sabato 20 febbraio 2016

Articoli / Avvenire - 18 / 02 / 2016

Tribunale per la famiglia 
non scelte estemporanee

Ai più deve sembrare, in questi giorni, che le adozioni in Italia - sia nazionali che internazionali - comportino una facile acquisizione di figli legittimati: questa è la corretta definizione dopo la legge 184 del 1983. Ero la prima firmataria, da deputato, della proposta di legge per l' adozione internazionale ma, al Senato, la collega Iervolino aveva presentato una proposta di riforma delle adozioni. Poiché al Senato era stata messa all'ordine del giorno prima che alla Camera,  ci accordammo per unificare i testi in quella sede, pur di  concludere in un tempo ragionevole l'iter (bei tempi quando non si cercava la visibilità personale ma il risultato! Tanto gli interessati conoscevano tutto).
L'articolo 1 recita quanto non può, né deve essere, sovvertito: "il minore ha diritto alla propria famiglia". Pertanto solo quando non si realizza questo diritto, lo Stato si preoccupa di individuare soluzioni che assicurino al minore la crescita come per gli altri figli, secondo il dettato costituzionale.
I media non di rado segnalano quanto sia burocratica la procedura per ottenere  una adozione; ricordano anche che sono molti i minori negli istituti (che non ci sono più) e non spiegano che, invece, "adottabili" sono meno di quanto si creda.
Ci sono state trasmissioni televisive che hanno ben raccontato quanto sia difficile dimostrare l'abbandono dei figli da parte di genitori o la loro incapacità genitoriale. La legge prevede un istituto 'eroico' di grande generosità e disinteresse: l'affido temporaneo e non finalizzato alla adozione per i minori non adottabili. Si è fatta tanta strada nel riconoscere i diritti dei minori: recentemente anche ad avere zii e nonni. Non sembri strano ma i minori hanno subito per anni le conseguenze delle scelte degli adulti portando con se' titoli di illegittimità, di figliastro, fratellastro, nato fuori dal matrimonio, e quindi separati dal parentado. Discriminati a causa dei genitori biologici! 
È materia da trattare con cura la dignità inviolabile dei minori, che è più fragile della pari inviolabilità di tutti noi. Ebbi l'onore di poter contare sulla consulenza di due straordinari protettori dei minori, due giudici: Meucci e Carlo Alfredo Moro.
Non ho mai dimenticato il loro insegnamento. Temo che in Parlamento i legislatori che difendono l'art. 5 sulla Stepchild adoption  non conoscono le difficoltà e i drammi di assegnazione dei figli fra genitori separati o divorziati e quanto siano tragici i conflitti per l'affidamento reciproco o esclusivo. Si pensi alle conseguenze di liti fra adulti nel caso di figli "acquistati" o di un coniuge che non condivide il nuovo status del suo coniuge separato!  Infatti in tutto ciò l'aggravante è data dalla diversa e doppia procedura: gli adulti si rivolgono al tribunale ordinario mentre è il Tribunale dei minori che decide sui figli. Da tempo giace in Parlamento (da quando ero deputata! firmata allora con Maria Eletta Martini), ripresentata da me al Senato, nella passata legislatura, una proposta di legge per l'istituzione del "Tribunale della famiglia e dei minori". Gli attuali legislatori se affrontano i gravi problemi che hanno di fronte in questi giorni e non ne fanno un problema ideologico, stralcino l'articolo 5  e con la stessa determinazione affrontino la discussione della riforma delle adozioni e, complessivamente, le norme attinenti che, davvero, dimostrano inadeguatezze rispetto alla più avvertita sensibilità attuale in merito ai diritti dei più deboli.


Mariapia Garavaglia (Avvenire)

sabato 6 febbraio 2016

MIX Newsletter / Editoriale

MILANO ROMA 

Nell'avvicinamento a Roma come capitale dell'Italia, sono state capitali Torino, Firenze e mai Milano, ma per molti anni nell'immaginario collettivo la "Milano da bere" era una specie di capitale morale, di capitale economica, di città internazionale. La Milano di Mani Pulite è stata pure emblema di una corruttela della politica che ha causato il declino della città e del Paese. Siamo a ridosso delle primarie: a Milano il 6 e 7 febbraio, a Roma chissà? A Milano sono noti i contendenti del PD, non ancora quelli di altre formazioni politiche. A Roma sono in campo Roberto Giachetti e Roberto Morassut, ma mancano tutte le altre formazioni, con alcuni nomi di effetto sui giornali, ma niente di più. Il Presidente del Consiglio, che è anche Segretario del partito più grande del Paese, sta evitando di coinvolgere il governo e la sua maggioranza nelle vicende amministrative. Convengo che per una volta accade ciò che il livello locale esigerebbe: che i suoi amministratori siano espressione diretta e vera del territorio e non emanazione dall’alto. In tal modo si interrompe la logica di considerare ogni tornata elettorale una elezione generale, nazionale. Le primarie stesse  sono coerenti con questa impostazione. Stupisce che per città di grande interesse nazionale, e qualche volta anche internazionale, non si siano manifestate personalità politiche, desiderose di spendersi per i loro Comuni. In Francia, al contrario, sono stati Sindaci, Chirac, Sarkozy… Anzi, in Italia cercano addirittura i tecnici: l’antipolitica rischia di cancellare la tradizione di amministratori veramente capaci di essere sintesi politica fra le diverse anime del proprio territorio. Questa mia visione dell’amministrazione locale a Milano non mi impedisce di scegliere Beppe Sala, perché è milanese e, nonostante sia un manager, ha saputo scegliere da che parte stare e attraverso EXPO, ma soprattutto durante gli anni di preparazione all’evento, ha conosciuto le difficoltà e le opportunità amministrativo-burocratiche per gestire scelte di grande impatto sul territorio milanese, con riflessi nazionali. 
Perché questo è il profilo di Milano. Tuttavia al di là di grandi scelte che impegneranno per la costruzione dell’area metropolitana e di un bilancio adeguato ad una strategia di futuro, che amplifichi e potenzi l’esperienza di EXPO, gli amministratori di Milano e di Roma dovranno valorizzare un aspetto particolare della vita civile, perché i cittadini sentano di essere parte di una comunità. Innanzitutto coinvolgerli per renderli protagonisti di una delle priorità più sentite, la sicurezza. Questa non è affidata solo alle forze dell’ordine e alla missione dell’esercito “città sicure”. Sicurezza significa vigilanza continua, perché è importante che sulle strade i cittadini riconoscano le divise delle persone che si dedicano alla loro libertà di muoversi, di occupare la città. Serve che le strade siano illuminate, pulite, senza buche e che i marciapiedi siano davvero tali, per rispondere alle necessità che i pedoni non invadano la sede stradale. Sono indispensabili un numero di stalli sufficienti per la sosta dei residenti e per rendere visibili gli abusi, non consentendo le doppie e le triple file. E’ vigente, da pochi giorni, la legge che vieta di buttare i mozziconi di sigarette per terra: speriamo in un controllo efficace che sia anche educativo! 
La gestione del territorio mantiene vicini i cittadini, anzi è proprio questo il fine. Le prossime amministrative si collocano in una atmosfera politica e in un panorama di riforme che chiedono particolare attenzione per non acuire, invece, l’indifferenza, se non la distanza, degli elettori. Metropoli: che a Milano e a Roma si addica il titolo è facile da accettare, ma è chiaro cosa deve diventare ed essere la “Città Metropolitana”? Non pensiamo di rendere attrattive per i cittadini residenti denominazioni come “Area Vasta". L’Amministrazione locale è la strada maestra sia per il tirocinio dei politici sia per la conquista del senso di appartenenza dei cittadini. Guai a noi se confondiamo idee e strumenti; saremmo colpevoli noi -  non chi ci vota – se non riusciamo a rendere amico il sistema dei servizi a favore della cittadinanza. L’esperienza di questo inverno, che ha suscitato allarme ecologico per l’inquinamento da polveri sottili, è un’altra forma di pedagogia verso i cittadini per coinvolgerli in comportamenti e stili di vita utili all’intera comunità. Se funziona Palazzo Marino, o il Campidoglio, i cittadini si sentono responsabilizzati a far riuscire il modello della propria città. Ha sorpreso, dopo le distruzioni vandaliche causate dal black bloc, l’impegno volontario dei cittadini, insieme al Sindaco e ad altri Amministratori, di ripulire la città. Il metodo del coinvolgimento può diventare costume e rendere attrattiva la partecipazione democratica. Sono molti i campi e i tempi che una amministrazione comunale può scegliere per realizzare una coesa cittadinanza, cioè una comunità. Dal richiamo a mantenere vive le associazioni culturali affidando loro specifici compiti anche a favore del turismo; ai movimenti di volontariato sociale e sanitario perché “umanizzino” servizi che l’amministrazione programma e finanzia; alla cura del verde. Ad ogni servizio prestato dai cittadini può corrispondere un incentivo a carico delle tasse comunali, con particolari sconti. Penso agli esercizi pubblici e all’occupazione di suolo pubblico mantenuti decorosi e puliti. L’esempio di una buona amministrazione trascina certamente un modo di vivere la città. Dopo le delusioni per scandali e inchieste legate alla corruzione, le prossime elezioni sono l’occasione per “restaurare” non solo l’immagine della politica, ma la sua propria vocazione: assicurare serenità sociale, perché ogni cittadino organizzi, con fiducia, il proprio futuro e realizzi le sue scelte di vita.
"Mafia capitale" ha deturpato Roma così gravemente che il primo obbligo per gli amministratori è di essere fuori da tutti i precedenti 'turni'. Giachetti lo è. La sua militanza politica testimonia una passione civile indiscussa e conosce Roma benissimo. E' nota la sua generosità nel giocare senza rete. Morassut  è stato un eccellente assessore, mio collega, nella Giunta Veltroni, con competenza all’urbanistica. 

A Milano e a Roma gli elettori sono chiamati a scegliere rappresentanti di tal fatta. (m.g.)

MIX Newsletter / Febbraio 2016


Pensieri in viaggio / Febbraio 2016

Quiz
Significativi, come sondaggi,  alcuni giochi televisivi. Si apprendono curiosità e si verificano livelli di cultura generale. Per esempio, solo circa il 50%  di Italiani si lava le mani dopo aver usato la toilette! (L’Eredità, 25.1.2016) La gran parte non conosce le tabelline, non sa usare i congiuntivi e i passati remoti dei verbi (idem). Per non dire dei numeri “sconosciuti”: 1515 a cosa serve? E il 112 non è più per i Carabinieri? E il 113?...

Made in Italy

Non credo che Merkel o Hollande userebbero automobili non prodotte dalle loro industrie nazionali. C’è voluto Papa Francesco ad usare una Fiat500 in Usa! In Italia ci sono auto adatte ad ogni grado di rappresentanza istituzionale: dalla Maserati alle Thema, Tesis, Giulietta, Punto… In attesa della Giulia, sempre che Marchionne la metta in produzione!