venerdì 2 agosto 2013

MIX Newsletter / Agosto 2013


FUORI GIRI

Nel Belpaese fatica a suonare “il dolce sì”, perché televisione e politica diffondono linguaggi lessicali dalla sintassi e grammatica approssimate. Dopo il calcio è arrivata la meccanica: dall’usato sicuro alla conseguente rottamazione; e ora “fare il tagliando”. Il dubbio è: linguaggio povero per la povertà delle idee? Il Paese non può andare fuori giri a causa delle contingenti convenienze dei partiti a fronte della dimensione dei problemi degli Italiani. Abbiamo un governo di larghe intese, che viene continuamente stuzzicato proprio da chi partecipa all’intesa. Il primo e principale responsabile della tenuta dell’esecutivo deve sentirsi il PD, ma continua ad attirare l’attenzione sulle sue prospettive congressuali più che sul programma di governo.
E’ bene essere convinti che non c’è alternativa a Letta fino a quando non sono completate le riforme indicate nel programma e, prima fra tutte, la riforma elettorale.
E’ talmente evidente che il Presidente Napolitano ha legato la sua permanenza al Quirinale con questi obiettivi; rinviarli o accantonarli mette a rischio la stessa tenuta democratica e, ancora di più, la pace sociale; ne sono consapevoli le nostre classi dirigenti? Il livello di sofferenza delle classi medio basse è ad un punto di rottura e qualsiasi sforzo deve essere finalizzato ad evitarla.
Per Letta il lavoro -ha dichiarato- è una ossessione. Purtroppo lo è ancora di più per chi è senza, in quanto disoccupato o cassaintegrato.
E’ questo il motivo per cui gli Italiani non possono capire le dispute interne ai partiti, quando la priorità deve essere l’Italia. 
E’ stato anche lo slogan del PD e per questo anche le fibrillazioni verso il governo di “servizio” rendono incomprensibile il comportamento di molti parlamentari che antepongono il loro giudizio negativo sull’alleanza, piuttosto che far emergere l’apporto indispensabile e originale del partito nell’attuare il programma del governo Letta. Non ha senso far valere le preoccupazioni congressuali in un momento in cui gli Italiani hanno ben altre preoccupazioni! Ai militanti e ai dirigenti del PD non dovrebbe sfuggire che si sono presentati al Paese con un partito che si annunciava “nuovo e diverso”. Non una fusione fredda ma un vero “impasto” di idee, ideologie e programmi per superare la fase degli ex. Uno strumento capace di mobilitare l’opinione pubblica è certamente il ricorso alle primarie, ma anche queste possono risolversi in un falso ideologico: la loro forza è la massima apertura verso tutti coloro che vogliono partecipare a voltar pagina rispetto ai partiti del Novecento. 
Quando lo fondammo non pensavamo né al partito liquido ma nemmeno ad un Moloc cui asservire le nuove modalità organizzative. In particolare, disquisire sul cambiamento dello statuto, in fase precongressuale, suona proprio stonato, anche perché avevamo solo “sospeso” l’articolo che riguarda le primarie per il segretario (candidato anche premier) per far partecipare Matteo Renzi. 
Ora basterebbe tornare a prima della sospensiva, in quanto la norma sostanziale vige. 
Piuttosto, dopo il congresso di fondazione, il PD è sembrato smarrire il “core business” della propria vicenda storica nella vita politica attuale e futura del nostro Paese. Se non ci sarà una visione di lunga lena è evidente che può essere un danno anche per la tenuta del governo Letta che -ricordiamolo- è il vice segretario del PD, a prescindere da tutte le torsioni attuali sul regolamento e sullo Statuto. 
Il tempo che stiamo affrontando reca perciò queste pesantezze, cui si aggiunge la vicenda personale di Berlusconi, che non è un semplice cittadino per cui si possa facilmente dire “le sentenze non si giudicano ma si attuano”.
Ma la vita politica deve continuare e il PD concentrarsi sulle riforme -la più urgente e più importante continua ad essere quella elettorale!- per prepararsi all’appuntamento con il voto -quando sarà- avendo dimostrato agli italiani che sono loro il prioritario fine dell'agire politico. (m.g.)

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