggior parte degli anziani vive
prevalentemente sana. Tuttavia stiamo constatando che la spending
review sta causando, con tagli alla spessa sanitaria, una
preoccupante riduzione della prevenzione e delle cure collegate. A
partire dalla crisi del 2008 la fascia di popolazione più povera ha
rinunciato a cure e a terapie. Il rischio conseguente sarà l’aumento
delle malattie invalidanti, lungo degenze, non autosufficienza. Se la
popolazione in età non lavorativa aumenta si riducono le opportunità
di crescita del PIL, bloccando le risorse per investimenti e per
pagare le pensioni.
L’economia
italiana deve fronteggiare una caduta del PIL per l’effetto della
riduzione delle classi giovanili e dell’aumento dell’età media e
dei pensionati.
Si
ridurrà il gettito fiscale e le coorti che vanno in pensione non
saranno sostitute da lavoratori con analoga professionalità, livello
retributivo e capacità retributiva.
Il
V Rapporto (2015) sull’assistenza agli anziani non autosufficienti
rappresenta con molta efficacia la qualità e la quantità di servizi
da programmare ed erogare: non può non costituire la base per
riflessioni strategiche (a meno che ci si aspetti l’eutanasia senza
nemmeno la indecente proposta di una legge).
Il
Paese non può fare a meno di un urgente piano che non si limiti alle
misure contingenti di breve periodo. Non è questo il modello
d’azione per veri leader politici, veri statisti. E’ evidente che
non potremo fare a meno degli immigrati (non solo noi, ma tutti i
paesi di pari evoluzione demografica) ma non è pensabile non porre
rimedio alla situazione attuale. Se non arriva lo Stato, si
attiveranno i cittadini, esasperati dalle condizioni che creano gli
immigrati, sia regolari che irregolari, perché percepiti come
dannosi da ogni punto di vista e non accettati nel loro “far niente
e avere assistenza”.
Ci
vuole una Autorità’ nazionale per l’immigrazione che
assuma tutte le deleghe, disperse fra le diverse istituzioni, per
organizzare sull’intero territorio italiano la distribuzione
quantitativa e la destinazione qualitativa delle persone. Penso ad
una sorta di Servizio Civile - la copertura è assicurata dai fondi
già erogati i per gli immigrati - per cui insieme agli Italiani,
anche gli immigrati vengano inseriti in programmi di studio, di
volontariato, di servizi alla comunità; imparano un mestiere,
acquisiscono modelli di comportamento. Come sarebbe utile inserirli
anche nelle forze di polizia! ecc.
Un
quinto di immigrati, un terzo di anziani, secondo uno studio di
Amedeo Levorato (Osservatore Coinvolto, 31 luglio 2016): non si può
non correre ai ripari.
La
sfida riguarda tutti, non solo le istituzioni. Occorre, intanto,
parlare del fenomeno migratorio coi numeri alla mano e con le
proiezioni sul futuro. Chi ne parla a sproposito si troverà
sbugiardato dalla realtà ("la realtà è più forte dell’
idea” papa Francesco). Vale per lo Stato centrale, i poteri locali,
le nostre comunità, superare le ricette confuse per fronteggiare
radicalmente le questioni della immigrazione, dell’invecchiamento
della popolazione, dei servizi alla persona col corollario dei
problemi della disoccupazione e del debito.
La
globalizzazione, anche senza cercarla, è già avvenuta ed ogni
questione della convivenza civile va inquadrata in un contesto di
vedute ampie e lontane.
Terremoti:
bombe che sappiamo in quali luoghi del nostro bel Paese colpiranno.
Come per la salute, la prevenzione viene sempre trascurata e il costo
successivo è infinitamente più pesante, in vite umane. Gli Italiani
si mobilitano con una generosità sorprendente e commovente a danni
avvenuti. Serve la medesima determinazione nel pretendere e attuare
tutte le misure necessarie, sia individuali che collettive. Un
pensiero riconoscente va a Giuseppe Zamberletti, l'inventore della
nostra strepitosa Protezione Civile. Diventa sempre più attenta
anche l'informazione circa il modo di offrire l'aiuto
"intelligente": non sovraffollare i luoghi del soccorso da
parte di chi non ha specifiche competenze; donare quanto basta per le
prime emergenze e poi invece offrire denaro, perché deve riprendere
la vita anche dei commercianti, ecc. Abbiamo alle spalle esperienze
di dopo terremoto di cui dobbiamo vergognarci e non ripetere più, ma
anche, al contrario, l'esempio del Friuli: tutto dove era e come
era, a cominciare dalle fabbriche, di disse. Ora, si è detto, a
cominciare dalle scuole. Il Paese e il mondo - che ci guarda e aiuta
- meritano di vedere in campo la migliore inventiva, creatività,
capacità si sacrificio e di unità, che sono nel DNA degli Italiani.
(m.g.)
Santa Madre Teresa
La
piccola Matita di Dio
"Avremo
un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: spontaneamente
continueremo a dirle Madre Teresa", così il Papa Francesco alla
canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. L'ho incontrata per la
prima volta a una manifestazione del Movimento per la Vita a Bergamo
il 19 ottobre 1980. Altre volte con Mons. Camara o con i suoi
derelitti. A Bergamo c'era l'on. Vittoria Quarenghi: mi sembra bello
ricordarla. "I poveri hanno bisogno d'amore più che di
elemosina" disse. Per lei il simbolo della fragilità e povertà
estrema era il bambino non nato. Si sentiva una matita nelle mani di
Dio o una goccia nell'oceano che sarebbe stato più povero senza
anche quella piccola goccia. Ho una sua corona del rosario, fatta di
semi dalla forma di goccia, lacrima o cuore: "sitio, ho sete"
di giustizia, di amore. E' la sete che ha riconosciuto in tutti gli
ultimi del mondo. (m.g.)
Ettore Bernabei
GRAZIE
La
scomparsa di Ettore Bernabei ha suscitato un consenso generale per
come ha esercitato le sue funzioni pubbliche. La sua esemplarità
dovrebbe ispirare gli attuali dirigenti delle nostre organizzazioni
sia pubbliche che private. Competenza e onestà valorizzano le
capacità di tutti e producono sviluppo per l'intero Paese. Bernabei
non dovette mai rinunciare ad affermarsi con le sue idee politiche e
la sua testimonianza cristiana e, in forza di queste virtù civili,
ha potuto garantire rispetto della pluralità culturale e politica.
Le infrastrutture - da quelle culturali a quelle economiche- che lo
hanno visto responsabile, hanno ricostruito l'Italia e, con la Rai,
anche un po' gli Italiani. Costruì autostrade, uffici postali,
ospedali, acquedotti: modernizzò l'Italia. Le regole non lo hanno
fermato "burocraticamente" perché le ha finalizzate al
bene comune. Non lo intimorirono coloro che cercavano in tutti i modi
di fermare la sua azione.
Occorrerebbe
che le giovani generazioni, che si dedicano all'impegno pubblico,
studiassero, almeno un pò, e cercassero di imitare, molto, tali
predecessori. Più etica e meno estetica, soleva dire. E la sua fede
lo rendeva fiducioso anche per l'avvenire del nostro Paese. Grazie a
"un italiano per bene" che Domenico Arcuri, parafrasando
Lincoln, ricorda così: "modellò uomini orgogliosi del posto in
cui vivono in modo tale che il proprio paese sia orgoglioso di
loro". (m.g.)
IL MIO 5x1000
Alzheimer:
una sfida possibile, a fianco dei malati e dei familiari per sfidare
l’epidemia del secolo
Dona il tuo 5 per mille a:
Alzheimer Ricerche
Brescia onlus C.F.: 98058810171
martedì 23 agosto 2016
Editoriale / 12 agosto 2016 / #rifiuti #anziani #immigrati
TRE BOMBE A OROLOGERIA:
RIFIUTI, ANZIANI, IMMIGRATI,
Baumann ci avverte che i leader vincono le elezioni aumentando le paure, cosicché rassicurano i cittadini promettendo protezione e sicurezza. Spostando l’attenzione sulle guerre non si dedicano a risolvere le difficoltà quotidiani di chi, per esempio, giunto alla cassa di un market, lascia sul banco una bottiglia di latte perché non gli bastano i soldi…
Le difficoltà delle persone meno capienti non sono imputabili agli sbarchi degli immigrati o alla paura dei terroristi, quanto piuttosto a visioni miopi di chi guarda la punta del dito invece della luna: sono politiche di lungo respiro quelle che rassicurano i cittadini che la politica ha una meta, conosce la strada e sa come percorrerla.
Cosa ci hanno proposto i TG in agosto? Le strade di Roma imbruttite di spazzatura (altre estati era Napoli). Siamo il Paese che esporta spazzatura che arricchisce altri, perché per anni non è stato fatto niente. No a tutto: non a termovalorizzatori; no a rigassificatori… "Not in my yard": non nel mio giardino! Ogni presidente di Regione, di Provincia, ogni Sindaco si oppone ad ogni infrastruttura di interesse generale per il contingente passeggero interesse elettorale.
Marcora, il mio maestro politico, orgoglioso sindaco di un piccolo comune, sosteneva che centrali, autostrade, e le infrastrutture di interesse nazionale non dovessero essere sottoposte ai veti incrociati dei piccoli poteri locali! Del resto sarebbe stato facile copiare Brescia che da oltre quarant’anni ha un sistema di termovalorizzazione che garantisce energia alla città; oppure visitare Vienna o altre importanti città del nord per … imparare!
Nonostante la ottima legge contro lo spreco alimentare, è certezza condivisa che se non si corre ai ripari (corre!) saremo sommersi dai nostri rifiuti. Alla cultura e buona educazione dei cittadini, per rispettare pienamente la differenziazione, deve corrispondere una precisa scelta da parte delle Amministrazioni per gli interventi strutturali.
Nel 2043 in Italia gli ultrasessantacinquenni saranno il 33% della popolazione, cioè oltre 20.000000! solo fra 25 anni. Secondo l’ISTAT, la popolazione italiana resterà stabile e arriverà a 61 milioni nel 2065 con un picco di 63 milioni intorno al 2040.
L’anno scorso i morti sono stati 653.000, 54.000 più dell’anno precedente; inoltre il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna in età fertile, con una età media di 36,1 anni.
Non basterebbe nemmeno il saldo migratorio per compensare sia gli stranieri che se ne vanno che gli oltre 100.000 italiani espatriati, quasi tutti giovani e molti laureati. A spese nostre vanno ad aumentare il PIL di altri. Perciò vanno ripensati due enormi problemi: immigrazione e invecchiamento, “la trappola demografica italiana”.
Trascurando, per ora, la complessa questione pensionistica, osserviamo che in 25 anno i cittadini anziani passeranno da 13.400.000 a oltre 21.000.000; più della metà avrà più di 75 anni. È noto che la longevità può portare appresso malattie che si cronicizzano e richiedono lunghe cure, ma è vero anche che grazie alla diagnostica preventiva e alla prevenzione sanitaria e fisiologica la curva degli effetti patologici rimane contenuta e la maggior parte degli anziani vive prevalentemente sana. Tuttavia stiamo constatando che la spending review sta causando, con tagli alla spessa sanitaria,una preoccupante riduzione della prevenzione e delle cure collegate. A partire dalla crisi del 2008 la fascia di popolazione più povera ha rinunciato a cure e a terapie. Il rischio conseguente sarà l’aumento delle malattie invalidanti, lungo degenze, non autosufficienza. Se la popolazione in età non lavorativa aumenta si riducono le opportunità di crescita del PIL , bloccando le risorse per investimenti e per pagare le pensioni.
L’economia italiana deve fronteggiare una caduta del PIL per l’effetto della riduzione delle classi giovanili e dell’aumento dell’età media e dei pensionati.
Si ridurrà il gettito fiscale e le coorti che vanno in pensione non saranno sostitute da lavoratori con analoga professionalità, livello retributivo e capacità retributiva.
Il V Rapporto ( 2015) sull’assistenza agli anziani non autosufficienti rappresenta con molta efficacia la qualità e la quantità di servizi da programmare ed erogare; non può non essere la base di riflessioni strategiche (a meno che ci si aspetti l’eutanasia senza nemmeno la indecente proposta di una legge).
Il Paese non può fare a meno di un urgente piano che non si limiti alle misure contingenti di breve periodo. Non è questo il modello d’azione per veri leader politici, veri statisti.
È evidente che non potremo fare a meno degli immigrati (non solo noi, ma tutti i paesi di pari evoluzione demografica) ma non è pensabile non rimediare alla situazione attuale. Se non arriva a soluzioni lo Stato, vi arriveranno i cittadini e non pacificamente, esasperati dalle condizioni che creano gli immigrati sia regolari che irregolari, perché percepiti come dannosi da ogni punto di vista e inaccettati nel loro “far niente e avere assistenza”.
Ci vuole una AUTORITA’ nazionale per l’immigrazione che assuma tutte le deleghe, disperse fra le diverse istituzioni, per organizzare sull’intero territorio italiano la distribuzione quantitativa e la destinazione qualitativa delle persone. Penso ad una sorta di Servizio Civile - già sono erogati fondi per gli immigrati- per cui insieme agli Italiani, anche gli immigrati vengano inseriti in programmi di studio, di volontariato, di servizi alla comunità; imparano un mestiere, acquisiscono modelli di comportamento. Come sarebbe utile inserirli anche nelle forze di polizia! ecc.
Un quinto di immigrati, un terzo di anziani, secondo uno studio di Amedeo Levorato (Osservatore Coinvolto, 31 luglio 2016 ): non si può non correre ai ripari.
La sfida riguarda tutti, non solo le istituzioni. Occorre, intanto, parlare del fenomeno migratorio coi numeri alla mano e con le proiezioni sul futuro. Chi ne parla a sproposito si troverà sbugiardato dalla realtà ("la realtà è più forte dell’idea”, papa Francesco). Vale per lo Stato centrale, i poteri locali, le nostre comunità, superare le ricette confuse per fronteggiare radicalmente le questioni della immigrazione, dell’invecchiamento della popolazione, dei servizi alla persona col corollario dei problemi della disoccupazione e del debito.
La globalizzazione, anche senza cercarla, è già avvenuta ed ogni questione della convivenza civile va inquadrata in un contesto di vedute ampie e lungimiranti. (m.g.)
Iscriviti a:
Post (Atom)