mercoledì 2 marzo 2016

MIX Newsletter / Marzo 2016 / Editoriale

EUROPA! EUROPA 

I fuggiaschi dalla morte e distruzione delle guerre in Siria, Afganistan; dalla fame e dalle violenze in Africa, invocano l'Europa (qualche volta all'origine delle crisi non governate da una comune strategia occidentale estera e di difesa) e trovano frontiere chiuse, filo spinato, muri. Il grido Europa! non è quello di naufraghi che intravvedono la terra della loro salvezza, ma la denuncia del tradimento di una storia e di una civiltà che hanno fondato il diritto internazionale umanitario e i diritti civili. Dovrebbe essere il grido dei popoli europei per invocare un cammino accelerato verso la definitiva unione politica, gli Stati Uniti d'Europa. Non si vede l'ansia di unificare 500.000.000 di cittadini, che possono accogliere e far convivere anche un paio di milioni di profughi.
Non si sente lo sdegno verso quegli Stati che approfittano dell'EUROZONA, ma non rispondono ai principi che hanno fondato l'Unione Europea.
È stata scongiurata la Grexit, quando c'era addirittura il dubbio che da qualche parte fosse auspicata; si sta, al contrario, scongiurando la Brexit, interagendo con il Regno Unito che, in realtà, è più fuori che dentro. Non condivide la moneta, privilegia l'alleanza con gli USA, ecc.
Non penso che la UE possa sprigionare energie (che sarebbero enormi) se ogni Paese continua a subordinare alle politiche interne, asfittiche, la temuta cessione di sovranità, riversata in una casa comune ben più potente. Perfino gli europeisti non parlano al proprio popolo dei vantaggi di una grande federazione (gli euroscettici volevano una "Italietta" federata!). Il Parlamento europeo dovrebbe essere - ed anche considerato! - come la vera e grande assemblea di rappresentanti democratici; invece sembra che la legislazione europea sia affidata a burocrati come si trattasse di una tecnostruttura anziché di una viva istituzione. Troppo facile l'ironia sulla misura dei pomodori, sulle quote latte, se manca la regia e il protagonismo della politica. Non pare si voglia cambiare registro, se in questi giorni si invoca un Ministro del Tesoro europeo. Ancora la moneta invece della politica. Un Ministro unitario per bilanci nazionali diversificati, con sistemi fiscali talmente diversi che grandi aziende italiane fissano la sede legale in Olanda. Non c’è un ministro degli Esteri comune, tant'è che, pudicamente, è chiamato Alto Rappresentante. La comune difesa è rimasta nel cassetto delle scrivanie dei fondatori e oggi si capisce bene come sarebbe stato più lineare il cammino dell'Unione con la CED, invece di dover sempre invocare l'ombrello Nato ogni volta che si cerchi una legittimazione per iniziative di difesa all'estero.
Quanto più accelerato sarebbe il ripristino innanzitutto di entusiasmo e poi di iniziativa politica, se i Paesi fondatori riprendessero il filo dove è stato lasciato in pericoloso stato di sfilacciamento. Non dovrebbero servire né le esortazioni di Napolitano né di altri per essere determinati a non indebolire il rapporto "europeista" con Merkel e, insieme, con la Francia. Un sussulto dei Fondatori per impedire che un'Europa non a due ma a 17 velocità affossi il processo di unificazione. Non basta Mario Draghi da solo. Gli si deve riconoscere che fino ad oggi il suo è stato l'unico muro che non ha escluso ma incluso le difficoltà dei diversi Paesi in modo da evitare ...exit.

Il governo Renzi ha celebrato due anni di impegnative riforme; ha anche dato una svolta al modo di stare negli organismi europei. È ora che si intesti un programma di rilancio del sogno europeo. Significativo e molto apprezzato il pellegrinaggio di Renzi a Ventotene. È il successore - alla distanza! - di un grande europeista, Alcide De Gasperi. Molti giovani italiani con Erasmus ma, soprattutto, con posti di lavoro gratificanti, sono già in Europa. Le nuove generazioni meritano una patria più grande, inclusiva di culture, religioni, etnie che li facciano sentire cittadini in qualsiasi parte al di là delle Alpi.  (m.g.)

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