martedì 31 marzo 2015

MIX Newsletter / Aprile 2015


TRISTEZZA E RABBIA 

Il 16 marzo abbiamo ricordato il rapimento di Aldo Moro. 
Il 17 marzo è stata la Giornata dell’Unità d’Italia. 
Ho l’orgoglio di essere stata la relatrice per la sua istituzione, con una delle ultime leggi approvate nella precedente legislatura e che stava molto a cuore al Presidente Napolitano. 
Marzo è stato un mese ricco di “giornate” celebrative o commemorative: da quella della donna alla prima mondiale contro la tratta, a quella dei servizi  sociali, ecc. 
Le novità –non per questo tutte belle– di questo nostro tempo meriterebbero molte e approfondite riflessioni. 
Continuano i massacri dei cristiani, avanza il Califfato, cadono misteriosamente aerei, c’è subbuglio tra le diverse forze politiche… Purtroppo senza conoscere la storia e la geopolitica si capiscono a fatica perfino i telegiornali. A questo proposito mi sembra lodevole la trasmissione mattutina di Radio Rai1 “Voci del mattino”: manda in onda l’apertura dei telegiornali di molti Paesi del mondo, BBC, CCN, ARABIYA. CCTV, FRANCE2, ecc. Mi auguro sia una trasmissione seguita. Il fatto è che la riforma Gelmini aveva addirittura tolto dalle materie curriculari la geografia! 
Anche fatti più recenti sono “nuovi” per l’attuale generazione. 
Molti parlamentari e ministri 37 anni fa (Moro) erano bambini (ad esempio Matteo Renzi aveva 3 anni). Quale è la conoscenza del clima di quegli anni? (anche Mina, che compie 75 anni –auguri!– non hanno potuto conoscerla prima che sparisse dagli schermi). 
Studiare per conoscere e per capire è attività indispensabile, anzi è una precondizione, come l’onestà, per diventare un rappresentante  del popolo nelle istituzioni. Si è pensato che le primarie potessero essere uno dei rimedi per migliorare la classe politica. Convengo che siano state utili per dare un taglio al passato, ma non sono lo strumento efficace e coerente per responsabilizzare i partiti. A parte le esperienze negative, già registrate, le primarie possono far emergere persone spurie rispetto alla appartenenza politica ed, anzi, creare piccole correnti personali. Possono essere logiche nelle fasi congressuali, perché si tratta di contrapporre persone con programmi diversi e alternativi. 
Quando si tratta, invece, di scegliere un vertice istituzionale (Regione o Comune) il candidato dovrebbe esprimere il programma del partito e perciò non possono coesistere ipotesi diverse da quelle del partito. Soprattutto se si tratta di una grande città o di una istituzione particolarmente significativa sarebbe indispensabile una indicazione precisa da parte del partito, che “ci metta la faccia” (come direbbe Renzi) ed esprima tutto l’impegno nel sostenere poi il candidato e gli alleati, per tutta la durata del mandato. 
Oggi abbiamo al Governo e nelle istituzioni una generazione che manifesta entusiasmo e voglia di fare, per cui le notizie sul malaffare in politica suonano più stridenti a fronte delle novità che si vogliono introdurre con le riforme. 
Da “Mani pulite” –23 anni fa– siamo ripiombati nella corruzione che sembra, perfino, più invasiva di quella di allora. Si sta correndo ai ripari e mi sembra di capire che l’intenzione, meritevole, sia di attribuire alla politica la responsabilità di scegliere la classe dirigente, di garantirne la correttezza, senza affidare alla magistratura la “selezione” della classe dirigente. 
Certo è che anche i semplici cittadini riuscivano a capire –bastava uno sguardo alle opere!– come si potesse approfittare delle pubbliche istituzioni per arraffare privatamente. Massimi ribassi, tempi non prefissati in maniera perentoria per concludere i lavori, mancanza di valutazione di congruità fra qualità e prezzi, nonché assenza di penali: quali risultati si sarebbero dovuti aspettare? 
E’ comunque una grande tristezza constatare che non basta occupare un posto di grande rilievo sociale, e quindi di potere, e godere del proprio stipendio per sentirsi responsabili verso le istituzioni, i cittadini e le loro sudate tasse! Aurei sacra fames… 
Come sempre, nel rincorrere i rimedi, anche frettolosamente per motivi di comunicazione, si butta il bambino insieme con l’acqua sporca. Le norme che riguardano la pubblica amministrazione hanno reso inutilizzabili molte competenze a causa dell’età pensionabile. Anch’io sono “vecchia”: l’anzianità diventa scarto.  
Eppure è necessario che la politica sia capace di discernere e discriminare. Gli automatismi tradiscono l’assunzione di responsabilità. Ormai molti anni fa ho sperimentato che chi non vuole essere tentato, non viene tentato da nessun corruttore. Il rispetto delle istituzioni e dei soldi delle tasse dei cittadini inducono comportamenti virtuosi da parte di chi ha passione politica e orgoglio di servire il Paese. Orgoglio anche di decidere (sono d’accordo con Renzi). 
Nel Collegio, ad esempio, usavo, anche da Ministro, la mia auto personale. In una notte ho ripulito il prontuario farmaceutico di 4.000 miliardi. Ho scritto personalmente decreti perché allora, come ora, la dirigenza amministrativa “indugiava”. 
La legge Bassanini attribuendo la responsabilità di firma ai dirigenti, ha allentato la dignità della responsabilità politica e non ha impedito corruttele e ritardi. Di fronte ad amministratori incompetenti, i funzionari hanno ampia discrezionalità. Troppo tolleranti i cittadini e consenzienti le istituzioni. Ogni volta che si concede troppo alla tolleranza –“non è affar mio”– peggiora l’insieme della società. 
Accade anche dal punto di vista culturale: ad esempio in una scuola si rinuncia alla benedizione pasquale “perché ci sono altre religioni”. Benissimo: ma la nostra acquiescenza non è compensata da reciprocità. 
Altro esempio: nel programma House of cards, si vede un protagonista che sputa nell’occhio di Cristo sul crocifisso alla parete. Se tale gesto avesse avuto come vittima una qualche sacralità islamica, quale sarebbe stata la reazione: ci sarebbe stata altrettanta tolleranza? 
Senza identità non si è nessuno. I nostri giovani che si arruolano nell’Isis stanno cercando quali certezze identitarie? 
Colpisce perfino il conformismo politically correct se ai due stilisti Dolce e Gabbana risponde Elton Jhon criticando una loro convinzione: proibito dissentire! 
Temo la debolezza del pensiero, perché non serve nemmeno alla politica la mancanza di dialettica sincera, motivata, approfondita. Successo, progresso e sviluppo sono accompagnati dal vero pluralismo in democrazia. (m.g.)

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