venerdì 29 gennaio 2016

Avvenire / Lettera / Gennaio 2016

OGNI EPOCA, IL SUO STIGMA

Ci mancavano le porte rosse per indicare le case degli immigrati! Un precedente simbolo fu la stella gialla per gli ebrei… Eppure, una vera ecatombe di  innocenti nei Paesi martoriati dal terrorismo, rischia di renderci ancora più reattivi nei confronti dei migranti che provengono dalle terre di distruzione e di morte. Un irrazionale buonismo, quanto un crudele difensivismo stanno spegnendo i principi di civiltà, che fondano il Diritto Umanitario, e rischiano di interrompere il processo verso una vera Europa unita, avviato dopo una crudele guerra intraeuropea.  Alcuni Stati europei innalzano muri (che vengono violati), altri si accodano agli scafisti nel sottrarre le poche risorse che i migranti portano con sé, per farsi “rimborsare” il welfare che …offrirebbero.
Quello che è certo è che i politici del nostro continente non hanno previsto le migrazioni bibliche causate dalle guerre che sono state innescate dalle loro miopi strategie economiche, belliche e culturali.
Al danno sono seguite le beffe: populismi opportunisti che portano consenso e voti alle forze più estremiste; e il terrorismo che inquina l’esodo di popoli che fuggono da guerra e fame. Sarebbe lungo il discorso sugli aiuti "a casa loro”, perché si dovrebbe prima  non depredarli e poi restituire. Atteniamoci a quanto sta succedendo e come sia impossibile continuare a non cercare rimedi civilmente e umanamente accettabili, sicuri come siamo che il fenomeno migratorio non cesserà entro pochi anni.
Ci vorrebbe un ‘Cantone’ per l’immigrazione. I cittadini italiani sono esasperati, un po’ perché preoccupati da certe informazioni, un po’ perché davvero molestati in strada da “nullafacenti” e mendicanti. Servono norme che consentano a fronte del sussidio giornaliero di occupare gli aventi diritto in attività ‘socialmente utili’. Imparerebbero la lingua italiana e un mestiere nell’attesa di veder riconosciuto il diritto d’asilo (l’Italia si impegni per ottenere una norma europea e si abroghi il trattato di Dublino). Invece che in campi che, anche quando fossero dignitosi, sono ‘di concentramento’, si accolgano nei molti edifici pubblici dismessi e in rovina e si ripeta il meccanismo: a diaria corrisponde lavoro produttivo e apprendimento di lavoro. Le nostre economie, anche a causa del grave decremento demografico, avrebbero vantaggio dall’inserimento armonioso di migranti purchè preventivamente ci si attivi per renderli rispettosi delle regole della cultura che li accoglie. Rispetto e reciprocità garantiscono sia gli immigrati che i cittadini Italiani. Se non si tratta di profughi, occorre accertare e accelerare le pratiche per il rinvio ai territori di provenienza, magari tutelati da un ‘accompagnamento’ affidato agli organismi umanitari (CRI, UNHCR,UNICEF, SAVE THE CHILDREN) con cui accordarsi con apposite convenzioni. Non mi sfugge la complessità e la drammaticità che caratterizzano il fenomeno epocale, e c’è ben altro da dire rispetto a quanto ho accennato, ma conosco anche il clima che si respira. Gli Italiani hanno imparato a conoscere  alla TV un esperto del Ministero dell’Interno, il dottor Morcone, che spiega, illustra, suggerisce, dimostrando che non siamo invasi. Ma tant’è.  Al governo, perciò, il compito di intervenire tempestivamente e globalmente, senza “spezzettare” le responsabilità sociali, di pubblica sicurezza, sanitarie, ecc. fra diversi organismi, ciascuno con le sue burocrazie! Serve una pianificazione coordinata e precisa. Così salviamo la nostra cultura e garantiamo sicurezza, un diritto inviolabile dei cittadini.


Mariapia Garavaglia

Nessun commento:

Posta un commento