venerdì 12 aprile 2013

Newsletter / Aprile 2013


UTOPIA TORNARE 
ALLO SPIRITO COSTITUENTE ? 
Questa è la domanda che si pone e pone a tutti noi il Presidente Ciampi, in questo momento nel quale egli ribadisce che il nostro Paese ha le energie per emergere dalla crisi.
Per essere efficace, il Presidente ricorda che alla Costituente, nella prima sottocommissione, presieduta dal democristiano Tupini, erano presenti Dossetti, Togliatti e De Gasperi. “Le forze politiche che avevano operato insieme per restituire l’Italia alla democrazia conservarono lo spirito di collaborazione necessario per portare a compimento il mandato che il Paese aveva loro affidato. Sembra utopistico tornare a quello spirito costituente?”
Lo stallo nel quale ci troviamo, esigerebbe ora, come al tempo della ricostruzione democratica, un convergere delle forze politiche per rimuovere gli ostacoli che rallentano la crescita e per restituire dignità alla politica.
E’ ormai chiaro a tutti che non è vero che si possa fare a meno della politica; questa se è disinteressato impegno a servire gli ideali in cui si crede, è linfa e forza della democrazia. E questa vive in un sistema ordinato di partiti i quali, come recita l’art.49 della nostra Costituzione, concorrono a realizzare la convivenza democratica e lo viluppo sociale del Paese. Senza i partiti possono emergere solo fazioni dietro ad un leader più o meno accattivante in termini mediatici ma non la sintesi degli interessi primari dei cittadini. Si pensi, come esempio, la scuola: sono i diritti degli insegnamenti o quelli degli alunni o ancora quelli delle famiglie o, addirittura, quelli dei costruttori degli edifici scolastici, gli interessi che devono essere rappresentati? I partiti hanno il ruolo di organizzare la sintesi dei diritti in una precisa chiave culturale che è la loro proposta all’opinione pubblica per ottenere il consenso necessario a guidare il Paese. La tecnica non può sostituire la politica e, infatti, gli Italiani, che pure devono gratitudine al governo Monti, hanno percepito che non è sufficiente avere ministri di grande esperienza per realizzare soluzioni ai problemi del Paese in modo tale che siano acquisite come proposte inserite in una concezione politico-culturale che definisce i contorni di una strategia politica. Ai partiti spetta, inoltre, la selezione della classe dirigente, perché deve interpretare correttamente e coerentemente lo spirito e la lettera dei programmi, che sono ispirati dalle loro Carte fondative.
Anche in momenti di difficoltà nei rapporti con i cittadini, i partiti non dovrebbero mai abdicare al loro nobile ruolo esigito dal sistema democratico. Non può essere titolo di merito per impersonare anche le più alte cariche il non aver avuto militanza politica perché, come dice ancora Ciampi, “se viene accantonata come uno strumento inservibile, la democrazia ne patisce alla lunga menomazioni gravi, irreversibili”.
Anche la critica di chi pensa che suscitare dibattito, cercare consenso significhi perdere tempo, ricordo una frase di Sturzo: “il tempo è la democrazia per la decisione”.
Sta effettivamente mancando la pazienza dei rapporti interlocutori. Infatti è faticoso spiegare e farsi spiegare i problemi, le soluzioni, i modi e i tempi. I partiti “storici”, quelli che Ciampi non considererebbe strumenti inservibili, hanno preparato con molta pazienza le migliori classi dirigenti del Paese, con un lento e completo cursus honorum: dal locale fino al nazionale. Ricorderò che, per esempio, gli eletti arrivati in Parlamento, anche i più esperti e provati, alla loro prima legislatura, non potevano aspirare nemmeno al Sottosegretariato.
Cambiano i tempi ed anche gli strumenti -oggi ricchissimi- di comunicazione, ma credo che rimanga sempre valido il criterio dell’ascolto, del dialogo, della responsabilità.
Costi quello che costi, soprattutto in un momento in cui tutto ciò sembra fuori moda, ma c’è un motto a cui sono molto affezionata che recita così: “in qualsiasi situazione e a qualsiasi livello, la forma più alta di autorità è il buon esempio”. (m.g.)

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