martedì 8 luglio 2014

MIX Luglio 2014 / MILLE GIORNI


È tornato in auge il latino! 
Mattarellum, procellum, 
italicum, democratellum… 
Sta durando da troppo tempo la ricerca di una riforma elettorale che sia accettabile da due punti di vista: la certezza del vincitore delle elezioni e il rispetto delle scelte dirette dei cittadini senza subire le imposizioni dei partiti. È facile diminuire il valore di questo dibattito richiamando il fatto che sono “ben altri i problemi dei cittadini”. Il fatto è che le risposte efficaci, tempestive e chiare ai cittadini non si possono dare senza un governo investito di sufficiente consenso per portare a termine le riforme necessarie.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, attraverso un consenso pur indiretto, con le elezioni europee, ha ricevuto una forte chiamata da parte del Paese perché dia corso alle riforme annunciate. Il problema è nello stesso PD, oltre che in Parlamento, non c’è la stessa dichiarata volontà di rispondere agli elettori in modo coerente ai voti espressi. Qualcosa cambia perché perfino il Movimento 5 stelle si scongela… Il Paese, fino a prova contraria, vuol far crescere la speranza suscitata da Renzi. Il segretario del PD sta conducendo una sfida su due fronti, ugualmente importanti, perché interdipendenti: riformare l’organizzazione dello Stato e, insieme, far “cambiare verso” all’Europa. E mentre l’attenzione degli Italiani sui problemi di casa è molto acuta, il rischio è che, ad elezioni concluse, l’Europa torni lontana. Invece, c’è bisogno di una iniziativa dei e sui cittadini europei, oltre a far emergere un collegamento strutturato fra il Parlamento italiano e quello europeo, con i relativi organismi. Molte delle norme, che dovranno essere assunte nei prossimi anni, dipenderanno in gran parte da quanto sarà deliberato a Bruxelles, e quindi è il caso che se ne colga l’importanza di conoscerle all’origine.
Martedì 1 luglio si è avviato, anche formalmente, un impegno aggiuntivo per il nostro Paese: essere interamente immerso in un europeismo fattivo. Renzi, a Strasburgo -la patria di Schuman- ha voluto richiamare la responsabilità di essere eredi dei padri fondatori dell’Europa unita.
Troppi anni di politiche eccessivamente ristrette nei confini nazionali -con l’alibi della crisi- hanno affievolito il senso di appartenenza e, in tal modo, hanno acuito, al contrario, le rovinose conseguenze di essa. Infatti crescita non è una parola magica né solo uno slogan: è obiettivo di ogni governo spingerla, valorizzando la flessibilità, che significa che ogni cittadino deve sentirsi in gioco per sé e per lo sviluppo del Paese. L’eccesso di garantismo (eccesso) e di assistenzialismo ha bloccato il Paese; ha consentito la fuga di meritevoli e capaci verso l’estero in Paesi di cui non temono la flessibilità…
I nostri parlamentari, compresi gli oppositori, a Bruxelles dovrebbero sostenere Renzi, per attrarre con la nostra coesione anche gli altri non euroscettici, perché è con la forza dell’Europa -patria di oltre 500 milioni di cittadini- che si può competere col mondo. La Lega potrà calcolare quale export e import otterrebbe l’Italia senza l’Europa, sola contro i colossi degli altri continenti, per non parlare di quelli interni, prima fra tutti la Germania, senza pensare alla Russia? E gli Stati Uniti d’Europa potrebbero garantire seriamente le autonomie regionali: osservi i Cantoni svizzeri, i Lander tedeschi e perfino i cinquanta Stati Usa.
Senza sogni e utopie si mantiene il linguaggio terra terra (e anche volgare) senza dare dignità né alla politica né ai singoli cittadini.
Negli Stati Uniti d’Europa la migrazione non sarebbe più solo un problema, ma base di sviluppo: si pensi ai vantaggi economici portati dalle ondate di immigrazione (anche italiana) in nord e sud America, in Germania, nel Benelux.
Senza crescita non c’è nemmeno solidarietà intragenerazionale. E’ stato affascinante, da parte di Renzi rievocare, con i miti, la sorgente stessa della “europeità”.
Sappiamo cosa ha fatto Enea per portare con sé il padre Anchise, e come Ulisse sia stato aiutato dal figlio Telemaco per riconquistare Itaca. 
Gli eredi hanno responsabilità in proprio: non possono attribuirsi né le colpe né i meriti dei padri, hanno l’obbligo di continuare e migliorare. 
Per riprendere un altro mito, il PD non sia, ancora una volta come Crono che mangia i suoi figli…
Le risorse devono essere tutte messe in campo - competenze ed esperienze- perché come insegna la metafora di Ulisse e di Enea non è mai solo l’anagrafe a garantire i risultati. Si ricordi l’età di De Gasperi quanto si dedicò all’Italia.
Il semestre europeo a guida italiana dovrà dunque segnare un nuovo inizio, verso gli Stati Uniti d’Europa.
Gli Italiani hanno trovato motivo di riscossa votando in modo inequivocabile a favore del PD di Renzi e delle sue idee di Europa. “Coraggio e orgoglio” diventino comune sentire, per sostenere la fiducia che, come è noto, è fondamento anche della ripresa economica.

Eredi



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