mercoledì 15 ottobre 2014

MIX Ottobre 2014


"Cambio d'epoca" 
(e non cambiamenti epocali) ha detto Papa Francesco nel presentare il Sinodo, che affronterà le sfide della pastorale familiare. Si dovranno ascoltare i “battiti” dell'uomo d'oggi e sentire il suo "odore". Alla politica, invece, manca ancora questa consapevolezza: che non sono in gioco riforme epocali, ma il cambio di paradigmi, perché il mondo è cambiato e per essere contemporanei occorre analizzare i segni dei tempi, con occhi e criteri nuovi. Viceversa è come mettere una toppa in un tessuto vecchio, che si strapperà... I sondaggisti descrivono le intenzioni di voto dell'opinione pubblica. La politica -buona- guida i fenomeni, non si fa trascinare e non dovrebbe solo inseguire i sondaggi, ma almeno “annusare” l'aria che tira. Da tempo doveva essere chiaro il danno che avrebbe recato un certo populismo sfociato nell'antipolitica, ma ci si è illusi che bastassero un po’ di decisioni "maquillage" per riconquistare credibilità, ignorando che sarebbe stato sempre peggio.
I Partiti hanno perso lentamente ruolo e significato, perché non hanno avuto il coraggio di rinnovarsi nella forma, nelle finalità, nel reclutamento. Mi sembra il pianto del coccodrillo il nostro: di noi PD! Mancano le tessere perché non siamo affidabili, se per primi sosteniamo... faticosamente il Governo. Gli iscritti e gli elettori vorrebbero vedere unità di intenti (non unanimismo), che renda forte il Paese insieme col Governo.  Anche le persone meno avvertite, che non conoscono i sofismi della politica, intuiscono le manovre di chi ha avuto tempo e potere per modernizzare il Paese e, invece, ha tergiversato perdendo i treni che passavano anche in Europa. Era bello lo slogan "Prima l'Italia": era un messaggio e un programma. Sono poi arrivati i decreti “Salva Italia”, “Sblocca Italia”. Se non si...sblocca, tutti gli sforzi e i sacrifici chiesti agli italiani sarebbero vanificati e i cittadini ancor più lontani (da tutti). 
Se due elettori su tre del PD bocciano i sindacati perché li “accusano” di fare politica (e non è il loro mestiere) e di rappresentare solo i pensionati e chi è già occupato, non sarà facile fare spallucce; serve, invece, un cambiamento adatto al tempo nuovo. Anche per la discussione sull’articolo18 sarebbe stato auspicabile, come richiederebbe una trattativa che si voglia portare a buon fine, di “accantonarlo", sospendendone i giudizi ultimativi, fino a quando si fossero risolti tutti gli altri punti, meno impegnativi e divisivi. Chi vuole mantenere la pregiudiziale intende fare una battaglia ideologica piuttosto che confrontare i contenuti del dibattito.  Tocca alla politica, nella sua più elevata forma, costruire consenso attraverso il confronto. Ma se la politica latita lascia dei vuoti: chi li colmerà? Secondo il Censis, in Italia ci sono quattro vuoti: il lavoro, il ruolo dei cinquantenni in crisi (sono i baby boomers che avrebbero dovuto cambiare il mondo), la scuola (e l'università col calo delle immatricolazioni), le diseguaglianze territoriali. Occorre impedire che i vuoti si allarghino.  Aggiungerei un altro vuoto: la politica. Non è perditempo. Costruisce speranze e senso di appartenenza, ma deve essere vera, non quella che l'opinione pubblica oggi denigra. Lo spettacolo delle sedute del Parlamento, le risse interne ai singoli partiti, l'ignoranza di certa classe dirigente non sono veicoli per conquistare simpatia e consenso. Le ripetute votazioni per eleggere i membri di Corte Costituzionale e CSM sono esempio di ciò che non deve accadere. Infatti il Parlamento rischia di  diventare irrilevante se non decide; perché non avere i candidati eletti al primo scrutinio? La democrazia rappresentativa deve essere decidente; in caso contrario diventa debole e, alla fine, delegittimata. E se il Parlamento lascia un vuoto, il Governo lo occupa. La democrazia parlamentare è forte quando rappresenta la storia, la cultura, le aspettative del suo popolo. Bisogna essere preparati a tanto ruolo.  
Quando esco da Fiumicino mi chiedo quanti dei nostri politici conoscono la strage di Kindu, ricordata dal monumento marmoreo che si trova nei pressi della corsia d'ingresso dell'aeroporto; e il bliz di Entebbe? Le stragi brigatiste o la storia delle lotte sindacali? Ci vuole un retroterra culturale e anche un po' di esperienza lavorativa, prima di dedicarsi alla politica, cioè al nostro prossimo, con dignità e competenza. Il politico "efficace" non sarebbe criticato per la sua indennità o come membro di una casta arrogante. Genova insegna. Ci sono i finanziamenti e invece mancano le opere. Lo stesso discorso vale per le centinaia di adempimenti attuativi di leggi e decreti che non sono ancora stati completati. Il politico non è un ingegnere né un funzionario, ma controllore e facilitatore sì! Se sta dalla parte dei cittadini deve sollecitare, seguire e supportare i responsabili delle procedure. Non costruirà i ponti, ma farà da ponte fra amministrazione burocratica, servizi e strutture (a suo tempo ho provato e so che si può fare). Non si arriva a responsabilità importanti con le primarie! Ci deve essere una selezione che viene dal lavoro sul territorio, in associazioni, all'università, in aziende, nel volontariato. I partiti non scelgano espressioni di corporazioni (il cattolico, il medico, il precario, il sindacalista, ecc.). Quando si è eletti non si appartiene più alla propria squadra; si rappresentano tutti i cittadini “senza vincoli di mandato”. E infatti le ultime primarie non hanno avuto un gran successo e molte delle  precedenti hanno sortito risultati diversi da quelli attesi. Quelle "chiuse" del 30 dicembre 2012 hanno creato correnti e hanno reso "liquidi" i gruppi parlamentari (si ricordino i voti a scrutinio segreto). E’ come se la politica fosse fuori tempo; il mondo corre e la politica rallenta: invece che sincronica coi bisogni dei cittadini è diacronica. Confusione e incertezza invece che armonia e speranza. 94.000 cittadini Italiani quest'anno se ne sono andati all'estero: "esportiamo" i migliori che abbiamo preparato coi sacrifici delle famiglie e con l'impegno delle nostre istituzioni. Coltiviamo un po' di ottimismo, costa meno del pessimismo.  (m.g.)

P.S. Mi hanno telefonato alcune persone per chiedermi come iscriversi al mio partito. Ho dato le indicazioni; spero siano anche ben accettate. 

Nessun commento:

Posta un commento