sabato 22 giugno 2013

MIX Giugno 2013 bis

PARTITI E DEMOCRAZIA

Le elezioni amministrative sono alle spalle con risultati positivi per il PD e, complessivamente, preoccupanti invece per la passione civile che manca: quasi metà degli aventi diritto al voto non hanno partecipato. E’ un dato allarmante che non può lasciare tranquille le forze politiche.
Anche la pronuncia della Corte Costituzionale è passata senza aver scosso più di tanto il Governo. Berlusconi stesso ha voluto rassicurare circa la indifferenza della sentenza sul sostegno al governo, ma i ministri PDL hanno abbandonato la seduta del Consiglio dei Ministri per recarsi a Palazzo Grazioli. Anche questa è una scelta poco rassicurante circa il rispetto delle istituzioni o, forse, circa la stessa concezione che si ha (o non si ha più) della dignità delle Istituzioni.
Anche il “grillismo” sembra ormai alle spalle: un gruppo di parlamentari invece di essere fedele alla rappresentanza democratica e allo spirito e alla lettera della Costituzione sono tenuti in ostaggio dal Capo del movimento e dalla Rete.
Nel frattempo tutte le Assemblee nazionali di categoria che si sono svolte in successione, a Roma, in questo mese (Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) hanno lanciato ormai non più segnali ma precisi allarmati messaggi circa la tenuta del quadro imprenditoriale del Paese, sia manifatturiero che terziario.
Credo di non essere l’unica che, anche in strada, viene rimbrotatta con basta! Non se ne può più!… invece di parlare di che cosa
effettivamente e concretamente fare per il lavoro, la disoccupazione giovanile e il fisco si questiona sul presidenzialismo e semipresidenzialismo.
E’ la ricerca di un alibi insensato quella di coloro che pretendono di completare le riforme istituzionali prima di modificare la legge elettorale!
I 18 mesi, che il Presidente Letta si è dato, scorrono veloci e se alle parole non corrispondono i fatti, la fribrillazione del Paese non potrà essere a lungo domata e se non fosse pronta la nuova legge elettorale cosa dobbiamo aspettarci quanto alla partecipazione dei cittadini?
Il rilancio della politica, come strumento che interessa tutti i cittadini per risolvere i problemi attuali e per offrire prospettive per il futuro, esige una rinnovata vitalità dei partiti. I Movimenti e la Rete non sostituiscono il rapporto personale e con il territorio per offrire una visione della società, raccogliere umori e proposte, esercitare il controllo democratico. I sondaggi, la Rete e perfino le
parlamentarie distruggono il ruolo fondamentale dei partiti. Difatto costruiscono le “correnti” sulle persone e quindi diventa veramente vana la contestazione del correntismo e della personalizzazione. Al contrario, la politica si costruisce attraverso la proposta di una idea di società che si vuole costruire con il consenso dei cittadini. Il disegno che raccoglie la maggioranza dei consensi è quello che deve essere realizzato con una coerente classe dirigente: competente, onesta, trasparente. Non mi sembra che il panorama attuale offra queste caratteristiche e perciò da qui bisogna ripartire.
Nel governo attuale che pure, anche sul piano internazionale, è in grado di dimostrare capacità, figurano ministri che non sono mai stati nemmeno consiglieri comunali. Il cursus honorum di molti parlamentari è caratterizzato solo dall’età, che viene espressa ogni volta che sono citati, proprio come accade sui rotocalchi per i divi.
Non basta nemmeno andare in bicicletta o a piedi o fingere di essere “normali” cittadini, perché non lo si è, quando si è investiti di una responsabilità e autorità che devono essere al servizio dei cittadini. Non privilegi ma strumenti per lavorare meglio, efficacemente, senza perdita di tempo devono essere usati nell’interesse del popolo che, quando è correttamente informato, è in grado di distinguere la buona politica da quella cattiva, come anche i politici. E’ un ragionamento che investe anche il giovanilismo ai vari livelli rappresentativi, perché in realtà nasconde molti altri problemi. Ad esempio, dopo tre legislature un trentacinquenne ha solo cinquant’anni; se non ha mai lavorato che cosa farà da giovane pensionato e con quale pensione? E’ evidente che da troppo tempo ormai si parla della vita democratica del Paese solo in maniera superficiale e con un occhio solo a stipendi e diarie, invece di approfondire, capire e spiegare quali sono i costi della democrazia (veri!). Purtroppo il malaffare di molti (anche incompetenti) ha attirato un disprezzo generalizzato che impedisce di osservare attentamente ciò che serve, distinguendolo da ciò che non solo è inutile, ma anche fraudolento.
Con la stessa superficialità si pone il problema dell’elezione diretta del Capo dello Stato. Per accontentare un alleato momentaneo si può chiedere di modificare l’intera Costituzione? Sarà meglio avere un Capo dello Stato eletto solo dalla maggioranza, che rappresenta una parte del Paese contro l’altra? Se leggiamo la Carta del 1947 e le modifiche apportare negli anni recenti ci accorgiamo di quanto più chiara fosse quella originaria e che confusione di poteri è stata introdotta per “accontentare” un federalismo di propaganda.
Nei sistemi democratici si toccano con cautela i meccanismi che garantiscono le parità di diritti e di doveri. Ai partiti è chiesto di assumere il ruolo di guida nei processi democratici. Se i partiti assecondano l’alea dei contingenti populismi rinnegano se stessi, inducono nell’opinione pubblica l’idea che sono inutilmente costosi e dannosi, e lentamente erodono la democrazia che si trasforma in oligarchia elitaria.
Sono pericoli che vedo e che, però, so che siamo in tempo per evitarli.

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