lunedì 26 maggio 2014

MIX PER IL 25 MAGGIO 2014


40,8% 
AL LAVORO 
PER L'ITALIA 
E L'EUROPA
Grazie a tutti gli elettori per la fiducia accordata al PD e agli amici che hanno votato secondo i suggerimenti che mi sono permessa di offrire. 
Grazie agli Italiani.L'Italia non ha contraddetto la sua storia, ma la aggiorna. Il desiderio di cambiare non si realizza con la contestazione fine a se stessa, con sproloqui e turpiloqui. Gli elettori alla rabbia rancorosa hanno preferito la mitezza e i contenuti programmatici.
La vittoria del PD è stata il frutto di una grande generosità, serietà e serenità. Renzi si è speso in tutta Italia senza riguardo a fatica e ad attacchi vergognosi. La irrisione degli 80 euro non ha dato risultati, perché gli Italiani hanno ben capito che, comunque, gli "altri" né ci avevano pensato né l'avevano fatto... L'Europa potrà “cambiare verso” perché nel parlamento a Bruxelles ci sono quei nostri rappresentanti europeisti che avranno la responsabilità di far sentire e vedere l'Europa in Italia: i telegiornali dovranno parlare della politica europea come politica interna. La percentuale dell'oltre 40% ha fatto richiamare i precedenti di De Gasperi e in questo solco bisogna lavorare per completare il sogno degli Stati Uniti d'Europa. Con la politica comune di difesa ed estera, con una fiscalità armonizzata nell'Unione, si può rispondere al
"terremoto" francese e risalire la china dell'euroscetticismo.
Il successo delle donne capolista, e delle altre candidate, ha segnalato la fiducia verso quel mondo femminile che è forza di cambiamento, su cui Matteo Renzi e gli Italiani, possono contare.
Avremo modo di commentare più ampiamente, in seguito, lo straordinario evento; ora rinnovo il mio grazie e invito a non perdere la speranza, perché tocca a ciascuno animarla.
C’è anche l’esempio luminoso di papa Francesco che, nelle stesse ore, sta testimoniando una incrollabile speranza nella possibilità di ciascuna persona di partecipare a rendere migliore il mondo in cui viviamo. (m.g.)

martedì 20 maggio 2014

MIX Maggio 2014


IL 25 MAGGIO 
PER GLI STATI UNITI
D’EUROPA

Chi non coltiva utopie si accontenta di realtà incrostate di delusioni, crisi, rancori, ignoranza: il futuro se non è sognato non si realizza. Da 70 anni l'Europa è in pace perché alcuni sognatori, osservate le macerie causate da una guerra che è stata mondiale e fratricida, hanno lanciato una sfida che i loro popoli hanno capito e condiviso.
L'Unione Europea ha ben meritato il premio Nobel per la Pace; intorno a noi non sono cessate le guerre e sono state sempre conseguenza di divisioni: si pensi alla ex Jugoslavia e, recentemente, alla Crimea. Le divisioni interne e internazionali dividono l'opinione pubblica con l'aggravio di crisi che, da politiche, diventano sociali ed economiche.
La campagna elettorale che si sta concludendo è stata caratterizzata da un populismo urlato contro l'Europa, contro l'euro, contro il nostro futuro di benessere e serenità sociale. Senza l'euro e fuori dall'Europa cosa sarebbero la nostra Italietta e la nostra liretta? Nemmeno la Germania è in grado di competere con Russia, Stati Uniti, Cina, India, Brasile... Chi è contro l'Europa fa il gioco di chi teme una potenza di oltre 500 milioni di abitanti, forza economica e culturale di prima grandezza. Se siamo insoddisfatti di come si presenta, oggi, la nostra Unione Europea dobbiamo "svoltare", votando massicciamente domenica 25 maggio quei nostri rappresentanti che credono possibile costruire gli Stati Uniti d' Europa.
La campagna elettorale ha mostrato quanto di peggio infetta la politica. Il grillismo non è protesta politica, ma deforma il linguaggio e il confronto: parolacce, richiami storici indecenti e paragoni offensivi per malati, anziani; conta sull'ignoranza e il rancore. Non si sviluppa il Paese senza Europa e senza coesione sociale. Anche questa campagna elettorale, come tutte le altre in Italia, che siano politiche, amministrative o europee (come l'attuale) e perfino i referendum, diventano sempre un duello all'OK Corral, contro il governo in carica, la sua maggioranza e tutti contro tutti.
E' certamente vero che se il PD ottiene un successo chiaro può imprimere una svolta alla nostra politica europea, perché Renzi si presenterebbe a guidare il semestre europeo con un consenso che dovrà essere considerato dai partners. Siamo così poco orgogliosi di noi stessi di non proporci agli altri Paese con la forza della nostra democrazia e della nostra storia? Vogliamo essere degni eredi di De Gasperi, Adenauer, Monet, Shumann rifondando l'Europa. E' pur vero che le immagini offerte dai parlamentari alla Camera e al Senato, come fossero al Bar Sport, o in qualche aula giudiziaria, ci fanno cogliere la distanza stellare dai quei Padri Fondatori e anche da tutti quegli eletti che, nel tempo, hanno onorato il loro ruolo con onestà e competenza.
Ogni volta che si pone un problema di corruzione si invocano nuove norme: in un Paese normale basterebbero i codici vigenti; più regole, più burocrazia, più rischi... Perfino per il calcio in Italia si chiedono leggi particolari; in Spagna chi ha lanciato una banana è stato radiato da tutti gli stadi per tutta la vita (da noi, 'a carogna 5 anni, e vedremo)!
Il Paese è serio e normale quando la dignità personale e di cittadino si esprime nella consapevolezza che non ci si deve sottrarre alla responsabilità individuale. E l'occasione per scegliere bene c'è! Per l'Europa si vota con le preferenze e perciò dipende da noi la compagine che ci rappresenterà (anche se garantisti, incominciamo a non votare inquisiti). Serve avviare una nuova generazione, insieme ai parlamentari già esperti, perché è indispensabile garantire continuità, conoscenza del sistema e rafforzare le relazioni da trasmettere ai nuovi.
Torniamo a pensare alla politica in grande: non solo social network, ma porta a porta, contatti personali, ascolto. La politica è soprattutto ascolto e controllo. La politica è cultura, è conoscenza: è conoscere la storia (insegniamola ai giovani!). La politica guida i fenomeni, non si fa trascinare. "Svoltiamo"! (m.g.)



Le mie preferenze di voto

Mi permetto di ricordare che sulla scheda per le elezioni europee 
si possono esprimere TRE preferenze combinate:
DUE donne e UN uomo, oppure DUE uomini e UNA donna.

Considero importante valorizzare competenza e continuità 
e poiché vivo su tre regioni, mi permetto alcune indicazioni, 
ovviamente senza pretendere di occupare tutte le caselle.

Per il collegio Nord-Ovest: PATRIZIA TOIA.

Per il Collegio Nord-Est: ZANONATO FLAVIO, ZOFFFOLI DAMIANO, VANTINI FEDERICO.

Per il Collegio Centro: SILVIA COSTA, GASBARRA ENRICO, SASSOLI DAVIDE.

Per le Amministrative:
Bergamo GIORGIO GORI
Firenze DARIO NARDELLA

Votare e far votare e' un segno di rispetto 
per se stessi e un atto d'amore per l'Italia, 
per figli e nipoti: una scelta di speranza per noi.


Elezioni europee 2014 - 25 maggio


STATI UNITI D’EUROPA
“Noi non uniamo Stati, ma popoli” 
Jean Monnet

Pensieri in viaggio


Donne 1. #bringbackourgirls. 
La cultura rende liberi, mentre l'ignoranza mantiene obbedienti. Meditiamo sul valore della alfabetizzazione nei Paesi dove le bambine e le donne non possono -perché NON devono- andare a scuola: cooperiamo a diffondere istruzione! Falcone ripeteva che per battere la mafia serve un esercito di maestri più che di carabinieri.

Donne 2. Katia Bertoldi 
Insegna meccanica applicata ad Harvard e studia figure complesse. Ha creato un'elica anomala. "Ha ricreato la geometria" servirà per costruire composti biologici o manipolare onde magnetiche con grande impatto per apparecchiature.

martedì 13 maggio 2014

IASS- Istituto per l'Analisi dello Stato Sociale: ARCO DI GIANO / Rivista di Medical Humanities

Tecnologia in sanità: 
innovazione e sviluppo
Presentazione del numero 79
de L'Arco di Giano
a cura di Mariapia Garavaglia
Roma, mercoledi 14 maggio 2014
Istituto Sturzo - Via delle Coppelle 35 - ore 11


I grandi progressi tecnologici, che si sono verificati negli ultimi due decenni, hanno avuto significative ricadute sul benessere collettivo, perché hanno permesso di affrontare situazioni patologiche complesse, che non potevano essere gestite e guarite con i mezzi tradizionali.
Ora è giunto il momento per una revisione critica del percorso compiuto, non per negarne l’importanza, ma, al contrario, per rinforzarne le concrete possibilità di rispondere con mezzi nuovi alle situazioni di bisogno. è quindi particolarmente significativo affrontare il rapporto tra tecnologia e applicazione nel singolo caso, costruendo un modello di lavoro che vede la tecnologia stessa come strumento per avvicinarsi alla specificità clinica del singolo cittadino ammalato.
Si aprono scenari inediti e di grande rilievo per tecnologie inserite nei processi di cura, apportatrici di un rilevante valore aggiunto; di queste i sistemi sanitari dei paesi avanzati non potranno fare a meno. Peraltro attorno all’innovazione tecnologica deve crescere anche la preparazione dei professionisti, sia sul piano strettamente operativo, sia su quello dell’inserimento delle nuove strumentazioni nella logica di una clinica razionale.
Le parole chiave del volume sono: organizzazione, valutazione, health technology assessment, nel contesto italiano.

info: iassgiano@gmail.com

Elezioni politiche


Perché le quote rosa
Appartengo ad una generazione che ha attraversato le stagioni della contestazione studentesca e del femminismo e la mia esperienza e' stata vissuta in un contesto molto identitario: l'Università Cattolica. Ma quando il movimento studentesco e il femminismo virarono verso la violenza, li abbandonai e, con Maria Dutto (presidente diocesana dell'Azione Cattolica), Marisa Sfondrini e la redazione del giornale femminile cattolico Alba, ho partecipato al Gruppo promozione Donna.  La denominazione segnala il nostro impegno. Siamo state femministe per la promozione della pari dignità e non per mutuare comportamento e scelte individuali  maschili.  
Oggi le rivendicazioni delle donne riguardano la rappresentanza politica e la richiesta e' seria, perché tocca la qualità stessa della democrazia. 
Col suffragio universale il 2 giugno 1946 entrarono a Montecitorio 21 donne costituenti. E non fu facile nemmeno allora, ma De Gasperi, Togliatti e Pio XII  avvertirono l’enorme importanza del voto alle donne.
In tutte le legislature precedenti l’attuale le parlamentari non hanno mai superato il 10%. Questa’ultima  e' la più rappresentativa della forza delle donne perché un partito - il PD- statutariamente  ha previsto l'alternanza in lista uomo/donna e,  causa le liste bloccate, sono risultate elette donne in numero pressocché pari a quello degli uomini. 
Con la  riforma della legge elettorale si e' prospettata la possibilità di garantire la parità di genere (art. 51 Cost. "Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere alle cariche pubbliche (...) la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.") La sede apposita e' una legge che il Parlamento deve approvare. Serve e perchè? Se fossimo in Svezia o in Islanda, dove talvolta le donne superano negli incarichi elettivi gli uomini, non servirebbe  nessun "apposito provvedimento"  ma, in Italia, almeno transitoriamente, e' invece necessaria. Serve per sottrarre alla esclusiva volontà dei Partiti la “concessione” della cooptazione perché, sia nel caso delle primarie che delle liste  proporzionali, sono sempre i vertici di partito che scelgono i candidati.
Tra le obiezioni si è sollevato il dubbio che sia difficile trovare un numero sufficiente di donne preparate. Gli uomini sono tutti preparati? Qui emerge il compito fondamentale dei partiti perché la democrazia sia vitale e proficua. Infatti è loro  grande responsabilità formare -e quindi selezionare- la classe dirigente e la qualità della buona politica. Tra l’altro è noto che in molti settori professionali le donne superano gli uomini: istruzione, sanità, giustizia.
Che la politica per decenni sia stata appannaggio degli uomini e del loro punto di vista emerge da quali sono -o non sono state- le priorità: organizzazione del lavoro, attenzione ai tempi della famiglia, protezione della salute della donna e del bambino. Grande è il ruolo sociale della donna perché genera la vita, e si prende cura della famiglia in ogni fase.
Non sono più povere la politica e la vita delle istituzioni se prive dell’altra metà della società?
Una migliore qualità sociale è certamente più favorevole anche per gli uomini.
Anche la Chiesa ha posto all'ordine del giorno il ruolo della donna e Papa Francesco ha fatto intravvedere un orizzonte impegnativo e affascinante. Già Giovanni Paolo II affidava al “genio” femminile il compito di partecipare allo sviluppo sociale, con particolare  attenzione alle attitudini individuali e alla dignità della persona.
Le quote rosa rendono giustizia alla donna: custode della vita, radice di democrazia, crocevia di sviluppo. (m.g.)

EUROPA / 8 maggio 2014


La Croce rossa ha 150 anni. Ma senza lo stato non sopravviverà

La riforma fatta nel 2012 che ne prevede la privatizzazione toglie 153 milioni di contributi statali. Impossibile per l'ente pioniere proseguire ad aiutare chi soffre.
«Tutti fratelli!», andava ripetendo Henry Dunant sulla piana fangosa di sangue dopo la cruentissima battaglia di Solferino. Da quella consapevolezza fondò il movimento internazionale di Croce rossa e nell’anniversario della sua nascita – 8 maggio – viene celebrata in tutto il mondo la Giornata mondiale della Croce rossa.
La Croce rossa italiana (tra i soci fondatori, sempre partecipe ad avviare cose grandi) con altre 189 società nazionali di Croce rossa è impegnata – da allora e ogni giorno – ad offrire servizi tempestivi e risolutori in ogni tipo di crisi umanitaria: dalla più piccola, del singolo, a quelle internazionali, che siano guerre o calamità naturali.
La Croce rossa è origine e fondamento del Diritto internazionale umanitario, detto anche diritto dei conflitti perché perfino nella violenza delle guerre ci sono limiti imposti alla tutela dei più vulnerabili. Per l’opinione pubblica la Croce rossa Italiana è “un dato di fatto” e quindi l’apprezza ma non la conosce bene nella sua organizzazione e nelle sue funzioni.
Neanche il parlamento, affrontando il riordino di questa benemerita organizzazione ha suscitato un ampio dibattito che rendesse conto dei grandi meriti dei volontari nei 150 anni della sua presenza in Italia. Anzi, poco prima della caduta del governo Monti si è posto mano a una riforma che avrebbe dovuto trasformarla in associazione di diritto privato. Una riforma inadeguata e intempestiva proprio in un periodo in cui le crisi interne e internazionali avrebbero dovuto esigere una capacità di reazione che la Cri ha sempre dimostrato con il sostegno generoso della popolazione italiana. In quanto “ausiliaria dei poteri pubblici” sarebbe mobilitabile in maniera propria nella vicenda drammatica dei profughi.
Purtroppo, non si è tenuto in nessuna considerazione, innanzitutto, che la Croce rossa italiana, essendo un ente umanitario la cui maggioranza dei servizi è corrisposta gratuitamente o a prezzo dei costi vivi, non potrà sopravvivere a lungo senza il contributo dello stato (154 milioni di euro) a meno di far pagare a caro prezzo i suoi servizi. E se ne sono accorti gli stessi volontari della Cri che ne avevano auspicato la privatizzazione. Possibile, purché ben definita nei modi e nei compiti primari ed esclusivi affidati alla Cri, che deve rimanere ausiliaria dei poteri pubblici.
L’Agenzia delle entrate, peraltro, ha rifiutato ai Comitati Cri privatizzati dal 1 gennaio 2014 di usufruire del regime tributario di favore previsto per le Onlus poiché non godono di piena autonomia giuridica e gestionale. Inoltre, la Cri sta svendendo il patrimonio immobiliare per la fretta di ripianare i debiti prima della chiusura dell’ente pubblico. Lo stesso Tar del Lazio lo scorso aprile ha sospeso le procedure di privatizzazione fino al 29 ottobre.
Il personale dipendente della Cri dovrebbe, dal 1 gennaio del prossimo anno, essere posto in mobilità, senza alcuna garanzia di una nuova assegnazione e dopo due anni (con la prevedibile ansia di 4 mila famiglie) andrà a infoltire le schiere dei troppi disoccupati italiani.
In questi 150 anni la Croce rossa italiana è stata pioniera nel campo del soccorso, della salute e della solidarietà. Unica nel suo genere, sin dalla sua origine ha testimoniato, sempre, con i fatti, di essere all’avanguardia nel dare risposte efficienti nella lotta contro ogni forma di sofferenza.
È stata la prima a creare quello che oggi chiamiamo il soccorso di emergenza/urgenza sanitaria, con l’ambulanza, da cui poi è nato il Sistema 118, a creare un sistema di soccorso in protezione civile, da cui poi è nato il sistema di Protezione civile, è stata la prima a dare risposte nell’assistenza ai migranti, ai tossicodipendenti, ai poveri, ai senza fissa dimora, alle persone anziane etc.
L’8 maggio, dunque, è il giorno in cui gli operatori di tutto il Movimento vengono festeggiati e ringraziati dalle loro comunità per il lavoro appassionato e competente che svolgono a favore di quanti soffrono. Anche la Cri lo meriterebbe. (m.g.)

Per la buona politica


Un incoraggiamento dal Santo Padre
Tanta era l’ansia per incontrare Papa Francesco, e in un gruppo avevamo chiesto di poter partecipare alla Messa in Santa Marta. 
Trapelata la notizia, è stato commovente “l’assalto” per essere in molti e siamo diventati moltissimi, parlamentari, familiari e collaboratori, tant’è che il Santo Padre ci ha regalato la sua Santa Messa quotidiana trasferendosi in San Pietro. C’è stato stupore, manifestato alla fine della celebrazione, per la severità del volto del Papa, per la sua concentrazione e per la fugacità della sua presenza alla fine della Messa. Si è comportato come il suo solito; forse era esagerata l’aspettativa. I commenti, anche tramite i media, si sono appuntati soprattutto sull’omelia, quasi fosse stata intenzionalmente preparata per i parlamentari e, invece, come ogni giorno, il Papa si è concentrato sulle letture proprie della liturgia quotidiana ed ha proposto le sue riflessioni con la stessa franchezza con cui parla a Santa Marta quando incontra i suoi ospiti, i sacerdoti; i superiori generali degli Ordini o gli Ambasciatori. Non ci si doveva aspettare un evento. Era la preghiera del Papa con tutti noi. Ci ha abituati ad un volto intenso e quasi severo mentre prega e ad un sorriso dolcissimo quando fissa lo sguardo sulle persone, soprattutto sugli ultimi.
Certo il brano del vangelo era particolarmente forte, perché descrive la difficoltà di accettare la verità, quando non piace. I farisei, che non volevano accettare la realtà, che Gesù fosse il figlio di Dio, lo definivano stregone e attribuivano al potere di satana la cacciata dei demoni e gli atti miracolosi. C’erano anche alcuni che dicevano: “costui è il figlio di Dio, è un grande profeta!”. Queste modalità  ambivalenti di giudizio sono presenti nella società e anche in politica è diffuso il comportamento di raccontare ciascuno  solo la propria verità. A questo punto il Papa  ha ricordato che Gesù guarda il popolo e si commuove perché lo vede come “pecore senza pastore”.  Infatti i farisei avevano abbandonato il popolo e ponevano regole mentre essi si ritenevano immuni. E’ l’immagine dei sepolcri imbiancati; “avevano abbandonato il gregge”. E questa gente era peccatrice? Si, tutti siamo peccatori, tutti, tutti noi che siamo qui, siamo peccatori”. Tuttavia il Papa ha insistito nel richiamare che la misericordia di Dio è sempre pronta, non finisce mai, perché “il Signore non si stanca di perdonare”.
C’è stato, però, nel discorso un passaggio molto forte circa la corruzione e Papa Francesco su questo peccato davvero ha espresso tutta la sua forza di denuncia, perché dalla corruzione -ha affermato- “è tanto difficile tornare indietro. Il peccatore si, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue  cose”. 
Le espressioni citate suonano monito per ciascuno a confrontarsi nella propria coscienza; è evidente che quelle parole forti siano state accolte come un alto avvertimento. Il Papa ha chiesto a tutti di far valere “nella dialettica della libertà il Signore che ci ama tanto!”. Ha chiesto a tutti e a ciascuno se fossimo sulla strada buona o fossimo in pericolo di giustificarci, come i farisei, per scegliere strade diverse da quelle della Verità. L’impegno deve essere quello di guidare il popolo e non lasciarlo senza guida, di non essere “uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini”. La corruzione in politica allontana il popolo ed è, anzi, in Italia un fenomeno che deriva dalla estraneità dello Stato. Infatti è uno dei peccati sociali più gravi: mina la fiducia nelle istituzioni, alimenta l’antipolitica, corrompe le relazioni umane ed economiche e allenta il senso morale.
Sono convinta che, nonostante il disappunto momentaneo, quasi fossimo rimproverati uno ad uno, sia rimasto nel cuore di tutti i presenti il messaggio di speranza che, soprattutto per i rappresentanti del popolo, è un viatico indispensabile nell’attività politica. (m.g)