sabato 27 aprile 2013

MIX Newsletter / Grazie Presidente!


Per sette anni è stato il garante dell’unità nazionale, anche per chi non l’aveva votato.
Oggi continua un cammino, non facile, con il consenso della stragrande maggioranza dei parlamentari e dei cittadini.
Fortunatamente la nostra Costituzione è più flessibile di quanto si creda ed ha
consentito di trovare una soluzione a favore delle Istituzioni, che stanno cercando nuove e più attuali corrispondenze al mondo cambiato e alle esigenze plurali di una società nazionale, ma immersa nella globalizzazione, e aperta su orizzonti nazionali ed internazionali foschi, a causa di una crisi che, nonostante gli auspici, per ora è ancora pungente.
Giorgio Napolitano, con il suo oggettivo sacrificio personale, rappresenta il crinale
verso un nuova buona politica. Ci si è rivolti a lui perché non è stato possibile trovare soluzioni che superassero i veti intrecciati! Non è politica quella che non sa risolvere col confronto e col dialogo i nodi che la società presenta.
Il Presidente Napolitano dimostra che la lunga militanza, la competenza, la responsabilità verso le Istituzioni, oltre che verso il popolo italiano, sono gli ingredienti necessari per la buona politica.
Auguri, Presidente, perché il Suo magistero, dimostrato con i fatti, cioè con un alto
buon esempio, susciti consapevolezza e imitazione.
Il Suo giuramento è a ridosso del Suo onomastico ed è ben augurante quel San Giorgio raffigurato come un combattente che sconfigge un animale mostruoso.
Un Giorgio e un Jorge, in questi giorni, si stanno dimostrando maestri e testimoni -con le opere invece che con le prediche- di virtù che rendono migliori le relazioni umane e quindi il mondo.
Ai due Giorgio, con gratitudine e affetto, auguri! (m.g.)

MIX Newsletter / Aprile 2013

Torniamo alla Politica


Temevo che stessimo in procinto di uccidere la politica e invece ci siamo riusciti sul serio! Dalle elezioni dello scorso febbraio ad oggi, il Pd ha percorso un calvario da osservare attentamente, per evitare il dissolvimento del Partito e, soprattutto, per evitare di sfregiare il sistema democratico italiano e l' Italia nel mondo.
Napolitano, richiamato in servizio - un vero servizio nella sua concezione della politica- forse restituisce chance per ricominciare.
È una novità, nella storia repubblicana, la rielezione, ma nella Costituzione non è né prevista né vietata; chiede, invece, possibilmente che sia ampio il consenso per chi deve rappresentare l’unità del popolo italiano. Grave, piuttosto, che anche per questa scelta i Partiti si sono giocati i loro interessi. Così, dopo che per gli stessi motivi di veti incrociati, le presidenze di Camera e Senato, sono andati a personalità prestigiose il cui merito era di non essere stati militanti.
Fortunatamente si è trovato il più ampio consenso attorno ad un uomo tra i più rappresentativi della nostra storia repubblicana.
Volgare e ingiusto rivolgersi al Presidente invitandolo a fare il nonno!
L'età dovrà finalmente uscire dai requisiti per giudicare la competenza, la generosità del servizio e l'efficacia dell'azione.
Il giovanilismo in Parlamento ha segnalato come occorra assumere responsabilità che, quando si è in piazza o sulla Rete, sono viste con altri occhi. Facebok, twitter, blog non possono sostituire le relazioni umane, il confronto e la mediazione, gli ingredienti per una politica non "autistica". Soprattutto per i giovani è urgente e indispensabile smitizzare la rete come vero interprete della volontà popolare.
Dentro il Parlamento ci sono rappresentanti di milioni di cittadini, mentre le piazze, per quanto affollate, non sostituiscono la rappresentanza democratica. Finisca anche la mistificazione di chi, quando è eletto, si vanta di essere solo un cittadino; non è possibile perché, anzi, con l’elezione assume responsabilità, doveri e obblighi che sono inerenti la funzione. Non vale nascondersi dietro una impropria “umiltà“. I bisogni dei cittadini richiedono ai parlamentari di fare uno scatto, di agire “senza vincolo di mandato”, come detta la Costituzione. Ogni eletto deve rappresentare la Nazione e non il proprio gruppo.
I partiti hanno il compito essenziale di selezionare la classe dirigente ma, a conti fatti, questa volta con le primarie si è aggirato l’impegno più gravoso.
Ancora meno vale inseguire il grillismo per realizzare il cambiamento.
Il governo del cambiamento e' quello che decide, che offre soluzioni tempestive, e che dimostra l'utilità della politica. La democrazia è decidente, altrimenti non è! 
Non ci nascondiamo i gravi problemi legati alla macroeconomia e al mercato del lavoro, ma ci sono necessità che derivano dall’ascolto dei bisogni. Tra questi indispensabile ridurre il “martirio” cui sono sottoposti i cittadini quando entrano in contatto con qualsiasi servizio di loro utilità. E pensare che è stata approvata addirittura con legge la Carta dei Servizi, nella quale -udite!- si chiede che ci si rapporti ai cittadini con buona educazione, attenzione e corretta professionalità. Senza dimenticare -ed è un’altra legge approvata come rassicurarli sulla corruzione.
Credo che ai parlamentari accada, come a me, di incontrare persone esasperate per come sono trattate agli sportelli dell’Inps (soprattutto le persone invalide), di Equitalia, delle ASL, ecc. Dobbiamo continuare gli esempi? Il grillismo, e non solo, nasce sulle risposte non date e sulle difficoltà inutilmente frapposte fra cittadini e istituzioni.
E’ politica buona rendere la burocrazia non un potere ma un
servizio.
Il Presidente Napolitano incaricherà un governo e dopo sessanta giorni dalle elezioni sarà bene accettarlo e farlo lavorare.
Fare un governo, che sia utile, è un dovere etico. (m.g.)

venerdì 12 aprile 2013

Newsletter / Aprile 2013


UTOPIA TORNARE 
ALLO SPIRITO COSTITUENTE ? 
Questa è la domanda che si pone e pone a tutti noi il Presidente Ciampi, in questo momento nel quale egli ribadisce che il nostro Paese ha le energie per emergere dalla crisi.
Per essere efficace, il Presidente ricorda che alla Costituente, nella prima sottocommissione, presieduta dal democristiano Tupini, erano presenti Dossetti, Togliatti e De Gasperi. “Le forze politiche che avevano operato insieme per restituire l’Italia alla democrazia conservarono lo spirito di collaborazione necessario per portare a compimento il mandato che il Paese aveva loro affidato. Sembra utopistico tornare a quello spirito costituente?”
Lo stallo nel quale ci troviamo, esigerebbe ora, come al tempo della ricostruzione democratica, un convergere delle forze politiche per rimuovere gli ostacoli che rallentano la crescita e per restituire dignità alla politica.
E’ ormai chiaro a tutti che non è vero che si possa fare a meno della politica; questa se è disinteressato impegno a servire gli ideali in cui si crede, è linfa e forza della democrazia. E questa vive in un sistema ordinato di partiti i quali, come recita l’art.49 della nostra Costituzione, concorrono a realizzare la convivenza democratica e lo viluppo sociale del Paese. Senza i partiti possono emergere solo fazioni dietro ad un leader più o meno accattivante in termini mediatici ma non la sintesi degli interessi primari dei cittadini. Si pensi, come esempio, la scuola: sono i diritti degli insegnamenti o quelli degli alunni o ancora quelli delle famiglie o, addirittura, quelli dei costruttori degli edifici scolastici, gli interessi che devono essere rappresentati? I partiti hanno il ruolo di organizzare la sintesi dei diritti in una precisa chiave culturale che è la loro proposta all’opinione pubblica per ottenere il consenso necessario a guidare il Paese. La tecnica non può sostituire la politica e, infatti, gli Italiani, che pure devono gratitudine al governo Monti, hanno percepito che non è sufficiente avere ministri di grande esperienza per realizzare soluzioni ai problemi del Paese in modo tale che siano acquisite come proposte inserite in una concezione politico-culturale che definisce i contorni di una strategia politica. Ai partiti spetta, inoltre, la selezione della classe dirigente, perché deve interpretare correttamente e coerentemente lo spirito e la lettera dei programmi, che sono ispirati dalle loro Carte fondative.
Anche in momenti di difficoltà nei rapporti con i cittadini, i partiti non dovrebbero mai abdicare al loro nobile ruolo esigito dal sistema democratico. Non può essere titolo di merito per impersonare anche le più alte cariche il non aver avuto militanza politica perché, come dice ancora Ciampi, “se viene accantonata come uno strumento inservibile, la democrazia ne patisce alla lunga menomazioni gravi, irreversibili”.
Anche la critica di chi pensa che suscitare dibattito, cercare consenso significhi perdere tempo, ricordo una frase di Sturzo: “il tempo è la democrazia per la decisione”.
Sta effettivamente mancando la pazienza dei rapporti interlocutori. Infatti è faticoso spiegare e farsi spiegare i problemi, le soluzioni, i modi e i tempi. I partiti “storici”, quelli che Ciampi non considererebbe strumenti inservibili, hanno preparato con molta pazienza le migliori classi dirigenti del Paese, con un lento e completo cursus honorum: dal locale fino al nazionale. Ricorderò che, per esempio, gli eletti arrivati in Parlamento, anche i più esperti e provati, alla loro prima legislatura, non potevano aspirare nemmeno al Sottosegretariato.
Cambiano i tempi ed anche gli strumenti -oggi ricchissimi- di comunicazione, ma credo che rimanga sempre valido il criterio dell’ascolto, del dialogo, della responsabilità.
Costi quello che costi, soprattutto in un momento in cui tutto ciò sembra fuori moda, ma c’è un motto a cui sono molto affezionata che recita così: “in qualsiasi situazione e a qualsiasi livello, la forma più alta di autorità è il buon esempio”. (m.g.)