giovedì 25 luglio 2013

I Giovani e la Natura


La settimana della gioventù -così ha definito la GMG Papa Francesco- si è aperta con il Messaggio dal titolo “I giovani della GMG custodi del Creato, il futuro a misura d’uomo che vogliamo”.
Dopo venti anni dal vertice mondiale di Rio sullo sviluppo sostenibile, finalmente con Papa Francesco (che evocazione del Poverello che amava e parlava agli animali) si dilaterà all’intero pianeta, e non soltanto agli esperti e ai militanti, l’impegno necessario e indispensabile per salvare “l’aiuola che ci fa tanto feroci”.
C’è una tradizione ininterrotta da Giovanni Paolo II fino a Francesco sul tema dell’ambiente. Wojtyla nella sua Enciclica Laborem Exercens, difendendo e implorando lavoro per tutti perché è l’unico attributo della dignità di ciascun uomo, ha però ammonito ad evitare l’ ”insopportabile inquinamento”; e Papa Francesco, dalla sua elezione in poi non ha mancato di ripetere affermazioni impegnative per tutti sulla “custodia del creato”.
“Rio + 20” trova, nella stessa città di allora, l’occasione non solo  per la celebrazione ma l’attivazione di un movimento che partendo dai giovani, che penderanno dalle labbra di Papa Francesco,  affiderà a tutti un mandato ineludibile.
Mi capita di pensare che se non ci fossero stati degli intransigenti, qualche volta eccessivi ed anche violenti, tra gli ambientalisti e i Verdi, forse sarebbe stato più grave il ritardo con cui l'opinione pubblica ha preso coscienza  di quanto pericolosa sia oggi la situazione ambientale. 
Basta citare l'ILVA  di Taranto o l' amianto per  imporci una riflessione non superficiale su quanto difficile e drammatico possa essere il rapporto fra due diritti, lavoro e salute. La modernità ha ampliato conoscenza e consapevolezza di diritti e di rischi, ma anche una certa concezione individualistica nella pretesa di esercitare i diritti stessi. La tutela dell'ambiente e i benefici che ne derivano oggi e domani non sono immediatamente percepibili, lo sfruttamento del suolo con la cementificazione, il consumo di terreni agricoli per usi diversi da quelli propri, ecc. garantiscono invece profitti immediati. Così come un appropriato consumo dell'acqua, che ha suscitato tanto interesse ai tempi del referendum, non è ben indirizzato. Quando si tratta dell'ambiente non basta pensare all'Amazzonia che viene deforestata, ma anche ai nostri incendi boschivi; frane e alluvioni flagellano anche molte regioni italiane, ma non si protegge a sufficienza il suolo e il letto dei fiumi. Possiamo continuare una elencazione di fenomeni che non sono mai all'ordine del giorno dell'opinione pubblica se non quando ci sorprendono fatti tragici.
Ora i giovani si impegnano a Rio di fronte al  mondo  intero e dichiarano di assumere responsabilità in proprio oltre a chiedere ai Governi di non dimenticare le loro.
Giovani ed ecologia, un "naturale connubio", a Rio è dilatato in modo davvero globale: ci sono centinaia di migliaia di giovani provenienti da ogni continente, dai punti estremi del globo. Conoscono i dati del problema: chiedono ai governi di agire senza tentennamenti; ai media propongono una militanza a servizio della verità dei problemi, per diffondere notizie e formare alla cultura di sana ecologia, anche di " ecologia umana" (si ponga mente alle possibili manipolazioni e strumentalizzazioni del corpo e della psiche della persona). Distruggere il creato o la intangibilità della persona umana a quali conseguenze porterà? I giovani perciò col Messaggio si rivolgono ai loro coetanei, alle donne e agli uomini, perché "sperimentino la bellezza di sentirsi custodi del Creato". Abbiamo bisogno che quelle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi diventino classe dirigente di ciascuno dei loro paesi e allora cambieranno davvero il mondo. Nel governo Letta c’è un giovane ministro all’ambiente e tra gli eletti in Italia sono moltissimi i giovani ambientalisti: a loro è affidata la forza di un messaggio che tuteli il Belpaese e offra un futuro “ecologicamente umano”.
Dal piccolo al grande: non si sporcano le strade, non si sfigurano facciate di abitazioni o monumenti con le infami bombolette, e invece si interiorizza la coscienza di un dovere, di un obbligo a salvaguardare il creato -tutto, non solo la natura biologicamente intesa- perché non è un museo, ma la casa degli uomini. La propria casa, come quella altrui, merita rispetto per la dignità degli abitanti. Non si tratta di buona educazione, da galateo, piuttosto di civismo, cioè di comportamenti che, riconoscendo la comune dignità, la parità di diritti e di doveri, fondano e fanno vivere la democrazia.
Mariapia Garavaglia

Con la Cultura si mangia


Il PD opportunamente ha scelto di dedicare la sua festa, a Roma, al Parco Schuster, a Cultura e Informazione. E sono personalmente soddisfatta che il Ministero della Cultura abbia avuto la delega al turismo, come da tempo anche sul nostro giornale avevo richiesto.
Il Ministro Bray non ha nascosto, né in Parlamento né in alcuna sede opportuna, quale è la situazione del Ministero. Senza citare troppe cifre, basti ricordare che l’Italia impegna niente di più che 0,18 del Pil nella valorizzazione della sua primaria e immensa ricchezza culturale.
Se ogni Governo ha ridotto i finanziamenti (Letta ha promesso di dimettersi se fossero ulteriormente diminuiti i fondi in cultura, ricerca e università) deve corrispondere un mancato consenso, o dissenso, dell’opinione pubblica riguardo ad un argomento di primaria grandezza quanto allo sviluppo e al destino del nostro Paese.
Quando si cita, un esempio per tutti  Pompei, non posso fare a meno di ricordare che metà Governo Monti, in delegazione, ha visitato il sito archeologico ed ha  predisposto il programma Grande Pompei, fornito anche di sufficienti finanziamenti, anche europei (105 Ml). Ma non ci sono programmi che tengano se gli addetti ai vari livelli, compresa la sicurezza dalle infiltrazioni camorristiche, non si attivano secondo il proprio compito e dovere civico: infatti i turisti di ogni nazionalità, giunti a Pompei, oltre alla sporcizia (i luoghi non si sporcano da soli) hanno trovato chiusi, per molti giorni, perché “guasti” i bagni. Impossibile per le autorità deputate provvedere con urgenza? Abbiamo dovuto vedere code di turisti fuori dal Colosseo (il monumento più visitato in Italia) e da altri Musei a causa delle riunioni sindacali convocate in orario di apertura. Capisco le richieste sindacali: manca personale, gli orari sono inadeguati, i restauri lenti o inesistenti, i salari modesti. Ricordo che la Piramide Cestia è restaurata a carico di un giapponese; i Tempietti di piazza della Bocca della Verità da altri stranieri; questi amano il nostro Bel Paese più degli Italiani stessi?
Col turismo, ben orientato, potremmo attivare canali di finanziamento per i Beni culturali. Innanzitutto con un marketing nazionale e non campanilistico. Il titolo V riformato della Costituzione affida alla competenza regionale il turismo, ma credo sia ben diverso tutelare e strutturare il territorio rispetto alla promozione all’estero. Nell’Enit sono correttamente rappresentate le regioni e quindi dovrebbe essere l’unico Ente nazionale a partecipare alle fiere e ai grand tour all’estero. Bisogna avere l’umiltà di comprendere che sull’Atlante per molti Paesi è già difficile individuare la localizzazione di Roma e dell’Italia, figurarsi se può essere riconoscibile una piccola città, ancorchè ricca di vestigia romane, medievali e rinascimentali e magari attrezzata pure con un Teatro e cure termali! La somma dei mille rivoli che si disperdono potrebbe apportare un qualche beneficio al finanziamento del turismo nazionale.
Ai Comuni viene certo chiesto di offrire un ambiente cittadino accurato e infrastrutturato. Si è inventata la tassa di soggiorno (1 euro per ogni stella per ogni giornata) e trattasi correttamente di una tassa di scopo. Se non è possibile sottrarla interamente alle casse comunali che, tra l’altro, non è chiaro come la dedichino alle migliorie turistiche, si normi almeno che una percentuale sia dedicata ai beni culturali. Pure le scelte urbanistiche possono migliorare o peggiorare l’accesso turistico alle bellezze delle città. Le botteghe storiche, se tutelate, trasmettono la storia e la tradizione di una strada, di un mestiere; le facciate ristrutturate, le strade pulite davanti ai bar: potrei continuare ad elencare situazioni che, per esempio, con la riduzione delle tasse di urbanizzazione, di plateatico o altre, possano suscitare l’intervento diretto dei cittadini per migliorare il decoro urbano.
Le competenze centrali e periferiche potrebbero compensarsi in un tavolo di  regia  centrale -“Progetto Italia”- per verificare progetti, coordinarli e suscitare iniziative promozionali. Educare alla fruizione di teatri a partire dalle più giovani età fino ad agevolare l’accesso degli anziani: alzare il sipario mattina, pomeriggio e sera, con le dovute riduzioni, significa divulgare un gusto e far lavorare gli artisti.
C’è spazio per valorizzare la formazione degli operatori di tutti i settori; nella cultura e nel turismo c’è tanto lavoro da sviluppare.
Se “la bellezza salverà il mondo”, in un momento di generale sconcerto e disaffezione, appassionarsi alla cura del territorio, del proprio ambiente e perfino del proprio “orticello” può salvare con la cultura, lo sviluppo e il futuro almeno dell’Italia.
Mariapia Garavaglia

mercoledì 10 luglio 2013

Luglio 2013 / E' tempo di Ferie


Cambiano le abitudini, anche perché ci sono persone che non possono andare
in ferie o perché senza lavoro
o per evidenti problemi,
che la crisi continua a provocare.
Tuttavia i mesi estivi recano
un rallentamento degli impegni,
per cui ci si può dedicare a se stessi
e alle relazioni.
A tutti vorrei augurare serenità.
Mariapia Garavaglia

Luglio 2013 / Pensieri in viaggio


Spy Story. 
Nessuno al mondo ignora che ci sono sempre stati i KGB, Mossad, Cia… mi sembrano tutti Alice nel paese delle meraviglie! Lo spionaggio è sempre esistito e, possiamo esserne certi, esisterà! Oggi, certamente, i nuovi mezzi e la Rete possono essere nelle mani anche di privati, senza scrupoli, alla ricerca di soldi. E ne possono capitare di tutti i colori.

Strepitoso Francesco. 
Papa Francesco compie il suo primo viaggio in Italia non in una grande città o in occasione di un evento straordinario, ma a Lampedusa. Là arrivano i disperati della terra: quelli che fuggono dalla fame e dalla guerra. Senza troppe parole, ma con l’esempio, il Papa decide di stare con gli ultimi. E tra questi ultimi, la maggioranza è di musulmani. E’ chiaro il messaggio: ai cristiani il Vangelo impone la scelta preferenziale dei poveri. E quanto al fenomeno dell’immigrazione, la Chiesa non può non schierarsi. Non con il buonismo ma con regole certe che salvaguardino la dignità di chi accoglie e di chi si rifugia.

L’orologio della vita. 
Dal 1951 i progressi della ricerca medica e farmacologica hanno contribuito ad aumentare l’aspettativa di vita di tre mesi ogni anno (sei ore al giorno!). Grande la responsabilità della politica per programmare il welfare e di ciascuno per rispettare la propria salute con corretti stili di vita

MIX Newsletter / Luglio 2013 bis


STATI UNITI D’EUROPA
Sono il comune futuro 
delle nuove generazioni. 
Non solo un sogno o utopia 
ma il destino, l’approdo 
di una civiltà che ha insegnato 
il diritto e la pace.
L’Europa unita 
è la nuova Patria comune 
per la quale suscitare passione 
e indirizzare alla politica, 
buona e alta, i giovani.

Mariapia Garavaglia

MIX Newsletter / Luglio 2013


BALNEARE?

Balneare è un aggettivo che rimanda a storie di Governi brevi della prima Repubblica ed è un aggettivo che non dobbiamo né volere né potere attribuire al Governo Letta. Purtroppo in questi primi giorni di luglio sono ritornate avvisaglie antiche: si è chiesta una “verifica”, si è convocato un “vertice” e, infine, si è fatto riferimento ad una cabina di regia per guidare il programma della strana alleanza.
Strana, ma per ora senza alternative, e necessaria al Paese; le larghe intese si sono rivelate utili in diversi paesi e in varie fasi della storia, quando le crisi da attraversare hanno esigito coesione.
Si pensi alla distanza fra De Gasperi e Togliatti eppure fecero il primo governo di larghe intese!
La legislatura si è aperta con una generale delusione per tutte le forze in campo e, non mi nascondo, che il risultato più difficile da ammettere è stato quello del PD. Questo ha condizionato tutte le fasi successive fino a dover pregare il Presidente Napolitano di rimanere al suo posto. Dopo le “reprimende” del Presidente della Repubblica ai Partiti, credo sia necessario che questi diano seguito ai fragorosi applausi che hanno dedicato a Napolitano durante il suo discorso in Parlamento. I parlamentari hanno applaudito perché condividevano? Allora devono mettere a frutto gli impegni assunti, il primo dei quali è la nuova legge elettorale.
Sia il PD che il PDL ragionano attorno alla riforma elettorale nella ricerca di una cosiddetta norma di salvaguardia, cioè una riforma che non trovi impreparato il Paese nel caso ci siano elezioni anticipate. Ciò significa una legge transitoria, precaria, perché si vorrebbe approvare una “vera” riforma elettorale solo dopo la più ampia riforma istituzionale.
E’ noto, tuttavia, che le leggi elettorali non dipendono dall’architettura istituzionale né la determinano. E’ ora e tempo di offrire agli Italiani uno strumento che consenta di scegliere i parlamentari e di far conoscere la propria propensione verso le eventuali, necessarie, alleanze per governare.
Il PD aveva offerto agli Italiani la propria “vocazione maggioritaria” ma non ha fatto seguire scelte coerenti; sia nella XVI Legislatura che in quella attuale i partiti aggregati alla propria lista, appena ottenuto il risultato elettorale (che senza il PD non avrebbero raggiunto), si sono ripresi la loro libertà… Spero che la lezione sia stata appresa.
Purtroppo le fibrillazioni interne a tutti e tre i partner di governo rendono difficile la navigazione di Letta eppure, nonostante i piccoli passi e i rinvii, è chiara la rotta e la metodologia per non far deragliare l’alleanza. La responsabilità maggiore è, ovviamente, del PD che ha il suo vice segretario alla guida del governo. E ora, come già nel 2008, sul Governo e sul Primo Ministro si addensa la nube del congresso del PD.
Non ci nascondiamo che anche il PD ha subito l’influenza di una certa antipolitica e attraverso modificazioni statutarie, sia pure transitorie, ha tentato di dare risposte che, in quanto parziali e contingenti, sono state più negative che positive. Che tutto il partito (e il Paese) sia costretto a parlare più di Renzi e delle regole interne invece che delle priorità degli Italiani, la dice lunga sulla nostra capacità di riscuotere interesse e consenso per la politica.
Uno statuto c’è e basterebbe rispettarlo perché siano garantite le esigenze di tutelare il Governo e di garantire la competitività fra candidati. C’è quel proverbio che parla di gattini ciechi che, non vorrei, si adattasse ai nostri comportamenti. Infatti, anche la vicenda della abolizione delle provincie, dimostra come rispondere frettolosamente a richieste populiste, dipendenti solo dal problema finanziario, invece che da ponderate scelte istituzionali, non consente di raggiungere l’obiettivo prefissato. Ci ricordiamo la violenta polemica contro Franceschini che si era permesso di ricordare che, fra voler abolire le Provincie e raggiungere effettivamente il risultato, ci sarebbe stato di mezzo un lavoro difficile e approfondito, considerando che si tratta di modificare la Costituzione? Si ripetono le intempestive decisioni anche sugli F35 e si potrebbe continuare a lungo. Sarà bene incominciare a spiegare al Paese i programmi reali e non populisti che intendiamo attuare.
E il congresso dovrà servire esattamente a ciò.
Infatti ai cittadini Italiani interessa sapere, entro breve, come sarà riattivato il mercato del lavoro, come rendere più equo e trasparente il fisco (il cittadino corretto che sbaglia viene perseguitato, mentre l’evasore pentito viene premiato!), e come attuare la sburocratizzazione più radicale, per liberare i cittadini da asfissianti, e spesso, costose, incombenze.
Molto opportunamente Enrico Letta ha incorniciato il suo programma nel contesto europeo. Non aveva finito di giurare che già era in volo per raggiungere le capitali europee e da allora non ha cessato di lavorare perché anche il G8 e Bruxelles acquisissero come prioritari i temi sui quali ha espresso (come ha dichiarato) la sua “ossessione”: lavoro per i giovani e sblocco dei fondi per finanziare grandi interventi strutturali.
L’Europa deve essere davvero una priorità politica affinché non sia la tecnostruttura a guidare i fenomeni. Tutti gli atti di Enrico Letta stanno dimostrando che non solo è possibile ma è l’unica strada per completare il disegno della sua unità.
L’anno prossimo eleggeremo il nuovo Parlamento europeo e l’Italia guiderà il semestre europeo. Sono occasioni cui prepararci con informazione e promozione di idee e di programmi.
Un Paese Fondatore deve sentire una speciale responsabilità verso il traguardo finale: gli Stati Uniti d’Europa.
(m.g.)

Ultimo


L’ultimo dei Costituenti, 
il senatore Emilio Colombo
ci ha lasciato il 24 giugno scorso.

E’ stato un rappresentante che ha degnamente servito gli italiani e la Nazione in tutti i ruoli che ha rivestito. Un giovane ventiseienne è diventato Padre Costituente ed ha attraversato la storia della nostra Repubblica rivestendo più volte incarichi ministeriali e di Capo del Governo, nonché di Presidente del Parlamento Europeo. Ha mantenuto uno spirito europeista che non ha mai mancato occasione di promuovere.
Ha frequentato il Senato in modo ammirevole, fino agli ultimi giorni della sua vita ed è intervenuto sempre, con discorsi propositivi, nelle sedute dedicate alla politica europea e alle fiducie.
Il caso ha voluto che per la sua anzianità presiedesse il Senato all’avvio della XVII Legislatura.
In occasione del suo novantesimo compleanno ho potuto parlare in Aula a nome del gruppo del PD per onorarne la figura, l’impegno, la personalità. Ho potuto ricordare un fatto esemplare, dal grande valore pedagogico: ha infatti chiesto scusa agli Italiani per una debolezza umana di cui era stato vittima.
Fortunatamente Arrigo Levi ha potuto raccogliere una grande intervista di Emilio Colombo che è raccolta in un libro presentato al Salone di Torino, quest’anno.
E’ con commozione che penso alla qualità umana, culturale e professionale dei Padri della Costituzione e coltivo il desiderio che vengano studiati per conoscerli e poterli imitare, a servizio della Patria. (m.g.)