martedì 3 dicembre 2013

Newsletter - MIX Novembre 2013


RESPONSABILITA’ E PARTECIPAZIONE 

E’ avvenuto quanto era prevedibile.
Anche la politica, che ha suscitato -non sempre a torto l’antipolitica, alla fine ha dimostrato che occorre avere un programma, il personale con qualche competenza e un certo rispetto per i problemi del Paese. Due scissioni: nel PDL per tornare al passato e in Scelta Civica per non aver mantenuto l’Agenda del “governo di responsabilità”.
Responsabilità è la parola che viene evocata da tutti e, in effetti, è indispensabile per assumere scelte difficili nell’interesse del Paese e non solo, a difesa delle posizioni acquisite, sia nella maggioranza che nelle parti “scissioniste”.
E’ certo che il Paese ha dovuto subire uno spettacolo indecente, infarcito di un linguaggio di contumelie e di espressioni inaccettabili da chi è classe dirigente e che, per ciò stesso, deve essere esemplare.
Il Paese si aspetta di conoscere sulla casa almeno con quale sigla riconoscere la nuova imposizione fiscale.
E’ in discussione la legge di stabilità e da questa si aspetta misure che rafforzino gli spiragli di ripresa che sono, comunque, collocati nel 2014…
Per essere incisivo nel dimostrare serietà di intenti, il Presidente del Consiglio aveva annunciato un Commissario alla spending review e il dottor Carlo Cottarelli e' all'opera.
Ma già il governo Monti aveva annunciato significativi sfoltimenti delle spese superflue (si, c'è ne sono di superflue nella organizzazione della amministrazione pubblica) e da tempo si auspicano riforme di alcuni livelli istituzionali, tali da sopprimere l’eccesso di personale, sia eletto che dipendente (province, comunità montane, società partecipate degli enti locali, ecc.). E' di tutta evidenza che il Commissario non dovrà attivare tagli di spesa che necessitano preventive norme di indirizzo, perché questa è materia squisitamente politica sulla quale si è esercitata molta antipolitica. Infatti i media di ogni ispirazione e qualità, ormai da troppo tempo, stimolano l’opinione pubblica contro: contro un milione di cittadini che lavorano di politica e per la politica; contro gli eletti che hanno indennità troppo elevate; contro le istituzioni perché sono troppe e numerose; tutto senza un’analisi di quanto serva perché il sistema, sia economico che democratico, possa vivere con la necessaria fluidità ed efficienza nel servire tutte le funzioni che riguardano la vita quotidiana di ciascun cittadino e dell’intera comunità nazionale.
La situazione non aiuta: le diverse opposizioni stanno dimostrando agli italiani il massimo di irresponsabilità nei confronti del Paese. Appare evidente che gli interessi di parte prevaricano gli interessi generali.
Purtroppo dopo il 28 febbraio sono saltate molte regole di buon governo, a partire dal fatto che i Presidenti di Camera e Senato siano stati scelti perché non avevano precedentemente fatto politica! E questo avrebbe dovuto spianare la strada, perché i pentastellati sostenessero un governo che si sono ben guardati dal favorire. Da lì, la discesa verso il baratro istituzionale: franchi tiratori contro ogni candidato del PD al Quirinale. Il Parlamento “nuovista” ha dimostrato più attenzione alla Rete che ai valori della militanza e della disciplina politica, ingredienti importanti per assumere l’onere di rappresentanti democratici. E’ come se si potesse fare politica senza partiti e senza aver mai assunto un compito di rappresentanza, a qualsiasi livello -dal locale al nazionale- con la necessaria preparazione.
In questo contesto si avvicina l’8 dicembre, giorno delle primarie, per la scelta del futuro segretario nazionale del PD.
Lo statuto prevede che possano votare tutti i cittadini italiani che, presso i seggi, con un obolo, dichiareranno di essere d’accordo con l’impostazione ideale del Partito. Non amo e fatico a seguire i think thank televisivi, ma i candidati li utilizzino almeno per ribadire con maggior chiarezza e approfondimento le linee guida del loro programma. Quello che appare certo -e che condivido- è l’urgenza di cambiare. Mi rendo conto che sembro invocare un cambiamento purchessia, ma qualche volta serve recidere il “nodo gordiano”. Le conseguenze, tuttavia, non saranno imputabili solo al candidato vincitore, ma anche a tutti coloro che vorranno impossessarsene, per garantire -ancora!- le proprie rendite di posizione.
Non ci sarà più alibi di connotarsi solo in chiave antiberlusconiana; e saranno le idee e i comportamenti ad essere giudicati.
Abbiamo concesso molto anche al giovanilismo, come fosse la chiave del cambiamento ma, quando il gioco si fa duro (e non per gli insulti ma per le scelte doverose e dolorose) serve competenza, disinteresse e grande responsabilità.
Spero che le forti parole del Capo dello Stato e le riflessioni di Papa Francesco, che abbiamo ascoltato venerdì 13 novembre dal Quirinale, possano squotere e ispirare coloro che si sentono sinceramente democratici e preoccupati per il destino del nostro Paese.
La Commissione Europea non ha apprezzato la nostra bozza di legge di stabilità ma non è colpa dell’Europa se l’Italia, coi suoi cittadini, non mostra la stessa virtuosità dei tedeschi o di altri concittadini europei. Questo è il Paese in cui si possono falsificare 70 milioni di biglietti ATAC, di “mangiare con la cultura” essendo un assessore; di sprecare milioni in farmaci scaduti ecc. Tutti rimangono al loro posto?
Pur considerando che fino a prova contraria si considera l’innocenza, non può rimanere al proprio posto un funzionario infedele, un politico corrotto, perché l’esempio deve essere immediato: prima la rimozione e poi, se approvata l’innocenza, la ricostruzione della carriera e le scuse.
Se lo Stato controlla può darsi che il cittadino non rispetti comunque le regole; ma se non controlla, dimostra la sua inefficienza e inutilità.
Il governo Letta abolisca tutti i pesi burocratici inutili e vedrà ripartire immediatamente la ripresa. Possiamo immaginare quanto tempo, quanti viaggi, quanti soldi vengono sprecati in pratiche inutili e che non garantiscono la trasparenza?
Ma se è vero che abbiamo i governanti che ci meritiamo, allora è tempo che riflettiamo anche su ciascuno di noi. Possiamo dimostrare di meritarci qualcosa di diverso, ottenendo la riforma della legge elettorale.
Adesso è davvero indispensabile essere seri, perché nonostante le meschinità nelle affermazioni anche di personalità di alto rango, il Governo può contare su un sostegno più chiaro, che lo mette in condizione di attuare il programma che si era dato per diciotto mesi (e oltre).
Il Parlamento a sua volta, è in grado, perciò, di dedicarsi senza ulteriori indugi e false giustificazioni ad approvare una riforma, che consenta agli elettori di scegliere governo e maggioranza. La legge sia funzionale ad un bipolarismo che, ove sia frutto anche di alleanze precostituite, non cerchi di riportare artificiosamente e forzosamente ad un passato che non torna. Le stagioni della Democrazia Cristiana, come degli altri partiti, PSI, Centro, ecc. hanno concluso un ciclo storico, che ha completato la missione di rendere effettiva l’alternanza.
Il PD, dal canto suo, ha scelto le primarie per sollecitare la più ampia partecipazione dei cittadini, perché la partecipazione è l’unico strumento che rende vitale la politica.

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