sabato 22 giugno 2013

Giugno 2013 / Pensieri in viaggio


Enzo Tortora
A Milano lunedì 17 è stato inaugurato un Auditorium dell’Amministrazione Provinciale dedicato a Enzo Tortora, nella precisa ricorrenza del 30° anniversario del suo arresto. Doverosa la dedicazione e abominevole il delitto dello Stato: carcerazione preventiva e accuse senza prove. Abbiamo ancora molto da fare in un Paese che è stato culla del diritto.

Donne in rosso
Mercoledì 19 giugno le donne parlamentari sono entrate in Aula indossando qualcosa di rosso per ricordare il dramma delle donne in Turchia. Una bella iniziativa forse poco divulgata. E’ sempre importante che le donne si muovano: è nelle loro mani il cambiamento delle società.

Giornata del Rifugiato
Il 20 giugno è la giornata del rifugiato. Decide di migliaia di morti nel tentativo di fuggire da morte, fame e violenze e grandi difficoltà per ottenere lo status di rifugiato. C’è molto da fare. Siamo gli eredi di quella Roma che inventò l’Asilum: un vallo presso la città per accogliere i rifugiatiPerfino la Cina per la riforma del proprio Codice Civile si ispira al Diritto Romano. Perché siamo tanto arretrati?

MIX Giugno 2013 bis

PARTITI E DEMOCRAZIA

Le elezioni amministrative sono alle spalle con risultati positivi per il PD e, complessivamente, preoccupanti invece per la passione civile che manca: quasi metà degli aventi diritto al voto non hanno partecipato. E’ un dato allarmante che non può lasciare tranquille le forze politiche.
Anche la pronuncia della Corte Costituzionale è passata senza aver scosso più di tanto il Governo. Berlusconi stesso ha voluto rassicurare circa la indifferenza della sentenza sul sostegno al governo, ma i ministri PDL hanno abbandonato la seduta del Consiglio dei Ministri per recarsi a Palazzo Grazioli. Anche questa è una scelta poco rassicurante circa il rispetto delle istituzioni o, forse, circa la stessa concezione che si ha (o non si ha più) della dignità delle Istituzioni.
Anche il “grillismo” sembra ormai alle spalle: un gruppo di parlamentari invece di essere fedele alla rappresentanza democratica e allo spirito e alla lettera della Costituzione sono tenuti in ostaggio dal Capo del movimento e dalla Rete.
Nel frattempo tutte le Assemblee nazionali di categoria che si sono svolte in successione, a Roma, in questo mese (Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) hanno lanciato ormai non più segnali ma precisi allarmati messaggi circa la tenuta del quadro imprenditoriale del Paese, sia manifatturiero che terziario.
Credo di non essere l’unica che, anche in strada, viene rimbrotatta con basta! Non se ne può più!… invece di parlare di che cosa
effettivamente e concretamente fare per il lavoro, la disoccupazione giovanile e il fisco si questiona sul presidenzialismo e semipresidenzialismo.
E’ la ricerca di un alibi insensato quella di coloro che pretendono di completare le riforme istituzionali prima di modificare la legge elettorale!
I 18 mesi, che il Presidente Letta si è dato, scorrono veloci e se alle parole non corrispondono i fatti, la fribrillazione del Paese non potrà essere a lungo domata e se non fosse pronta la nuova legge elettorale cosa dobbiamo aspettarci quanto alla partecipazione dei cittadini?
Il rilancio della politica, come strumento che interessa tutti i cittadini per risolvere i problemi attuali e per offrire prospettive per il futuro, esige una rinnovata vitalità dei partiti. I Movimenti e la Rete non sostituiscono il rapporto personale e con il territorio per offrire una visione della società, raccogliere umori e proposte, esercitare il controllo democratico. I sondaggi, la Rete e perfino le
parlamentarie distruggono il ruolo fondamentale dei partiti. Difatto costruiscono le “correnti” sulle persone e quindi diventa veramente vana la contestazione del correntismo e della personalizzazione. Al contrario, la politica si costruisce attraverso la proposta di una idea di società che si vuole costruire con il consenso dei cittadini. Il disegno che raccoglie la maggioranza dei consensi è quello che deve essere realizzato con una coerente classe dirigente: competente, onesta, trasparente. Non mi sembra che il panorama attuale offra queste caratteristiche e perciò da qui bisogna ripartire.
Nel governo attuale che pure, anche sul piano internazionale, è in grado di dimostrare capacità, figurano ministri che non sono mai stati nemmeno consiglieri comunali. Il cursus honorum di molti parlamentari è caratterizzato solo dall’età, che viene espressa ogni volta che sono citati, proprio come accade sui rotocalchi per i divi.
Non basta nemmeno andare in bicicletta o a piedi o fingere di essere “normali” cittadini, perché non lo si è, quando si è investiti di una responsabilità e autorità che devono essere al servizio dei cittadini. Non privilegi ma strumenti per lavorare meglio, efficacemente, senza perdita di tempo devono essere usati nell’interesse del popolo che, quando è correttamente informato, è in grado di distinguere la buona politica da quella cattiva, come anche i politici. E’ un ragionamento che investe anche il giovanilismo ai vari livelli rappresentativi, perché in realtà nasconde molti altri problemi. Ad esempio, dopo tre legislature un trentacinquenne ha solo cinquant’anni; se non ha mai lavorato che cosa farà da giovane pensionato e con quale pensione? E’ evidente che da troppo tempo ormai si parla della vita democratica del Paese solo in maniera superficiale e con un occhio solo a stipendi e diarie, invece di approfondire, capire e spiegare quali sono i costi della democrazia (veri!). Purtroppo il malaffare di molti (anche incompetenti) ha attirato un disprezzo generalizzato che impedisce di osservare attentamente ciò che serve, distinguendolo da ciò che non solo è inutile, ma anche fraudolento.
Con la stessa superficialità si pone il problema dell’elezione diretta del Capo dello Stato. Per accontentare un alleato momentaneo si può chiedere di modificare l’intera Costituzione? Sarà meglio avere un Capo dello Stato eletto solo dalla maggioranza, che rappresenta una parte del Paese contro l’altra? Se leggiamo la Carta del 1947 e le modifiche apportare negli anni recenti ci accorgiamo di quanto più chiara fosse quella originaria e che confusione di poteri è stata introdotta per “accontentare” un federalismo di propaganda.
Nei sistemi democratici si toccano con cautela i meccanismi che garantiscono le parità di diritti e di doveri. Ai partiti è chiesto di assumere il ruolo di guida nei processi democratici. Se i partiti assecondano l’alea dei contingenti populismi rinnegano se stessi, inducono nell’opinione pubblica l’idea che sono inutilmente costosi e dannosi, e lentamente erodono la democrazia che si trasforma in oligarchia elitaria.
Sono pericoli che vedo e che, però, so che siamo in tempo per evitarli.

DIFENDIAMOLA!






































Mariapia Garavaglia

lunedì 3 giugno 2013

MIX Newsletter / Giugno 2013


PIAZZE E URNE

I risultati elettorali non sono stati negativi ed anche i ballottaggi si presentano favorevoli al PD. Tuttavia l’astensionismo ora è più di un allarme, perché la protesta non si è rivolta all’inconcludente e deludente Movimento 5 Stelle, ma ha riguardato tutte le forze politiche.
Né possiamo paragonare gli elettori italiani a quelli dei Paesi di tradizione nordica o anglosassone, in quanto il bipolarismo italiano non si è configurato come il bipartitismo. Questa volta l’analisi deve essere approfondita, recuperando magari anche i giudizi sbrigativi e superficiali dati in occasione dei risultati del febbraio scorso.
Le piazze dei comizi finali non erano piene e anche questo era un segnale da interpretare. Hanno mostrato anche visibilmente la distanza dai Palazzi. I Palazzi del potere, sentina di ogni male, contro una società sana! Invece Quirinale, Palazzo Chigi, Camera, Senato e Palazzi comunali sono concretamente le case di tutti gli Italiani; sono le sedi della sovranità popolare e questa si esercita davvero se vi è alle spalle un Paese consapevole che in esse si svolgono le funzioni essenziali per la vita di tutti i giorni, di tutti i cittadini. Diversamente sarà la forza nella finanza e della comunicazione ad esercitare un potere non delegato. Non ci sono stanze dei bottoni in quei Palazzi. Ricordo il Ministro Donat Cattin che mi raccontò di non aver trovato nessun bottone nel Palazzo del governo, ma tanta responsabilità da esercitare a servizio del Paese.
Gli amministratori locali, rispetto agli eletti nazionali, hanno sempre segnalato una differenza, perché vengono scelti direttamente con le preferenze e con la clausola della durata del mandato quinquennale del sindaco: cade il primo cittadino e si sciolgono le assemblee comunali. Perciò c’è una avvertenza a scegliere le persone considerate più affidabili.
Il metodo delle primarie, utilizzato dal PD, non incrocia l’intera platea degli aventi diritto al voto, cosicchè accade che, come a Roma il vincitore (fortunatamente) delle primarie, non raggiunge un numero elevato di sostenitori come ci si aspetta per la scelta del Sindaco. E a Roma c’era, certamente, nell’opinione pubblica, la volontà di cambiamento! Non si dica, tuttavia, che a Roma o in Friuli si vince “nonostante il PD” in quanto è stato soprattutto il voto di appartenenza a ridurre l’astensionismo. Se i candidati non fossero stati degli iscritti al PD avrebbero avuto lo stesso risultato? Il disagio sociale e lo stallo sui grandi temi che riguardano direttamente la vita dei cittadini mantengono una disaffezione, che è tempo di sconfiggere. Ma come?
I partiti -anche in assenza di una legge ordinaria di attuazione dell’art.49 della Costituzione- si devono comportare secondo i loro propri fini costituzionali. Devono essere riconoscibili attraverso il loro manifesto fondativo e l’organizzazione: senza essere un moloch di vecchio stampo, non possono nemmeno essere evanescenti. La Rete, pure importante strumento di veicolazione di conoscenza, non potrà (non dovrà!) sostituire le relazioni umane, perché la politica è una eminente attività relazionale fra istituzioni e cittadini, e i partiti devono realizzare una sintesi operativa dei programmi che intendono presentare ai militanti e agli elettori. Oggi è estremamente difficile per chiunque individuare le persone che, nei partiti, hanno la responsabilità di settori particolari. Le associazioni di volontariato, di consumatori, di categoria, sono costrette a rintracciare un contatto diretto all’interno delle istituzioni, senza la mediazione dei partiti. In questo modo si provoca un corto circuito che non fa crescere all’interno dei partiti la dimensione culturale dei problemi e, contemporaneamente, non avviene la reazione immediata da parte delle istituzioni, non essendo intervenuta la necessaria mediazione e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
I 101 cosiddetti franchitiratori rappresentano plasticamente come si sono configurati i gruppi parlamentari, al di fuori di una preparazione attraverso la vita di partito. Hanno forse ritenuto di dover rispondere ai twitter invece che alla disciplina di partito (che li ha fatti eleggere) e alla lealtà istituzionale.
Gli antichi Romani, che non erano certo democratici, avevano inventato il cursus honorum; significherà pure qualcosa! Anche durante la recente campagna elettorale mi sono comportata “all’antica”: con le persone ho parlato, parlato, parlato. Ci vuole pazienza, soprattutto, con chi non solo ci contraddice, ma tenta l’insulto.
La democrazia ha bisogno di essere capita e quindi i comportamenti devono essere funzionali all’impresa. Il linguaggio non è estraneo alla modalità di fare politica: senza mitezza ci si avventura in conflitti, anche verbali, che non servono a far crescere la consapevolezza della responsabilità individuale oltre che collettiva. Sono convinta che chi parla male pensa anche malamente. Il lessico della ex capogruppo “grillina” alla Camera, on. Lombardi, non è certo né esemplare né educativo. Ma se in Parlamento non ci sono più né i Marchesi né i Croce o i De Sanctis abbiamo avuto stagioni nelle quali c’erano, tuttavia, i Moro, i Berlinguer, le Anselmi e le Jotti, che hanno ritenuto di dover essere esemplari nei comportamenti individuali e privati, come in quelli pubblici. Anche il gossip non si attardava sulle loro vicende personali, perché la politica era intessuta di fatti, anche di controversie, sempre rivolti all’organizzazione della vita democratica, allo sviluppo economico del Paese, all’educazione delle generazioni cui passare il testimone.
Alle tante nuove elette (sono contenta di essere stata la presentatrice della legge sulla doppia preferenza, perché non sono “quote rosa” ma elette) e nuovi eletti auguro di appassionarsi al loro importante ruolo democratico e di essere, a loro volta, esemplari.
Ora, ci attende il turno del ballottaggio e quindi un rinnovato impegno a votare e a far votare. (m.g.)


LINK:

FESTA DELLA REPUBBLICA

2 giugno 1946 

La Repubblica. 
E' stata conquistata anche col sangue 
(mai dimenticare il 25 aprile) 
e con l’intelligenza -concordia discors- 
dei Padri (e delle 21 Madri) Costituenti. 
Siamone orgogliosi e difendiamola.

Mariapia Garavaglia