martedì 13 maggio 2014

Elezioni politiche


Perché le quote rosa
Appartengo ad una generazione che ha attraversato le stagioni della contestazione studentesca e del femminismo e la mia esperienza e' stata vissuta in un contesto molto identitario: l'Università Cattolica. Ma quando il movimento studentesco e il femminismo virarono verso la violenza, li abbandonai e, con Maria Dutto (presidente diocesana dell'Azione Cattolica), Marisa Sfondrini e la redazione del giornale femminile cattolico Alba, ho partecipato al Gruppo promozione Donna.  La denominazione segnala il nostro impegno. Siamo state femministe per la promozione della pari dignità e non per mutuare comportamento e scelte individuali  maschili.  
Oggi le rivendicazioni delle donne riguardano la rappresentanza politica e la richiesta e' seria, perché tocca la qualità stessa della democrazia. 
Col suffragio universale il 2 giugno 1946 entrarono a Montecitorio 21 donne costituenti. E non fu facile nemmeno allora, ma De Gasperi, Togliatti e Pio XII  avvertirono l’enorme importanza del voto alle donne.
In tutte le legislature precedenti l’attuale le parlamentari non hanno mai superato il 10%. Questa’ultima  e' la più rappresentativa della forza delle donne perché un partito - il PD- statutariamente  ha previsto l'alternanza in lista uomo/donna e,  causa le liste bloccate, sono risultate elette donne in numero pressocché pari a quello degli uomini. 
Con la  riforma della legge elettorale si e' prospettata la possibilità di garantire la parità di genere (art. 51 Cost. "Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere alle cariche pubbliche (...) la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.") La sede apposita e' una legge che il Parlamento deve approvare. Serve e perchè? Se fossimo in Svezia o in Islanda, dove talvolta le donne superano negli incarichi elettivi gli uomini, non servirebbe  nessun "apposito provvedimento"  ma, in Italia, almeno transitoriamente, e' invece necessaria. Serve per sottrarre alla esclusiva volontà dei Partiti la “concessione” della cooptazione perché, sia nel caso delle primarie che delle liste  proporzionali, sono sempre i vertici di partito che scelgono i candidati.
Tra le obiezioni si è sollevato il dubbio che sia difficile trovare un numero sufficiente di donne preparate. Gli uomini sono tutti preparati? Qui emerge il compito fondamentale dei partiti perché la democrazia sia vitale e proficua. Infatti è loro  grande responsabilità formare -e quindi selezionare- la classe dirigente e la qualità della buona politica. Tra l’altro è noto che in molti settori professionali le donne superano gli uomini: istruzione, sanità, giustizia.
Che la politica per decenni sia stata appannaggio degli uomini e del loro punto di vista emerge da quali sono -o non sono state- le priorità: organizzazione del lavoro, attenzione ai tempi della famiglia, protezione della salute della donna e del bambino. Grande è il ruolo sociale della donna perché genera la vita, e si prende cura della famiglia in ogni fase.
Non sono più povere la politica e la vita delle istituzioni se prive dell’altra metà della società?
Una migliore qualità sociale è certamente più favorevole anche per gli uomini.
Anche la Chiesa ha posto all'ordine del giorno il ruolo della donna e Papa Francesco ha fatto intravvedere un orizzonte impegnativo e affascinante. Già Giovanni Paolo II affidava al “genio” femminile il compito di partecipare allo sviluppo sociale, con particolare  attenzione alle attitudini individuali e alla dignità della persona.
Le quote rosa rendono giustizia alla donna: custode della vita, radice di democrazia, crocevia di sviluppo. (m.g.)

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