TRE
BOMBE A OROLOGERIA:
RIFIUTI,
IMMIGRATI, ANZIANI
E
una già scoppiata: il terremoto
Baumann
ci avverte che i leader vincono le elezioni aumentando le paure,
cosicché rassicurano i cittadini promettendo protezione e sicurezza.
Spostando l’attenzione sulle guerre, non si dedicano a risolvere le
difficoltà quotidiane di chi, per esempio, giunto alla cassa di un
market, lascia sul banco una bottiglia di latte perché non gli
bastano i soldi…
Le
difficoltà delle persone meno capienti non sono imputabili agli
sbarchi degli immigrati o alla paura dei terroristi, quanto piuttosto
a visioni miopi di chi guarda la punta del dito invece della luna:
sono politiche di lungo respiro che rassicurano i cittadini. Manca la
politica che ha una meta, conosce la strada e sa come percorrerla.
Cosa
ci hanno proposto i TG in agosto? Le strade di Roma imbruttite di
spazzatura (in altre estati era Napoli). Siamo il Paese che esporta
spazzatura che arricchisce altri, perché per anni non è stato fatto
niente. No a tutto: non a termovalorizzatori, no a rigassificatori…
Not in my yard: non nel mio giardino! Ogni presidente di Regione, di
Provincia, ogni Sindaco si oppone ad ogni infrastruttura di interesse
generale per il contingente passeggero interesse elettorale.
Marcora,
il mio maestro politico, orgoglioso sindaco di un piccolo comune,
sosteneva che centrali, autostrade, e infrastrutture di interesse
nazionale non dovessero essere sottoposte ai veti incrociati dei
piccoli poteri locali! Del resto sarebbe stato facile copiare Brescia
che, da oltre quarant’anni, ha un sistema di termovalorizzazione
che garantisce energia alla città; oppure visitare Vienna o altre
importanti città del nord per …imparare!
Nonostante
la ottima legge contro lo spreco alimentare, è certezza condivisa
che se non si corre ai ripari (corre!) saremo sommersi dai nostri
rifiuti. Alla cultura e buona educazione dei cittadini per rispettare
pienamente la differenziazione deve corrispondere una precisa scelta
da parte delle Amministrazioni per gli interventi strutturali.
Nel
2043 in Italia gli ultrasessantacinquenni saranno il 33% della
popolazione, cioè oltre 20.000.000; solo fra 25 anni! Secondo
l’ISTAT la popolazione italiana resterà stabile e arriverà a 61
milioni nel 2065 con un picco di 63 milioni intorno al 2040.
L’anno
scorso i morti sono stati 653.000, 54.000 più dell’anno
precedente. Inoltre il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di
riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna in età
fertile, con una età media di 36,1 anni.
Non
basterebbe nemmeno il saldo migratorio per compensare sia gli
stranieri che se ne vanno, oltre ai 100.000 italiani espatriati,
quasi tutti giovani e molti laureati. A spese nostre vanno ad
aumentare il PIL di altri. Perciò vanno ripensati due enormi
problemi: immigrazione e invecchiamento, “la trappola demografica
italiana”.
Trascurando
per ora la complessa questione pensionistica, osserviamo che in 25
anni i cittadini anziani passeranno da 13.400.000 a oltre 21.000.000;
oltre la metà avrà più di 75 anni. E’ noto che la longevità può
portare appresso malattie che si cronicizzano e richiedono lunghe
cure, ma è vero anche che grazie alla diagnostica preventiva e alla
prevenzione sanitaria e fisiologica la curva degli effetti patologici
rimane contenuta e la maggior parte degli anziani vive
prevalentemente sana. Tuttavia stiamo constatando che la spending
review sta causando, con tagli alla spessa sanitaria, una
preoccupante riduzione della prevenzione e delle cure collegate. A
partire dalla crisi del 2008 la fascia di popolazione più povera ha
rinunciato a cure e a terapie. Il rischio conseguente sarà l’aumento
delle malattie invalidanti, lungo degenze, non autosufficienza. Se la
popolazione in età non lavorativa aumenta si riducono le opportunità
di crescita del PIL, bloccando le risorse per investimenti e per
pagare le pensioni.
L’economia
italiana deve fronteggiare una caduta del PIL per l’effetto della
riduzione delle classi giovanili e dell’aumento dell’età media e
dei pensionati.
Si
ridurrà il gettito fiscale e le coorti che vanno in pensione non
saranno sostitute da lavoratori con analoga professionalità, livello
retributivo e capacità retributiva.
Il
V Rapporto (2015) sull’assistenza agli anziani non autosufficienti
rappresenta con molta efficacia la qualità e la quantità di servizi
da programmare ed erogare: non può non costituire la base per
riflessioni strategiche (a meno che ci si aspetti l’eutanasia senza
nemmeno la indecente proposta di una legge).
Il
Paese non può fare a meno di un urgente piano che non si limiti alle
misure contingenti di breve periodo. Non è questo il modello
d’azione per veri leader politici, veri statisti. E’ evidente che
non potremo fare a meno degli immigrati (non solo noi, ma tutti i
paesi di pari evoluzione demografica) ma non è pensabile non porre
rimedio alla situazione attuale. Se non arriva lo Stato, si
attiveranno i cittadini, esasperati dalle condizioni che creano gli
immigrati, sia regolari che irregolari, perché percepiti come
dannosi da ogni punto di vista e non accettati nel loro “far niente
e avere assistenza”.
Ci
vuole una Autorità’ nazionale per l’immigrazione che
assuma tutte le deleghe, disperse fra le diverse istituzioni, per
organizzare sull’intero territorio italiano la distribuzione
quantitativa e la destinazione qualitativa delle persone. Penso ad
una sorta di Servizio Civile - la copertura è assicurata dai fondi
già erogati i per gli immigrati - per cui insieme agli Italiani,
anche gli immigrati vengano inseriti in programmi di studio, di
volontariato, di servizi alla comunità; imparano un mestiere,
acquisiscono modelli di comportamento. Come sarebbe utile inserirli
anche nelle forze di polizia! ecc.
Un
quinto di immigrati, un terzo di anziani, secondo uno studio di
Amedeo Levorato (Osservatore Coinvolto, 31 luglio 2016): non si può
non correre ai ripari.
La
sfida riguarda tutti, non solo le istituzioni. Occorre, intanto,
parlare del fenomeno migratorio coi numeri alla mano e con le
proiezioni sul futuro. Chi ne parla a sproposito si troverà
sbugiardato dalla realtà ("la realtà è più forte dell’
idea” papa Francesco). Vale per lo Stato centrale, i poteri locali,
le nostre comunità, superare le ricette confuse per fronteggiare
radicalmente le questioni della immigrazione, dell’invecchiamento
della popolazione, dei servizi alla persona col corollario dei
problemi della disoccupazione e del debito.
La
globalizzazione, anche senza cercarla, è già avvenuta ed ogni
questione della convivenza civile va inquadrata in un contesto di
vedute ampie e lontane.
Terremoti:
bombe che sappiamo in quali luoghi del nostro bel Paese colpiranno.
Come per la salute, la prevenzione viene sempre trascurata e il costo
successivo è infinitamente più pesante, in vite umane. Gli Italiani
si mobilitano con una generosità sorprendente e commovente a danni
avvenuti. Serve la medesima determinazione nel pretendere e attuare
tutte le misure necessarie, sia individuali che collettive. Un
pensiero riconoscente va a Giuseppe Zamberletti, l'inventore della
nostra strepitosa Protezione Civile. Diventa sempre più attenta
anche l'informazione circa il modo di offrire l'aiuto
"intelligente": non sovraffollare i luoghi del soccorso da
parte di chi non ha specifiche competenze; donare quanto basta per le
prime emergenze e poi invece offrire denaro, perché deve riprendere
la vita anche dei commercianti, ecc. Abbiamo alle spalle esperienze
di dopo terremoto di cui dobbiamo vergognarci e non ripetere più, ma
anche, al contrario, l'esempio del Friuli: tutto dove era e come
era, a cominciare dalle fabbriche, di disse. Ora, si è detto, a
cominciare dalle scuole. Il Paese e il mondo - che ci guarda e aiuta
- meritano di vedere in campo la migliore inventiva, creatività,
capacità si sacrificio e di unità, che sono nel DNA degli Italiani.
(m.g.)
Nessun commento:
Posta un commento