ASCOLTARE
I pastori ascoltarono l'annuncio, i Re
Magi ascoltarono il messaggio di una stella.
L'ascolto produce una decisione e
conduce alla meta. In politica dovrebbe essere una funzione
essenziale, una precondizione addirittura per fare politica. Se non
si ascolta la popolazione, a cosa o a chi prestare attenzione per
decidere? Mi capita di udire più che ascoltare, i commenti in
metropolitana, nei negozi e sento (non se ne può fare a meno) anche
le arringhe dei taxisti. Penso non capiti solo a me e mi chiedo se
non ci si preoccupi - fino a provate profondo disagio - nel
registrare sconforto, pessimismo, perfino rassegnazione dei nostri
concittadini. Confesso che mi vergogno, anche, in nome e per conto di
chi sta facendo politica, pensando ...ad altro.
Le elezioni siciliane e di un municipio
della Capitale hanno certificato l'assenteismo elettorale come
rinuncia a scegliere, perché il giudizio negativo non risparmia
nessuna forza politica e la contestazione - quando è espressa - si
è visto in quale direzione si manifesta. Ormai una legge elettorale
c'è - anche se sembra ancora una volta 'provvisoria'- e bisogna
attrezzarsi per attuarla al meglio.
In Sicilia la legge ha consentito una
modalità di voto che non è prevista nella legge nazionale, il voto
disgiunto. E un segnale è arrivato: gli elettori hanno cercato i
loro "preferiti" in liste diverse.
Democrazia è ascolto. Le destre
attualmente male interpretano questa funzione perché, al contrario,
urlano dilatando rabbia e risentimento di tutti i cittadini che si
sentono trascurati.
La critica, le critiche, la polemica
hanno senso se assumono il limite dell'interesse della comunità. Se
si narra il falso non si promuove capacità critica. Se c’è
confusione e chiacchiericcio fazioso, legati al passato, non si
riesce ad ascoltare il bisogno di sicurezza e di futuro.
Questo è sempre invocato con particolare riguardo ai giovani. Di
loro e su di loro si parla, ma dovrebbero invece essere ascoltati.
Papa Francesco ha convocato un Sinodo per dare loro la parola, per
ascoltare desideri e delusioni, per aiutarli a scoprire le
loro vocazioni. Esattamente di questo si tratta. Ai giovani occorre
l’aiuto a conoscere per quale futuro prepararsi. Le scienze sociali
sanno decifrare dati e comportamenti, ma è la politica che plasma la
società. Bisogna intendersi: una comunità o una società di
individui? Un corpo sociale, che si attiva nelle più diverse
vocazioni e organizzazioni, oppure la gente indistinta che pensa a
garantirsi il presente ignara o ostile verso ogni mutamento che metta
in discussione le conquiste passate? A questo livello si inserisce la
tiepidezza nell’ascoltare un bisogno di Europa che non
vogliamo ammettere essere essenziale per un futuro, che garantisca
crescita e sviluppo al nostro Paese. Macron insegna: con idee grandi
si va oltre il populismo.
L’ascolto riguarda le persone, ma
anche l’ambiente. È tempo di essere un po’ più “verdi“ per
la nostra salute e per quella del pianeta. La politica deve
annunciare le scelte che farà.
Le scelte! Sono la materia doverosa di
una campagna elettorale e per di più per una tornata elettorale che
si annuncia predisponente a coalizioni.
Ora più che mai sarà necessario
soppesare persone e argomenti per attrarre gli elettori. Senza dare
informazioni tendenziose. Per esempio non rassicurare che si voti
anche il Presidente del Consiglio.
Primo, i cittadini non ne possono più
delle sfide intestine ai partiti; secondo non vogliono essere merce
di scambio per interessi di partito invece che per il Paese; terzo,
aspirano ad immaginare un futuro di progresso e non di mantenimento
delle conquiste passate. Politici senza sogni ed utopie non
attraggono più nessuno. Una stagione di “rottamazione” (che
orrore per la dignità delle persone) e di primarie è sfiorita
perché l’elettorato non ha avuto il coraggio di votare riforme
indispensabili. Proprio per questo se non si pone l’asticella più
in alto, la palude renderà pesanti i passi. Le istituzioni senza
popolo sono senza anima e queste devono essere riabilitate non
piegandole ad interessi di parte. La voce delle istituzioni è
l’imparzialità’. Le cariche più alte dello Stato devono
dimostrare, oltre che essere, super partes: senza tessere dei partiti
precedentemente frequentati e senza riunioni di parte nelle sedi
della più alta rappresentanza democratica. Ci sono sensibilità che
nemmeno i movimenti più contestatori sanno ascoltare.
Poniamo delle priorità. Innanzitutto i
servizi essenziali verso i cittadini per farli sentire padroni dello
Stato e non servi: buona amministrazione e agile burocrazia amica dei
cittadini. Scuola: diritto allo studio garantito; la società
migliora solo con la più alta alfabetizzazione (oltre il 70% degli
Italiani non hanno competenza a capire i titoli dei giornali). Sanità
per tutti: a ciascuno secondo il bisogno, col contributo secondo le
capacità. Fisco: riequilibrio con lotta alla evasione e “al nero”,
vera piaga per i più deboli, che subiscono l’ingiuria della
iniquità, avendo gli evasori gli stessi ticket o la stessa esenzione
dei bisognosi. Pensioni: ascoltare i dati della scienza e i bisogni
sociali: età che si allunga e lavori usuranti.
Ascoltare le grida di dolore dei
popoli con politiche di cooperazione e quando necessita - come in
queste emergenze - con strategie di accoglienza equilibrate che
rispettino esigenze e paure dei cittadini residenti. Le priorità
qualificano una politica.
Se Minniti ha esortato a regolare i
flussi migratori perché è questione democratica, dobbiamo tutti
ricordare che la democrazia è un bene delicato, fragile, e non è
una conquista definitiva. Rischia non solo di indebolirsi ma di
morire se si salda la crisi sociale con i populismi più biechi. Le
violenze di Ostia sono un campanello d'allarme. Ascoltiamolo! Servono
confronto e dialogo. Ascoltiamo anche l’ultimo appello del Ministro
dell’Interno ai partiti perché rendano pulite le liste, senza
“impresentabili”: riconquisteranno reputazione. Infatti ciò che
in certi comportamenti si rivela assurdo è perché si è sordi.
Sordo è colui che non ascolta.
Il Presidente Mattarella dimostra
ancora una volta di andare a cercare i “volti della Repubblica”
per ascoltare le istanze che interpretano. Infatti ha
attribuito - motu proprio - 30 onorificenze ai “nuovi eroi” dalle
vite semplici e straordinarie richiamano tutti ad ascoltare i
nostri concittadini nei loro bisogni semplici ma sempre importanti
per le loro vite. Questo ascolto migliora la convivenza e sconfigge
situazioni spesso “assurde” (non ascoltate!). (m.g.)
Nessun commento:
Posta un commento