venerdì 10 maggio 2013

MIX Newsletter / Maggio 2013 (1)


UN GOVERNO POLITICO C’E’

Prima l’Italia! Anche Giorgio Napolitano ha fatto questa scelta accettando la rielezione.
Non e’ una svolta perché entrambi gli eventi - elezione di Napolitano e governo delle larghe intese - rappresentano una novità determinata dalla emergenza.
Anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta non ha temuto di affermare che avrebbe preferito un altro governo: un governo di centrosinistra.
Le premesse a questi due eventi sono state, purtroppo, non coerenti con la cultura democratica.
Infatti sia le votazioni per il Presidente della Repubblica, sia le consultazioni per la formazione del governo, sono state accompagnate da comportamenti delle forze politiche, ed anche dei loro elettori, piuttosto scomposte e non degne della politica, intesa come confronto dialettico fra parti.
Fassina ha provato paura - ha confessato - per l' aggressione rischiata fuori di Montecitorio, dopo l'elezione di Napolitano. Non ha l'età forse per sapere che durante la Prima Repubblica, e quando le elezioni erano con le preferenze, il rischio era corso abitualmente durante i comizi, in certe zone del Paese. Io stessa mi sono trovata su un palco assaltato…
Si è soliti ricordare un proverbio "chi semina vento raccoglie tempesta" e sono stati molti gli episodi nella storia del nostro Paese che ne hanno confermato la veridicità.
Abbiamo visto le immagini di potenziali aggressori dell’onorevole Franceschini e, soprattutto, abbiamo temuto il peggio a causa della sparatoria in piazza del Parlamento contro il carabiniere Giovanni Giangrande. In diverse parti d’Italia sono state occupate le sedi del PD e distrutte le tessere. Dove siamo arrivati? Si è verificato che le decine di persone in piazza o le decine di migliaia di “viaggiatori in Rete” si sentissero più titolati dei milioni di elettori dei parlamentari, a dettare la linea. Tutto questo perché è venuta meno la funzione principale dei partiti, che è la selezione della classe dirigente. Il PD ha creduto di rinnovare la partecipazione dei cittadini, in un momento di minima stima nei confronti dei politici, con le primarie e, in assenza di una nuova legge elettorale, con le parlamentarie. E di seguito sono arrivate anche le Quirinarie! In tal modo non è stata premiata la competenza e molti eletti si sono sentiti sciolti dalla disciplina di partito, forti del loro consenso personale, come se, senza il simbolo e il programma del partito, avrebbero ottenuto voti.
Amaro ma pertinente il commento di Giuliano Amato secondo cui in Parlamento dopo i professori sono arrivati i fuori corso.
La democrazia rappresentativa ha bisogno dei partiti e il sistema parlamentare ha bisogno della mediazione: è certamente meno appassionante e coinvolgente di un continuo derby tra tifoserie, ma l’interesse generale esige che si ricerchi il maggior consenso possibile nelle scelte. E’ evidente che la XVII Legislatura è cominciata nel segno dell’antipolitica, propagandata perfino dagli eletti. Rinunciare all’automobile o ridursi lo stipendio, dichiarare l’autoreferenzialità rispetto alle regole di gruppo, non giova una corretta pedagogia sulle funzioni delle istituzioni. Chi sta più in alto deve avere la pazienza e l’umiltà di riconoscere che le “liturgie istituzionali” non sono un riguardo per le loro persone, ma l’espressione alta del rispetto per la sovranità dei cittadini. E quando ci sono spari in strada si capisce che occorre rientrare nelle regole di prudenza e di sicurezza, doverose per i singoli e per la società.
Molti media negli ultimi anni, anche con inchieste precise, hanno presentato agli Italiani le storture, quando non anche il malaffare, di politici e di burocrati, nonché di dirigenti di enti e società pubbliche.
I cittadini, tuttavia, meritano di essere informati anche sulla buona politica. Mi piacerebbe che con la loro credibilità Stella e Rizzo raccontassero il lavoro, la serietà e la compostezza di molti politici e dirigenti che si sono spesi e si spendono quotidianamente, senza le luci della ribalta, nel servizio dentro le istituzioni.
E’ pur vero che gli Italiani conoscono solo i protagonisti dei talk show televisivi oppure i protagonisti dalle cattive abitudini nell’uso dei fondi pubblici (che provengono dalle tasse dei cittadini che le pagano!) e delle prerogative, funzionali al ruolo, in modo così sguaiato, da aver ottenuto per tutti - e con grande ingiustizia - lo stigma di casta.
La buona politica, che viene chiesta al governo Letta, deve avere, come priorità, la riforma elettorale, affinché tutti i guasti, di cui siamo tristi e preoccupati censori, si risolvano con un rinnovato rapporto di fiducia da parte dei cittadini elettori.
Tutto per il nostro Paese. Vorrei non sentire più l’espressione questo Paese! Non è un entità estranea: è il mio, è il nostro Paese. (m.g.)

www.mariapiagaravaglia.it

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