SAPERE
per DECIDERE
Ho
apprezzato il discorso di insediamento del Presidente Fico, impostato
su valori che sono il lievito della nostra Repubblica parlamentare. È
la centralità del Parlamento che onora l’espressione della volontà
popolare. Lì risiede la sovranità che i partiti devono onorare e
non sequestrare.
Confesso
che anch’io ero infastidita per le indennità aggiuntive attribuite
alle cariche assembleari (Presidente, vice presidenti, segretari
d’aula, Questori). Sono parlamentari come tutti gli altri,
investiti di compiti importanti, cui devono corrispondere certamente
servizi di funzione: segreterie e organizzazione cerimoniale,
conseguenti. Perciò ho accolto volentieri anche questa scelta.
Tuttavia, perché sia un risparmio per i cittadini, gli emolumenti
non devono essere riscossi e destinati ad altri.
Nè
mi sembra coerente con la funzione ritenere di potersi comportare con
“normalità“, servendosi del trasporto pubblico. Il parlamentare
non è più un cittadino qualunque, ancora meno lo è il Presidente
della Camera dei Deputati. Ha oneri e onori cui non può rinunciare,
altrimenti non interpreta il suo alto Ufficio.
Auto
di servizio ed aereo di Stato servono a non impicciare e impacciare
le scorte e il traffico dei cittadini utenti. Ci interessa di più
che guadagnino tempo nello svolgere i loro compiti, che ammirarne
l’esibita umiltà, che non è indispensabile nell’esercizio delle
funzioni pubbliche quanto invece “il dovere di adempierle con
disciplina ed onore”. (art. 54 Cost.)
Non
ho nemmeno condiviso l’occupazione di tutte le poltrone di Questori
di Camera e Senato. Stride questa occupazione con gli intenti
sbandierati di trasparenza. Infatti i Questori in Parlamento non sono
organi di polizia ma di amministrazione: appalti, concorsi,
assunzioni, bilancio sono competenze dell’Ufficio. Non è mai
accaduto che uno dei tre Questori non fosse un rappresentante della
minoranza parlamentare, per avere un occhio controllore...
L’anomalia
è rappresentata anche dal fatto che per scegliere gli incarichi si
sia continuato a sciorinare gli slogan della campagna elettorale.
Cancellare o modificare la “Fornero”, i vitalizi... a che pro
aizzare i cittadini contro il Parlamento? Una volta sollevato il
venticello...
E
non indifferente è il dettato costituzionale che con gli articoli
66, 67, 68 e 69 definisce lo status del parlamentare. Soprattutto, il
sistema democratico ammette all’elettorato passivo qualsiasi
cittadino e non tutti possono vivere a Roma e nel loro collegio,
assumere segreterie e svolgere tutti i servizi richiesti con uno
stipendio modesto, cui far corrispondere una pensione (non piace la
parola vitalizio?) che garantisca quando non si è più eletti. La
magnifica peculiarità della democrazia è di consentire di fare
politica non solo a chi può permetterselo. Né si è più modesti se
non si indossa la cravatta e ci si veste in modo sciatto. Lo ‘stile’
non riguarda la propria persona ma la importante - che cosa può
valere di più? - rappresentanza di un bene che non ci appartiene,
perché è la dignità delle istituzioni, del popolo che esse
rappresentano e difendono. I media non si dedicano molto a questi
argomenti: meglio divulgare come novità storie già fruste. In tanti
sono saliti al Quirinale a piedi (anch’io), ma in quegli anni non
dovevamo postare foto su Facebook.
La
stagione della cattiva politica - quella che fa odiare i parlamentari
te suscita il rancore sociale- finirà quando ai cittadini si
chiederà di decidere sulle risposte che le forze politiche intendono
attivare, con serietà e sincerità, per risolvere i problemi
sociali.
Il
PD ha voluto inseguire molti slogan populisti ed è stato scavalcato
da chi aveva il copyright. E così, il REI (Reddito di inclusione)
che ha già raggiunto centinaia di migliaia di famiglie, è stato
eclissato dalla propaganda del reddito di cittadinanza.
Rischioso
per tutti il prossimo turno elettorale, se troppo ravvicinato, perché
gli elettori non accetteranno scuse; non si potrà dire “non
abbiamo avuto tempo; non ci hanno fatto lavorare; ecc.”; perché è
stato promesso tutto, e subito e gli elettori vogliono riscuotere.
L’ansia di realizzare appartiene certamente ai neofiti (73% di
matricole) ma si scontrerà con il realismo delle procedure. “Si è
voluto far tacere i vecchi a prescindere “(Sartor) con la
conseguenza che manca continuità istituzionale e pedagogia
parlamentare.
Almeno
due obiettivi dovranno essere messi a frutto: una legge elettorale
che faccia vincere davvero chi dovrà governare e un ‘restauro’
delle forze politiche, che definiscano il loro profilo ideale, di
riferimento.
Si
dice che sono morte le ideologie e che non ci sono più nè destra né
sinistra. Ci mancano i riferimenti del secolo scorso, ma senza
riferimenti culturali che definiscano una visione convenzionalmente
di destra o di sinistra proposte, progetti, obiettivi sono come le
mucche di Hegel, tutte nere nella notte!
Invece
che col pathos (volgarmente detta pancia) la politica deve guidare le
reazioni del popolo (non massa) e i fenomeni sociali con logos
(ragione): esercizio più difficile, ma solo così si forma alla
democrazia e la si difende. Il populismo, invece, ne è il tarlo. La
società diventa comunità - anche con appartenenze diverse - quando
i suoi componenti non si dividono in “Altri” e “Noi”.
Chi
sono gli altri? “Ma che domande: sono sempre loro. Quelli che
votano i ladri. Che buttano la carta per terra «perché io pago le
tasse», che abbandonano la macchina in terza fila per ore e si
arrabbiano se glielo fai notare. Sono i vicini incivili, i parenti
invadenti, i turisti arroganti. Gli altri sono tutti tranne Noi”
(Massimo Gramellini).
Guai
a noi e a tutte le forze politiche - siano movimenti o partiti- se
pensassimo che tanto peggio tanto meglio. Siamo una penisola, non
isolati dal mondo. Né possiamo scendere... ci sono generazioni che,
anche se assottigliate numericamente (come pensano i futuri
governanti di riempire le culle?), chiedono di costruire loro il
futuro. La fuga dei cervelli non fa venire il dubbio che non si
fidano più del nostro Paese e vedono orizzonti più appetibili
altrove?