sabato 10 settembre 2016

MIX Newsletter / Editoriale / Settembre 2016

TRE BOMBE A OROLOGERIA:
RIFIUTI, IMMIGRATI, ANZIANI
E una già scoppiata: il terremoto

Baumann ci avverte che i leader vincono le elezioni aumentando le paure, cosicché rassicurano i cittadini promettendo protezione e sicurezza. Spostando l’attenzione sulle guerre, non si dedicano a risolvere le difficoltà quotidiane di chi, per esempio, giunto alla cassa di un market, lascia sul banco una bottiglia di latte perché non gli bastano i soldi…
Le difficoltà delle persone meno capienti non sono imputabili agli sbarchi degli immigrati o alla paura dei terroristi, quanto piuttosto a visioni miopi di chi guarda la punta del dito invece della luna: sono politiche di lungo respiro che rassicurano i cittadini. Manca la politica che ha una meta, conosce la strada e sa come percorrerla.
Cosa ci hanno proposto i TG in agosto? Le strade di Roma imbruttite di spazzatura (in altre estati era Napoli). Siamo il Paese che esporta spazzatura che arricchisce altri, perché per anni non è stato fatto niente. No a tutto: non a termovalorizzatori, no a rigassificatori… Not in my yard: non nel mio giardino! Ogni presidente di Regione, di Provincia, ogni Sindaco si oppone ad ogni infrastruttura di interesse generale per il contingente passeggero interesse elettorale.
Marcora, il mio maestro politico, orgoglioso sindaco di un piccolo comune, sosteneva che centrali, autostrade, e infrastrutture di interesse nazionale non dovessero essere sottoposte ai veti incrociati dei piccoli poteri locali! Del resto sarebbe stato facile copiare Brescia che, da oltre quarant’anni, ha un sistema di termovalorizzazione che garantisce energia alla città; oppure visitare Vienna o altre importanti città del nord per …imparare!
Nonostante la ottima legge contro lo spreco alimentare, è certezza condivisa che se non si corre ai ripari (corre!) saremo sommersi dai nostri rifiuti. Alla cultura e buona educazione dei cittadini per rispettare pienamente la differenziazione deve corrispondere una precisa scelta da parte delle Amministrazioni per gli interventi strutturali.
Nel 2043 in Italia gli ultrasessantacinquenni saranno il 33% della popolazione, cioè oltre 20.000.000; solo fra 25 anni! Secondo l’ISTAT la popolazione italiana resterà stabile e arriverà a 61 milioni nel 2065 con un picco di 63 milioni intorno al 2040.
L’anno scorso i morti sono stati 653.000, 54.000 più dell’anno precedente. Inoltre il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna in età fertile, con una età media di 36,1 anni.
Non basterebbe nemmeno il saldo migratorio per compensare sia gli stranieri che se ne vanno, oltre ai 100.000 italiani espatriati, quasi tutti giovani e molti laureati. A spese nostre vanno ad aumentare il PIL di altri. Perciò vanno ripensati due enormi problemi: immigrazione e invecchiamento, “la trappola demografica italiana”.
Trascurando per ora la complessa questione pensionistica, osserviamo che in 25 anni i cittadini anziani passeranno da 13.400.000 a oltre 21.000.000; oltre la metà avrà più di 75 anni. E’ noto che la longevità può portare appresso malattie che si cronicizzano e richiedono lunghe cure, ma è vero anche che grazie alla diagnostica preventiva e alla prevenzione sanitaria e fisiologica la curva degli effetti patologici rimane contenuta e la maggior parte degli anziani vive prevalentemente sana. Tuttavia stiamo constatando che la spending review sta causando, con tagli alla spessa sanitaria, una preoccupante riduzione della prevenzione e delle cure collegate. A partire dalla crisi del 2008 la fascia di popolazione più povera ha rinunciato a cure e a terapie. Il rischio conseguente sarà l’aumento delle malattie invalidanti, lungo degenze, non autosufficienza. Se la popolazione in età non lavorativa aumenta si riducono le opportunità di crescita del PIL, bloccando le risorse per investimenti e per pagare le pensioni.
L’economia italiana deve fronteggiare una caduta del PIL per l’effetto della riduzione delle classi giovanili e dell’aumento dell’età media e dei pensionati.
Si ridurrà il gettito fiscale e le coorti che vanno in pensione non saranno sostitute da lavoratori con analoga professionalità, livello retributivo e capacità retributiva.
Il V Rapporto (2015) sull’assistenza agli anziani non autosufficienti rappresenta con molta efficacia la qualità e la quantità di servizi da programmare ed erogare: non può non costituire la base per riflessioni strategiche (a meno che ci si aspetti l’eutanasia senza nemmeno la indecente proposta di una legge).
Il Paese non può fare a meno di un urgente piano che non si limiti alle misure contingenti di breve periodo. Non è questo il modello d’azione per veri leader politici, veri statisti. E’ evidente che non potremo fare a meno degli immigrati (non solo noi, ma tutti i paesi di pari evoluzione demografica) ma non è pensabile non porre rimedio alla situazione attuale. Se non arriva lo Stato, si attiveranno i cittadini, esasperati dalle condizioni che creano gli immigrati, sia regolari che irregolari, perché percepiti come dannosi da ogni punto di vista e non accettati nel loro “far niente e avere assistenza”.
Ci vuole una Autorità’ nazionale per l’immigrazione che assuma tutte le deleghe, disperse fra le diverse istituzioni, per organizzare sull’intero territorio italiano la distribuzione quantitativa e la destinazione qualitativa delle persone. Penso ad una sorta di Servizio Civile - la copertura è assicurata dai fondi già erogati i per gli immigrati - per cui insieme agli Italiani, anche gli immigrati vengano inseriti in programmi di studio, di volontariato, di servizi alla comunità; imparano un mestiere, acquisiscono modelli di comportamento. Come sarebbe utile inserirli anche nelle forze di polizia! ecc.
Un quinto di immigrati, un terzo di anziani, secondo uno studio di Amedeo Levorato (Osservatore Coinvolto, 31 luglio 2016): non si può non correre ai ripari.
La sfida riguarda tutti, non solo le istituzioni. Occorre, intanto, parlare del fenomeno migratorio coi numeri alla mano e con le proiezioni sul futuro. Chi ne parla a sproposito si troverà sbugiardato dalla realtà ("la realtà è più forte dell’ idea” papa Francesco). Vale per lo Stato centrale, i poteri locali, le nostre comunità, superare le ricette confuse per fronteggiare radicalmente le questioni della immigrazione, dell’invecchiamento della popolazione, dei servizi alla persona col corollario dei problemi della disoccupazione e del debito.
La globalizzazione, anche senza cercarla, è già avvenuta ed ogni questione della convivenza civile va inquadrata in un contesto di vedute ampie e lontane.


Terremoti: bombe che sappiamo in quali luoghi del nostro bel Paese colpiranno. Come per la salute, la prevenzione viene sempre trascurata e il costo successivo è infinitamente più pesante, in vite umane. Gli Italiani si mobilitano con una generosità sorprendente e commovente a danni avvenuti. Serve la medesima determinazione nel pretendere e attuare tutte le misure necessarie, sia individuali che collettive. Un pensiero riconoscente va a Giuseppe Zamberletti, l'inventore della nostra strepitosa Protezione Civile. Diventa sempre più attenta anche l'informazione circa il modo di offrire l'aiuto "intelligente": non sovraffollare i luoghi del soccorso da parte di chi non ha specifiche competenze; donare quanto basta per le prime emergenze e poi invece offrire denaro, perché deve riprendere la vita anche dei commercianti, ecc. Abbiamo alle spalle esperienze di dopo terremoto di cui dobbiamo vergognarci e non ripetere più, ma anche, al contrario, l'esempio del Friuli: tutto dove era e come era, a cominciare dalle fabbriche, di disse. Ora, si è detto, a cominciare dalle scuole. Il Paese e il mondo - che ci guarda e aiuta - meritano di vedere in campo la migliore inventiva, creatività, capacità si sacrificio e di unità, che sono nel DNA degli Italiani. (m.g.) 

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