lunedì 14 maggio 2018

MIX Newsletter / Maggio 2018 / Editoriale


GOVERNARE

Dal latino gubernare “tenere il timone“, cioè mantenere la rotta, guidare all’approdo.
Dal 4 marzo si è alla ricerca di un governo per l’Italia, ma sembra che anche i partiti siano alla ricerca di una rotta. Per governare un Paese, una azienda, una famiglia, una... squadra di calcio bisogna avere una strategia, per raggiungere una meta, per rendere visibile il risultato, dimostrando la bontà della rotta scelta.
Agli Italiani in questi mesi non è stato offerto nulla di ciò, con buona pace di tutti i politologi e politici (politicanti) autodidatti e ancora immaturi per afferrare il timone. L‘Italia ha attraversato periodi anche più difficili, insidiati da trame oscure; tuttavia la politica ha tenuto insieme il Paese e l’ha guidato in continuità, anche con alternanze governative, perché l’Italia “veniva prima”, non soltanto a parole. La campagna elettorale ha assecondato i sentimenti rancorosi dei cittadini, ancora preoccupati e impauriti da una crisi che sentono non del tutto superata e dal pericolo, agitato, della ‘invasione’ di immigrati.
La politica guida i fenomeni invece di assecondare i ‘sentiment’ della gente. Senza guida si spara in strada, si picchiano gli insegnanti a scuola, si brutalizzano i compagni ... poi ci si chiede che società è la nostra. Quella che abbiamo lentamente preparata; passo passo, insensibilmente, fino a quando la frittata è stata fatta. Tocca a tutte le istanze educative, dalla famiglia, alla scuola, ai gruppi associativi e – in primis - alla politica dimostrare - e perciò educare con l’esempio - che si rispettano le regole; che ciascuno svolge e occupa il proprio ruolo senza sconfinamenti, cedimenti o deroghe e deleghe. Troppo disimpegno e indifferenza verso responsabilità e doveri individuali.
Contemporaneamente “i politici sono tutti uguali; sono corrotti; sono ladri“ ecc. Come si crede di far vivere la democrazia, suscitare passione civile, interessarsi alla cosa pubblica, partecipare al bene comune?
La politica ‘buona’ è l’attività più lontana dai clic sul PC. Ci si illude di fondare una democrazia 2.0 con la Rete. Democrazia ‘diretta’: da chi?
Potrà esserci in un futuro una tale affidabilità della Rete, ma quello che osserviamo oggi ci obbliga a riflettere. Da quanti clic sono scelti i rappresentanti dei nostri problemi, della vita quotidiana dei cittadini? I clic quale competenza ci trasmettono di quei rappresentanti? La storia del Paese, le sue relazioni nel contesto geopolitico, i precedenti giuridici che hanno aiutato a sciogliere situazioni difficile governabilità, non sono apprezzabili soltanto consultando la Rete. Governo dei cittadini e non governo dei partiti è uno slogan recente, che denuncia da sè la falsità, perché tocca ai partiti, che hanno partecipato ad elezioni democratiche, trovare una maggioranza per sostenere il governo che saranno riusciti a formare. Sia le promesse esorbitanti delle campagne elettorali sia le velleità populiste si scontrano con la realtà fattuale; c’è un ordinamento che regge le istituzioni, difesa e sostegno dei cittadini. Ci sono incarichi da assumere e da distribuire. Si possono chiamare con disprezzo “poltrone,” ma sono posti di responsabilità che prevedono – addirittura (sic) - dei privilegi. Le famiglie che hanno malati gravi in casa, oppure disoccupati senza speranza, figli ‘disgraziati’ non sanno nemmeno se esistono e quali siano i privilegi. Hanno il diritto di chiedere urgenti, efficaci e chiare risposte alle loro ansie e angosce. I partiti organizzino piattaforme di risposte, preparino la classe dirigente competente e credibile. La negazione della loro capacità di visione e di guida è sancita dalla finta democrazia diretta: rifugiarsi in un referendum per allontanare la responsabilità della scelta. È il voto la consultazione democratica dei cittadini; è la loro censura la perdita o la conquista del consenso.
Per governare bisogna spiegare, chiarire, confrontarsi. Il confronto e il rinnovamento hanno caratterizzato una stagione in cui il partito di maggioranza relativa doveva affrontare situazioni inedite. Sono due parole che racchiudono un programma politico di lungo respiro. Oggi ci sono stati rinnovamenti, invece, che hanno tradito il fine. Un tournover esagerato, per cui non c’è continuità nella staffetta fra i ‘senior’ che possano guidare i nuovi parlamentari. De Gasperi, settantenne, sognò e lavorò per una democrazia che molti giovani non avrebbero né potuto nè saputo attuare. La legge elettorale coi risultati ultimi ha imbrogliato le carte a tal punto da lasciar fuori dal parlamento molte donne (-38%) col gioco delle candidature plurime: gravissimo far scegliere una lista a causa di quel gradito capolista e poi trovare eletta un’altra persona!
Come pure indegno è il giochino di candidarsi ad un nuovo livello istituzionale, lasciando l’incarico rivestito: preoccupati della propria carriera invece che degli interessi dei concittadini.
Urge un ripensamento riguardo alla legge elettorale Questo Parlamento si dia un alto compito che sia davvero storico: non deve fare una Costituzione, ma una legge elettorale che valga per decenni come accade in altre grandi democrazie. Ne scelga una e la copi interamente, non una simil tedesca, una che si si ispira a... sia un sistema che consenta all’apertura delle urne di conoscere chi governerà. I sistemi prevalentemente proporzionali non prevedono vincitori, che governino, e perdenti che stiano all'opposizione. Spadolini divenne primo ministro, pur rappresentando il partito minore della coalizione. Macron è diventato quello che è, perché non è stato eletto con una legge proporzionale. Questo Parlamento ha il compito di interpretare il sogno della federazione europea. Questo Parlamento si colloca in un tempo in cui può fare scelte che riportino i cittadini alla politica per guardare ad orizzonti ancora imperscrutati e affascinanti. Il governo francese ha un ministro dedicato alla intelligenza artificiale, noi abbiamo gruppi che pensano di poter chiudere le frontiere culturali del nostro Paese.
Nell’attesa di un “buon governo“, viene da suggerire di cercare qualche esempio cui ispirarsi.
Il rappresentante di un Paese che aveva fatto la guerra accanto a Hitler e l’aveva persa, poteva con autorità morale rivolgersi ai rappresentanti delle democrazie vincitrici: “Vi chiedo di dare respiro e credito alla Repubblica d’Italia; un popolo lavoratore di 47 milioni è pronto ad associare la sua opera alla vostra per creare un mondo più giusto e più umano”.
Era questo lo spirito del nostro Paese settant’anni fa ma, come si dice,
si hanno i governi che ci meritiamo”. (m.g.)

MIX Newsletter / Maggio 2018


lunedì 7 maggio 2018

Pensieri in viaggio / Maggio 2018


Cravatta, Toga, Talare
Simbolo di dignità personale, del rispetto della dignità degli altri, delle istituzioni e delle persone che si rappresentano o si servono. Tutti alla ricerca di identità, di divise, simboli, di distintivi e si trascurano quelli che sono evidenti messaggi di identificazione.

Alfie Evans
Troppa gente ha cercato visibilità, ma il caso ha evidenziato che urge una parola di verità fra scienza e compassione.

Nobel
Perfino il più prestigioso dei premi è stato sfregiato. La nobile giuria dimissionata. Non si gode del mal comune. Lo si censura e si guarda alla sua doverosa riabilitazione.

Bulli e pupe
Inaccettabile qualsiasi giustificazione o sottovalutazione. Le punizioni servono perché “non può essere tutto uguale”. Ma non cambia nulla senza una responsabilizzazione autenticamente vissuta dei genitori, della scuola e dei ragazzi stessi. Non prediche ma fatti: l’esempio! “La non violenza ha l’obiettivo finale di cambiare i cuori. Ma è un percorso lungo.” (Berenice King)