lunedì 9 giugno 2014

MIX Giugno 2014



LA BUONA POLITICA 
PER IL PAESE NORMALE

Dunque era possibile la vocazione maggioritaria! Purtroppo l’abbiamo fallita nel 2008, forse perché erano i democratici stessi a non essere convinti del tutto … Ora il Partito Democratico è nato davvero e come direbbe Manzoni “la c’è la Provvidenza” perché, in un sol colpo, con una maggioranza inaspettata, è nato il PD ed è stata rinnovata la classe dirigente (non si usi più il termine rottamazione che può riferirsi a cose –magari all’usato sicuro- ma non alla dignità delle persone). Gli elettori l’hanno capito e hanno dimostrato, come è successo altre volte in momenti di pericolo, di scegliere responsabilmente ed hanno affidato a Renzi il mandato di utilizzare bene, in Italia e in Europa, quel consenso ottenuto con una percentuale superiore a quella della Merkel. E oggi appare quanto fosse lungimirante la decisione di adere al PSE, che mette al riparo dalle polemiche su centrismo e altro; anche dall’essere democristiani! Il ricordo della stagione in cui De Gasperi raggiunse il 48% è utile per conoscere la storia e riconoscere che la stagione della Democrazia Cristiana è conclusa per sempre; ha realizzato il compito storico di condurre alla democrazia normale, con l’alternanza e con un pluralismo politico che ha rafforzato il sistema. Ora, con il 41% Renzi deve completare un altro disegno storico: deve accelerare il processo di unificazione politica europea. Dopo la moneta unica manca un esercito di difesa europeo, una unitaria politica estera e un armonizzato sistema fiscale. Sarà indispensabile realizzare un grande programma in accordo con Merkel, che è magna pars nel PPE come il PD è il più forte membro del PSE. Perciò il programma del governo italiano, e del PD, si riassume nel confermare i messaggi capiti dagli Italiani: riforme, riforme, riforme; lavoro, lavoro, lavoro; Europa, Europa, Europa! E in questo senso bisogna far valere quanto si è promesso durante la campagna elettorale e, cioè, che questa volta sarebbero stati gli elettori a scegliere il presidente della Commissione. Renzi, che pure ha dichiarato che prima vengono i contenuti e poi i nomi, si assuma anche l’onere di non deludere i cittadini europei.
Deve incominciare una fase nuova di comunicazione fra il Parlamento europeo e quello nazionale perché si batte il populismo antieuropeo spostando l’attenzione dell’opinione pubblica sulle soluzioni e le opportunità che l’Europa offre ai Paesi membri. Il PD faccia interagire i suoi gruppi parlamentari e solleciti una comunicazione istituzionale -a partire, e soprattutto, dalla RAI- di tutto quanto concerne la vita politica, economica e sociale rappresentata a Bruxelles.
Il Presidente del Consiglio, dalla prima conferenza stampa a tutti i successivi interventi, ha mostrato una leadership decisa e mite, non volendo alterare gli equilibri della maggioranza che sostiene il governo, consapevole che anche i partiti minori (solo perché più piccoli, ma non per dignità democratica) garantiscono la governabilità e la stabilità, un bene che suscita fiducia anche nei mercati. La maggioranza, dal canto suo, deve riconoscere che la legislatura potrà essere fruttuosa e durare a causa del consenso procurato da Matteo Renzi; un consenso elettorale interclassista che, finalmente, farà superare tutti gli “essere ex di qualcosa” all’interno del PD.
Lo “sblocca Italia” è un messaggio accattivante e necessario da realizzare. Nella mia stessa esperienza so di aver lasciato al ministero della sanità atti inattuati, perché, in genere, in Italia, manca il senso della continuità istituzionale. Piuttosto si sedimentano norme su norme invece di cancellare, abrogare, correggere o semplicemente attuare. La semplificazione e la trasparenza sono gioielli da incastonare nelle istituzioni; i burocrati sono garanti delle procedure, ma tocca ai vertici politici controllare scadenze e rispettare le leggi approvate dal Parlamento.
Il lavoro per noi elettori, però, non è finito. La prossima domenica 8 giugno si vota per i ballottaggi e, per rafforzare il voto del 25 maggio, occorre votare e far votare. Comuni, regioni e governo centrale, concordi, possono spingere il Paese verso quella crescita economica che consente di intravedere un orizzonte più sereno. (mg)

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