giovedì 25 luglio 2013

Con la Cultura si mangia


Il PD opportunamente ha scelto di dedicare la sua festa, a Roma, al Parco Schuster, a Cultura e Informazione. E sono personalmente soddisfatta che il Ministero della Cultura abbia avuto la delega al turismo, come da tempo anche sul nostro giornale avevo richiesto.
Il Ministro Bray non ha nascosto, né in Parlamento né in alcuna sede opportuna, quale è la situazione del Ministero. Senza citare troppe cifre, basti ricordare che l’Italia impegna niente di più che 0,18 del Pil nella valorizzazione della sua primaria e immensa ricchezza culturale.
Se ogni Governo ha ridotto i finanziamenti (Letta ha promesso di dimettersi se fossero ulteriormente diminuiti i fondi in cultura, ricerca e università) deve corrispondere un mancato consenso, o dissenso, dell’opinione pubblica riguardo ad un argomento di primaria grandezza quanto allo sviluppo e al destino del nostro Paese.
Quando si cita, un esempio per tutti  Pompei, non posso fare a meno di ricordare che metà Governo Monti, in delegazione, ha visitato il sito archeologico ed ha  predisposto il programma Grande Pompei, fornito anche di sufficienti finanziamenti, anche europei (105 Ml). Ma non ci sono programmi che tengano se gli addetti ai vari livelli, compresa la sicurezza dalle infiltrazioni camorristiche, non si attivano secondo il proprio compito e dovere civico: infatti i turisti di ogni nazionalità, giunti a Pompei, oltre alla sporcizia (i luoghi non si sporcano da soli) hanno trovato chiusi, per molti giorni, perché “guasti” i bagni. Impossibile per le autorità deputate provvedere con urgenza? Abbiamo dovuto vedere code di turisti fuori dal Colosseo (il monumento più visitato in Italia) e da altri Musei a causa delle riunioni sindacali convocate in orario di apertura. Capisco le richieste sindacali: manca personale, gli orari sono inadeguati, i restauri lenti o inesistenti, i salari modesti. Ricordo che la Piramide Cestia è restaurata a carico di un giapponese; i Tempietti di piazza della Bocca della Verità da altri stranieri; questi amano il nostro Bel Paese più degli Italiani stessi?
Col turismo, ben orientato, potremmo attivare canali di finanziamento per i Beni culturali. Innanzitutto con un marketing nazionale e non campanilistico. Il titolo V riformato della Costituzione affida alla competenza regionale il turismo, ma credo sia ben diverso tutelare e strutturare il territorio rispetto alla promozione all’estero. Nell’Enit sono correttamente rappresentate le regioni e quindi dovrebbe essere l’unico Ente nazionale a partecipare alle fiere e ai grand tour all’estero. Bisogna avere l’umiltà di comprendere che sull’Atlante per molti Paesi è già difficile individuare la localizzazione di Roma e dell’Italia, figurarsi se può essere riconoscibile una piccola città, ancorchè ricca di vestigia romane, medievali e rinascimentali e magari attrezzata pure con un Teatro e cure termali! La somma dei mille rivoli che si disperdono potrebbe apportare un qualche beneficio al finanziamento del turismo nazionale.
Ai Comuni viene certo chiesto di offrire un ambiente cittadino accurato e infrastrutturato. Si è inventata la tassa di soggiorno (1 euro per ogni stella per ogni giornata) e trattasi correttamente di una tassa di scopo. Se non è possibile sottrarla interamente alle casse comunali che, tra l’altro, non è chiaro come la dedichino alle migliorie turistiche, si normi almeno che una percentuale sia dedicata ai beni culturali. Pure le scelte urbanistiche possono migliorare o peggiorare l’accesso turistico alle bellezze delle città. Le botteghe storiche, se tutelate, trasmettono la storia e la tradizione di una strada, di un mestiere; le facciate ristrutturate, le strade pulite davanti ai bar: potrei continuare ad elencare situazioni che, per esempio, con la riduzione delle tasse di urbanizzazione, di plateatico o altre, possano suscitare l’intervento diretto dei cittadini per migliorare il decoro urbano.
Le competenze centrali e periferiche potrebbero compensarsi in un tavolo di  regia  centrale -“Progetto Italia”- per verificare progetti, coordinarli e suscitare iniziative promozionali. Educare alla fruizione di teatri a partire dalle più giovani età fino ad agevolare l’accesso degli anziani: alzare il sipario mattina, pomeriggio e sera, con le dovute riduzioni, significa divulgare un gusto e far lavorare gli artisti.
C’è spazio per valorizzare la formazione degli operatori di tutti i settori; nella cultura e nel turismo c’è tanto lavoro da sviluppare.
Se “la bellezza salverà il mondo”, in un momento di generale sconcerto e disaffezione, appassionarsi alla cura del territorio, del proprio ambiente e perfino del proprio “orticello” può salvare con la cultura, lo sviluppo e il futuro almeno dell’Italia.
Mariapia Garavaglia

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