martedì 26 marzo 2013

ALBUM ISTITUZIONALE

General Assembly’s 23rd special session, ‘Women 2000’, follows up on 1995 Beijing Conference, Looks Towards FutureUN 203867C - United Nation, New York - 9 June 2000

Mariapia Garavaglia, Vice-President of the International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies, speaking as an observer, addresses the twenty-third special session of the General Assembly. Meeting on the theme, “Women 2000”: Gender Equality, Development and Peace for the Twenty-first Century”, the session brings together some 10,000 delegates from governments and non governmental organizations to review progress made on gender issues since the 1995 Fourth World Conference on Women. It is Therefore also known as “Beijing +5”, after the site of the 1995 Conference.

(AP) Credit must read: UN/DPI Photo by Eskinder Debebe


Mariapia Garavaglia
con Bill Clinton

martedì 19 marzo 2013

MIX Newsletter / Papa Francesco


BIENVENIDO 
PADRE FRANCESCO

Tutti dribblati (ama il calcio): Papa Francesco è una realtà avendo sconfitto tutti i pronostici ed è diventato immediatamente argomento di racconti agiografici, ed anche di qualche malevolo giudizio politico, che stride con il suo ruolo squisitamente spirituale.
E’ anche un Capo di Stato ma soprattutto, e lo ha voluto sottolineare, Papa Francesco è successore di Pietro e per questo Vescovo di Roma.
Non ha trascurato di farlo capire con un gesto insieme protocollare e affettuoso, volendo vicino a sé sulla Loggia, nel momento della sua presentazione al popolo, il Cardinale Agostino Vallini, suo Vicario nella diocesi di Roma.
Mercoledì 13 marzo il mondo intero ha scoperto, con un gran sollievo, che la speranza non muore, solo che si abbia fede. Il fatto è che siamo abituati a gestire il quì e ora e la dimensione trascendente della persona non occupa la nostra coscienza.
Il Papa con la scelta del nome e con le sue parole semplici accompagnate da una gestualità immediata, ha parlato in modo tale che nessuno, che sia in buona fede, non abbia capito la sua facile catechesi, insieme con una grande precisione teologica. Ci ha consegnato dei trittici magnifici: “camminare, edificare, confessare”. Parlava ai suoi “fratelli” (non Signori) Cardinali e guardava comunque a tutto il popolo affidato alla Chiesa. A tutti gli uomini di buona volontà ha proposto “amore, fiducia, fratellanza” e, ancora, “verità, bontà e bellezza”. Il tutto inquadrato nella sua personalità che sprigiona, con un sorriso indelebile, tenerezza e predilezione per tutta l’umanità a partire, però, dai poveri.
Sono inutili le dissertazioni se sia conservatore o progressista: sono termini logori anche in politica per chi abbia a mente cosa sta avvenendo nel mondo globale. La sua Chiesa povera per i poveri è quella evangelica, quella su cui si era piegato il Concilio Vaticano II e che ora avrà da dispiegare con più incisività i suoi frutti, proprio a causa del Vescovo Francesco.
Ci ha spiegato, infatti, perchè ha deciso di imporsi il nome del poverello di Assisi: povertà, pace e custodia del creato. Che attualità nel nome che è un programma!
E che dire della Misericordia? Nel suo stemma episcopale è presente il tema con le parole Miserando Atque Eligendo la cui traduzione implica una somma di valori così ben sintetizzata nell’espressione latina, non traducibile con altrettanta efficacia in italiano: ”Ti ho scelto perché ti ho voluto bene”.
Ci ha inoltre ricordato che senza Misericordia il mondo crollerebbe; è così vero che quanto gli uomini si odiano, non si sentono fratelli e non si riservano la misericordia, dichiarano le guerre.
La Chiesa ha saputo imprimere una svolta alla storia dalle conseguenze imprevedibili che ci auguriamo possano contaminare tutti i campi del nostro agire, compresa la politica, quale servizio alto di carità. (m.g.)

MIX Newsletter / Non dimentichiamo


16 Marzo 
E’ una data carica di storia. 
E’ il doloroso ricordo del sequestro
di Aldo Moro.






17 Marzo 
E’ il giorno dedicato all’Unità d’Italia. 
Sono onorata di essere stata la relatrice 
di una delle ultime leggi approvate 
dalla passata legislatura con cui abbiamo 
deciso l’obbligo dell’insegnamento a scuola 
dell’Inno d'Italia e la celebrazione 
della Giornata dell'Unità d'Italia.


MIX Newsletter / Marzo (3)


PRIMA IL PAESE

Dopo una campagna elettorale che alla fine si è rivelata complessa, abbiamo ottenuto quel risultato che ha fatto ammettere a Bersani che siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto. Le giornate e le parole che ci distanziano dal 25 febbraio, nella loro concitazione e con qualche contraddittorietà, hanno chiesto al PD di non dimenticare gli obiettivi indicati al Paese e cioè che prima dei nostri interessi sarebbe stata sempre L’ITALIA GIUSTA.
Con questo convincimento Bersani è riuscito a scegliere i Presidenti di Camera e Senato dimostrando che sono prioritari gli interessi del Paese.
Boldrini e Grasso ci hanno fatto respirare aria nuova ma ora occorre non cadere nel nuovismo.
Il populismo facilmente si ammanta di nuovismo ma, come tutti, gli ismi non portano granché di buono. I risultati elettorali, non del tutto inattesi, sono stati però un campanello d’allarme che non sarà fatto tacere (usiamo una metafora) annacquando profilo, contenuti e programmi dei partiti (quelli veri!). E’ noto che la fiducia nei partiti è al minimo nell’opinione pubblica, ma ricordo al riguardo che nel rapporto BES 2013 si registra che solo il 20% di chi ha 14 anni e più ritiene di poter riporre fiducia nella gente e il dato è in calo rispetto al 2010 (21,7%) e di oltre 10 punti percentuali inferiore alla media OCSE (33%). In particolare l’Italia mostra una fiducia molto inferiore rispetto ad altri paesi quali la Danimarca e la Finlandia, dove la quota raggiunge il 60%, ma anche rispetto alla Germania e alla Gran Bretagna, dove supera il 31%. Secondo quel rapporto presentato dall’ISTAT, gli uomini sono mediamente più fiduciosi delle donne, e tra gli ultra settantacinquenni il livello scende al 14%. Questi dati, che il presidente Giovannini offre alla riflessione e al dibattito generale, sono per molti aspetti drammatici perché dimostrano quanta solitudine, angoscia dolore sono vissuti da chi avrebbe bisogno di sentirsi inserito in una società che offra contributi per migliorare la collettività. Le vere riforme, insomma, devono offrire serenità e aumentare la fiducia.
I partiti -per quello che mi riguarda il PD più di altri- a questi dati devono guardare per precisare il proprio profilo e indicare all’opinione pubblica la loro tabella di marcia. E’ un’operazione quanto più possibile lontana da populismi e nuovismi e certamente non di breve corso e di poca lena.
Il Parlamento attuale e il Governo futuro dovranno lavorare avendo la preoccupazione di presentare al Paese la serietà, la trasparenza, la produttività efficace delle norme, attraverso competenza e merito. Il PD ha un’agenda chiara e Bersani propone anche una tempistica. Certamente una legge sui partiti e la nuova legge elettorale sono priorità: non accrescono le occasioni di lavoro (che è la priorità delle priorità), ma rassicurano gli Italiani sugli strumenti di rappresentanza della politica. Il PD ha tentato anche con le parlamentarie di supplire alle deficienze della legge elettorale attuale, ma la modalità organizzativa non ha prodotto i risultati sperati; più che il vasto elettorato è stata la struttura di partito a determinare i risultati.
L’elezione dei due Presidenti indica un metodo: scegliere competenza e credibilità. Il PD ha una occasione immediata per ottenere la fiducia nel Paese anche se è più difficile ottenerla in Parlamento. Un governo di programma è lo strumento per parlare al Paese oltre che alle forze politiche.
Bersani potrà presentare i contenuti insieme alle persone competenti e farsi giudicare su questo.
Quello che non è coerente e idoneo per “rifare la faccia” ai partiti è ignorare se non addirittura delegittimare l’impegno politico. Scelta Civica e il Movimento 5Stelle hanno preferito imboccare questa strada, ma la politica non si risana inducendo il giudizio che essa non serve e che chi milita con merito e competenza nei partiti è meno degno di chi non ha alcuna esperienza.
Sono diventati di moda i comportamenti austeri e semplici (Papa Francesco docet), ma ci fu un tempo e ci furono uomini e donne che all’austerità e al rigore della vita pubblica fecero corrispondere quella privata. Per non citare gli esempi più recenti, ricordo De Gasperi che non retribuiva come segretaria la figlia Maria Romana, perché -diceva- che non si dovevano far gravare due stipendi (il proprio e quello della figlia) sullo Stato.
Ci sono ancora politici così ed è bene che l’opinione pubblica lo sappia e li conosca. Il Paese riprenderà fiducia se saranno proposti buoni esempi; non si tratta di moralismo, ma di sana concezione della buona politica. (m.g.)

venerdì 8 marzo 2013

ECCOCI!














Torna la Giornata mondiale della Donna 
e puntuali tornano anche le opposte analisi sul significato della ricorrenza, 
sulla sua inutilità, sulla sua antistoricità, ecc. ecc.!
Mi chiedo, spesso, se le nuove generazioni conoscono l’origine e la causa di questa celebrazione. E’ la medesima preoccupazione che sento quando mi accorgo che la maggioranza delle persone non conosce nulla, o poco, delle ricorrenze che riguardano la storia del nostro Paese.
Perciò penso che la Giornata della Donna debba essere raccontata e valorizzata; non è un retaggio di vetero femminismo, bensì la narrazione delle vicende legate alla condizione di genere che, ancora oggi, dopo oltre un secolo di celebrazioni, non hanno trovato soluzione positiva. Le donne, anche nei Paesi di più acuto sviluppo civile e democratico, anche là dove sono state inventate le quote rosa, sono vittime di culture, forse non dominanti ma certamente ancora presenti, di sfruttamento e di oppressione: oggetto o proprietà del maschio. Quante donne sono state uccise nel nostro Paese l’anno scorso? Abbiamo registrato quasi ogni due giorni un femminicidio: parola difficile perfino da pronunciare, indispensabile per connotare una uccisione violenta, che poco significherebbe col termine convenzionale e giuridico di omicidio.
Nel vicino e nel lontano Oriente le donne stanno affrontando, anche in regimi antidemocratici, sfide epocali, scendendo in piazza in India contro gli stupri; eroine tutte le donne indiane, pakistane, iraniane… Ho già sostenuto il Nobel per Malala ed ho partecipato alla raccolta di firme per salvare Asia Bibi.
Noi, donne occidentali e “arrivate”,non dobbiamo smettere di combattere anche per loro, anzi al loro fianco. Betty Friedan, la paladina di ogni femminismo, oggi scriverebbe un altro manifesto per dimostrare come non ci sia un’epoca adatta, e un’altra superata, per continuare a battersi per la dignità di tutte le donne: per la loro libertà e promozione umana, per il loro protagonismo civile, sociale e politico.
E’ più necessario che mai, oggi, celebrare l’8 marzo e coinvolgere società ed istituzioni, perché diventi occasione di conoscenza, di informazione e di impegno. (m.g.)

CAMBIAMO PER GOVERNARE


Tocca a noi. 
Lo abbiamo detto per impegnarci a far votare, ora e' un imperativo per tutti i cittadini.
I risultati elettorali hanno stupito tutti, vinti e vincitori. 
Che Paese e' emerso?
Anche il linguaggio e' un po' confuso.
Adesso studiamo gli Italiani, perché nei sistemi democratici i voti sono l'unico strumento con cui l'elettorato si esprime politicamente e parla ai politici. Alcuni alibi sono stati svelati: l'assenteismo non è stato causato dal maltempo; dove i cittadini potevano scegliere (elezioni regionali) si è votato di piu’; le cronache sugli sprechi dei rimborsi regionali non hanno fatto perdere il centrodestra in Lombardia. Grillo ha ottenuto voti anche dalla sinistra e dai piccoli e medi imprenditori. In Molise viene eletto un impresentabile e Berlusconi è tornato: non ha rimontato, e' rimasto al suo 20%. ecc.
Tutti contro tutti; contraddizioni in tutti .
Ricominciamo da capo. Perché i Partiti non possono solo sorprendersi, devono agire perché il loro compito e' esattamente di costruire un progetto Paese.
Grillo usa un linguaggio opposto al politichese, anche se promette l'impossibile, suscita attenzione ed apre gli occhi su problemi che erano sul tavolo da qualche anno, compreso l'urgenza delle riforme evocate e mai fatte.
Che campagna elettorale abbiamo visto? La televisione e' stata importante così come la rete, ma forse bisogna ricordarsi che ci sono comizi informali che fanno capire molto. Ho fatto campagna all'antica: a tu per tu con la difficoltà di reggere anche le insolenze; sui mezzi di trasporto (in metropolitana si legge Metro, Leggo) i discorsi che si coglievano,  inducevano ad evitare di farsi riconoscere come politici...
Al PD sentivo rimproverare l'assenza di un progetto chiaro, il mancato conflitto d'interessi, la mancata riforma elettorale, la farsa delle parlamentarie, le stesse facce, insufficiente difesa delle fasce più deboli, non riduzione delle spese dei politici ...potevo così obiettare che avremmo voluto governare per realizzare quanto dall'opposizione non avevamo potuto fare e non venivano nemmeno creduti i passi fatti dal Pd per dimezzare i rimborsi elettorali. In una parola non siamo arrivati ne' al cuore ne' alla pancia degli elettori (perfino dei nostri).
Può essere che siano stati i soldi a pesare nell'urna: IMU restituita, condoni, 1000 euro al mese di salario sociale, uscita dall' euro?
E si'! Se c'è un Paese che soffre, milioni di cittadini che hanno paura del futuro, non è pensabile che si potesse arrivare al voto come se si potesse rimanere quelli di sempre. Con Renzi sarebbe stata scritta una pagina diversa?
Forse è preservato per un tempo migliore, perché credo che non sarebbe stato possibile arginare il fenomeno 5 Stelle.
Ci sono state insistenze su nuovi diritti e ad argomenti di interesse dell’0,1% e trascurati quelli del 90%. Son tutti importanti i diritti inviolabili, ma è violata la dignità di cittadini di fronte ai cavilli burocratici: visite di controllo di invalidi civili gravissimi, 80 procedure per aprire una attività, "sevizie" agli sportelli di INPS, Equitalia, ecc. Fino a quando i cittadini non saranno considerati "padroni" dello Stato ma commessi dei dipendenti pubblici e gli stipendi dei dirigenti degli enti pubblici saranno stellari, mentre le pensioni sono vergognose, mancano i presupposti minimi per essere presi sul serio.
Il cambiamento e il governo -ha detto Bersani- sono contestuali. Deve essere così, infatti! Cambiamento e rinnovamento in politica e' ben altro che la sostituzione generazionale. 
I cittadini si aspettano anche di non vedere sempre le stesse facce, ma soprattutto di constatare comportamenti differenti. 
La politica che liscia il pelo invece di guidare i fenomeni non svolge il suo compito. 
Buon esempio nella semplicità e rigore personale, moralità pubblica e privata, competenza: dovrebbero essere queste le insegne della buona politica. 
Sono valori antichi, di sempre, per rivitalizzare il civismo e la partecipazione politica nuova. (m.g.)

martedì 5 marzo 2013

MIX Newsletter / Marzo 2013 (2)

E' il tempo delle responsabilità


Sondaggisti di varia estrazione, analisti di professione, politologi illuminati avevano prefigurato un diverso risultato elettorale. Ma il Paese è andato altrove, in altra direzione lasciando nello sconcerto e nello stupore anche chi è riuscito a realizzare una buona affermazione. Il Paese ha utilizzato, magari emotivamente, l’arma di cui è soggetto attivo per dare un ultimo avviso a naviganti considerati impropri, comunque inadeguati. Un messaggio che interpella tutti con forza e determinazione, per scuotere quanti insistono con vecchi e ormai logore categorie che non si adattano più ai tempi che viviamo. Non abbiamo capito troppe cose. Chiusi in rituali vecchi non abbiamo saputo leggere e interpretare quanto accadeva intorno a noi, sottovalutando la rabbia, il malessere, lo scontento e la sfiducia che pure si manifestavano giorno dopo giorno. Il martellamento mediatico e diffuso sui costi della politica, sulla mancata riforma di una legge elettorale indegna, sugli scandali nella pubblica amministrazione vissuti con offensiva disinvoltura dai soggetti responsabili, e poi, la crisi, la grande crisi che non risparmia nessuno tranne i soliti “noti”, hanno creato tutti i presupposti per un voto di protesta mai espresso in forme così acute nel corso della storia repubblicana.

Un segno che i cittadini non si sentissero più rappresentati e interpretati dai partiti tradizionali è emerso con chiarezza anche attraverso la formazione di tanti movimenti con i quali non si è riuscito a creare un contatto, un dialogo. Anche i partiti di sinistra, spesso sospettosi dei movimenti, si sono chiusi in se stessi; mai si sono sforzati di capire chi fossero, cosa volessero, in quale direzione volessero andare. Liquidati spesso con disinvolta supponenza,come espressione di populismo, si è consentito che Grillo e altri diventassero gli interpreti del malumore e i rappresentanti del potenziale di rabbia e sfiducia presenti nella società. Dalla rete alla piazza una forza aggregativa straordinaria ha prodotto il risultato, il disastro che è sotto gli occhi di tutti, perché la situazione di rischio per il Paese, della nostra immagine internazionale, per tutti i problemi irrisolti che incombono, pesano come un macigno.
E così oggi, ancora un volta, tocca a noi, al PD, la responsabilità di indicare una via di uscita dallo stallo in cui ci troviamo. Un PD all’altezza di una grande, irrinunciabile sfida. Una sfida che coinvolge tutti, all’interno e all’esterno del partito, perché si tratta di saper declinare contenuti e metodologie nuove, di saper disegnare proposte credibili in grado di sollecitare attenzione e adesione, almeno della parte più responsabile del nuovo Parlamento. Un PD insomma capace di riscoprire l’energia, l’impegno, la fantasia che avevano animato l’iniziativa delle primarie che tante speranze aveva acceso nel paese accompagnate -così ci è sembrato- da rinnovata fiducia e consenso tanto da dare per scontata la vittoria elettorale.
Forse non abbiamo saputo gestire in maniera adeguata quel grande momento politico quasi che con le primarie la partita fosse stata giocata e vinta mentre, la vera prova, era ancora tutta intera davanti a noi, in una salita accidentata e difficile e così l’interesse e la disponibilità a guardare al PD si sono gradualmente indebolite, l’entusiasmo affievolito, fino al grande consenso negato che ci ha portato al risultato del 25 febbraio. Eppure, nonostante tutto, la palla torna noi per una partita tutta da giocare perché ha ragione Bersani “siamo i primi ma non siamo vincitori”. E a parte il boom di Grillo nessuno è vincitore: siamo tutti dei vinti rispetto allo scenario drammatico del Paese. I dati Istat pubblicati in questi giorni, danno il segno tangibile della drammaticità del momento con un Pil che crolla a meno 2,4%, una pressione fiscale e un disoccupazione record, ai massimi degli ultimi venti anni. E in tutto ciò il dato più preoccupante, anche per la tenuta democratica del Paese, tre milioni di
persone che cercano un lavoro che non c’è e una disoccupazione giovanile che ha toccato addirittura il 38,7% con punte ancor più alte nel sud del Paese.
Costruire un agenda di governo a fronte di questi dati allarmanti certo non è cosa facile ma è possibile se partiti, sindacato, soggetti aggregativi del Paese riescono a uscire dall’interesse di parte e tirar fuori, palesemente, senza tatticismi inutili, atti di responsabilità.
Perché questo è il tempo della responsabilità se non vogliamo ritrovarci sull’orlo del baratro mettendo a rischio tutto, ma proprio tutto.
Nella stretta interdipendenza europea e mondiale delle politiche nazionali, oggi lo sguardo è rivolto al nostro Paese con preoccupazione e, insieme, speranza.
Ce la faremo? Sarà in grado il PD di svolgere, per la sua parte, un ruolo tanto importante? E le altre forze politiche? E gli altri soggetti sopraindicati? Le difficoltà sono enormi e nessuno può nasconderle, ma il tema della responsabilità collettiva torna con forza e insistenza.
Sia di guida per noi, per tutti, il forte richiamo di Napolitano, (un presidente della provvidenza direbbero i credenti) cui non ci stanchiamo di dire il nostro grazie e il nostro sostegno al suo alto magistero civile, istituzionale, umano.
Perciò voglio concludere queste mie riflessioni con le sue parole: “mi permetto di raccomandare a qualsiasi soggetto politico, misura,realismo, senso di responsabilità”. (m.g.)

MIX Newsletter / Marzo 2013