venerdì 8 marzo 2013

ECCOCI!














Torna la Giornata mondiale della Donna 
e puntuali tornano anche le opposte analisi sul significato della ricorrenza, 
sulla sua inutilità, sulla sua antistoricità, ecc. ecc.!
Mi chiedo, spesso, se le nuove generazioni conoscono l’origine e la causa di questa celebrazione. E’ la medesima preoccupazione che sento quando mi accorgo che la maggioranza delle persone non conosce nulla, o poco, delle ricorrenze che riguardano la storia del nostro Paese.
Perciò penso che la Giornata della Donna debba essere raccontata e valorizzata; non è un retaggio di vetero femminismo, bensì la narrazione delle vicende legate alla condizione di genere che, ancora oggi, dopo oltre un secolo di celebrazioni, non hanno trovato soluzione positiva. Le donne, anche nei Paesi di più acuto sviluppo civile e democratico, anche là dove sono state inventate le quote rosa, sono vittime di culture, forse non dominanti ma certamente ancora presenti, di sfruttamento e di oppressione: oggetto o proprietà del maschio. Quante donne sono state uccise nel nostro Paese l’anno scorso? Abbiamo registrato quasi ogni due giorni un femminicidio: parola difficile perfino da pronunciare, indispensabile per connotare una uccisione violenta, che poco significherebbe col termine convenzionale e giuridico di omicidio.
Nel vicino e nel lontano Oriente le donne stanno affrontando, anche in regimi antidemocratici, sfide epocali, scendendo in piazza in India contro gli stupri; eroine tutte le donne indiane, pakistane, iraniane… Ho già sostenuto il Nobel per Malala ed ho partecipato alla raccolta di firme per salvare Asia Bibi.
Noi, donne occidentali e “arrivate”,non dobbiamo smettere di combattere anche per loro, anzi al loro fianco. Betty Friedan, la paladina di ogni femminismo, oggi scriverebbe un altro manifesto per dimostrare come non ci sia un’epoca adatta, e un’altra superata, per continuare a battersi per la dignità di tutte le donne: per la loro libertà e promozione umana, per il loro protagonismo civile, sociale e politico.
E’ più necessario che mai, oggi, celebrare l’8 marzo e coinvolgere società ed istituzioni, perché diventi occasione di conoscenza, di informazione e di impegno. (m.g.)

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