lunedì 27 agosto 2018

MIX Newsletter / Agosto 2018 / Editoriale


LA CITTA’, LA MIA CASA

In agosto le città respirano, anche loro! Molte case di residenza abituale si svuotano almeno per alcuni giorni, perché “si va in ferie”.
Da quelle bellissime e comode fino ai tuguri (purtroppo esistono) gli abitanti che vi alloggiano le considerano il tetto protettivo, il luogo di tutte le esperienze esistenziali, serene o drammatiche: di felicità e di dolore.
Sulla casa, e sulle case, si può dire di tutto e la letteratura, non solo sociologica o architettonica, descrive modi di abitare che fanno sintesi di mondi, di contesti, di sentimenti. Tanti palazzi sono somme di case, che costituiscono il tessuto urbano. Dove ci sono abitazioni scorre la vita della città.
Ogni amministratore comunale avverte che la città non è solo territorio, ma “una casa comune in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati; come l'officina è un elemento organico della città, così lo è la Cattedrale, la scuola, l'ospedale. Tutto fa parte di questa casa comune. Vi è dunque una pasta unica, un lievito unico, una responsabilità unica che è collegata ai comuni doveri.” E ancora Giorgio La Pira, venerato sindaco di Firenze negli anni 50, esortava i cittadini della nuova città satellite dell’Isolotto “Amate questa città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa e in essa saranno piantate le generazioni future che avranno in voi radice. È un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno”. “Ogni città - aggiunse –racchiude in sé una vocazione ed un mistero. Amatela dunque come si ama la casa comune destinata a voi e ai vostri figli”.
Una grande responsabilità, non solo per gli amministratori, perché la città è di tutti anche se non se ne è pienamente consapevoli.

È vero che anche le nostre case possono essere modeste e, per molte persone per le più diverse circostanze, non sono nè linde nè lussuose;
tuttavia è comune il sentimento di protezione che inducono. Chissà perché non dobbiamo coltivare lo stesso sentimento nei confronti della nostra città, che sia metropoli o borgo.

Osservando lo stato di salute dei nostri territori non possiamo non sentirci colpevoli, singolarmente e tutti insieme, per il disimpegno, l’indifferenza e il maltrattamento che dedichiamo. La città non si sporca da sola e costa molto pulirla. È un’affermazione di Lapalisse, eppure la maleducazione regna sovrana. Vediamo persone che gettano per terra mentre camminano, o dai finestrini, quando sono in auto, qualsiasi oggetto. Lo faremmo a casa nostra? La fatica di scaricare gli ingombranti sul ciglio delle strade sarebbe la stessa anche per raggiungere un’isola ecologica... è proprio la testa che manca! Mancano anche i controlli! Se fioccassero un po’ di multe salate (forse non basta uno per educarne tanti), i Comuni otterrebbero due vantaggi: economico ed ecologico.
Non mi nascondo che la prima responsabilità per la gestione ordinata della città è dei suoi amministratori. Questi devono amare la loro città, conoscerla in ogni meandro: la periferia è città come il centro storico. Si muovano per il territorio; verifichino quali sono le vicissitudini dei cittadini che affrontano quotidianamente il traffico. Conoscerebbero semafori collocati in modo sbagliato, le buche delle strade, gli alberi malati, i tombini ostruiti di tutto, le pedonalizzazioni che ‘uccidono’ la città perché rendono più difficile e lento il traffico, per cui si inquina anche di più e si consuma più energia.
Se il sindaco e tutti gli amministratori si immedesimassero nei propri concittadini non renderebbero impossibile utilizzare i mezzi di trasporto pubblico la cui velocità commerciale è uguale a quella pedonale, perché troppi pullman turistici e panoramici rovinano la città. Ci sono parcheggi di scambio fuori città. A Roma, per esempio, durante il giubileo 2000 i pullman non entravano in città: sarebbero stati uno sfacelo. Gli amministratori hanno un esempio da copiare. Vale anche il ricordo del Giubileo 2000 (sindaco Rutelli): agli amministratori non giunse un avviso di garanzia e furono molte le opere. 
Sarebbe stato così anche per le Olimpiadi a Roma. Sarebbero giunti finanziamenti utili al restayling della città. 
Inutile temere la corruzione se si è incorruttibili. 
In questo ambito sarebbe bello poter finalmente constatare che per le opere pubbliche le gare prevedano date e fondi certi, altrimenti non si avviino. Ai ritardi corrispondano pesanti penalità e si preveda di lavorare giorno e notte, per rispettare i tempi di consegna e risparmiare disagi ai cittadini utenti.
L’amministratore accorto sa stimolare anche i cittadini perché si approprino della loro città. Ci sono molti modi di coinvolgerli, stimolarli e ...gratificarli.
Innanzitutto il Comune non invada gli spazi propri dei privati in settori nei quali sono più esperti, competenti e tempestivi del pubblico: si interviene a posteriori se assumono comportamenti che danneggiano la comunità. Si scelgano invece servizi essenziali e prioritari che i cittadini constatano essere risposte alle loro necessità.
La cura del territorio, con la cultura ecologica acquisita oramai e con il senso dei diritti delle persone al rispetto della dignità, deve essere una vera priorità. Costruzioni come Corviale a Roma, le Case Bianche a Milano o le Vele a Napoli sono stati ‘esperimenti’ sulla pelle delle persone. Non si ‘mangia’ terreno (ma guardiamo lo spreco in certe rotonde, svincoli, ecc.) valorizzando le cubature esistenti, premiando sugli oneri di urbanizzazione.
Una tantum si verificano campagne di importanti associazioni o iniziative di singoli o gruppi di cittadini per pulire strade, spiagge, boschi, fiume e mari... in città di grande turismo fuori dei bar ci sono quantità inaccettabili di cicche per terra, oltre a carta, tovaglioli, gelati. Meglio non ricordare le deiezioni di cani...
Insomma con una serie di strumenti di sanzioni e di incentivi le amministrazioni comunali possono rendere stabili e strutturate iniziative di quel genere: pulire marciapiedi e tratti di strade conquistando, per esempio, sconti sulla tassa rifiuti e molte altre possibilità per educare e valorizzare il volontariato civico. Sarebbe utile obbligare a istallare, fuori dei locali dove la gente fuma, dei contenitori per i mozziconi di sigarette. Possiamo continuare a citare altri esempi per garantire sicurezza ai cittadini: migliore illuminazione e telecamere... bus di città con il bigliettaio che fa pagare il biglietto e controlla che non si vandalizzi il mezzo e non si borseggino i passeggeri... la tassa turistica dovrebbe essere destinata a queste scelte.
Sono d’accordo con la sindaco Raggi che chiede ai cittadini di farsi parte diligente segnalando gli scarichi abusivi; non è delazione ma “legittima difesa” della città e di se stessi come cittadini abitanti e contribuenti delle tasse locali.
Nessuno ha il diritto di distruggere le città, “di uccidere queste unità viventi” - veri microcosmi in cui si concentrano i valori essenziali della storia passata e veri centri da cui si irraggiano i valori per la stessa storia futura - che costituiscono il tessuto intero della società e della civiltà umana” (La Pira): questa eredità appartiene alle generazioni successive.
L’amministrazione locale è il vero tirocinio per fare politica, perché il suo compito è costruire il futuro, fondando la speranza che tutto è possibile se siamo in tanti a volerlo.
"Il nostro compito di guide delle città è pensare, è essenzialmente quello di meditare: se non meditiamo siamo soltanto dei direttori generali” ... (La Pira). (m.g.)

P.S.
Sono stata amministratrice di città e di piccoli comuni (con grande passione e soddisfazione).

lunedì 13 agosto 2018

Pensieri in viaggio / Agosto 2018


Prima i bambini

Le coppie siano come scelgano di essere, ma non si usino i bambini come oggetto del desiderio, come timbro di una vera famiglia. Prima anche la dignità della donna ‘affittata’ come incubatrice. Non si discutono i diritti civili degli adulti, ma è obbligo etico dello Stato tutelare la dignità dei minori. L’ideologia non può condizionare il futuro dei figli. Mai pensato alla condizione psichica dei figli quando dovranno confrontarsi coi pari; quando vorranno conoscere il genitore biologico; quando dovranno forse subire la diversità che ghettizza?

I figli non sono proprietà dei genitori. 

“I vostri figli non sono figli vostri... 
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, 
perché la loro anima abita la casa dell'avvenire 
che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, 
ma non pretendere di renderli simili a voi, 
perché la vita non torna indietro, 
né può fermarsi a ieri.” 
(Kahlil Gibran)

lunedì 16 luglio 2018

MIX Newsletter / Luglio 2018 / Editoriale


RESISTENZA
RESA
RESILIENZA

Martinazzoli, in un momento difficile per la politica (fatte le debite differenze con oggi) ricordò al partito popolare italiano (PPI) di cui era segretario, la lezione di Bonhoeffer “resa e resistenza”: basta il titolo per capire il messaggio del teologo tedesco, vittima dei nazisti, cui aveva resistito e per questo morto nel campo di Flossenbürg. 
Il contesto in cui stanno emergendo le nuove classi dirigenti ci chiede di riflettere sulle nostre possibilità di resistere. Dopo il 4 marzo si sono alleate, con un contratto, forze politiche che sarebbero incompatibili. Ma è successo. 
Gli alleati vorranno resistere, ma i primi atti formali del governo hanno visto un vice premier altrove invece di stare al Consiglio dei Ministri per votare il decreto ‘Dignità‘; Salvini acconsente a Di Maio purché questo gli lasci fare su immigrazione e sicurezza... Gli Italiani, allora, vengono dopo gli interessi di parte. Il governo non deve fare campagne elettorali per tutto il mandato ma governare, appunto, il Paese, cioè rispondere ai bisogni dei cittadini.
La resistenza a chi la chiediamo? Ai cittadini italiani e alle opposizioni. Poniamo una domandona al PD.
Sarebbe stato tanto difficile, senza essere sovranisti, affrontare con più attenzione e coerenza il fenomeno migratorio e insieme la costruzione di un percorso verso l’Europa più coesa?
Anche se le prossime elezioni saranno europee, si riconquista il consenso dei cittadini partendo dalla quotidianità del loro vivere, liberandoli dalle paure (immigrati, mancanza di lavoro, pensione, paura di non potersi curare), perciò al Congresso il Pd deve portare le tesi che possono innervare la campagna elettorale.
Si ricomincia dal popolarismo, che è la negazione del populismo. Per il primo il popolo è soggetto, per il secondo è un mezzo per raccogliere consenso sollecitando i sentimenti di rancore verso l’establishment che, per altro, è rappresentato dagli stessi populisti!
Invece la politica è ascolto paziente e umile del popolo, nelle sue articolazioni: associazioni, organizzazioni, sindacati. Sono le antenne di vita vissuta che la politica deve sintetizzare e interpretare. Sarà una rappresentanza mediata, perché è impossibile la risposta personalizzata ma, della politica popolare, il profilo è un certo interclassismo. Il momento del governo è il ‘Centro ‘ per definizione, perché deve cedere la propaganda per passare alla moderazione, che non è moderatismo (Martinazzoli: la moderazione sta al moderatismo come l’impotenza sta alla castità).
L’Assemblea del PD di sabato 7 luglio è solo servita a confermare Martina nel ruolo di Segretario di transizione fino al Congresso. Ma gli interventi non erano quelli utili a indicare tattica, strategia, programmi, organizzazione e personale.
Molti delegati e lo stesso Martina hanno invocato un cambio di passo e un partito aperto al nuovo che c’è nella società, che deve essere analizzato dietro la filigrana dei voti persi il 4 marzo. Chi ci ha lasciato? In che territori e quali dirigenti, quale personale politico, quali iniziative sui territori.
Tanta amarezza per le ingiuste reciproche recriminazioni. Si vince e si perde tutti insieme. I cittadini scelgono un Partito nel quali si sentono più o meno rappresentati, non una corrente interna, anzi questa può essere il grimaldello per far franare l’intero impianto. Adesso è tempo di agire sia per preparare il Congresso che per attrezzare il Partito per le elezioni europee. La posta è molto ma molto importante: riguarda il destino delle nuove generazioni e dello sviluppo dell’Italia nonché il suo ruolo nel mondo. Perciò con umiltà e pazienza si ricomincia da capo.
Rivedere le carte fondative del PD; evitare però le primarie che porteranno a divisioni personalistiche; preparare un “governo ombra” particolarmente indispensabile in questo frangente, per poter fare opposizione costruttiva al “governo del cambiamento“ con riconoscibilità nella proposta alternativa, in modo visibile nelle aule del Parlamento.
Al ‘Governo in chiaro’ risponde con proposte e non parlando sulla voce degli altri, perché serve solo a dare più enfasi alla loro tribuna.
La passata legislatura non si percepivano i dirigenti di settore e veniva meno quella consultazione continuativa con gli organismi associativi e quei corpi intermedi che, per l’appunto “intermediano” gli interessi generali: li rappresentano certo con la loro parzialità specifica e tocca poi alla politica farne sintesi. La politica buona - ma soprattutto l’attività di governo - si propone di avvicinarsi il più possibile al bene comune, all’interesse generale, la “sommatoria dei disinteressi”.

Quasi un indice:

1. Diseguaglianze: la solidarietà, valore costituzionale e perciò i cittadini devono sentirla sulla loro pelle non in conflitto con le ragioni umanitarie verso gli immigrati. Il governo può interloquire coi Paesi d’origine dei migranti attraverso gli organismi umanitari internazionali (Croce Rossa,
Mezzaluna Rossa, Unicef, UNHCR, ecc.) con programmi di identificazione e di aiuto, nonché di controllo dei diritti umani “a casa loro”. È inutile raccontare i numeri e rassicurare che non si tratta di una invasione, se la percezione o il convincimento dei più non è vincibile.
E’ stato detto che: “una civiltà che si dimostri incapace di risolvere i problemi che produce il suo stesso funzionamento è una civiltà in decadenza” (Aimé Césaire). I portatori della guerra, i venditori delle armi nei Paesi dai quali provengono tanti disperati sono gli stessi che non vogliono vederli attraversare i propri confini.

2. La politica estera, soprattutto, collegata a quella europea è fondamentale anche per la politica interna. Mai come oggi in cui i sovranisti di tutto il mondo si uniscono capeggiati da Trump che interpreta una politica ‘contronatura’ per la storia americana. Si coordina con Putin (e questo coi Visegrad) per indebolire il cuore della Europa e far fallire il percorso verso un grande paese concorrenziale.
Inaccettabile per i due imperi che nascano gli Stati Uniti d’Europa! Viva Macron! Vorrei vedere i governanti italiani desiderosi di passare alla storia come realizzatori di un sogno nato per unire i popoli (che si erano combattuti in guerra).

3. Mondializzazione: il governo deve partecipare alle agende 2020 (UE) e 2030 (Onu). I Goal del millennio armonizzano le politiche internazionali e guidano le priorità nazionali per uno sviluppo sostenibile.

4. Ambiente: azioni in Italia e partecipazione agli obiettivi del Millennio per avere Città’ e acque pulite.

5. Digitalizzazione: modernizzazione Paese, riduzione burocrazia passiva, eliminazione legge Bassanini, che impedisce l’unica fedeltà alle istituzioni invece che ai nominati col ‘Cencelli’, con lo spoil system.

6. Lavori e non lavoro: studiare il futuro e indagare le innovazioni ma studiare le garanzie per assicurare la vita dignitosa in età pensionabile. Servono i voucher per brevi lavori, perché assicurano il lavoratore ed evitano lo sfruttamento da lavoro nero!

7. Valorizzare la natalità con interventi a favore delle famiglie introducendo il quoziente familiare.

8. Integrazione dei servizi socio sanitari a guida di un Ministero della sicurezza sociale (riunite le competenze dei Ministeri Salute, Lavoro, Interni).

9. Forte impegno etico: non deve servire Cantone, perché il Partito sceglie persone non corrotte e non corrompibili.
Anche per il PD “Prima gli Italiani“ significa anche non mettere le mani in tasca agli Italiani per nazionalizzare Alitalia, Ilva, ecc. ed anzi combattere evasione ed elusione.

Serve ancora una ‘Sinistra’ (non quella strutturata ideologicamente ma come scelta di campo): “Se la giustizia scompare, non ha alcun valore che gli uomini vivano sulla terra” (E. Kant).
"Quando i capi del popolo, quando la classe dirigente è smarrita, tutta la città è in pericolo. Quando non sanno che cosa fare, i sudditi si disperano, in verità nessuno ha una soluzione, nessuna proposta incontra consenso sufficiente. La città, o il paese, o la comunità è tutta in pericolo. Quando la classe dirigente non sa indicare una direzione, il popolo si disperde in tutte le direzioni, si frantuma in interessi contrastanti, si logora in contenziosi interminabili, in contrapposizioni irrimediabili (...) il popolo è pronto alla resa, ad adorare l’unico signore della terra, pur di aver salva la vita. Non so se nel frattempo sia cambiato il nome dell’unico signore di tutta la terra. Forse oggi si chiama Narciso, capriccio o profitto, denaro o mercato” (M. Delpini, Arcivescovo di Milano).

La resilienza comincia dall’orgoglio di essere italiani ed europei e di far rivivere, attualizzandoli, i valori etici e civili che hanno fondato la Repubblica.

domenica 15 luglio 2018

MIX Newsletter / 15 luglio 2018 / Franco Mandelli


Gratitudine
Un addio carico di gratitudine a Franco Mandelli. Se ne è andato a 87 anni il luminare della lotta alle malattie del sangue. 
Grande medico e grande generoso uomo che ha reso la leucemia meno paurosa. La sua attenzione ai bambini era commovente. 
Il Presidente Mattarella ha detto del professor Mandelli “ha reso migliore la nostra società“. Addio ad un amico, ad un Maestro. Rimane ai familiari il ricordo riconoscente di tanti malati e dei loro familiari; agli allievi e collaboratori la responsabilità di proseguire con la stessa passione e professionalità. (m.g.)


domenica 1 luglio 2018

MIX Newsletter / Giugno 2018 / Alzheimer


Alzheimer: 
una sfida possibile, 
a fianco dei malati 
e dei familiari 
per sfidare 
l’epidemia del secolo

Dona il tuo 5 per mille a:
Alzheimer Ricerche Brescia onlus
C.F.: 98058810171

sabato 30 giugno 2018

MIX Newsletter bis / Giugno 2018 / Editoriale


CAMBIARE

Un governo c’è. È stato tortuoso il procedimento per rispettare un risultato elettorale - difficile da decifrare - che tuttavia il Presidente della Repubblica ha voluto - con pazienza, competenza istituzionale e rigore procedurale - perché fosse coerente con quel risultato: ha rispettato il voto e onorato lo spirito e la lettera della Costituzione.
I 70 minuti del discorso di presentazione alle Camere non potevano essere meno impegnativi; nella genericità può starci tutto e il contrario e infatti molti degli slogan delle campagne elettorali dei due contraenti erano svaniti e ne sono apparsi altri, compreso qualche svarione di galateo politico e cerimoniale. Il primo ministro non è stato eletto come altri ministri e ciò dice che è sempre bene essere prudenti prima di lanciare anatemi e moralismi. Il fatto è che non erano a disposizione classi dirigenti preparate. Anche la presenza femminile è diminuita e ancora una volta ma sono aumentate le poltrone di sottosegretario rispetto al governo Gentiloni. E in definitiva, ancora una volta non è stata scelta una donna come primo ministro, magari eletta. Chissà se mai in Italia avremo una Premier e una Presidente della Repubblica donna!
Ora è importante che il Governo sia messo in condizione di lavorare - perché è interesse del Paese- anche se le prime mosse hanno presentato non poche incongruenze. Dipende forse dallo strumento che dovrebbe guidare la navigazione. Non mi piace il “contratto” perché introduce alcunché di privatistico nella attività più importante e impegnativa di servizio al Paese. Ancora... più privata è la piattaforma Rousseau che è insinuata tra i gangli della amministrazione statuale.
Una ulteriore ingerenza privata riguarda una convenzione fra Lega (di cui però il ministro dell’interno è segretario) e Russia unita (partito che sostiene Putin) basata su un “partenariato paritario e confidenziale”, un “accordo sulla cooperazione e collaborazione” fra i due partiti.
Un contratto è l’accordo tra due o più parti per costituire, regolare od estinguere un rapporto giuridico patrimoniale. È la massima espressione dell’autonomia privata, del potere che hanno i soggetti di dettare una regola ai propri interessi. Il contratto produce effetto solo tra le parti; può produrre effetti nei confronti dei terzi solo nei casi ammessi dalla legge.
Non c’è dubbio che il Presidente Conte conosce benissimo come docente e per professione la materia.
Anche al G7 ha ricordato che si farà guidare dal contratto. Ma il primo obiettivo di chi deve guidare una nazione dovrebbe essere l’esposizione di una visione. Il contratto ha sommato punti programmatici senza che configurassero obblighi con scadenze, finanziamenti, ecc. Il “governo del cambiamento” dovrà fare i conti col principio di realtà. Non a caso si ricorda la battuta di Nenni che a palazzo Chigi non trovò il bottone del potere.
Voglio, posso, comando: ma con le procedure, col rispetto del Parlamento, con la legittimità degli atti. Di Maio ha affermato “lo Stato siamo noi”: no! Noi tutti i cittadini italiani, non il Governo del Paese, i cittadini della Repubblica in un territorio, l’Italia, con fini comuni e doveri, gli uni verso gli altri.
Una rivendicazione orgogliosa di essere populista da parte del presidente del Consiglio? Non è un titolo di merito se si intendesse nel significato proprio; non credo si voglia essere antipolitici, dovendo esercitare il potere politico per attuare il contratto. Il populismo stimola una concezione egocentrica e identitaria che nega una visione futura comune.
Gli argomenti più ricorrenti per tenere legato l’elettorato da parte dei populisti fanno leva sulla paura e sugli interessi individuali. Cosicché anche l’interesse nazionale viene sottomesso al contingente, nelle nicchie di proposte (flat tax, reddito di cittadinanza, ecc.) invece che proporre e impegnare la Nazione verso un obiettivo, grande e storico davvero: gli Stati Uniti d’Europa. L’Europa siamo noi! Non si può dire come ripetono i nostri governanti “Andiamo da quei signori a Bruxelles”, in quanto ci siamo anche noi in Parlamento, nella Commissione e nel Consiglio. Si possono battere i pugni sul tavolo facendo parte della squadra e, comunque, quando si gioca si rispettano le regole che abbiamo partecipato a scrivere. Si possono cambiare, certamente. Ci si deve applicare con un lavoro di grande respiro, insieme con gli altri Paesi Fondatori - Francia e Germania - (gli attuali rappresentanti passeranno, ma le future generazioni avranno un grande Paese). I nostri governanti possono scrivere la storia di una Federazione che rappresenta il 7% della popolazione mondiale, il 25% del Pil, l’area più ricca di brevetti, un continente primo in tutto: varrebbe la pena impegnare tutti i cittadini in questo sogno, gli Stati Uniti d’Europa.
Purtroppo il governo non ha ancora evidenziato in politica estera un sentire unitario e in continuità con le scelte passate, mai revocate, dell’Italia.
Per quanto ogni maggioranza deve attuare il proprio programma, le istituzioni hanno una loro continuità ed è importante, anche per non ricominciare sempre da capo, conservare ciò che di accettabile hanno lasciato in eredità i governi precedenti. Il sen. Salvini, che pure ha riconosciuto il lavoro fatto da Minniti, ha messo in scena con la nave Aquarius il peggior spettacolo dal punto di vista umanitario (siamo il Paese tra i fondatori del diritto umanitario con la prima convenzione di Ginevra) e ha solennemente rivendicato la vittoria affermando che “fare la voce grossa paga”. Se l’esempio viene dall’alto, è questo il messaggio educativo che si lancia all’opinione pubblica da parte dei governanti? Questa è propaganda; invece, un vice primo ministro chiama tutti i colleghi europei, annuncia loro la volontà di chiudere i porti e con loro decide il da farsi: questa è politica. E non sarebbe stata risparmiata la sgradevole ingerenza francese. “Ora l’Europa ci ascolterà; parleremo con Bruxelles”: curiosa questa attribuzione di antropomorfismo a quella che è l’istituzione di tutti gli Europei. Come pure impressiona che non si spieghi mai perché è obbligo e non costrizione seguire le regole votate a Bruxelles. Se non rispettiamo, per esempio, i vincoli finanziari creiamo difficoltà nei 19 Stati con la stessa moneta. Non possiamo, non dobbiamo danneggiare gli altri 18 con le nostre politiche sovraniste.
Di sovrano abbiamo il nostro grande debito, che è comperato da tanti altri Stati, per cui se l’Italia perde la fiducia i ‘sovrani creditori’ abbandoneranno i nostri Bot. Alcuni decenni fa il nostro debito era in mano agli Italiani per il 60%, oggi è il contrario. E lo spread non è una parolaccia, se non perché indica quanto ci costa ogni punto di spread in interessi che l’Italia paga, che è come dire quanto ogni risparmiatore perde. Perché non spiegare bene agli elettori la realtà e animare un po’ di europeismo invece che paura e scetticismo? I voti sono volatili, ma la vita dei figli e dei nipoti dei governanti e degli elettori di oggi si svilupperà in un futuro migliore di come è fatto presagire dalle opportunistiche, mistificatorie narrazioni delle campagne elettorali.
Finalmente con il voto di domenica 10 giugno dovrebbe essere finita la ...infinita campagna elettorale. Faticoso anche completare la squadra di governo; per quanto abbiano in spregio il manuale Cencelli è stato usato per distribuire le due poltrone dei due vice primi ministri, come già prima per la assegnazione delle cariche dei vertici parlamentari.
E a proposito del voto di domenica 10 giugno c’è poco da essere soddisfatti anche da parte di chi ha perso poco o ha guadagnato ancora di meno. Si è visto che è facile passare dal “cappotto” ad una percentuale di poco superiore ai due numeri. Perciò l’opposizione non si accomodi nell’attesa delle sconfitte altrui: dovrà essere attiva in Parlamento come si conviene in democrazia. Anche, e forse soprattutto, l’opposizione dovrà attivare una azione di controllo parlamentare e di rapporto con l’elettorato con un ben diverso armamentario linguistico, comportamentale e programmatico.
Basta battute! Essere vertici di un Paese chiede serietà dei modi, del vestire e del parlare.
Il PD prepari l’alternativa al cosiddetto Governo del cambiamento con l’unità di intenti e organizzativa. Prepari una classe dirigente partendo dagli enti locali. Urge aggiornare la visione di sinistra della società; i nodi culturali sono immigrazione ed Europa. Perché Salvini è condiviso dalla maggioranza degli Italiani (compresi gli elettori del Pd)? Perché in 5 anni non si è governato un fenomeno epocale e destinato a durare (Minniti ha soltanto cominciato).
La realtà in Italia, in Europa e planetaria è completamente diversa da quella che ci siamo rappresentata: nella società c'è grandissimo disagio, c'è dolore, c'è diseguaglianza, c'è un'incertezza dei genitori per la sorte dei figli e altrettanta incertezza dei figli per il loro futuro. E c'è un'Europa imperfetta e sempre più disgregata. C’è il pianeta Terra – la casa comune – che urla contro il degrado che stiamo portando, ma l’ambientalismo invece di divenire politica globale si limita a grida ideologiche.
Cambiata l’organizzazione del lavoro e si sono destrutturate le classi sociali; cambia il rapporto tra lavoro e tecnologie e crea una condizione nella quale precarietà, flessibilità e fine di certi lavori hanno come risultato conseguenze antropologiche. Cambia la composizione demografica del nuovo mondo, le popolazioni invecchiano. Come reggeremo il "welfare state" con pochi che lavorano e molti da sostenere? Ci sono problemi giganteschi sui quali la sinistra dovrebbe ragionare e influire con i suoi valori.
Non potrà esserci una politica Dem senza che si ricostruisca una comunità del Noi; una visione che contrasti la paura, perché i cittadini hanno diritto alla serenità sociale e sentano quanto gli uni debbono agli altri: siamo interdipendenti - tutti - sia nelle relazioni interpersonali che internazionali. Siamo sempre interconnessi, e non solo on line!
Cambiare, parola molto usata, dal significato ambiguo. Vorremmo utilizzarla solo per indicare un percorso di cambiamento verso il meglio, perché, purtroppo, si può cambiare anche in peggio. (m.g.)

giovedì 28 giugno 2018

Pensieri in viaggio ter / Giugno 2018


500.000 espulsioni
In quanto tempo? Con quali mezzi? Aerei, quanti, con quanti voli, con quanti agenti di scorta? Navi, quante e in quanto tempo? E i porti saranno aperti, come pure gli aeroporti? Le intese coi Paesi destinatari? Facile la propaganda, difficile la gestione.

Imbecilli discorsi sui voli di Stato
Il presidente e i ministri hanno il dovere non solo il diritto di utilizzare i servizi che consentono loro di svolgere al meglio il loro ruolo. I voli di linea? Il presidente deve poter lavorare coi collaboratori, riposare o dormire per le lunghe tratte, e comunque avere a disposizione, quando serve e per quello che serve, ogni supporto.

Privacy
Foto di classe...di spalle. Il quotidiano La Stampa ha pubblicato in prima pagina la fotografia ricordo di una classe con i bambini tutti di spalle (sic!) per rispettare la privacy…
Oppure era uno scherzo, per irridere norme tanto barocche? In prima pagina la fotografia ricordo magari per irridere norme tanto barocche …








Antibulli
Una terza elementare di Riccione aiuta il suo compagno epilettico. Nel caso in cui si verifichino delle crisi durante le ore di lezione, i compagni hanno deciso di aiutarlo dandosi dei compiti: chi si occupa dei farmaci, chi va a chiamare i bidelli e le maestre.


lunedì 25 giugno 2018

MIX Newsletter bis / Giugno 2018


Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto tra maggioranza e minoranza, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide“. (G.Saragat)


lunedì 18 giugno 2018

Pensieri in viaggio bis / Giugno 2018


Memo Piano B
Nella guida pratica per l’uscita dell’Italia dall’Euro, presentata alla Link University Campus di Roma, pubblicata su Scenari Economici nel 2015 (cui collaborò il prof. Savona) si afferma che: 1) dopo la svalutazione che ne conseguirebbe il potere di acquisto dei salari subirebbe un calo per due anni (pag. 58); 2) ne beneficerebbero invece le “fasce medio-alte della popolazione”, cioè i ricchi che si possono permettere investimenti esteri (pag. 59). 
Prima gli Italiani?!

sabato 16 giugno 2018

MIX Newsletter / Giugno 2018 / Editoriale


DECIDERE

Decidere dal latino de caedere, tagliare, propr. tagliar via, perché in realtà la decisione si ottiene col procedere con aut aut (Kierkegaard): rinviare senza scegliere è l’opposto di quanto richiesto da chi deve decidere. Il Presidente Mattarella ha dimostrato che per decidere man mano ha ascoltato e poi è passato all’azione. Prima incarico esplorativo alla Presidente Casellati, poi al presidente Fico: “tagliate via” le diverse opzioni si è dovuto decidere.
Tuttavia i giorni intercorsi dal 4 marzo hanno segnalato a tutti che le scelte per poter raggiungere decisioni razionali maturano solo se alla responsabilità si accompagna competenza, chiarezza degli obiettivi e trasparenza.
I partiti in campo, squilibrati da risultati elettorali che solo una legge come Il ‘Rosatellum’ poteva - e potrà se non la so cambia- ottenere, si sono comportati con poca lucidità. Una legge proporzionale (sia pure nella forma spuria che è stata adottata) pretende che la maggioranza sia frutto di una alleanza, di una coalizione propriamente detta. E un conto sono i programmi elettorali (anche un po' esagerati), un altro il programma di governo. E’ su questo che si coagula la maggioranza che deve sostenere il governo e, in seno al Parlamento, animare l’attività legislativa in coerenza con i programmi della propria coalizione, in una dialettica positiva con l’opposizione per rispondere al meglio alle istanze della popolazione.
Il 91% ai gazebo e i 40 mila dei clic cosa rappresentano rispetto ai milioni e milioni rivendicati dai due migliori perdenti?
Due negazioni della democrazia rappresentativa: il contratto fra due privati (il signor Luigi Di Maio e il signor Matteo Salvini; si vergognano di essere onorevoli, eletti dal popolo?) e la ‘diminutio del loro ruolo di vertici dei partiti votati dagli Italiani, talche’ hanno bisogno della legittimazione di similreferendum con la loro base.
Chi proclama “prima gli Italiani” deve sentirsi impegnato a rispettare lo strumento aureo per la difesa dei diritti dei cittadini e il bilanciamento dei poteri dello Stato; per essere “difensore degli Italiani” occorre ricorrere al codice fondamentale, la Costituzione.
Per carattere e per scelta non mi sento nemica di chi sta su fronti politici diversi dal mio e al massimo mi sento avversaria e mite, ma mi sento amareggiata di fronte a comportamenti e linguaggi che offendono le istituzioni; queste sono di tutti i cittadini, sono la loro difesa.
Perciò anche le procedure - le liturgie che tutte le grandi istituzioni celebrano per valorizzare i simboli, la tradizione, la storia i valori che costruiscono una comunità- hanno molto da dire. Le cerimonie civili sono officiate nel segno e nel nome del popolo italiano- in un tribunale, in una piazza, o in altre occasioni- esigono atteggiamenti, abiti, compostezza adeguati al ruolo.
Il “contratto” viene ancora e continuamente citato con toni propagandistici e mancano assolutamente - perché si è sempre presentato l’opposto - il Sud e l’Europa, perché “prima gli Italiani” significa che deve essere unificata l’Italia nello sviluppo e che deve essere l’Europa a mantenerci nella testa di serie dei Paesi più sviluppati.
Gli imprenditori del Nord e NordEst, che vivono importando ed esportando in tutto il mondo, pensano che l’Italia fuori dell’area euro mantenga gli stessi standard? Perché nessuno spiega le procedure, le difficoltà e la tempistica (Brexit insegna) di tali scelte monetarie?
Troppa poca chiarezza di tutti e su tutto.
Il problema è grosso e reale: le sommarie e segmentate riflessioni che mi sono permessa fin qui, devono essere capite, da chi? Chi legge i quotidiani? La maggioranza dell’elettorato non ha competenze nè è “alfabetizzata” politicamente per accogliere ed esercitare critiche competenti. La Rete, la propaganda populista, l’informazione distruttiva e offensiva della politica e dei politici ottengono il risultato dell’astensionismo e del ”vaffa”.
I clic sono senza interlocuzione e dialogo, non creano cultura. Spero in un revaival appassionato dello studio della educazione civica e in un rinnovato orgoglio dei politici per il loro nobilissimo ruolo. Spero anche in uno slancio doveroso delle più alte cariche dello Stato a difesa delle istituzioni con un alto magistero pedagogico.
Chiedo in prestito a De Gasperi le parole sul consenso e l’impegno comune per la politica alta. “Ciò che si oppone ad una nuova composizione di una coscienza comune è il neoindividualismo libertario, edonistico, consumistico imperante, privo di un orizzonte etico e, quindi, asociale e amorale, che infetta il comportamento dei cittadini e dei gruppi di persone, i quali non si riconoscono nell’orizzonte più vasto della fraternità e del bene comune”.
Da qui, l’esigenza di impiantare nelle istituzioni e nel tessuto sociale un’antropologia aperta al trascendente e un nuovo concetto di sviluppo integrale, comunitario, plenario, planetario, inclusivo, sostenibile.
Occorre procedere alla riforma dei partiti, oltre che delle istituzioni pubbliche. (…) Data la necessità di una sintesi delle legittime istanze dei vari soggetti nel quadro delle esigenze del bene comune, la crisi dei partiti non va superata con la loro soppressione. E nemmeno cedendo a tentazioni populistiche e movimentistiche che, nonostante alcuni aspetti positivi, celano ambizioni autoritarie e leaderistiche, le quali tendono ad escludere inevitabilmente i cittadini da una partecipazione più attiva e responsabile”.
Perciò oltre alla non immediata, anche se doverosa, riforma elettorale (grave responsabilità del Parlamento) si impone anche l’attuazione dell’art.49 della Costituzione.
Il mio partito, il PD, di fronte alla sua attuale grave difficoltà, come in uno specchio sta osservando i danni che l’assenza della Politica causa al Paese.
Si è capito che si contrasta il populismo con le risposte vere ai cittadini, con un riformismo che aggredisca la precarietà, garantisca l’equità fiscale, assuma l’ambiente come paradigma dello sviluppo. E si è pure capito che le classi dirigenti non si improvvisano; che non si può ridurre a giovanilismo il rinnovamento: che non può essere solo delle persone ma dei contenuti, dei comportamenti, delle prassi. Bisogna ascoltare il Paese e conoscerlo palmo a mano. Gli strumenti innovativi di comunicazione sono integrativi non sostitutivi delle relazioni umane.
È tempo di una “nuova Repubblica” rifondata su un codice di Camaldoli 4.0, perché il mondo cambia correndo, ma i valori devono essere stabilizzati, perché siano fondamenta salde, che non temono gli scossoni del populismo - che non ama il popolo – perché semplicemente lo soggioga con un capo o capetto, comunque senza democrazia. (m.g.)


lunedì 4 giugno 2018

Pensieri in viaggio / Giugno 2018


Dopo
Sempre dopo si ripensa. Militari sui treni o ronde virtuali, telecamere nelle stazioni. Ricorrere ai ripari, come toppe, quando ci sono risposte strutturate. Come sugli autobus, gli autisti lasciati soli...un bigliettaio che vidima i biglietti prima della salita, una sola porta per salire e una sola porta per scendere: posti di lavoro, soldi e sicurezza recuperati.

Incendi autobus
Incredibile e inaccettabile. Perché rottamata l’officina interna? La manutenzione quotidiana e il controllo per avere mezzi efficienti, dipendenti propri e meno appalti truccati nonché attività truffaldine con gli esterni.

Prova Invalsi
Domanda per i bambini delle primarie: “Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi?: Avere abbastanza soldi, comperare ciò che si vuole, trovare un buon lavoro.” Vengono concesse sei gradazioni possibili di risposta, da “per niente” a “totalmente”. Che mondo dobbiamo aspettarci?

Figuraccia
Il Giro d’Italia ha messo in luce sul piano planetario il manto stradale di Roma. In due anni e mezzo di amministrazione mai realizzato il “piano buche!?”.

lunedì 14 maggio 2018

MIX Newsletter / Maggio 2018 / Editoriale


GOVERNARE

Dal latino gubernare “tenere il timone“, cioè mantenere la rotta, guidare all’approdo.
Dal 4 marzo si è alla ricerca di un governo per l’Italia, ma sembra che anche i partiti siano alla ricerca di una rotta. Per governare un Paese, una azienda, una famiglia, una... squadra di calcio bisogna avere una strategia, per raggiungere una meta, per rendere visibile il risultato, dimostrando la bontà della rotta scelta.
Agli Italiani in questi mesi non è stato offerto nulla di ciò, con buona pace di tutti i politologi e politici (politicanti) autodidatti e ancora immaturi per afferrare il timone. L‘Italia ha attraversato periodi anche più difficili, insidiati da trame oscure; tuttavia la politica ha tenuto insieme il Paese e l’ha guidato in continuità, anche con alternanze governative, perché l’Italia “veniva prima”, non soltanto a parole. La campagna elettorale ha assecondato i sentimenti rancorosi dei cittadini, ancora preoccupati e impauriti da una crisi che sentono non del tutto superata e dal pericolo, agitato, della ‘invasione’ di immigrati.
La politica guida i fenomeni invece di assecondare i ‘sentiment’ della gente. Senza guida si spara in strada, si picchiano gli insegnanti a scuola, si brutalizzano i compagni ... poi ci si chiede che società è la nostra. Quella che abbiamo lentamente preparata; passo passo, insensibilmente, fino a quando la frittata è stata fatta. Tocca a tutte le istanze educative, dalla famiglia, alla scuola, ai gruppi associativi e – in primis - alla politica dimostrare - e perciò educare con l’esempio - che si rispettano le regole; che ciascuno svolge e occupa il proprio ruolo senza sconfinamenti, cedimenti o deroghe e deleghe. Troppo disimpegno e indifferenza verso responsabilità e doveri individuali.
Contemporaneamente “i politici sono tutti uguali; sono corrotti; sono ladri“ ecc. Come si crede di far vivere la democrazia, suscitare passione civile, interessarsi alla cosa pubblica, partecipare al bene comune?
La politica ‘buona’ è l’attività più lontana dai clic sul PC. Ci si illude di fondare una democrazia 2.0 con la Rete. Democrazia ‘diretta’: da chi?
Potrà esserci in un futuro una tale affidabilità della Rete, ma quello che osserviamo oggi ci obbliga a riflettere. Da quanti clic sono scelti i rappresentanti dei nostri problemi, della vita quotidiana dei cittadini? I clic quale competenza ci trasmettono di quei rappresentanti? La storia del Paese, le sue relazioni nel contesto geopolitico, i precedenti giuridici che hanno aiutato a sciogliere situazioni difficile governabilità, non sono apprezzabili soltanto consultando la Rete. Governo dei cittadini e non governo dei partiti è uno slogan recente, che denuncia da sè la falsità, perché tocca ai partiti, che hanno partecipato ad elezioni democratiche, trovare una maggioranza per sostenere il governo che saranno riusciti a formare. Sia le promesse esorbitanti delle campagne elettorali sia le velleità populiste si scontrano con la realtà fattuale; c’è un ordinamento che regge le istituzioni, difesa e sostegno dei cittadini. Ci sono incarichi da assumere e da distribuire. Si possono chiamare con disprezzo “poltrone,” ma sono posti di responsabilità che prevedono – addirittura (sic) - dei privilegi. Le famiglie che hanno malati gravi in casa, oppure disoccupati senza speranza, figli ‘disgraziati’ non sanno nemmeno se esistono e quali siano i privilegi. Hanno il diritto di chiedere urgenti, efficaci e chiare risposte alle loro ansie e angosce. I partiti organizzino piattaforme di risposte, preparino la classe dirigente competente e credibile. La negazione della loro capacità di visione e di guida è sancita dalla finta democrazia diretta: rifugiarsi in un referendum per allontanare la responsabilità della scelta. È il voto la consultazione democratica dei cittadini; è la loro censura la perdita o la conquista del consenso.
Per governare bisogna spiegare, chiarire, confrontarsi. Il confronto e il rinnovamento hanno caratterizzato una stagione in cui il partito di maggioranza relativa doveva affrontare situazioni inedite. Sono due parole che racchiudono un programma politico di lungo respiro. Oggi ci sono stati rinnovamenti, invece, che hanno tradito il fine. Un tournover esagerato, per cui non c’è continuità nella staffetta fra i ‘senior’ che possano guidare i nuovi parlamentari. De Gasperi, settantenne, sognò e lavorò per una democrazia che molti giovani non avrebbero né potuto nè saputo attuare. La legge elettorale coi risultati ultimi ha imbrogliato le carte a tal punto da lasciar fuori dal parlamento molte donne (-38%) col gioco delle candidature plurime: gravissimo far scegliere una lista a causa di quel gradito capolista e poi trovare eletta un’altra persona!
Come pure indegno è il giochino di candidarsi ad un nuovo livello istituzionale, lasciando l’incarico rivestito: preoccupati della propria carriera invece che degli interessi dei concittadini.
Urge un ripensamento riguardo alla legge elettorale Questo Parlamento si dia un alto compito che sia davvero storico: non deve fare una Costituzione, ma una legge elettorale che valga per decenni come accade in altre grandi democrazie. Ne scelga una e la copi interamente, non una simil tedesca, una che si si ispira a... sia un sistema che consenta all’apertura delle urne di conoscere chi governerà. I sistemi prevalentemente proporzionali non prevedono vincitori, che governino, e perdenti che stiano all'opposizione. Spadolini divenne primo ministro, pur rappresentando il partito minore della coalizione. Macron è diventato quello che è, perché non è stato eletto con una legge proporzionale. Questo Parlamento ha il compito di interpretare il sogno della federazione europea. Questo Parlamento si colloca in un tempo in cui può fare scelte che riportino i cittadini alla politica per guardare ad orizzonti ancora imperscrutati e affascinanti. Il governo francese ha un ministro dedicato alla intelligenza artificiale, noi abbiamo gruppi che pensano di poter chiudere le frontiere culturali del nostro Paese.
Nell’attesa di un “buon governo“, viene da suggerire di cercare qualche esempio cui ispirarsi.
Il rappresentante di un Paese che aveva fatto la guerra accanto a Hitler e l’aveva persa, poteva con autorità morale rivolgersi ai rappresentanti delle democrazie vincitrici: “Vi chiedo di dare respiro e credito alla Repubblica d’Italia; un popolo lavoratore di 47 milioni è pronto ad associare la sua opera alla vostra per creare un mondo più giusto e più umano”.
Era questo lo spirito del nostro Paese settant’anni fa ma, come si dice,
si hanno i governi che ci meritiamo”. (m.g.)

MIX Newsletter / Maggio 2018


lunedì 7 maggio 2018

Pensieri in viaggio / Maggio 2018


Cravatta, Toga, Talare
Simbolo di dignità personale, del rispetto della dignità degli altri, delle istituzioni e delle persone che si rappresentano o si servono. Tutti alla ricerca di identità, di divise, simboli, di distintivi e si trascurano quelli che sono evidenti messaggi di identificazione.

Alfie Evans
Troppa gente ha cercato visibilità, ma il caso ha evidenziato che urge una parola di verità fra scienza e compassione.

Nobel
Perfino il più prestigioso dei premi è stato sfregiato. La nobile giuria dimissionata. Non si gode del mal comune. Lo si censura e si guarda alla sua doverosa riabilitazione.

Bulli e pupe
Inaccettabile qualsiasi giustificazione o sottovalutazione. Le punizioni servono perché “non può essere tutto uguale”. Ma non cambia nulla senza una responsabilizzazione autenticamente vissuta dei genitori, della scuola e dei ragazzi stessi. Non prediche ma fatti: l’esempio! “La non violenza ha l’obiettivo finale di cambiare i cuori. Ma è un percorso lungo.” (Berenice King)

lunedì 23 aprile 2018

MIX Newsletter / 23 aprile 2018 / Giovanni Galloni



ADDIO AL COMPAGNO 
DI BANCO


Seduti in ordine alfabetico, nel secondo settore di destra, nella terza fila, io sul corridoio e Giovanni Galloni alla mia destra. Per quattro legislature siamo stati compagni di banco. 
Immaginarsi la mia emozione all’inizio, perché era uno dei miei ‘maestri’, essendo stato tra i fondatori della Base, la corrente di sinistra della DC, il cui il Capo, Giovanni Marcora, era stato il mio iniziatore alla politica, nonché il personaggio che mi ha sempre sostenuto e che ho avuto come modello.
La lunga vita di Giovanni Galloni è stata tutta connotata dalla tradizione e dalla pratica del cattolicesimo democratico. La sua proverbiale lucidità, coniugata con la competenza del giurista e l’attenzione all’interlocutore e alle sue ragioni, gli hanno permesso di svolgere con esemplare serietà ed efficacia le diverse funzioni pubbliche cui è stato chiamato.
Della Democrazia Cristiana fu dirigente di primo piano, appassionato e colto, sempre propenso al dialogo e al confronto, coraggioso nelle idee e capace di rischiare per esse. Ha servito con onore lo Stato da ministro della Pubblica Istruzione e da vicepresidente del Csm.
Fu vicepresidente del partito e due volte vicesegretario, ed è stato direttore de Il Popolo.
Alle appassionate discussioni politiche si accompagnavano scambi di idee un po’ su tutto lo scibile. Vero professore, trasmetteva visione e passione civile. Prima che approvassimo una improvvida legge che ha costretto i professori universitari a mettersi in aspettativa, Giovanni portava in aula le tesi dei suoi studenti e nelle interminabili attese di qualche voto dell’Assemblea le correggeva puntigliosamente e me ne parlava. Sarebbero stati orgogliosi i suoi discepoli.
Soprattutto ho seguito la sua partecipe trepidazione alla preparazione al sacerdozio del figlio Matteo e, in seguito, alla sua condivisione orgogliosa delle iniziative pastorali e caritatevoli che don Matteo ha fondato e animato: è la Comunità Amore e Libertà Onlus. Chiedeva aiuto e sostegno.
Giovanni Galloni può essere degnamente ricordato aiutando a suo nome la Comunità. (www.amlib.org)