mercoledì 10 luglio 2013

MIX Newsletter / Luglio 2013


BALNEARE?

Balneare è un aggettivo che rimanda a storie di Governi brevi della prima Repubblica ed è un aggettivo che non dobbiamo né volere né potere attribuire al Governo Letta. Purtroppo in questi primi giorni di luglio sono ritornate avvisaglie antiche: si è chiesta una “verifica”, si è convocato un “vertice” e, infine, si è fatto riferimento ad una cabina di regia per guidare il programma della strana alleanza.
Strana, ma per ora senza alternative, e necessaria al Paese; le larghe intese si sono rivelate utili in diversi paesi e in varie fasi della storia, quando le crisi da attraversare hanno esigito coesione.
Si pensi alla distanza fra De Gasperi e Togliatti eppure fecero il primo governo di larghe intese!
La legislatura si è aperta con una generale delusione per tutte le forze in campo e, non mi nascondo, che il risultato più difficile da ammettere è stato quello del PD. Questo ha condizionato tutte le fasi successive fino a dover pregare il Presidente Napolitano di rimanere al suo posto. Dopo le “reprimende” del Presidente della Repubblica ai Partiti, credo sia necessario che questi diano seguito ai fragorosi applausi che hanno dedicato a Napolitano durante il suo discorso in Parlamento. I parlamentari hanno applaudito perché condividevano? Allora devono mettere a frutto gli impegni assunti, il primo dei quali è la nuova legge elettorale.
Sia il PD che il PDL ragionano attorno alla riforma elettorale nella ricerca di una cosiddetta norma di salvaguardia, cioè una riforma che non trovi impreparato il Paese nel caso ci siano elezioni anticipate. Ciò significa una legge transitoria, precaria, perché si vorrebbe approvare una “vera” riforma elettorale solo dopo la più ampia riforma istituzionale.
E’ noto, tuttavia, che le leggi elettorali non dipendono dall’architettura istituzionale né la determinano. E’ ora e tempo di offrire agli Italiani uno strumento che consenta di scegliere i parlamentari e di far conoscere la propria propensione verso le eventuali, necessarie, alleanze per governare.
Il PD aveva offerto agli Italiani la propria “vocazione maggioritaria” ma non ha fatto seguire scelte coerenti; sia nella XVI Legislatura che in quella attuale i partiti aggregati alla propria lista, appena ottenuto il risultato elettorale (che senza il PD non avrebbero raggiunto), si sono ripresi la loro libertà… Spero che la lezione sia stata appresa.
Purtroppo le fibrillazioni interne a tutti e tre i partner di governo rendono difficile la navigazione di Letta eppure, nonostante i piccoli passi e i rinvii, è chiara la rotta e la metodologia per non far deragliare l’alleanza. La responsabilità maggiore è, ovviamente, del PD che ha il suo vice segretario alla guida del governo. E ora, come già nel 2008, sul Governo e sul Primo Ministro si addensa la nube del congresso del PD.
Non ci nascondiamo che anche il PD ha subito l’influenza di una certa antipolitica e attraverso modificazioni statutarie, sia pure transitorie, ha tentato di dare risposte che, in quanto parziali e contingenti, sono state più negative che positive. Che tutto il partito (e il Paese) sia costretto a parlare più di Renzi e delle regole interne invece che delle priorità degli Italiani, la dice lunga sulla nostra capacità di riscuotere interesse e consenso per la politica.
Uno statuto c’è e basterebbe rispettarlo perché siano garantite le esigenze di tutelare il Governo e di garantire la competitività fra candidati. C’è quel proverbio che parla di gattini ciechi che, non vorrei, si adattasse ai nostri comportamenti. Infatti, anche la vicenda della abolizione delle provincie, dimostra come rispondere frettolosamente a richieste populiste, dipendenti solo dal problema finanziario, invece che da ponderate scelte istituzionali, non consente di raggiungere l’obiettivo prefissato. Ci ricordiamo la violenta polemica contro Franceschini che si era permesso di ricordare che, fra voler abolire le Provincie e raggiungere effettivamente il risultato, ci sarebbe stato di mezzo un lavoro difficile e approfondito, considerando che si tratta di modificare la Costituzione? Si ripetono le intempestive decisioni anche sugli F35 e si potrebbe continuare a lungo. Sarà bene incominciare a spiegare al Paese i programmi reali e non populisti che intendiamo attuare.
E il congresso dovrà servire esattamente a ciò.
Infatti ai cittadini Italiani interessa sapere, entro breve, come sarà riattivato il mercato del lavoro, come rendere più equo e trasparente il fisco (il cittadino corretto che sbaglia viene perseguitato, mentre l’evasore pentito viene premiato!), e come attuare la sburocratizzazione più radicale, per liberare i cittadini da asfissianti, e spesso, costose, incombenze.
Molto opportunamente Enrico Letta ha incorniciato il suo programma nel contesto europeo. Non aveva finito di giurare che già era in volo per raggiungere le capitali europee e da allora non ha cessato di lavorare perché anche il G8 e Bruxelles acquisissero come prioritari i temi sui quali ha espresso (come ha dichiarato) la sua “ossessione”: lavoro per i giovani e sblocco dei fondi per finanziare grandi interventi strutturali.
L’Europa deve essere davvero una priorità politica affinché non sia la tecnostruttura a guidare i fenomeni. Tutti gli atti di Enrico Letta stanno dimostrando che non solo è possibile ma è l’unica strada per completare il disegno della sua unità.
L’anno prossimo eleggeremo il nuovo Parlamento europeo e l’Italia guiderà il semestre europeo. Sono occasioni cui prepararci con informazione e promozione di idee e di programmi.
Un Paese Fondatore deve sentire una speciale responsabilità verso il traguardo finale: gli Stati Uniti d’Europa.
(m.g.)

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